Gaio Servilio Gemino

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Gaio Servilio Gemino
Console della Repubblica romana
Nome originaleCaius Servilius Geminus
GensServilia
Consolato203 a.C.
Pontificato max183-180 a.C.

Gaio Servilio Gemino [1] (in latino: Caius Servilius Geminus; ... – ...; fl. III-II secolo a.C.) è stato un politico romano legato al ramo plebeo della gens Servilia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 212 a.C., in seguito alla conquista di Taranto da parte di Annibale (ad esclusione della rocca, ancora in mano romana), come legatus e grazie all'autorizzazione del Senato, venne inviato dal praetor Publio Cornelio Silla in Etruria per fare incetta di riserve di grano; egli con alcune navi cariche, passando attraverso le postazioni nemiche, giunse nel porto di Taranto per rifornire la guarnigione romana che ancora resisteva.[2]

Fu nominato pontefice alla morte di Tito Otacilio Crasso, nel 210 a.C..[3]

La sua elezione a Tribuno della Plebe come la successiva ad edile plebeo venne duramente contestata dal Senato; fu quindi Edile Curule nel 208 a.C. assieme all'incarico di Maestro della Cavalleria (Magister equitum) del dittatore Tito Manlio Torquato.

Ascese al consolato nel 203 a.C. con Gneo Servilio Cepione del ramo patrizio della gens Servilia e venne mandato in Etruria.

Libera il padre dalla schiavitù e viene nominato dittatore per la convocazione dei Comizi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne
Predecessore Fasti consulares Successore
Marco Cornelio Cetego
e
Publio Sempronio Tuditano
(203 a.C.)
con Gneo Servilio Cepione
Marco Servilio Pulice Gemello
e
Tiberio Claudio Nerone