Fronte italiano (1915-1918)

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Fronte italiano
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Fronte italiano (in tedesco Gebirgskrieg, guerra di montagna) è il nome dato all'insieme di operazioni belliche e di battaglie combattute dall'Esercito italiano e i suoi alleati contro le armate di Austria-Ungheria e Germania nell'Italia nord orientale durante la prima guerra mondiale (1915 - 1918). L'Italia sperava che, unendosi alle forze della Triplice Intesa contro gli imperi centrali, avrebbe potuto acquisire la provincia del Trentino, Trieste e altri territori quali il Sud Tirolo, l'Istria e la Dalmazia. Nonostante l'Italia intendesse sfruttare l'effetto sorpresa per condurre una veloce offensiva, volta ad occupare le principali città austriache, il conflitto si trasformò ben presto in una sanguinosa guerra di trincea, simile a quella in corso sul fronte occidentale.

Le cause

Sebbene l'Italia fosse un membro della Triplice Alleanza con Austria-Ungheria e Germania, non entrò in guerra nell'agosto 1914, sostenendo che nessuno dei suoi alleati era stato attaccato direttamente. L'Italia aveva inoltre una forte rivalità con l'Austria-Ungheria che risaliva al congresso di Vienna del 1815, dopo le guerre napoleoniche, quando città a maggioranza italiana vennero cedute all'Austria. Nelle prime fasi del conflitto l'Italia venne incoraggiata dai diplomatici alleati ad entrare in guerra, giungendo infine alla firma del patto di Londra del 26 aprile 1915 in cui l'Italia si svincolava dagli obblighi della Triplice Alleanza. Il 23 maggio, l'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria.

Campagne del 1915-1916

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra bianca in Adamello.
Fronte italiano tra il 1915 ed il 1917: le undici battaglie dell'Isonzo e l'offensiva sull'altopiano di Asiago. In blu, le iniziali conquiste italiane.

I primi scontri sull'Isonzo

La prima mossa dell'Italia fu un'offensiva mirata a conquistare la città di Gorizia, di là del fiume Isonzo. L'esercito italiano era però scarsamente dotato di artiglieria, mezzi e munizioni. All'inizio della guerra, l'esercito disponeva solamente di 600 veicoli per il trasporto truppe. I cavalli erano ancora il principale mezzo di trasporto e avevano serie difficoltà a spostare i rifornimenti nell'aspro terreno alpino. Inoltre, il nuovo comandante in capo italiano, Luigi Cadorna, non aveva esperienza sul campo ed era poco popolare tra le truppe.

All'inizio dell'offensiva, l'Italia aveva una superiorità numerica sugli austriaci di 2 a 1, ma non riuscì a sfondare le potenti linee difensive sulle Alpi, poiché gli austriaci potevano difendersi da postazioni più elevate, e gli attacchi dovevano essere condotti arrampicandosi sulle pareti rocciose. Due settimane più tardi, gli italiani tentarono un altro assalto, sostenuti stavolta da un numero maggiore di pezzi d'artiglieria, ma furono respinti ancora. Fu effettuato un altro attacco, dal 18 ottobre al 4 novembre con 1.200 pezzi d'artiglieria, ma non vi furono risultati apprezzabili.

Offensiva italiana sul Col Basson

L'offensiva del Basson fu una breve ma intensa battaglia combattuta sul fronte italiano nell'agosto del 1915 Se sull'Isonzo le prime offensive lanciate dall'esercito italiano non ottennero risultati significativi, la prima, e forse l'unica, vera e propria offensiva italiana nel Trentino si rivelò un totale disastro. Nelle settimane precedenti alla battaglia, i comandi militari italiani (visto i deludenti risultati degli attacchi sull'Isonzo) avevano studiato rapidamente una nuova offensiva che avrebbe dovuto sfondare le linee austriache sull'Altopiano di Luserna e spianare così all esercito italiano la strada per Trento. Ma l'attacco iniziale fu mal progettato e soprattutto mancarono informazioni cruciali sulla consistenza e sul numero dei difensori.

Nonostante tutto il genereale Pasquale Oro, il 25 agosto alle ore 23.00 ordinò l' attacco. Tale attacco si concentrò soprattutto in due parti del fronte: contro le forze austriache dei forti di Cima Vezzena e Busa Verle (per l'appunto denominate difese del Vezzena-Verle) e contro le postazioni sul col Basson. Le prime fasi dell attaco videro, un leggero successo italiano: i fanti della Brigata Ivrea riuscirono ad occupare le prime trincee nemiche e a guadagnare qualche chilometro lungo il fronte. Tuttavia la micidiale difesa del Vezzena-Verle potè ritirarsi senza gravi perdite e a riorganizzarsi nel bosco di Varagna proprio sotto il forte Vezzena. Qui si arrestò la prima ondata di attacco. Nonostante l'operazione non si stesse volgendo come previsto, l'attacco contro le postazioni austriache del col Basson fu ordinato. Fu una decisione cruciale per l'esito dell'offensiva: senza un obbiettivo preciso e una tattica ben studiata, i soldati italiani avanzarono disordinatamente sotto l'incessante fuoco nemico.

Mano a mano che salivano il colle le difese austriache si facevano sempre piu fitte e strenue. Si andò avanti così fino all'alba sucessiva, quando il Tenente. Col. Riveri, ricevette l'ordine di ritirata mentre gli austriaci, compresa la situazione di disordine degli attaccanti, uscivano dalle loro postazioni per una provisoria controffensiva. Comunque gli italiani anche se avessero superato il colle si sarebbero ritrovati addosso le linee nemiche della malga Millegrobbe prima del forte Luserna.

L'offensiva su Asiago

In seguito al fallimento delle offensive italiane, gli Austriaci cominciarono a preparare una controffensiva (Strafexpedition, ovvero spedizione punitiva) che, partendo dal Trentino, sarebbe stata diretta verso l'altopiano di Asiago. L'offensiva iniziò l'11 marzo 1916, quando 15 divisioni sfondarono le linee italiane. Il comandante delle forze italiane nel territorio era stato avvertito di un imminente attacco, ma scelse di portare avanti degli attacchi di minore portata piuttosto che preparare le difese. Il risultato fu che gli italiani si trovarono impreparati all'attacco ed il disastro venne evitato solamente spostando nel settore delle operazioni altre truppe, sottratte ad altri fronti.

Successive battaglie dell'Isonzo

Nel corso del 1916, ebbero luogo altre quattro battaglie presso l'Isonzo. La Sesta battaglia dell'Isonzo fu scatenata in agosto dagli italiani e si rivelò un successo maggiore degli altri anche perché le linee austriache erano indebolite dall'offensiva di Brusilov sul fronte russo. L'attacco non portò significativi vantaggi sul piano strategico, se non la presa di Gorizia che esaltò gli animi italiani. La settima, ottava e nona battaglia dell'Isonzo (14 settembre - 4 novembre) non fecero altro che stremare i già esausti eserciti di entrambe le nazioni.

1917: partecipazione della Germania

La battaglia di Caporetto e la ritirata Italiana verso il Piave.

In seguito ai modesti guadagni ottenuti nella Decima battaglia dell'Isonzo, gli italiani diressero due attacchi contro le linee austriache a nord e a est di Gorizia. L'avanzata a est venne bloccata senza troppa difficoltà, ma le forze italiane sotto il comando di Luigi Capello riuscirono a rompere le linee nemiche e a penetrare nell'altopiano di Bainsizza. Le truppe italiane erano quasi riuscite a ottenere la vittoria, ma furono costrette alla ritirata perché le linee di rifornimento non riuscivano a stare al passo dei reparti in prima linea.

Dopo l'Undicesima battaglia dell'Isonzo, gli austriaci, stremati, ricevettero l'ausilio delle divisioni tedesche arrivate dal fronte russo in seguito al fallimento dell'offensiva del generale russo Kerensky (luglio 1917). I tedeschi introdussero l'utilizzo di tattiche di infiltrazione oltre le linee nemiche e aiutarono gli austriaci a preparare una nuova offensiva. Nel frattempo, le truppe italiane erano decimate dalle diserzioni e il morale era basso: i soldati erano costretti a vivere in condizioni disumane e a ingaggiare sanguinosi combattimenti che portavano ben pochi risultati. Il 24 ottobre 1917 austriaci e tedeschi iniziarono la Battaglia di Caporetto con un intenso fuoco di artiglieria, supportato da azioni di commandos dietro le linee italiane col compito di sabotare i punti vitali dello schieramento nemico. Alla fine del primo giorno, gli italiani furono costretti a ritirarsi fino al fiume Tagliamento.

1918: La guerra termina

La battaglia del Piave

A causa della loro veloce avanzata, gli Austriaci avevano perso i contatti con le loro linee di rifornimento e furono costretti a fermarsi e a riunirsi. Gli italiani furono costretti a ripiegare fino alle linee difensive presso Venezia, sul Piave, dopo aver subìto perdite per circa 600.000 uomini dall'inizio della guerra. Nel novembre 1917, le truppe francesi e britanniche comiciarono ad affluire sul fronte italiano in maniera consistente. Nella primavera del 1918, la Germania ritirò le proprie truppe per utilizzarle nell'imminente offensiva di primavera sul fronte occidentale. I comandi Austriaci cominciarono allora a cercare un modo per porre fine alla guerra in Italia. C'era infatti disaccordo tra i generali austro-ungarici su come condurre l'offensiva finale. L'Arciduca Giuseppe Augusto d'Austria decise di condurre un attacco su due direttive.

La Battaglia del Piave iniziò con un attacco diversivo presso il passo del Tonale, fu facilmente respinto dagli italiani. Gli obiettivi dell'offensiva erano stati rivelati agli italiani da alcuni disertori austriaci, permettendo ai difensori di spostare due armate direttamente nelle zone prestabilite dal nemico. Gli attacchi sull'altra direttiva, condotti dal generale ungherese Svetozar Boroević von Bojna, ottennero qualche successo nelle prime fasi finché le linee di rifornimento austriache non furono bombardate e non arrivarono i rinforzi italiani.

Il fronte italiano nel 1918 e la battaglia di Vittorio Veneto.

«MINISTERO DELLA MARINA, RELAZIONE A S.M. UDIENZA DEL 17 MARZO 1919.
ALLORQUANDO, ALLA FINE DELL'ANNO 1917, LA MINACCIA NEMICA TRAGICAMENTE INCOMBEVA SU VENEZIA, UN BATTAGLIONE DI MARINAI, RAPIDAMENTE COSTITUITO COI REPARTI CHE EBBERO GIA' A PRESIDIARE LE CITTA' DI GRADO E DI MONFALCONE, ACCORSE ALLA DIFESA DEL BASSO PIAVE.
BEN PRESTO IL BATTAGLIONE, PER INCESSANTI PROFFERTE VOLONTARIE DI CAPI E GREGARI, DIVENNE REGGIMENTO E COME TALE HA SCRITTA LA SUA PAGINA DI STORIA GLORIOSA ARROSSANDO COL MIGLIORE SANGUE GLI ACQUITRIGNI CHE VANNO DA CAPO SILE A CORTELLAZZO.
SIRE.!
E' STORIA DI IERI, MA SCRITTA CON CARATTERI D'ORO, IL MODO SUPERBO CON CUI IL REGGIMENTO MARINA EBBE A OPPORRE UN ARGINE ALLA STRACOTANZA AVVERSARIA SUPERANDO OSTACOLI CHE PAREVANO INSORMONTABILI TRA I PIU' GRANDI DISAGI DI UN TERRENO, DOVE, ALL'INSIDIA DEL NEMICO, SI AGGIUNGEVA QUELLA DELLA NATURA.
SIRE!
VENEZIA "SEMPRE MEMORE" HA VOLUTO E CHIESTO A MEZZO DEL PRIMO MAGISTRATO, CHE AL FATIDICI NOME DI "SAN MARCO" SI INTITOLASSE IL REGGIMENTO MARINA, CONSACRANDO COSI' IL SUO SENTIMENTO D'AMORE E DI RICONOSCENZA VERSO GLI EROI CHE HANNO PROTETTO, COLLA SUA ESISTENZA, LA SUA BELLEZZA IMMORTALE.
SIRE!
A TALE VOTO NON HO POTUTO A MENO DI ADERIRE E PERCIO' CHE, SICURO DI INTERPRETARE ANCHE I SENTIMENTI DEL'ANIMO DELLA MAESTA' VOSTRA, SOTTOPONGO ALLA SUA AUGUSTA FIRMA, L'UNITO DECRETO CHE VARRA' A TRAMANDARE ALLA STORIA CON IL NOME "SAN MARCO" IL REGGIMENTO MARINA.
FIRMATO DEL BONO

PER COPIA CONFORME
IL CAPO DELL'UFF.LEGGI E DECRETI
BOZZI»

La battaglia decisiva: Vittorio Veneto

La battaglia del Piave non fu seguita da alcuna controffensiva, cosa che irritò gli alleati dell'Italia. L'esercito italiano aveva infatti subito ingenti perdite, e un'offensiva generale era considerata troppo rischiosa. Il nuovo Capo di Stato Maggiore Armando Diaz decise così di attendere che nuovi rifornimenti arrivassero dal fronte occidentale. Nell'ottobre 1918, l'Italia aveva finalmente abbastanza truppe per scatenare un'offensiva. Gli attacchi vennero concentrati su Vittorio Veneto, oltre il Piave. Le divisioni austriache combatterono coraggiosamente ma furono sopraffatte dalla superiorità numerica degli Alleati. Gli italiani sfondarono le linee nemiche presso Sernaglia della Battaglia, e vi impegnarono i rinforzi che distrussero il fronte difensivo austriaco. Il 3 novembre, 300.000 soldati austriaci si arresero. Il giorno seguente l'Austria-Ungheria, sfiancata dalla Battaglia di Vittorio Veneto, firmò l'armistizio che pose fine alla guerra sul fronte italiano.

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