Federico di Büren

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Federico di Büren
Conte nel Riesgau
Stemma
Stemma
Nascita1020 circa
Morteante 1053
Luogo di sepolturaAbbazia di Lorch
Casa realeHohenstaufen
PadreFederico
ConsorteIldegarda di Egisheim
FigliLudovico
Adelaide
Ottone
Federico
Corrado/Kuno
Walther

Federico di Büren (in tedesco Friedrich von Büren e in latino Fridericus de Buren) (1020 circa – prima del 1053) è stato un nobile tedesco, il primo Hohenstaufen sicuramente esistito.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Federico fu a lungo considerato un conte nel Riesgau[1], dove Weller dimostrò che i due conti Federico (Federico, forse da identificare con un suo omonimo) documentati in Riesgau nel 1030 e 1053 con i loro nomi identici non potevano essere considerati automaticamente e con questo unico argomento i suoi predecessori agnatici. Secondo Bühler, suo padre Federico e suo nonno dallo stesso nome sono documentati nella Remstal (valle di Rems). Finora non è stato trovato alcun documento che consenta di individuare le origini di questa famiglia. Federico è considerato l'antenato di Hohenstaufen, dinastia che espresse nel XII secolo diversi duchi, re e imperatori del Sacro Impero. Il loro nome, attribuito più tardi, è legato al castello di Hohenstaufen, fondato da suo figlio, il duca Federico I di Svevia.

Non sappiamo, nonostante la pubblicazione di Hansmartin Decker-Hauff, oggi smontata, dei nomi del padre e del nonno di Federico di Büren. Nella tavola genealogica che l'imperatore Federico I Barbarossa fece redigere per legittimare il divorzio dalla prima moglie Adelaide di Vohburg, sono presenti i nomi del padre e del nonno, anch'essi di nome Federico. Secondo Bühler, vivevano a Remstal. Secondo Ottone di Frisinga, zio di Federico Barbarossa, la famiglia deteneva il titolo di conte.

Weller, nella sua nota esplicativa n.11, avverte che la pubblicazione di Hansmartin Decker-Hauff citata di seguito è un'ulteriore prova della falsità e del carattere fantasioso di questo autore tedesco, un fatto che fu scoperto solo molto tempo dopo la sua morte, nel 1992. Purtroppo un vasto pubblico aveva ormai dato per assodato il suo "fantasioso" articolo del 1977, pubblicato nel vol. III dei cataloghi della mostra "Die Zeit der Staufer" (in italiano "Il tempo degli Hohenstaufen") del Württembergisches Landesmuseum.

In una genealogia di Wibaldo di Stavelot, viene indicato come Fridericus de Buren[2]. Senza prove o fonti, Büren è spesso identificato con l'attuale Wäschenbeuren, una città situata vicino al castello di Hohenstaufen[1]. Il Wäscherschloss, un castello in questa città, fu costruito solo nel XIII secolo. Tuttavia, sulla motta di Burren, che si trova a 600 metri a ovest dell'attuale castello, gli scavi nel 1957 hanno portato alla luce le fondamenta di una torre muraria risalente all'XI secolo[3][4], un'epoca comunque tarda per essere il castello originario di questa famiglia[5].

Federico fu sepolto nell'antica chiesa romanica del monastero di Lorch, fondata da suo padre per i Canonici Regolari di Sant'Agostino. I suoi resti potrebbero essere stati trasferiti nel 1140, durante la sepoltura di suo figlio, dal retro della collegiata alla tomba del monastero di Lorch. Sotto l'abate Nikolas Schenk di Arberg, nel 1475, tutte le tombe degli Staufen della navata furono aperte dalla scalinata del coro per raccogliere i loro resti in una tomba, che si trova nella navata della chiesa abbaziale: questo luogo potrebbe essere dove Federico di Bueren venne sepolto[6].

Famiglia e figli[modifica | modifica wikitesto]

Federico sposò intorno al 1042 Ildegarda di Schlettstadt (da Sélestat), figlia del conte Gerardo [III] di Egisheim-Dagsbourg[1] (e non di Ottone II di Svevia della dinastia degli Azzoni, come da precedente storiografia) e morta nel 1038. Essa proveniva, da parte materna, da un'illustre famiglia dell'Alsazia, gli Eticonidi. Suo zio era il vescovo Bruno di Toul, il futuro papa Leone IX. Ildegarda, erede di vaste proprietà in Alsazia, gli diede sette figli[1]. Alcuni di essi sono menzionati nelle carte di Ildegarda (1094) a favore dell'abbazia di Conques:

  • Adelaide (1045 circa - † estate 1094 circa)[1];
∞ 1 Ottone, conte palatino (matrimonio incerto) oppure Ottone, Edelfreier (nobile libero) von den Fildern[7];
∞ 2 Berengario il Vecchio di Stubersheim.
∞ 1086/1087 Agnese di Waiblingen, principessa e figlia dell'imperatore Enrico IV di Franconia della dinastia salica, sorella di dell'imperatore Enrico V; il luogo di Waiblingen fu da allora legato alla dinastia salica grazie al famoso storico della famiglia Hohenstaufen Ottone di Frisinga, figlio di Agnese dalla sua seconda unione con il margravio d'Austria Leopoldo III nel 1106, e quindi zio dell'imperatore Federico I Barbarossa. Ottone parlò di "Heinriche von Waiblingen" quando scrisse sulla dinastia salica.
  • Corrado/Kuno (1048/1049 circa - † tra l'autunno 1094 e il mese di luglio 1095)[1];
  • Walther (1049/1050 circa - † dopo il 23 luglio 1095 o prima del 1103)[1].

Presunto figlio[modifica | modifica wikitesto]

  • Manegoldo il Vecchio (1043 circa - † l'estate del 1094)[1] , conte palatino di Svevia intorno al 1070/75 alla morte, forse da identificare con Manegold il Vecchio di Sigmaringen[7]. Non compare nella carta del 1094 ∞ Adelaide della dinastia degli Adalbert o Hupaldinger (antenati dei conti di Dillingen). Egli non sarebbe un figlio di Federico di Büren.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k Hansmartin Decker-Hauff: Das Staufische Haus, in: Württembergisches Landesmuseum (Hrsg.): Die Zeit der Staufer. Geschichte - Kunst - Kultur, Stuttgart 1977, Band III, S. 339–374, hier: S. 343–347. Questo studio è stato però confutato.
  2. ^ Wibaldi Epistolae, ed. Philipp Jaffé, Monumenta Corbeiensia, Berlin, 1864, S. 547.
  3. ^ Hartwig Zürn: Ausgrabungen auf dem "Burren" bei Wäschenbeuren (Kr. Göppingen). In: Württembergischer Geschichts- und Altertumsverein (Hrsg.): Fundberichte aus Schwaben, Neue Folge 15, Stuttgart 1959, S. 110–115.
  4. ^ Günter Schmitt: Burgenführer Schwäbische Alb. Band 1 Nordost-Alb. Biberach 1988, S. 89–94. Hier: S. 91.
  5. ^ Hans-Martin Maurer: Der Hohenstaufen. Geschichte der Stammburg eines Kaiserhauses. Stuttgart/Aalen 1977, S. 18.
  6. ^ Peter Koblank: Staufergräber. Nur wenige der prominentesten Staufer sind in Deutschland bestattet [archive] auf stauferstelen.net. Abgerufen am 12. Juli 2014.
  7. ^ a b c Rolf Deutschle/Herbert Raisch: Kloster Denkendorf, die Württemberger und die Staufer, in: Hohenstaufen/Helfenstein, Band 7, 1997, S. 47 u. S. 52

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (DE) Tobias Weller, Auf dem Weg zum "staufischen Haus", Zu Abstammung, Verwandtschaft und Konnubium der frühen Staufer, in: Hubertus Seibert / Jürgen Dendorfer (éditeurs), Grafen, Herzöge, Könige, Der Aufstieg der frühen Staufer und das Reich (1079-1152), Ostfildern (Jan Thorbecke Verlag) 2005; avec la critique sévère et justifiée de l'article et la personne de Hansmartin Decker -Hauff (1917-1992), cité en bas; cf. aussi sa biographie chez la wikipédia.de (allemande)
  • (DE) Heinz Bühler, Schwäbische Pfalzgrafen, frühe Staufer und ihre Sippengenossen, dans: Jahrbuch des Hostorischen Vereins Dillingen 77, 1975
  • (DE) Heinz Bühler, Wie kommen die frühen Staufer ins Remstal ?, dansn: Zeitschrift für württembergische Landesgeschuchte 50, 1991, S. 37-49

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN80437486 · CERL cnp01149159 · GND (DE136022944
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