Gaio Sempronio Atratino

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Gaio Sempronio Atratino
Console della Repubblica romana
Nome originaleGaius Sempronius Atratinus
GensGens Sempronia
Consolato423 a.C.

Gaio Sempronio Atratino (Roma, ... – ...; fl. V secolo a.C.) è stato un politico e militare romano del V secolo a.C..

Consolato[modifica | modifica wikitesto]

Nel 423 a.C. fu eletto al consolato con Quinto Fabio Vibulano Ambusto[1].

Mentre a Quinto Fabio fu affidata la difesa della città, a Gaio Sempronio fu affidata la campagna contro i Volsci, che si erano riorganizzati per dare battaglia a Roma, che fu male organizzata.

«E Gaio Sempronio, a cui era toccata in sorte quella provincia, confidando nella costanza della fortuna, giacché guidava un popolo di vincitori contro dei vinti, dimostrò una sconsideratezza e un'incuria tali che vi era più disciplina nell'esercito volsco che in quello romano. Come spesso in altre occasioni, al valore si accompagnò la fortuna.»

Come racconta Tito Livio, Sempronio non rinforzò adeguatamente la cavalleria e non pose la cavalleria in un punto adatto in cui essa potesse unirsi al resto dell'esercito. Si narra che le grida furono già una prova della sconfitta che stava per avvenire, poiché parevano elevate e aggressive presso i Volsci e fiacche tra i Romani. Nonostante l'incapacità organizzativa di Sempronio, però, contrapposta alla cura con cui i Volsci avevano preparato lo scontro, la campagna non si trasformò in un disastro, grazie al valore di un decurione di cavalleria, Sesto Tempanio, che nel momento più critico riuscì a risollevare le sorti della battaglia, e al sopraggiungere della notte, che impedì ai Volsci di valutare le reali forze dei romani, e a ritirarsi, nell'erronea convinzione di aver perso lo scontro.

Tornato a Roma Sempronio riuscì a evitare di essere messo in stato di accusa per la conduzione della battaglia, solo grazie alla testimonianza di Tempanio, che raccontò di averlo visto combattere con valore[2].

Nel 420 a.C. Gaio Sempronio fu portato in giudizio dai tribuni della plebe per la condotta della guerra contro i Volsci del 423 a.C., al termine del quale fu condannato a pagare una multa di 15.000 assi[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Fasti consulares Successore
Lucio Sergio Fidenate II, Appio Claudio Crasso
Spurio Nauzio Rutilo e Sesto Giulio Iullo
(423 a.C.)
con Quinto Fabio Vibulano Ambusto
Lucio Manlio Capitolino, Quinto Antonio Merenda,
e Lucio Papirio Mugillano