Fiamma olimpica dei XX Giochi olimpici invernali

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Voce principale: XX Giochi olimpici invernali.
La fiamma olimpica a Varese, 30 gennaio 2006

La fiamma olimpica dei XX Giochi olimpici invernali è stata accesa a Olimpia, in Grecia, il 27 novembre 2005 con la cerimonia rituale che precede ogni olimpiade.

La staffetta olimpica[modifica | modifica wikitesto]

La fiamma è stata accesa all'altare del tempio di Estia ad Olimpia il 27 novembre 2005: dopo essere sfilata davanti al monumento a Pierre de Coubertin, è stata consegnata al primo tedoforo, il saltatore con l'asta Konstadínos Filippídis. Dopo alcuni giorni di staffetta in Grecia, è stata ufficialmente consegnata al comitato organizzatore dei Giochi torinesi durante la tradizionale cerimonia allo stadio Panathinaiko di Atene il 7 dicembre seguente.

La fiamma è arrivata in Italia il giorno dopo, 8 dicembre, data in cui il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi l'ha consegnata, dopo una cerimonia nella piazza del Quirinale, al primo tedoforo italiano, Stefano Baldini, che ha dato inizio ad un viaggio per tutte le province del paese. La destinazione finale della fiamma era lo stadio Olimpico di Torino, dove nel corso della cerimonia inaugurale delle Olimpiadi, il 10 febbraio 2006, sarebbe stato acceso il braciere olimpico.

Tedoforo in attesa a Padova, 17 gennaio 2006

Il percorso della staffetta olimpica ha attraversato tutti i capoluoghi di provincia italiani e numerose altre località. La fiamma olimpica è stata portata anche all'estero, con brevi passaggi in tutti i paesi che confinano con l'Italia: Città del Vaticano (dove la fiaccola ha ricevuto la benedizione del papa Benedetto XVI), Malta, San Marino, Slovenia, Austria, Svizzera e Francia (dove la fiamma ha transitato per due città che nel passato hanno ospitato i Giochi Olimpici invernali, Grenoble e Albertville).

I tedofori sono stati selezionati dagli organizzatori dell'evento e da alcuni partner tra la fine di settembre e l'inizio di novembre 2005. La candidatura era aperta a tutti, e poteva essere effettuata compilando un modulo sul sito internet ufficiale. I candidati prescelti sono stati avvisati circa un mese prima della staffetta che dovevano compiere. Ad ogni tedoforo veniva fornita la divisa ufficiale, composta da tuta, berretto e guanti in lana targati Torino 2006; se lo desiderava, poteva acquistare la torcia numerata utilizzata nella propria frazione di staffetta al costo di 330 €. I tedofori della staffetta olimpica di Torino 2006 erano 10.000, più l'ultimo che, come vuole la tradizione, è stato tenuto segreto fino all'ultimo giorno. Tra i volti dei tanti tedofori che hanno preso parte al lungo viaggio della fiaccola Olimpica figura anche il nome di Roby Facchinetti, voce e tastierista dei Pooh, che accompagnò la fiaccola nella frazione di Bergamo, sua città natale.

La sera del 10 febbraio 2006, nel corso della cerimonia di apertura dei Giochi, la fiamma olimpica è stata portata all'interno dello Stadio Olimpico da Alberto Tomba, campione dello sci alpino, che ha dato inizio all'ultima parte della staffetta. Dopo di lui, la torcia è passata ai quattro componenti della staffetta italiana di sci di fondo che vinse l'oro a Lillehammer 1994: Maurilio De Zolt, Marco Albarello, Giorgio Vanzetta e Silvio Fauner. A De Zolt, il più anziano del gruppo, il compito di reggere la fiaccola nel tratto percorso dai quattro fondisti. La torcia è poi passata al piemontese Piero Gros, oro nello slalom speciale a Innsbruck 1976, poi a Deborah Compagnoni, tre volte campionessa olimpica nello sci alpino, ed infine alla fondista Stefania Belmondo, vincitrice di dieci medaglie olimpiche in carriera (record per lo sport italiano). La Belmondo, ultimo tedoforo, con la torcia ha acceso il complesso meccanismo che ha portato la fiamma in cima alla torre del braciere olimpico tra i fuochi d'artificio.

La torcia olimpica[modifica | modifica wikitesto]

La torcia di Torino 2006

La torcia olimpica, progettata e costruita da Pininfarina, è in acciaio, con una forma che ricorda contemporaneamente uno sci e la Mole Antonelliana. Alta 770 mm e larga 105, pesa 1,9 kg. Ha un guscio esterno in lega di alluminio fuso in conchiglia, mentre la parte funzionale interna è in acciaio, rame e tecnopolimeri. L'esterno presenta una verniciatura resistente alle alte temperature.

Le torce delle Olimpiadi di Torino bruciano grazie a un brevetto, firmato Cavagna Group, di un componente indispensabile: la fiamma, infatti, è alimentata da una miscela di idrocarburi (40% propilene, 60% butano) contenuta in una bombola di alluminio su cui è stato installato un regolatore per la riduzione della pressione, sviluppato e prodotto da Cavagna Group. Il regolatore ha la funzione di controllare la pressione del gas contenuto nella bombola, anche in caso di corsa molto veloce del tedoforo e di raffiche di vento da 120 km/h. Anche il colore giallo-arancione e una particolare consistenza della fiamma, necessari per motivi di immagine e resa televisiva, sono frutto dello studio e della messa a punto della tecnologia del regolatore da parte di Cavagna Group[1].

La fiaccola ha una autonomia di 12 minuti e funziona ad un'altitudine che va dal livello del mare fino a 5000 m, con temperature comprese tra −20 °C e 25 °C.

Contestazioni[modifica | modifica wikitesto]

Al passaggio della fiamma olimpica, in alcune città (tra le quali Pisa, Genova, Bologna, Parma, Padova, Venezia, Trieste, Bergamo, Brescia, Milano) si sono verificati episodi di contestazione contro uno degli sponsor della manifestazione, la Coca-Cola, che è oggetto di una campagna di boicottaggio mondiale[senza fonte] lanciata dal sindacato colombiano SINALTRAINAL.

L'azienda sponsorizza i giochi olimpici da lungo tempo ed è classificata sul sito ufficiale delle olimpiadi Archiviato il 27 ottobre 2005 in Internet Archive. come "Worldwide Partner" assieme a Atos Origin, General Electric, Kodak, Lenovo, Manulife, McDonald's, Omega, Panasonic, Samsung e Visa. Il suo contributo economico alla manifestazione è rilevante e la sua sponsorizzazione gode di estrema visibilità: questo spiega la strategia degli attivisti che hanno scelto di contestare il passaggio del tedoforo per colpire la multinazionale.

Alle contestazioni si sono inoltre associati gruppi di militanti del movimento NO TAV che si oppone alla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione in val di Susa.

Il 18 dicembre 2005, durante il passaggio a Genova, un gruppo di manifestanti è riuscito a bloccare il percorso della fiamma ed a spegnere la torcia per alcuni minuti. Il 23 gennaio 2006, durante il passaggio a Trento, per la prima volta nella storia dei Giochi,[senza fonte]un gruppo di contestatori è riuscito a strappare per qualche minuto la fiamma dalle mani della tedofora Eleonora Berlanda.

A livello istituzionale i commenti sulle contestazioni sono stati quasi tutti di condanna, se si escludono le formazioni politiche di sinistra più vicine al movimentismo, ovvero Verdi, Rifondazione e Comunisti italiani. Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, appartenente ai DS, ha avuto dure parole di riprovazione nei confronti dei manifestanti; il ministro Pisanu ha affermato che il rischio maggiore per il buono svolgimento delle olimpiadi sarebbero i gruppi antagonisti e no global.

Il percorso completo[modifica | modifica wikitesto]

La fiaccola trasportata nell'ultima tappa da una barca della Reale Società Canottieri Cerea, 10 febbraio 2006

Il percorso della fiaccola dall'8 dicembre 2005 al 9 febbraio 2006:

Il braciere olimpico[modifica | modifica wikitesto]

Il braciere olimpico di Torino 2006

Il braciere dello Stadio Olimpico, anch'esso disegnato da Pininfarina come la torcia, con i suoi 57 metri di altezza è il più alto in tutta la storia dei Giochi olimpici. Eretto all'esterno dello stadio lungo l'asse nord-sud, si compone di cinque tubi di 60 centimetri di diametro disposti in cerchio, che si torcono nella parte finale attorno ad un sesto tubo posto al centro.

È stato acceso la sera del 10 febbraio nel corso della cerimonia di apertura, ed ha continuato ad ardere fino al 26 febbraio, giornata conclusiva dei Giochi. Come tradizione, è stato spento nel corso della cerimonia di chiusura. Come per molti bracieri moderni, è stato riacceso per le Paralimpiadi ed è stato conservato anziché smantellato.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Marco Sampognaro, La Brescia che lavora per le Olimpiadi, in Giornale di Brescia, 01/12/2005.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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