Fiorenzo Bava Beccaris

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Fiorenzo Bava Beccaris

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato4 luglio 1898 –
8 aprile 1924
Legislaturadalla XX
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoDestra storica
Titolo di studioScuola militare
ProfessioneMilitare di carriera
Fiorenzo Bava Beccaris
NascitaFossano, 17 marzo 1831
MorteRoma, 8 aprile 1924 (93 anni)
Luogo di sepolturaCimitero di Fossano
Dati militari
Paese servito Regno di Sardegna
Regno d'Italia
Forza armata Regia Armata Sarda
Regio Esercito
ArmaArtiglieria
Anni di servizio18451902
GradoTenente generale
GuerreGuerra di Crimea
Seconda guerra d'indipendenza italiana
Terza guerra d'indipendenza italiana
BattaglieBattaglia di San Martino
Moti di Milano
Studi militariAccademia militare di Torino
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Fiorenzo Bava Beccaris (Fossano, 17 marzo 1831Roma, 8 aprile 1924) è stato un generale italiano, noto per aver guidato la sanguinosa repressione (83 morti) dei moti di Milano del 1898, episodio che indirettamente causò nel 1900 il regicidio per vendetta di Umberto I per mano dell'anarchico Gaetano Bresci; è oggetto di un brano del canzoniere popolare italiano dal titolo Il feroce monarchico Bava. Ad egli, con il soprannome "Bava il beccaio", fa anche riferimento Lucio Dalla nel brano "Parole Incrociate".

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Achille Beltrame, La rivolta a Milano (1898)
Achille Beltrame, Moti rivoluzionari alla Foppa

Figlio di Carlo Ignazio Bava Beccaris e Costanza Nicolis di Frassino, apparteneva ad una nobile e antica famiglia piemontese. Ebbe sei fratelli: Marianna, Giuseppa, Sofia, Alessandro, Alfredo e Angela. All'età di 14 anni entrò all'Accademia militare di Torino e ne uscì a vent'anni con il grado di luogotenente d'artiglieria[1].

Dopo aver partecipato alla guerra di Crimea, prese parte, con il grado di capitano, alla seconda guerra d'indipendenza italiana, meritando una medaglia d'argento al valor militare,[1] (24 giugno 1859) ed alla terza guerra d'indipendenza, dove, con il grado di maggiore, comandò una batteria di artiglieria a Custoza, venendo insignito del titolo di cavaliere dell'Ordine militare d'Italia (6 dicembre 1866). Divenne successivamente direttore generale d'artiglieria e genio al ministero della guerra e tenne il comando del VII e del III Corpo d'armata.

Nel 1894, ad Ancona, venne pesantemente criticato dal giornale locale L'Ordine, che agiva probabilmente d'accordo con la prefettura, per non aver aperto il fuoco contro una manifestazione di disoccupati che aveva aggredito il sindaco, l'avvocato Vecchini.

L’8 maggio 1898, in occasione dei gravi tumulti dei moti di Milano, causati dall’aumento del costo del grano – e quindi del pane – decisa dal Regno d'Italia, il governo guidato da Antonio di Rudinì proclamò lo stato d'assedio e il generale Bava Beccaris, in qualità di regio commissario straordinario, fu incaricato del ristabilimento dell'ordine. Come scrive lo storico Carlo Ghezzi: «I resoconti ufficiali parlarono di 80 morti, 450 feriti e di 2.000 arrestati tra i quali Filippo Turati, Anna Kulishoff, Leonida Bissolati, don Albertario, Andrea Costa, Paolo Valera. Altre più credibili versioni parlarono invece di oltre 350 morti e di circa 1.000 feriti. Tra i soldati si contarono due morti: uno sparatosi accidentalmente e l’altro fucilato sul posto dopo essersi rifiutato di aprire il fuoco sulla folla»[2]. I bassi salari e l'alto tasso di disoccupazione avevano preparato il terreno al malcontento, che esplose quando a causa degli scarsi raccolti il costo del grano aumentò da 35 a 60 centesimi di lira al chilo.

Le migliaia di manifestanti che avevano costruito barricate causarono lunghi confronti con i soldati. Bava Beccaris infine ordinò di sparare contro la folla nella zona di Porta Ticinese. Le cariche continuarono per più giorni, l'esercito usò un cannone dove si sospettava fossero nascosti dei rivoltosi. Ci furono migliaia di arresti e la repressione portò alla chiusura di molti giornali considerati pericolosi o sovversivi.

In segno di riconoscimento, il 5 giugno 1898 Bava Beccaris fu insignito del titolo di grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia dal re Umberto I e nominato senatore del Regno il 16 giugno. A Palazzo Madama aderì al gruppo della Destra storica.

Il 29 luglio 1900, a Monza, Umberto I venne assassinato dall'anarchico Gaetano Bresci, che dichiarò esplicitamente di aver voluto vendicare i morti del maggio di due anni prima e l'offesa della decorazione al criminale Bava Beccaris, il quale definì il regicida «un folle che meriterebbe di subire lo squartamento». Fu collocato a riposo nel 1902, ottenendo dallo Stato una pensione di 8000 lire[3]. Negli ultimi anni di vita, ormai infermo e ammalato, partecipò sempre meno all'attività parlamentare. Scrisse numerosi articoli su riviste militari e, nel 1911, un libro sulle origini e la storia dell'esercito italiano[4].

Aderì al movimento interventista che propugnava la partecipazione dell'Italia alla prima guerra mondiale. Favorevole al fascismo, nel 1922 fu tra i generali che consigliarono al re Vittorio Emanuele III di affidare il governo dell'Italia a Benito Mussolini.

Morì nella sua abitazione romana nel 1924, all'età di 93 anni, e fu sepolto nella tomba di famiglia presso il cimitero della sua città natale, Fossano[5].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Esercito Italiano: sue origini, suo successivo ampliamento, stato attuale, Roma, Tip. Regia Accademia dei Lincei, 1911.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Per il valore dimostrato nella Battaglia di San Martino»
Medaglia mauriziana al merito militare di dieci lustri - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d'Indipendenza (3 barrette) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia inglese della Guerra di Crimea (Regno Unito) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia francese commemorativa della Seconda Guerra d'Indipendenza italiana (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Colapietra 1970.
  2. ^ Carlo Ghezzi, Maggio 1898. Le cannonate di Bava Beccaris sugli operai, su Patria Indipendente, 30 aprile 2023. URL consultato il 2 dicembre 2023.
  3. ^ Quotidiano La Stampa del 26 luglio 1902, pag. 2.
  4. ^ Fiorenzo Bava Beccaris, Esercito italiano : sue origini, suo successivo ampliamento, stato attuale, Roma, Tip. Regia accademia dei Lincei, 1911.
  5. ^ La morte del generale Bava Beccaris, quotidiano La Stampa del 10 aprile 1924, pag.3
  6. ^ Bava-Beccaris Fiorenzo, su quirinale.it. URL consultato il 5 aprile 2012.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Nino Costantino (a cura di), Fiorenzo Bava Beccaris: Ricordi 1851-1898, Fossano, Istituto Istruzione Superiore G. Vallauri, 2004.
  • Domenico Romita, Il generale, Fossano, Casa Editrice Esperienze, 1998.
  • Cesare Gildo Silipo, Un re: Umberto I, un generale: Bava Beccaris Fiorenzo, un anarchico: Gaetano Bresci, Milano, Il centro della copia, 1998.
  • Paolo Valera, I cannoni di Bava Beccaris, Milano, Giordano, 1966.
  • Raffaele Colapietra, BAVA BECCARIS, Fiorenzo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 7, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970. URL consultato il 28 agosto 2017. Modifica su Wikidata

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