Giardini pubblici Indro Montanelli
Giardini pubblici Indro Montanelli ex giardini pubblici di Porta Venezia | |
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La fontana nei giardini situata davanti a Palazzo Dugnani | |
Ubicazione | |
Stato | ![]() |
Località | Milano |
Indirizzo | Municipio 1 |
Caratteristiche | |
Tipo | parco storico urbano |
Superficie | 172.000 m2 |
Inaugurazione | 1784 |
Gestore | comune di Milano |
Apertura | Tutti i giorni dalle ore 6:30 |
Ingressi | Bastioni di Porta Venezia, via Manin, via Palestro, Corso Venezia |
Note | Gli orari di chiusura del parco variano da stagione a stagione:
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Mappa di localizzazione | |
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Coordinate: 45°28′26.4″N 9°12′00″E / 45.474°N 9.2°E
I giardini pubblici Indro Montanelli sono un parco di Milano, situato nella zona di Porta Venezia.
Inaugurati nel 1784 dall'amministrazione asburgica, furono il primo parco milanese espressamente destinato allo svago collettivo. Per oltre due secoli sono stati chiamati giardini pubblici, giardini di Porta Venezia, giardini di via Palestro o semplicemente i giardini, e l'uso è ancora invalso.
Dal 2002 sono intitolati al giornalista e saggista Indro Montanelli che qui usava trascorrere parte del proprio tempo libero.
Indice
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Il progetto del Piermarini[modifica | modifica wikitesto]
Nella seconda metà del XVIII secolo l'area dei giardini pubblici era un grande appezzamento di terreno leggermente depresso, sul bordo settentrionale della città, entro le mura spagnole. Era di proprietà della famiglia Dugnani e suddiviso in orti coltivati in affitto, attraversato da una rete di corsi d'acqua[1] di cui rimangono tracce visibile nei laghetti e canaletti presenti nei giardini pubblici stessi e nel vicino parco della Villa Reale[2], che si trova circa a metà della via Palestro di fronte al lato meridionale dei giardini. Nell'area di questi ultimi, sorgevano ancora gli edifici di due monasteri, quello di San Dionigi e quello delle Carcanine, che erano stati soppressi dal governo asburgico[3].
Nel 1780 l'arciduca Ferdinando d'Asburgo-Este, viceré a Milano dall'ottobre 1771 al maggio del 1796, incaricò l'architetto Giuseppe Piermarini di trasformare quell'area in un parco pubblico, inglobandovi anche gli spazi acquisiti dei due monasteri, entrambi con propri giardini. I lavori furono realizzati (nella parte orientale) tra il 1782 e il 1786, sotto la direzione del capomastro Giuseppe Crippa, e il 26 settembre 1786 il Piermarini effettuò il collaudo di tutte le opere approvandole: furono i primi giardini pubblici della città. I materiali necessari per l'esecuzione dei lavori furono esentati dal pagamento del dazio e la manodopera per la loro movimentazione fu reperita tra i condannati all'ergastolo[4]. Il progetto, nello stile del giardino alla francese, con aiuole geometriche e ampie prospettive di viali alberati, era coordinato con quello dei "Boschetti" 1787-1788, i giardini di via Marina (consistenti in filari di tigli, olmi e ippocastani paralleli). Al vertice nordorientale dei giardini, verso Porta Venezia, accanto alla doppia monumentale scalinata che saliva ai Bastioni, era ricavato un vasto spazio dedicato al gioco del pallone. Anche la successiva costruzione degli edifici del Museo di storia naturale (1888-93) e del planetario "Ulrico Hoepli" (1930) non ha alterato la prospettiva della lunga fuga di alberi immaginata dal Piermarini.
La risistemazione di Balzaretto[modifica | modifica wikitesto]
L'ampliamento ovest, fino a via Manin, fu realizzato dall'architetto Giuseppe Balzaretto con la collaborazione dell'allievo Enrico Combi nel 1856-1862, seguendo la nuova moda del giardino paesaggistico all'inglese, con alture, ruscelli e laghetti artificiali, inglobando l'intera proprietà Dugnani, compreso il palazzo seicentesco che affaccia sulla via Manin, l'ampliamento, su progetto del Balzaretto, fu completato dopo l'unità d'Italia.
Lo zoo[modifica | modifica wikitesto]
Nella seconda metà del XIX secolo si affiancarono al Museo di storia naturale altre "attrazioni" di vita animale, quali voliere e gabbie per cervi, scimmie e una giraffa, cui progressivamente si aggiungeranno numerosi altri animali che daranno vita a quello che sarà conosciuto come "zoo di Milano,[5] chiuso definitivamente in seguito alle richieste degli ambientalisti nel 1992. Dello zoo sono rimasti il padiglione che conteneva le gabbie dei grandi felini, ora riadattato a spazio didattico per il museo di scienze naturali, e la vasca delle otarie[6].
L'esposizione del 1881[modifica | modifica wikitesto]
Ai giardini si svolsero, nel decennio tra il 1871 e il 1881, numerose grandi esposizioni.
Di particolare rilevanza fu l'Esposizione Nazionale del 1881 che occupò una vasta zona del giardino e anche la zona dei "Boschetti". In tale occasione fu realizzata la "casa russa", distrutta dai bombardamenti del 1943.
La risistemazione di Alemagna[modifica | modifica wikitesto]
Verso la fine del secolo si rese necessario una radicale risistemazione dell'area che, nel frattempo e grazie anche alla demolizione del vicino Lazzaretto, stava assumendo una dimensione meno periferica. La risistemazione fu curata dall'architetto Emilio Alemagna, già progettista del parco Sempione, sorto tra il Castello Sforzesco e l'arco della Pace nel 1906.
Nel 1920, sul viale dei Bastioni, si svolse la prima fiera campionaria. Il successo fu tale che nel 1923 il neonato ente dedicato, il regio Ente autonomo Fiera internazionale di Milano, sposterà definitivamente l'esposizione nella allora recente[7] piazza d'armi dove la Fiera campionaria di Milano resterà fino alla realizzazione del polo espositivo di Rho.
Situazione attuale[modifica | modifica wikitesto]
I giardini pubblici si trovano nel settore nord-est del centro storico cittadino, in un vasto rettangolo delimitato a nord dai Bastioni di Porta Venezia e, procedendo in senso orario, da corso Venezia, da via Palestro e via Manin, al vertice di queste ultime due vie si trova piazza Cavour.
Dal 2002 i giardini sono intitolati al giornalista e scrittore Indro Montanelli. Ogni mattina Indro Montanelli, recandosi al Giornale che aveva fondato e che dirigeva, era solito sostare per qualche attimo su una panchina dei giardini, vicino all'ingresso di piazza Cavour, dove si trova il Palazzo dei Giornali, allora sede del quotidiano. Fu lì, all'angolo fra via Manin e piazza Cavour, che la mattina del 2 giugno 1977 Montanelli fu oggetto di un attentato delle Brigate Rosse che gli spararono alle gambe; la statua in sua memoria sorge vicino al luogo dell'attentato.
Flora e attrezzature[modifica | modifica wikitesto]
Tra le molte specie arboree presenti, ricordiamo l'abete, gli aceri, il bagolaro, il falso cipresso sulle rive del laghetto, i cedri del Libano e dell'Himalaya, la metasequoia, con un esemplare monumentale, il faggio, il ginkgo biloba, un lungo filare di ippocastani, il liquidambar, la magnolia, gli olmi e i platani di cui un esemplare secolare cresce vicino alla statua di Montanelli, il pruno, la quercia rossa, la sofora, lo spino di Giuda e il tiglio. Tra gli alberi è stato individuato un percorso botanico con visite organizzate per le scuole dall'Associazione didattica museale.
Sono presenti tre aree gioco e un'area per il divertimento con giostre e un trenino. Ai cani sono riservati due spazi cintati per 10.600 metri quadrati. L'associazione "Cometa" ha realizzato, a fianco del museo, il padiglione "Oasi delle farfalle".
Dal 1996 è diventato tradizionale l'appuntamento con "Orticola", la mostra mercato di floro-vivaismo che si svolge nel mese di maggio, organizzata dall'Associazione orticola di Lombardia,[8], mentre da luglio ai primi di settembre i giardini sono una delle tre sedi della rassegna cinematografica all'aperto "Arianteo".[9]
Musei e beni architettonici[modifica | modifica wikitesto]
All'interno della recinzione dei giardini si trovano:
- palazzo Dugnani, realizzato nel Seicento e modificato e restaurato nel Settecento, di proprietà del comune dalla fine dell'Ottocento;
- il Museo Civico di Storia Naturale, progettato nel 1888 da Giovanni Ceruti dopo la demolizione dei padiglioni dell'Esposizione del 1881 da lui stesso realizzati;[10]
- il Civico Planetario Ulrico Hoepli, progettato dall'architetto Piero Portaluppi nel 1929.
Sul Monte Merlo, in un edificio in stile eclettico progettato nel 1863 da Giuseppe Balzaretto si trova il "padiglione del caffè"[11], diventato una scuola materna dopo il restauro del 1920. Sul lato corte di palazzo Dugnani vi è una grande vasca con fontana. Alcuni edifici esistenti in passato, tra i quali il chiostro delle Carcanine noto con il nome di Salone, sono stati demoliti, mentre oggi sono stati attrezzati vari percorsi ciclabili.
Monumenti[modifica | modifica wikitesto]
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Statue all'interno dei giardini
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All'interno dei giardini sono presenti diversi monumenti.
- Monumento ai Martiri dello Spielberg (1850) di Alessandro Puttinati
- Monumento a Giuseppe Balzaretto (1876) di Bertini e Francesco Barzaghi
- Monumento a Giuseppe Sirtori (1892) di Enrico Butti
- Monumento a Luciano Manara (1894) di Francesco Barzaghi
- Monumento ad Antonio Rosmini (1896) di Francesco Confalonieri
- Monumento ad Antonio Stoppani (1898) di Francesco Confalonieri
- Monumento a Emilio De Marchi (1905) di Antonio Carminati
- Monumento a Gaetano Negri (1908) di Luigi Secchi
- Monumento a Giuseppe Giacosa (1910) di Luigi Secchi
- Monumento a Filippo Carcano (1917) di Egidio Boninsegna
- Monumento a Ernesto Teodoro Moneta (1924) di Tullio Brianzi
- Monumento a Indro Montanelli (2006) di Vito Tongiani
Su un isolotto nel laghetto nel 1862 era stato posizionato anche il monumento a Carlo Porta di Alessandro Puttinati; la statua fu però distrutta dai bombardamenti del 1943.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ I principali erano chiamati canale Balossa, Dugani e Acqualunga
- ^ Francezco Zanetti, p. 9
- ^ Enciclopedia di Milano
- ^ Francesco Zanetti, p. 14
- ^ lozoo, su url.it. URL consultato il 17 febbraio 2011.
- ^ Alcuni animali dello zoo, tra cui un esemplare di foca e l'elefantessa indiana "Bombey" oggi si trovano imbalsamati ed esposti nelle vetrine del museo di scienze naturali
- ^ Vi era stata spostata nei primi anni novanta, dallo spazio retrostante il Castello sforzesco
- ^ mostra [collegamento interrotto], su orticola.org. URL consultato il 20 febbraio 2011.
- ^ Arianteo, su cinema.mondomilano.it. URL consultato il 10 febbraio 2011.
- ^ Template:DVI
- ^ Padiglione del Caffè
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Francesco Zanetti, Il nuovo Giardino di Milano, Milano, Tipografia Zanetti, 1869, ISBN non esistente.
- Liliana Casieri, Lina Lepera; Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, supervisione botanica: Pia Meda; supervisione farmacognostica: Massimo Rossi; Illustrazioni e impaginazione: Linke Bossi, Consonni, Montobbio, Comune di Milano, settore ecologia, GAV.
- Alma Lanzani Abbà, Pia Meda, Alberi a Milano, fotografie di Gabriele Lanzani et al; illustrazioni di Silvia Rovati, Milano, CLESAV - Cooperativa Libraria Editrice per le Scienze Agrarie, Alimentari e Veterinarie, giugno 1985.
- Virgilio Vercelloni, La storia del paesaggio urbano di Milano, Officina d'arte grafica Lucini, Milano, 1988.
- AA. VV., Enciclopedia di Milano, Milano, Franco Maria Ricci Editore, 1997, ISBN 978-88-216-0933-6.
- Vittore e Claudio Buzzi Le vie di Milano, 2005, Milano, Ulrico Hoepli editore.
- Tiziano Fratus, L'alber de Milan. Con gli occhi di Thoreau e le mani pronte a respirare, Edizioni della Meridiana, Firenze, 2012.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Centri di aggregazione multifunzionale, su comune.milano.it. URL consultato il 28 gennaio 2011.
- Giardini Pubblici Montanelli, Comune di Milano. URL consultato il 17 febbraio 2011.