Figline di Prato

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Figline di Prato
frazione
Figline di Prato – Veduta
Figline di Prato – Veduta
Il campanile della pieve
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Toscana
Provincia Prato
Comune Prato
Territorio
Coordinate43°55′22″N 11°05′27″E / 43.922778°N 11.090833°E43.922778; 11.090833 (Figline di Prato)
Altitudine115 m s.l.m.
Abitanti
Altre informazioni
Cod. postale59027
Prefisso0574
Fuso orarioUTC+1
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Figline di Prato
Figline di Prato

Figline è una frazione del comune di Prato e si trova a pochi chilometri a Nord-est del centro cittadino. Fa parte della circoscrizione nord.

Si trova in una valle tra il Monteferrato e i primi rilievi appenninici. Il borgo si è sviluppato lungo il corso del torrente Bardena e la "via di Cantagallo" verso Schignano.

Ospita il Museo della Deportazione, il Museo della Pieve di San Pietro e il Tabernacolo di Sant'Anna di Agnolo Gaddi.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'area risulta abitata fin da epoche remote, e sono stati trovati reperti ceramici dell'età del bronzo in località Fornaci[1] oltre che reperti litici nella vicina località di Galceti.

La toponomastica locale presenta termini riferiti da vari autori a una derivazione etrusca (Bardena, Vella).

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

L'abitato è comunque di origine medievale ed il suo sviluppo è probabilmente legato alla produzione di terrecotte. Le fornaci di Figline occupavano ai primi del Trecento ben sessanta persone circa. Il borgo si sviluppò soprattutto nel XIII e XIV secolo, e dal 1183 è documentata la chiesa dedicata a San Pietro che si trova al suo centro, diventata in seguito chiesa parrocchiale (pieve). La chiesa venne poi ampliata con l'aggiunta del transetto e del campanile a torre tra il XIII e il XIV secolo. L'interno conserva molti interessanti frammenti di una completa decorazione ad affresco, risalente prevalentemente alla seconda metà del XIV secolo.[2] Notevole il grande tabernacolo di Sant'Anna, attiguo alla chiesa, opera maestosa attribuita ad Agnolo Gaddi.

Il borgo, munito di mura, fece parte del distretto pratese e seguì le sorti della città nei lunghi conflitti con Pistoia. Nel 1329 fu assalito da parte di truppe di Pistoia e Montemurlo, che dettero alle fiamme l'abitato.

Una delle strade del centro storico con la lapide che ricorda i partigiani martiri

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Nei secoli scorsi la località era molto conosciuta per le sue due caratteristiche produzioni: i laterizi, prodotti nelle numerose fornaci che conobbero un forte sviluppo nel XVIII e XIX secolo e la pietra chiamata "verde di Prato", cavata poco distante dal centro abitato. In realtà le cave di Figline producevano diversi tipi di materiali litici:

  • il granitone, una durissima pietra (gabbro) utilizzata per produrre macine da mulino, nell'area sud-ovest del borgo, nei pressi del Rio delle Cave;
  • il serpentino, (marmo verde di Prato) nell'area a nord-ovest, ed in particolare in località Pian di Gello che ospita le cave più antiche, anche se molte cave sono state aperte su tutte le pendici che guardano l'abitato[3];
  • la pietra alberese, utilizzata anche per le murature a vista degli edifici più antichi del borgo, nell'area ad est.

XX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Durante la seconda guerra mondiale l'abitato di Figline fu teatro del tragico epilogo di uno degli episodi più importanti della Resistenza in Toscana. All'inizio del mese di settembre 1944 la formazione partigiana Bogardo Buricchi, attiva sul monte Javello, scende a valle per partecipare all'imminente liberazione di Prato, ma viene intercettata da reparti tedeschi. Dopo vari scontri, il 6 settembre, 31 partigiani vengono catturati, picchiati, sottoposti ad un processo sommario e giustiziati. Due partigiani riuscirono a fuggire[4]. Un medico tuttavia riuscirà a raggiungere la città di Prato e comunicare al comando americano dell'esecuzione in corso. Il comando americano, temendo un eccidio di massa, attivò un bombardamento dissuasivo che dette la possibilità all'ultimo partigiano rimasto in vita di togliersi la corda dal collo, scendere dal patibolo e fuggire. Le vittime furono 29. Un monumento in cemento e vetro posto a pochi metri dal luogo dell'eccidio contiene le corde usate per l'impiccagione ad imperitura memoria.

La zona è stata coinvolta dall'impetuoso sviluppo industriale e urbanistico pratese del XX secolo, riuscendo a conservare l'antico nucleo con struttura ed edifici medievali.

Toponimo[modifica | modifica wikitesto]

vista laterale della Pieve di San Pietro con il campanile

Figline deriva il suo nome (in comune con un'altra più importante località nel Valdarno superiore) dal latino "figalinae" (ceramiche, con evoluzione in "figuline" o "fegghine") che suggerisce quindi un luogo ove si lavorano argille per la fabbricazione di terrecotte e ceramiche. Tale etimologia è confermata dal fatto che per secoli Figline è stata sede di fornaci, alcune ancora superstiti, anche se non più in funzione.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Claudio Cerretelli,Prato e la sua provincia, Prato, 1996
  2. ^ Luciano Bellosi, Come un prato fiorito: studi sull'arte tardogotica, 2000, pag.83
  3. ^ Francesco Rodolico, Le pietre delle città d'Italia, Le Monnier, 1953
  4. ^ Michele di Sabato. Ricerche e documenti sulla resistenza pratese, Prato Pentalinea, 1995. Prato. Dalla guerra alla ricostruzione, 2006.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • F. Gurrieri e G. Maetzke, La pieve di Figline di Prato, Prato 1973

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN153640562 · LCCN (ENn83033532 · J9U (ENHE987007536512105171 · WorldCat Identities (ENlccn-n83033532