Giorgio Alessandro Conighi

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Giorgio Alessandro Conighi (Fiume, 7 giugno 1892Trento, 4 gennaio 1977[1]) è stato un ingegnere e vigile del fuoco italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gioventù[modifica | modifica wikitesto]

Conighi nacque a Fiume. È ricordato, quale laureato in ingegneria, in qualità di Ufficiale superiore del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Fin da ragazzo, assieme ai fratelli, partecipò attivamente al circolo politico irredentistico La Giovine Fiume, che si ispirava a Mazzini.[2] A diciotto anni, assieme ad altri nove fiumani, fu processato per alto tradimento dalla Corte d'assise di Graz; era il 10 dicembre 1910.[3] Studiò a Fiume e si poi laureò in ingegneria civile.

Volontario nella Grande guerra[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera dello Stato Libero di Fiume, 1920-1924

Volontario negli alpini nella prima guerra mondiale, dovette cambiare nome in Giorgio Dilenardo, per sfuggire alla forca austriaca. Si legge sulla stampa friulana che il soldato volontario negli alpini Giorgio Conighi, nato a Fiume (Ungheria) ha ricevuto un encomio solenne.[4] Nel 1918 ricevette la medaglia di bronzo e la croce di guerra. Nel 1919 fu legionario a Fiume, con i fratelli Carlo Leopoldo Conighi e Cesare Augusto Conighi, mentre il padre, l'ingegnere Carlo Alessandro Conighi, era uno dei consiglieri di Gabriele D'Annunzio nella Reggenza del Carnaro.

Dal 1924 al 1940 assume il comando del Corpo dei pompieri di Fiume. Nel 1941 si occupa del 95º Corpo Cattaro, del 96º Corpo Spalato e del 97º Corpo Lubiana. Dopo l'8 settembre 1943 aderisce alla R.S.I. e segue il comando dei pompieri di Trieste.[5] Secondo Bruno Coceani, nei primi mesi del 1945, l’ingegner Conighi, comandante dei vigili del fuoco, contribuisce a salvare il porto di Trieste dalla distruzione progettata dai nazisti.[6]

L'occupazione titina di Trieste e l'esodo[modifica | modifica wikitesto]

Nel maggio del 1945, a Trieste, i titini presero a cannonate la sua abitazione, perché si era rifiutato di esporre la bandiera rossa nella caserma dei pompieri, dove lavorava. Poco dopo fu arrestato dagli jugoslavi e recluso nel carcere del Coroneo. Liberato dopo trenta giorni di prigionia, scelse come molti l'esodo verso l'Italia, abbandonando la terra natia.[7]

Nel dopoguerra fu comandante dei Vigili del Fuoco di Trieste e di Trento. Fu incaricato nel mese di aprile del 1959, dell'amministrazione del Comitato esecutivo per il monumento a D'Annunzio a Ronchi. Tale opera, su progetto dell'architetto Vincenzo Fasolo, fu realizzata in realtà sul territorio del Comune di Monfalcone sotto la direzione dei lavori dell'architetto Carlo Leopoldo Conighi e fu inaugurata il 30 ottobre 1960[8].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Elio Varutti, Il Campo Profughi di Via Pradamano e l'Associazionismo giuliano dalmata a Udine. Ricerca storico sociologica tra la gente del quartiere e degli adriatici dell'esodo, 1945-2007, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Comitato Provinciale di Udine, 2007. Vedi pure la recensione a tale volume di Deportate, esuli, profughe Rivista telematica di studi sulla memoria femminile dell'Università di Venezia: http://www.unive.it/media/allegato/dep/n12-2010/Recensioni/09_Ermacora_c.pdf- Si può vedere poi la scheda del Museo di Torino: Archiviato l'11 febbraio 2014 in Internet Archive.
  2. ^ Elio Varutti, Casi familiari di radicamento sociale del Risorgimento nel Friuli e nella Venezia Giulia, in I moti friulani del 1864. Un episodio del risorgimento europeo, Atti del convegno San Daniele del Friuli 29-30-31 ottobre 2004, Quaderni Guarneriani, 4, 2005, pp. 131-156.
  3. ^ Enrico Burich, Momenti della polemica per Fiume prima della guerra 1915/18, in "Fiume. Rivista di studi fiumani", IX, n. 1-2, gennaio-giugno 1961, pag. 15.
  4. ^ "Giornale di Udine" del 14 novembre 1915.
  5. ^ Per approfondimenti vedi: Copia archiviata, su collezionismovvf.interfree.it. URL consultato il 14 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2013).
  6. ^ Bruno Coceani, Mussolini, Hitler e Tito alle porte orientali d'Italia (ediz. origin.: L. Cappelli Editore, Bologna, 1948), Trieste, Istituto giuliano di storia, cultura e documentazione, 2010, p. 293.
  7. ^ Miranda Brussich vedova Conighi (Pola 1919-Ferrara 2013), intervista di Elio Varutti a Ferrara del 7 gennaio 2006. Vedi in merito: https://blog-di-elio-varutti.webnode.it/news/miranda-cisa-e-le-altre-l-esodo-da-fiume-da-zara-e-dall-istria-1945/
  8. ^ Vedi una fotografia del monumento del 2010 nel link: https://archive.today/20131225183225/http://www.flickr.com/photos/ceghe/4986634893/

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Tra i vari contributi sull'Impresa di Fiume, il libro seguente riporta alcune immagini del capitano degli alpini Giorgio Alessandro Conighi, comandante dei reparti volontari fiumani dal 1919. Segue la bibliografia.

  • Mimmo Franzinelli, Paolo Cavassini, Fiume. L'ultima impresa di D'Annunzio, Milano, Mondadori, 2009. ISBN 978-88-04-59474-1
  • Elio Varutti, Casi familiari di radicamento sociale del Risorgimento nel Friuli e nella Venezia Giulia, in I moti friulani del 1864. Un episodio del risorgimento europeo, Atti del convegno San Daniele del Friuli 29-30-31 ottobre 2004, Quaderni Guarneriani, 4, 2005, pp. 131–156. ISBN 88-901571-1-9
  • Elio Varutti, Il monumento a D'Annunzio, in Ferruccio Tassin (cur), Monfalcon, LXXXIII congresso, Monfalcon 24 settembre 2006, Udine, Societât Filologjiche Furlane, pp. 231–237. ISBN 978-88-7636-071-8
  • Elio Varutti, Il Campo Profughi di Via Pradamano e l'Associazionismo giuliano dalmata a Udine. Ricerca storico sociologica tra la gente del quartiere e degli adriatici dell'esodo, 1945-2007, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Comitato Provinciale di Udine, 2007.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]