Giasone (Moreau)
Giasone | |
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Autore | Gustave Moreau |
Data | 1865 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 204×155,5 cm |
Ubicazione | Museo d'Orsay, Parigi |
Giasone (Jason), noto anche come Giasone e Medea (Jason et Médée), è un dipinto a olio su tela realizzato dal pittore francese Gustave Moreau nel 1865 e conservato al Museo d'Orsay di Parigi.
Descrizione e analisi
[modifica | modifica wikitesto]Il quadro, probabilmente ispirato all'episodio descritto da Apollonio Rodio nelle Argonautiche e influenzato dalla tragedia Medea di Ernest Legouvé,[1] rappresenta il momento in cui Giasone conquista il vello d'oro, che stringe vittoriosamente nel pugno alzato in segno di vittoria. Ai suoi piedi giace un mostro dalle sembianze di un rapace, morto (o morente) in seguito alla scontro. Dietro all'eroe è posizionata Medea, che poggia languidamente una mano sulla sua spalla, mentre nell'altra stringe un filtro magico con cui ha assicurato la vittoria all'amato. I due personaggi si stagliano su "uno sfondo elaborato, dove vi sono", come ha scritto William Butler Yeats, "così tanti gioielli, così tanta pietra scolpita e bronzo lavorato".[2]
L'esile pilastro alle spalle della coppia riporta due citazioni dal settimo libro delle Metamorfosi di Ovidio, in cui è narrata l'impresa degli argonauti. Le citazioni furono suggerite al pittore dall'amico Alexandre Destouches (con cui aveva discusso il suo interesse per il soggetto già nel 1863[3]) soltanto dopo che Moreau aveva intrapreso la realizzazione dell'opera.[4] La prima dal basso riporta versi (citati anche nel catalogo del Salon in occasione della prima esposizione del quadro):
«... Heros Aesonius potitur spolioque superbus
muneris auctorem secum, spolia altera, portans...»
«L'eroe [figlio di Esione] si impossessa del vello, e fiero di quella preda, portandosi dietro, seconda preda, la benefattrice...»
La seconda, più in altro, si concentra su Medea:
«... Nempe tenens, quod amo, gremioque in Iasonis haerens
per freta longa ferar; nihil illum amplexa verebor...»
«... stringendomi al petto [di Giasone] che amo sfiderò la distesa dei mari; non avrò paura di niente fra le sue braccia»
La posa di Medea e Giasone è ispirata alla postura di Efestione ed Alessandro nell'affresco del Sodoma Nozze di Alessandro e Rossane (1519), che Moreau aveva visto e copiato a Villa Farnesina nel 1858.[5][6] La luce soffusa e le tinte tenui, la bellezza diafana dei personaggi e la loro androginia sottolineano anche l'allontanamento del pittore simbolista dal trattamento romantico (e, in particolare, da quello di Eugène Delacroix) del mito di Medea, ma anche l'influenza stilistica dei Preraffaelliti e, in particolare, di Edward Burne-Jones.[1] Tuttavia, se da una parte la nudità suggerisce un rimando iconografico edenico ad Adamo ed Eva, dall'altra la postura dei personaggi tradisce anche delle ambiguità nel loro rapporto. Pur rimanendo in una posizione secondaria, seminascosta dietro al Giasone vittorioso, Medea non è deferente: la maga sovrasta l'amato e posa possessivamente la mano su una spalla dell'uomo.[7] La tela sembra infatti anticipare la fine tragica della loro relazione: Giasone si erge sul corpo del mostro che ha ucciso, così come Medea si erge sopra l'uomo su cui infliggerà una terribile vendetta.[8] Maxime du Camp ha offerto una lettura particolarmente negativa del gesto di Medea, che starebbe a simboleggiare il fatto che Giasone "ormai [...] non è più padrone di se stesso".[3]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il dipinto fu presentato per la prima volta al Salon des artistes nel 1865 e fu acquistato dal collezionista Ackermann per cinquemila franchi.[3] Il dipinto fu soggetto di ammirazione, ma anche di ilarità: l'uccello ai piedi di Giasone, in particolare, colpì il caricaturista Amédée de Noé, che nel maggio dello stesso anno pubblicò sulle pagine di Le Charivari una rivisitazione della tela in cui l'eroe è sopraffatto dagli ingredienti di un'insalata russa con il pollo (« Jason se débattant dans une mayonnaise de volaille»).[9][10] Il poeta José-Maria de Hérédia, invece, catturò l'ambiguità del dipinto, di cui realizza un'ecfrasi nel sonetto Jason et Médée, dedicato allo stesso Moreau:[1][11]
Della selva, culla di timori antichi,
Un'alba prodigiosa, intorno a loro, ravvivava
Di lacrime una strana e ricca fioritura.
Nell'aria magica dove fluttua un profumo di veleno,
Con parole lei spargeva un potere di malìa;
L'Eroe nelle belle armi la seguiva
Vibrando lo splendore del glorioso Vello.
Con voli di gemme illuminando i boschi,
Grandi uccelli segnavano le volte fiorite,
E nei laghi d'argento pioveva l'azzurro del cielo.
A loro sorrideva Amore, ma la fatale Sposa
Nel seno si portava il suo furor geloso
E i filtri d'Asia e il padre suo e gli Dèi.»
Successivamente il dipinto passò di mano in mano (incluse quelle di Charles Ephrussi), finché Théodore Reinach lo donò al Musée d'Orsay nel 1908.
Galleria d'immagini
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Dettaglio rappresentate Efestione e Alessandro in Nozze di Alessandro e Rossane del Sodoma (1519)
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Studio preparatorio
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Studio di nudo maschile per il Giasone
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La postura di Medea fu oggetto di numerosi studi e cambiò notevolmente durante la preparazione
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Studio di Medea per Giasone
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Studio della mano di Giasone
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Studio della colonna
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Studio delle citazioni da Ovidio
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Studi per il mostro
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c (EN) Adeline Grand-Clément e Charlotte Ribeyrol, Colchian Pharmaka: The Colours of Medea in Nineteenth-century Painting in France and England, in Filippo Carlà-Uhink e Irene Berti, Ancient Magic and the Supernatural in the Modern Visual and Performing Arts, Bloomsbury Publishing, 2015, pp. 103-118, ISBN 978-1-4725-3221-3.
- ^ (EN) William Butler Yeats, The The Collected Works of W.B. Yeats Vol. III: Autobiographies, Simon and Schuster, 2010, p. 248, ISBN 978-1-4516-0321-7.
- ^ a b c Bruno Mantura e Geneviève Lacambre, Gustave Moreau: l'elogio del poeta, Leonardo-De Luca, 1992, p. 71, ISBN 978-88-7813-438-6.
- ^ (FR) Geneviève Lacambre, Peter Cooke e Luisa Capodieci, Gustave Moreau: les aquarelles, Réunion des musées nationaux, 1998, p. 60, ISBN 978-2-85056-318-8.
- ^ (FR) Paul Leprieur, Gustave Moreau et son oeuvre, Aux Bureaux de L'Artiste, 1889, p. 48.
- ^ (EN) Christopher Reed, Art and Homosexuality: A History of Ideas, Oxford University Press, 2011, p. 86, ISBN 978-0-19-539907-3.
- ^ (EN) James Kearns, Symbolist Landscapes: The Place of Painting in the Poetry and Criticism of Mallarmé and His Circle, MHRA, 1989, p. 142, ISBN 978-0-947623-23-4.
- ^ (EN) Natasha Grigorian, European Symbolism: In Search of Myth (1860-1910), Peter Lang, 2009, p. 49, ISBN 978-3-03911-531-0.
- ^ (FR) Les procédés du comique dans les salons caricaturaux | Gallica, su gallica.bnf.fr. URL consultato il 17 gennaio 2025.
- ^ (EN) Aaron Scharf, The Roots of Modern Art, Open University Press, 1975, p. 71, ISBN 978-0-335-05150-2.
- ^ Giasone e Medea, in Contrappunto, bimestrale di poesia e arte, n. 6, novembre-dicembre 1984.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Giasone ed Eros (1891)
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giasone
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (FR) Profilo dell'opera sul sito del Museo d'Orsay, su musee-orsay.fr. URL consultato il 17 gennaio 2025.