Gioacchino Napoleone Pepoli

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Gioacchino Napoleone Pepoli

Ministro dell'agricoltura, dell'industria e del commercio del Regno d'Italia
Durata mandato3 marzo 1862 –
8 dicembre 1862
MonarcaVittorio Emanuele II di Savoia
Capo del governoUrbano Rattazzi
PredecessoreFilippo Cordova
SuccessoreGiovanni Manna
LegislaturaVIII legislatura del Regno d'Italia

Sindaco di Bologna
Durata mandato7 maggio 1866 –
20 maggio 1868
PredecessoreCarlo Pepoli
SuccessoreCamillo Casarini

Senatore del Regno d'Italia
Legislaturadalla X
Incarichi parlamentari
Ministro dell'Agricoltura
Sito istituzionale

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaVIII, IX, X
Sito istituzionale

Deputato del Regno di Sardegna
LegislaturaVII
Sito istituzionale

Commissario regio di Padova
Durata mandato1866 –
1866
PredecessoreFrancesco De Lazara
SuccessoreAndrea Meneghini

Gioacchino Napoleone Pepoli (Bologna, 10 ottobre 1825Bologna, 26 marzo 1881) è stato un politico italiano, senatore del Regno d'Italia e sindaco di Bologna.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio del marchese Guido Taddeo Pepoli e della principessa Letizia Murat, figlia di Gioacchino Murat e quindi nipote di Napoleone Bonaparte.

Nel 1844 sposa la principessa Federica di Hohenzollern-Sigmaringen, figlia di Carlo di Hohenzollern-Sigmaringen e cugina di Federico Guglielmo IV di Prussia. La sposa era sua cugina, in quanto figlia della principessa Maria Antonietta Murat.

Attivo nelle rivolte del 1848, fu comandante della Guarda Civica di Bologna e contrastò l'occupazione austriaca della città.

In esilio in Toscana dal 1849 al 1852, successivamente partecipò all'insurrezione nella Legazione delle Romagne[1] del 1859 che portò all'annessione della regione al Regno d'Italia.

Dal 1860 fu Commissario Generale dell'Umbria nella fase dell'annessione di tale regione nel neonato regno d'Italia. In particolare Pepoli ebbe un ruolo importante per l'area di Terni in quanto si impegnò per l'edificazione della "Fabbrica d'Armi" nel 1875 e per la creazione nella città umbra dell'attuale Istituto Tecnico Industriale[2].

Fu poi parlamentare dalla VII alla X legislatura, ricoprendo gli incarichi di ministro dell'agricoltura, dell'industria e del commercio nel Governo Rattazzi I (1862) e ministro plenipotenziario a Pietroburgo (1863).

Dal 1866 al 1868 fu sindaco di Bologna. Il 12 marzo 1868 venne nominato Senatore del Regno.

Il suo archivio personale è oggi conservato all'Archivio di Stato di Bologna[3].

È sepolto nella cappella Pepoli, realizzata nella Sala del Colombario della Certosa di Bologna da Massimiliano Putti (gruppo scultoreo del Redentore e anime) e Carlo Monari (busto) nel 1868.[4]

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Stemma della famiglia Pepoli

Nel 1844 sposa la principessa Federica di Hohenzollern-Sigmaringen ed ha tre figlie:

  • Letizia (1846-1902), sposò, nel 1868, il conte Antonio Gaddi (1842-1914);
  • Antonietta (1849-1887), sposò, nel 1872 il conte Carlo Taveggi (1836-1902);
  • Napoleona Luisa (1853-1929), sposò, nel 1872 il Conte Guarini Dominico-Mar Castelfalcino Matteucci (1848-1905).

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d'Indipendenza - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Rosa (Impero del Brasile) - nastrino per uniforme ordinaria
Grand'Ufficiale dell'Ordine della Stella nera (Regno del Dahomey) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Impero di Francia) - nastrino per uniforme ordinaria

Eredità[modifica | modifica wikitesto]

Gli è stata dedicata la scuola media di Poggio Mirteto.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Entità amministrativa dello Stato Pontificio che comprendeva Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì.
  2. ^ Si veda il regio decreto del 10 novembre 1860
  3. ^ L'inventario del fondo è consultabile all'interno del sistema informativo dell'Archivio di Stato di Bologna all'indirizzo http://www.archiviodistatobologna.it/it/bologna/patrimonio/inventari.
  4. ^ Storia e Memoria di Bologna.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Enrico Ferdinando Zironi, Il marchese senatore Gioacchino Napoleone Pepoli, sua vita, apostolato e opere letterarie, 10 ottobre 1825 - 26 marzo 1881, Bologna, Zamorani e Albertazzi, 1893.
  • Mario Menghini, Pepoli Gioacchino Napoleone, in Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, 1949. v. 25, p. 713.
  • Giancarlo Bernabei (a cura di), Dizionario dei bolognesi, Bologna, Santarini, c1989-1990. v. 2. p. 401.
  • Alessandro Albertazzi, I sindaci di Bologna. Gioacchino Napoleone Pepoli. In "Strenna storica bolognese" 1990. pp. 19–27

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Ambasciatore italiano nell'Impero austro-ungarico Successore
Giulio Camillo De Barral de Monteauvrand 1868 - 1870 Marco Minghetti
Predecessore Ambasciatore italiano nell'Impero Russo Successore
Filippo Oldoini 1863 - 1864 Edoardo de Launay
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