Il dipinto è stato inizialmente attribuito al celebre paesaggista Giuseppe Bisi, sulla scorta di una firma apocrifa, e successivamente riferito a Fulvia Bisi, sua figlia e allieva. La pittrice si era distinta fin dal 1842 per la costante presenza alle annuali rassegne artistiche di Brera con un vasto repertorio di vedute milanesi e, in seguito, di paesaggi lombardi e ticinesi. Gli studi condotti in occasione della prima catalogazione della Collezione hanno proposto per la tela una datazione attorno al 1865 per le analogie stilistiche con Una strada nel bosco (Milano, Accademia di Belle Arti di Brera), anch’essa eseguita mediante una stesura pittorica di piccoli e rapidi tocchi di colore di matrice naturalista.

Non è possibile, tuttavia, affermare con certezza l’autografia del dipinto: la modesta qualità pittorica, la scarsa caratterizzazione delle figure e la serrata scansione dei piani prospettici non corrispondono alle prove mature dell’artista. L’impiego di una pennellata franta e la raffinata resa luministica contraddistinguono, infatti, l’attività pittorica della maturità che culmina nel 1872, con l’esecuzione di Un turbine (Milano, Galleria d'Arte Moderna), magistrale e intensa interpretazione del paesaggio lombardo.