Foreste di sclerofille e semidecidue dell'Italia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Foreste di sclerofille e semidecidue dell'Italia
Italian sclerophyllous and semi-deciduous forests
Faggeta della Foresta Umbra (Gargano)
Ecozona Paleartica (PA)
Bioma Foreste, boschi e macchie mediterranei
Codice WWF PA1211
Superficie 102 000 km²
Conservazione In pericolo critico
Stati Bandiera dell'Italia Italia,Bandiera della Francia Francia,Bandiera di Monaco Monaco
Cartina dell'ecoregione
Scheda WWF

Le foreste di sclerofille e semidecidue dell'Italia sono una ecoregione terrestre della ecozona paleartica appartenente al bioma delle foreste, boschi e macchie mediterranei (codice ecoregione: PA1211[1]) che si sviluppa sulla maggior parte della penisola italiana per circa 102000 km². La regione è caratterizzata da una flora e fauna molto varia e con elevati livelli di endemismo.

Lo stato di conservazione è considerato in pericolo critico.

La regione fa parte della ecoregione globale 123 Formazioni forestali mediterranee, inclusa nella lista Global 200.[2]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

L'ecoregione copre la maggior parte della penisola italiana esclusa la Pianura Padana, la penisola calabra, la penisola salentina, e le parti più alte degli Appennini. Una piccola parte della regione si estende anche in Francia lungo la parte orientale della costa azzurra fra Mentone e Cannes, comprendendo quindi anche il Principato di Monaco. Ne formano una gran parte del territorio i monti del subappennino e dell'antiappennino toscano, laziale, campano e apulo-garganico, compreso il Gargano e le Murge. Il clima della regione è caratterizzato da un forte gradiente altitudinale. Le quote più basse hanno un clima caldo e umido con temperatura media annua di circa 14-17 °C, mentre alle quote più alte si ha un clima freddo umido con temperatura media annuale di 9-13 °C. Gli inverni sono rigorosi con abbondanti nevicate. Le cime più alte sono: il Monte Pisanino (1946 m) nella Alpi Apuane, il Monte Amiata (1738 m) nell'antiappennino toscano e il Monte Guadagnolo (1218 m) nei Monti Prenestini. Nella regione si trova il più grande lago dell'Italia peninsulare, il lago Trasimeno di origine tettonica. Vi si trovano inoltre molti laghi di origine vulcanica: Bolsena, Bracciano, Vico, Albano.

Flora[modifica | modifica wikitesto]

La copertura forestale della regione è diversificata in funzione dell'altitudine e della latitudine.

Le quote più basse dell'Italia centro-meridionale sono caratterizzate dalla predominanza di foreste di sclerofille sempreverdi (leccio soprattutto sui pendii calcarei rocciosi e quercia da sughero sui terreni vulcanici) misto a latifoglie (roverella, orniello, carpino nero e bagolaro). Esemplari delle specie relitta dell'albero di Giuda si trovano spesso su substrati calcarei nella parte centrale delle pendici tirreniche dell'Appennino, insieme a specie caducifoglie, come la roverella, l'acero minore, il carpino orientale, e il biancospino; questo per quanto riguarda la parte peninsulare dell'eco regione: infatti al Nord le foreste di latifoglie decidue si sviluppano sin dalla pianura, e le specie sclerofille sono un'eccezione; gli alberi predominanti nelle colline di Emilia-Romagna e Piemonte sono le roverelle (Quercus pubescens) sui versanti meridionali, in associazione alle querce Roveri (Quercus petraea). Sui versanti settentrionali abbondano Carpini Neri (Ostrya carpinifolia) e aceri (Acer campestre, Acer pseudoplatanus), mentre l'orniello (Fraxinus ornus) é presente su tutti i versanti. Nelle zone più elevate di queste località si riscontrano castagni (Castanea sativa), cerri (Quercus cerris) e non mancano i primi faggi (Fagus sylvatica) di bassa quota.

Alle medie altitudini si ha una predominanza di boschi misti di latifoglie: cerro, roverella, farnetto, castagno e carpino nero.

Le altitudini elevate sono caratterizzate da estesi boschi misti di latifoglie di cui il faggio costituisce la specie dominante. Altre specie ben conservate includono: acero di monte, l'Acero d'Ungheria, e la specie endemica Acero lobato, il sorbo montano, il sorbo degli uccellatori, il sorbo ciavardello, l'olmo montano, il tiglio nostrano, il pioppo tremulo, l'agrifoglio, e Taxus baccata. L'Agrifoglio e il tasso sono particolarmente abbondanti in alcune zone di montagna, come la penisola del Gargano (Foresta Umbra). La specie relitta dell'abete bianco è presente in alcune aree dell'Appennino.

Fauna[modifica | modifica wikitesto]

L'ecoregione ha una notevole diversità faunistica con oltre 40 specie di mammiferi presenti tra cui importanti popolazioni di grandi carnivori minacciate. La regione ospita infatti la più grande popolazione italiana (circa 60 esemplari) dell'orso bruno marsicano (alto rischio di estinzione) e del lupo italiano. Tra gli altri mammiferi di rilievo sono il capriolo, la specie endemica del camoscio d'Abruzzo, il gatto selvatico, il cervo nobile, l'istrice, la martora, e la faina. Esemplari di lontra sono ancora presente in alcuni torrenti e laghi di montagna.

Nella regione sono presenti oltre 150 specie di uccelli. Tra questi il falco pecchiaiolo e l'aquila reale. Recentemente è stato reintrodotto il grifone nella zona del Monte Velino.

Specie endemiche di anfibi distribuite su tutti gli Appennini sono: la Salamandrina terdigitata, il tritone italiano, la Rana italica, e la salamandra pezzata gigliolii.

Fra i rettili presenti nella regione si trovano l'algiroide nano, la lucertola tirrenica, e la lucertola campestre.

Sono inoltre state registrate una grande quantità di specie di farfalle (Lepidoptera) con circa 116 specie diurne e 700 specie notturne.

Popolazione[modifica | modifica wikitesto]

La popolazione umana della regione e relativamente bassa e concentrata in grandi città e nelle valli montane e le zone costiere.

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Vegetazione nel parco naturale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli

Anche se la deforestazione non è stata molto intensa all'interno dell'ecoregione, rimane un alto potenziale di impatto umano, soprattutto a causa dei sistemi inadeguati di gestione forestale, la fitta rete di strade, e la presenza di un gran numero di stazioni sciistiche. Una combinazione di fattori climatici e del territorio ha aumentato nel tempo il rischio di incendi boschivi. Le cause sono generalmente il risultato di incendi agricoli sfuggiti al controllo, incendi accidentali causati da imperizia di utenti in aree ricreative, o in alcuni casi, incendi dolosi causati per lucro o vandalismo.

L'ecoregione ha una buona rete di aree protette formate da alcuni grandi parchi nazionali (parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise; parco nazionale dei Monti Sibillini; parco nazionale della Majella; parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga; parco nazionale del Circeo; parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna e parco nazionale del Gargano; e da un gran numero aree protette (parchi regionali e riserve) che si estende lungo tutto l'Appennino.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Italian sclerophyllous and semi-deciduous forests, in Terrestrial Ecoregions, World Wildlife Fund. URL consultato il 23 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2006).
  2. ^ Mediterranean Forests, Woodlands and Scrub - A Global Ecoregion, su wwf.panda.org, WWF. URL consultato il 10 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2017).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Ecologia e ambiente: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di ecologia e ambiente