Ftia

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Nella mitologia greca Ftia (in greco antico: Φθία?, Phthía o Φθίη, Phthíē; in latino Phthia) è sia una città che una regione storica della Grecia settentrionale, che fu poi incorporata nell'Achea Ftiotide.[1]

Le città principali erano la stessa Ftia, Farsalo, Tebe, Larissa Cremaste.[2]

Mitologia[modifica | modifica wikitesto]

Ftia fu la patria dei Mirmidoni, i guerrieri guidati da Achille durante la Guerra di Troia, ed è stata la casa di suo padre Peleo, della madre, la ninfa del mare Teti, e di suo figlio Neottolemo, che vi regnò dopo la fine della Guerra di Troia.

Re mitologici di Ftia[modifica | modifica wikitesto]

Nelle arti[modifica | modifica wikitesto]

Ftia è citata nel Critone di Platone: vi si legge di Socrate, in prigione in attesa della sua esecuzione, che riporta un sogno avuto tempo prima (43d–44b).[3] "Ho pensato che una donna bellissima e piacente, vestita di bianco, si fosse avvicinata a me. Mi ha chiamato e ha detto: 'Socrate, possa tu giungere alla fertile Ftia al terzo giorno'". Il riferimento è all'Iliade di Omero, quando Achille, furioso perché privato del suo trofeo di guerra, l'ancella Briseide presa per sé da Agamennone, rifiuta la proposta di conciliazione del re di Micene e minaccia di abbandonare la guerra la mattina successiva.[4] In quell'occasione disse che con il buon tempo avrebbe potuto raggiungere al terzo giorno "la fertile Ftia", vale a dire la propria casa.[3]

Ftia è l'ambientazione della tragedia di Euripide Andromaca, che prende le mosse a Farsalo subito dopo la fine della guerra di Troia, dove il figlio di Achille Neottolemo (in altre opere chiamato Pirro) ha portato Andromaca, vedova dell'eroe troiano Ettore, come schiava.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Mackie (2002) fa notare l'associazione linguistica di Ftia con la parola greca phthisis, dal significato di 'consunzione', 'declino', 'deperimento' (un termine che è stato utilizzato in inglese come sinonimo di tubercolosi), e la connessione tra questo toponimo e una morte fulminante. Secondo questo punto di vista, Omero avrebbe giocato sull'associazione tra la casa di Achille e una morte di questo tipo.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Simon Hornblower, Thucydides and Pindar: Historical Narrative and the World of Epinikian Poetry, p. 170, ISBN 0-19-924919-9.
  2. ^ Scheda Treccani.
  3. ^ a b John M. Cooper (a cura di), Plato: Complete Works, Associate editor, D. S. Hutchinson. Translation of Crito by G. M. A. Grube, Indianapolis/Cambridge, Hackett, 1997, p. 39, ISBN 0-87220-349-2. Translated by Benjamin Jowett on the MIT website.
  4. ^ Iliade, Canto IX, versi 356-359 (trad. di Ettore Romagnoli)
  5. ^ Mackie, C.J., "Homeric Phthia," Colby Quarterly, Volume 38, no.2, June 2002, p.163-173. [1]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]