Oceanine

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Le Oceanine di Gustave Doré (1860)

«Generò anche una sacra schiera di figlie, che sulla terra
agli uomini nutrono la giovinezza insieme ad Apollo signore
e ai fiumi: tale destino hanno da Zeus:
[…]
Zeuxo e Clitie e Iduia a Pasitoe»

Nella mitologia greca, le Oceanine erano le tremila figlie del titano Oceano e della titanide Teti, e sorelle dei tremila Potamoi.

Le Oceanine erano potenti dee delle acque, che personificavano innanzitutto le acque correnti, ossia i fiumi, i laghi e le sorgenti. Erano a volte associate anche alle nuvole, ai venti, ai pascoli e ai fiori, e alcune di loro personificavano anche qualità morali come l'intelletto (Meti), la fama (Climene), la fortuna (Tiche), il successo (Telesto) o la persuasione (Peito)[1]

Molte Oceanine si unirono con dei, o anche con comuni mortali, generando una numerosa progenie.

Secondo Esiodo[modifica | modifica wikitesto]

Nella Teogonia Esiodo dice chiaramente che le Oceanine sono tremila, ma ne enumera tuttavia solo 41. L'elenco sottostante riporta (in ordine alfabetico) tutti i nomi forniti da Esiodo e fra parentesi l'epiteto con cui vengono apostrofate ed il significato del nome.[2]

  1. Acasta[3]
  2. Admeta
  3. Anfiro[4]
  4. Asia
  5. Calipso (amabile). Secondo il racconto dell'Odissea di Omero Calipso era invece figlia di Atlante.
  6. Calliroe, dal greco Kallirroé che significa "bella acqua che scorre", si unì in matrimonio con il gigante Crisaore. Dalla loro unione nacquero Gerione ed Echidna.[5]
  7. Cerceide (dalla bella figura)[4]
  8. Climene
  9. Clitia[4]
  10. Criseide[4]
  11. Dione (amabile)
  12. Doride, che significa la fonte che dà giovamento all'uomo, madre delle 50 Nereidi
  13. Elettra, il cui nome indica lo zampillare dell'acqua
  14. Eudora, che significa la fonte che dà buoni doni all'uomo[4]
  15. Eurinome
  16. Europa[4]
  17. Galassaura, che significa la fonte dall'acqua bianca come latte[4]
  18. Ianira
  19. Iante, il cui nome indica il colore violetto[4]
  20. Idia
  21. Ippo[6]
  22. Melbosi, che significa la fonte dove si abbeverano le greggi[4]
  23. Menesto[4]
  24. Meti
  25. Ociroe
  26. Pasitoa[7]
  27. Peito
  28. Perseide[8]
  29. Petrea (amabile), che significa la fonte delle rocce
  30. Plessaura, che significa la fonte dallo zampillo che fende l'aria[9]
  31. Pluto (boopide)[10]
  32. Polidora (bella), che significa la fonte che dà molti doni all'uomo[11]
  33. Primno[4]
  34. Rodia, il cui nome indica la fonte delle rose[6]
  35. Sante[3]
  36. Stige (la più illustre di tutte)
  37. Telesto (dal peplo di Croco)[12]
  38. Toe
  39. Tiche
  40. Urania (divina)
  41. Zeuso

Versioni alternative[modifica | modifica wikitesto]

Un elenco diverso lo menziona Igino nel suo prologo delle Fabulae:[13]

«Da Oceano e Teti, le Oceanine, e cioè Estiea, Melite, Iante, Admeta, Stilbo, Pasifae, Polisso, Eurinome, Evagoreide, Rodope, tliride, Clizia, Clitenneste, [...], Meti, Menippe, Argia. Della stessa stirpe sono i Fiumi, cioè Strimone, Nilo, Eufrate, Tanai, Indo, Cefiso, Ismeno, Asseno, Acheloo, Simoenta, Inaco, Alfeo, Termodonte, Scamandro, Tigri, Meandro e Oronte.»

Musica[modifica | modifica wikitesto]

Sibelius scrisse un concerto denominato Aallottaret (Le Oceanidi) nel 1914.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Okeanides, su theoi.com. URL consultato il 20 maggio 2022.
  2. ^ Gianfranco Ciaurro, Sintesi sull'Europa, Ugo Bozzi Editore, 1976.
  3. ^ a b Esiodo, Teogonia, 356.
  4. ^ a b c d e f g h i j k Esiodo, Teogonia, 350.
  5. ^ Esiodo, Teogonia, 350 e 979.
  6. ^ a b Esiodo, Teogonia, 351.
  7. ^ Esiodo, Teogonia, 352.
  8. ^ Esiodo, Teogonia, 357.
  9. ^ Esiodo, Teogonia, 353.
  10. ^ Esiodo, Teogonia, 355.
  11. ^ Esiodo, Teogonia, 354.
  12. ^ Esiodo, Teogonia, 358.
  13. ^ Più precisamente non si è sicuri circa l'autore di conseguenza il testo è attribuito ad uno "pseudo Igino".

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Oceanine, su homepage.mac.com. URL consultato il 4 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 19 gennaio 2007).
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