Gallerie di palazzo Zevallos

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Gallerie di palazzo Zevallos
Vista del piano nobile di palazzo Zevallos
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàNapoli
IndirizzoVia Toledo, 185
Coordinate40°50′23.03″N 14°14′54.99″E / 40.83973°N 14.248607°E40.83973; 14.248607
Caratteristiche
TipoGalleria d'arte
CollezioniDipinti, sculture e disegni
FondatoriIntesa Sanpaolo
Apertura2007
ProprietàGruppo Intesa Sanpaolo
DirettoreClaudio Marcantoni
Visitatori134 535 (2016)[1]
Sito web

Le Gallerie di palazzo Zevallos sono un museo di Napoli ubicato all'interno di palazzo Zevallos, in via Toledo.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il museo nasce nel 2007 in occasione di un allestimento delle collezioni della Banca Intesa Sanpaolo in un'ala del piano nobile del palazzo Zevallos, dove aveva la sede la Banca Commerciale Italiana a partire dal 1898. Le raccolte comprendono pezzi che vanno dal Seicento napoletano fino al Novecento.

Una volta salito lo scalone monumentale, sul versante orientale si apre la sala di Luca Giordano e Francesco de Mura, che mostra opere di questi due artisti, tra cui la grande tela del Ratto di Elena del Giordano, datato anni sessanta del Seicento, una Immacolata concezione, quattro ovali del De Mura raffiguranti ognuna una Madonna della Pietà come allegoria, ed un Cristo benedicente di Francesco Di Maria, replica di un dipinto tutt'oggi esposto nel cappellone di sant'Antonio in San Lorenzo Maggiore.[2]

Sala degli Stucchi

Sul lato occidentale sono invece tutte le altre sale che in successione compongono il resto delle gallerie museali. La sala degli Amorini, che offre l'esposizione di pitture di caravaggisti del Seicento napoletano. Su tutte si segnalano una Giuditta che taglia la testa a Oloferne di Louis Finson, un Sansone e Dalila di Artemisia Gentileschi, un'Adorazione dei Magi del Maestro dell'Annuncio ai pastori e tre dipinti di Bernardo Cavallino: Cristo e l'adultera, Soldati si giocano a dadi le vesti di Cristo e Mosè salvato dalle acque. Da una porta a sinistra si accede alla sala degli Stucchi, che espone l'ultima tela di Caravaggio, il Martirio di sant'Orsola, datato 1610.[3]

La sala della Natura morta prende il nome dalle pitture di Paolo Porpora, Giovan Battista Ruoppolo e Giuseppe Recco qui esposte, considerati i massimi esponenti del genere a Napoli.[2] La sala offre anche uno scorcio della pittura settecentesca napoletana, con un'Agar e Ismaele nel deserto confortati dall'angelo di Francesco Solimena e due tele di Gaspare Traversi: Lettera segreta e Il concerto.

La sala degli Uccelli, espone pitture del Settecento e dell'Ottocento napoletano legate al vedutismo. Sono conservate infatti nelle parete laterali una serie di pitture di paesaggio appartenenti ad esponenti sia del filone artistico della scuola di Posillipo che della scuola di Resina, tra cui spiccano per quantità e rilevanza quelle di Anton Sminck van Pitloo,[2] per quanto riguarda il primo stile, mentre di Federico Rossano, Nicola Palizzi e Domenico Morelli per quanto riguarda il secondo.[2] Nelle pareti principali invece sono esposte due grandi tele per lato di Gaspar van Wittel, in entrambe le circostanze ritraenti una veduta di Napoli ed una di Roma. Da un lato sono la famosa Veduta di largo di Palazzo a Napoli e la Veduta di piazza Navona a Roma; mentre dall'altro sono la Veduta del borgo di Chiaia da Pizzofalcone a Napoli e la Veduta di piazza del Popolo a Roma. Tutte e quattro le opere sono collocabili intorno al primo quarto del Settecento.[2]

Sala Pompeiana

La successiva sala Pompeiana presenta opere a ritratto o a vedute prospettiche sempre dell'Ottocento napoletano, di artisti formati all'Accademia di Belle Arti della città, tra cui opere di Domenico Morelli, di Gaetano Esposito, di Vincenzo Abbati, di Domenico Battaglia, di Francesco Paolo Michetti e altri.

L'ultima sala in ordine cronologico, ed anche in ordine di apertura, è quella della Fedeltà. Questa è dedicata interamente a Vincenzo Gemito, esponendo sculture in terracotta e bronzo e dipinti a matita e carboncino dell'artista napoletano, appartenute all'avvocato fiorentino Gabriele Consolazio. La collezione si compone dei ritratti in bronzo di Mariano Fortuny, Domenico Morelli, di donna, di filosofo, i cui modelli in terracotta sempre del Gemito sono esposti nella Galleria dell'Accademia di Napoli, nonché di una delle sue diverse versioni dell'Acquaiolo. Tra i disegni, tutti firmati e datati, sono diversi ritratti di donne, autoritratti dell'artista sia giovane che anziano, un ritratto di filosofo, e la Zingara, datato e firmato 1885, quest'ultimo pezzo forse il più importante della collezione Consolazio.[2]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Catalogo della collezione di palazzo Zevallos.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gallerie di palazzo Zevallos Stigliano, Intesa Sanpaolo, 2008, ISBN non esistente.
  • Gallerie d'Italia: Palazzo Zevallos Stigliano: guide, Arte'm, 2014, ISBN 978-88-569-0432-1.
  • Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Roma, Newton & Compton, 2001, ISBN 88-541-0122-2.

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Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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