Vai al contenuto

Forte Urbano

Coordinate: 44°36′02.15″N 11°02′37.01″E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Forte Urbano
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
CittàCastelfranco Emilia
Indirizzovia Forte Urbano 1 ‒ 41013 Castelfranco Emilia (MO)
Coordinate44°36′02.15″N 11°02′37.01″E
Informazioni generali
Costruzione1628-1634
Primo proprietarioStato della Chiesa
Proprietario attualeMinistero della Giustizia
VisitabileNo
Informazioni militari
Funzione strategicaDifesa dei confini dello Stato della Chiesa
voci di architetture militari presenti su Wikipedia

Il Forte Urbano è una fortificazione sita nella parte ovest del comune di Castelfranco Emilia.

Abitato etrusco-celtico di Forte Urbano

[modifica | modifica wikitesto]

Sul sito del Forte Urbano fra il V e la prima metà del IV sec. a.C. si trovava un insediamento etrusco-celtico, i cui reperti sono conservati al Museo civico archeologico Anton Celeste Simonini.

Seicento: la costruzione del forte

[modifica | modifica wikitesto]

La costruzione del forte fu commissionata da papa Urbano VIII[1] nel 1626 fino 1634, che ne affida il progetto all'ingegnere Giulio Buratti di Senigallia, con lo scopo di difendere i confini dello Stato Pontificio.[2]

I lavori hanno inizio nell'agosto del 1628; nel 1630 inizia l'abbattimento delle mura di cinta di Castel Franco, oramai inadatte alle esigenze difensive dell'epoca, per recuperarne il materiale di costruzione a favore del forte. Nel 1634 la costruzione è quasi conclusa: il forte si presenta a forma di stella, con mura interne circondate da un largo fossato e quattro baluardi muniti di torretta. La larghezza massima esterna è di 900 metri. L'accesso è consentito da una grande porta con tre ponti levatoi[2].

Settecento: l'assedio tedesco e la presenza francese

[modifica | modifica wikitesto]

Dal novembre 1708 al 15 marzo 1709 le truppe tedesche, impegnate nella Guerra di successione spagnola, cingono d'assedio il forte. Durante questo periodo sono vari, ma vani, i tentativi di liberazione, in particolare ad opera degli Albergati[2].

Nella primavera del 1796 le truppe di Napoleone vi si insediano accolte come portatrici di libertà; è in questa occasione che avviene il tentativo di requisizione del quadro della Beata Vergine Maria Assunta in cielo, custodita nella Chiesa di Santa Maria Assunta[2].

Ottocento: Il Regno d'Italia e il declino della funzione militare

[modifica | modifica wikitesto]

Nella primavera 1805, dopo la caduta dei confini causata dall'annessione al Regno d'Italia, il Forte Urbano perde la sua importanza strategica; viene così posto in disarmo: vengono demoliti i bastioni e parte delle fortificazioni esterne sul lato sud per ripristinare il tratto rettilineo della via Emilia e viene adibito a casa di pena.[1][2]

Come annotato dagli storici Giovanni Santunione e Arturo Fabbri, nel 1831 viene trasformato in lazzaretto in seguito all'epidemia di colera che colpì gran parte d'Europa, poi di nuovo in carcere.

Durante i lavori per la costruzione della linea ferroviaria Milano-Bologna, circa nel 1855[3] vengono demolite anche le fortificazioni esterne del lato nord.

Novecento ad oggi: il carcere del Forte Urbano

[modifica | modifica wikitesto]

Dal 2005 tale carcere è stato adibito, in via sperimentale, ad accogliere detenuti affetti da tossicodipendenza. Tale iniziativa è stata promossa anche grazie alla collaborazione della Comunità di San Patrignano.[4]

Un modello della pianta bastionata del Forte Urbano è conservato nel Museo di Palazzo Poggi.[5]

  1. ^ a b Sito del Comune di Castelfranco Emilia
  2. ^ a b c d e Terenzio Ascari, La lunga strada della libertà, a cura di Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - Comitato comunale di Castelfranco Emilia, Castelfranco Emilia, 1994.
  3. ^ S. Gallio, Oggi è un'ora di viaggio. La costruzione della strada ferrata tra Milano e Bologna, cit., 102 passim.
  4. ^ Carcere per tossicodipendenti è gestito anche da San Patrignano su Repubblica.it
  5. ^ Modello del forte Urbano, su PatER – Catalogo del Patrimonio culturale dell'Emilia-Romagna, 18 marzo 2013.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]