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Federico Seneca

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Federico Seneca

Federico Seneca (Fano, 9 agosto 1891Casnate con Bernate, 16 novembre 1976) è stato un pubblicitario, disegnatore e grafico italiano, uno dei più importanti cartellonisti pubblicitari italiani..

Nacque a Fano il 9 agosto 1891 da Temistocle Bernardino, originario di Carpineto Romano e Maria Antonia Mauruzi, dei conti della Stacciola, di Fossombrone.[1]

Formazione ed esordi

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Dopo la formazione classica studiò disegno al Regio Istituto di Belle Arti di Urbino diplomandosi il 6 settembre 1911 per poi insegnare, tornato nella città natale, alle Scuole Normali di Fano e a lavorare come cartellonista.[1] Il suo esordio fu nel 1912 con il manifesto Fano stazione balneare in cui «accanto alle chiare influenze del filone tradizionale della cartellonistica d’autore e a una sensibilità ancora spiccatamente pittorica, già compaiono in nuce le componenti destinate a costituire il suo originalissimo marchio grafico» mentre restano ignote altre attività, anche formative, sino all'arruolamento nella prima guerra mondiale,[1] durante la quale combatté sul fronte italo-austriaco, dapprima negli alpini e successivamente come pilota, anche su idrovolanti. Conobbe Gabriele D'Annunzio, oltre ai colleghi Francesco Baracca, Francesco de Pinedo e Fontana, coi quali condivise una lunga amicizia, l’esperienza come aviatore e la passione per l’arte.[2]

Attività artistica

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Rientrato dal conflitto e decorato con la croce di guerra, tra il 1919 e il 1920 iniziò la sua grande e proficua collaborazione con l'azienda dolciaria Perugina[1] trasferendosi a Perugia, coprendo il ruolo di responsabile dell’ufficio pubblicità ed entrando in contatto con l’ambiente artistico locale, dominato all’epoca dal pittore Gerardo Dottori, protagonista del secondo Futurismo e tra gli autori del Manifesto dell’aeropittura (1929).

Al periodo perugino si deve la sua forse più iconica opera grafica, il logo del Bacio Perugina nato dalla rielaborazione del famoso Bacio di Hayez ma in accezione chiaroscurale, poi declinato nelle varie immagini pubblicitarie come in quella dei Baci Cioccolato Perugina, con radici nell'innovazione già avviata dai cartellonisti Leopoldo Metlicovitz e Marcello Dudovich.[1]

Dopo gli iniziali rapporti con la tradizione accademica, visibili nei suoi primi manifesti (La Perugina – Cioccolato, 1920), si avvicinò agli ambienti europei da metà degli anni Venti, dove dal 1924 in poi si rilevò importante il contatto con il Futurismo, come in Coppa Perugina «dove il colore si sfilaccia, come stemperato e tagliato dal vento e dalla velocità»: indicativa di tale periodo fu la dedica di Filippo Tommaso Marinetti nel 1928 sul registro delle visite alla ditta Perugina «Bravo, Seneca magnifico futurista del Cartello – Reclamè! F. T. Marinetti».[3]

Tra il '24 e il '27 realizzò quattro manifesti per la Coppa della Perugina, corsa automobilistica istituita nel 1924 da Giovanni Buitoni, nelle quali arrivò un suo avvicinamento alle forme futuriste assimilabili a Boccioni, tralasciando del tutto quelle tardo-liberty e solo momentaneamente quelle cubiste, a lui più congeniali, ottenendo infine l'idea del movimento «giocando con i punti di vista, con le deformazioni ottiche e con un colore dalla consistenza non più compatta, ma filamentosa»: gli anni Venti si possono così definire come il periodo di maturazione dell'espressione espressiva di Seneca la cui produzione si contraddistinse per sapiente commistione di elementi di matrice futurista e cubista con i volumi tipici del “ritorno all'ordine”, giungendo ad armonici risultati nonostante le opposte componenti[1] e con elementi riconducibili al Depero futurista.[senza fonte]

Coppa della Perugina, Maserati Tipo 26 Sterlich, 1927
Coppa della Perugina, 1927

Il 1925 vide sia il matrimonio con la perugina Sofia Santini il 27 dicembre (con la quale nel 1934 avrà l'unico figlio, Bernardino) che l’inizio della collaborazione in qualità di direttore dell’ufficio pubblicità con il pastificio Buitoni, unitosi in quell'anno alla Perugina, curandone, tra le varie cose, la campagna della Pastina glutinata, nei cui manifesti si nota sia l'impronta della grafica postcubista sia quella di Leonetto Cappiello e che diedero nota anche di intuire il processo creativo tipico di Seneca. Nel 1929, ottenne a Monaco di Baviera il 1º premio alla Mostra Internazionale del Manifesto.[2]

L'attività alla Perugina/Buitoni si interruppe nel 1932 quando Seneca da Perugia si trasferì a Milano, dove aveva aperto il proprio studio: fu il culmine della sua carriera, lavorando per le più importanti ditte italiane tra cui Rayon, Cinzano, Talmone, STIPEL,[2] e Fiat.

Non ebbe altrettanta fortuna la fondazione di un’azienda nel settore plastico (1936), insuccesso che lo fece tornare, dopo una pausa di una quindicina d'anni, comprendente anche l'interruzione dovuta alla seconda guerra mondiale, alla primaria attività di grafico, collaborando come consulente pubblicitario dal 1950 al 1958 con grandi aziende come Agip, Agipgas, Chlorodont, nuovamente Cinzano, Energol, Lane BBB Monza, Modiano, Montecatini, Naylon, Pibigas, l'Amaro Ramazzotti.[1]

Nei manifesti dei primi anni Cinquanta, Seneca sembrò giungere a una nuova sintesi formale, preludio però del definitivo abbandono dell'attività grafica: dal 1955 il lavoro dello studio milanese aveva iniziato a procedere a ritmo moderato per poi chiudere a fine decennio. Assieme al figlio, nel 1956 avviò anche un’impresa artigianale, presto abbandonata a causa delle condizioni di salute sempre più precarie di Federico, che lo porteranno al ritiro definitivo dal lavoro e al trasferimento con la famiglia a Casnate con Bernate, dove morirà il 16 novembre 1976.[1][2]

Processo creativo

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«Per studiare gli atteggiamenti e rendere la forma stilizzata, Seneca mi disse che in un primo tempo modellava le figure con un grosso fil di ferro, mentre trovò poi più adatto ed efficace renderle in plastilina: anche perché così facendo poteva fare delle prove di colore»

Per l’ideazione delle sue opere Seneca partiva appunto da un'anima di fil di ferro sulla quale plasmava il modellino di gesso il quale infine, sotto una forte fonte luminosa, gli permetteva di studiare e calibrare le volumetrie e i «drammatici rapporti chiaroscurali», dando particolare attenzione ai rapporti di vuoti-pieni e luce-ombra per poi passare, qualora fosse soddisfatto del risultato, al segno grafico vero e proprio.[1] La scritta che accompagnava tale segno sarebbe divenuta un’icona (come per i Baci della Perugina) o la definizione di un intero manifesto (Cinzano Soda del 1951, dove due semplici tratti identificano una figura nell’atto di bere).[3] Nonostante la bidimensionalità del manifesto, si può così evincere quanto Seneca prediligesse la ricerca plastica, indagine all'epoca riscoperta anche da alcune correnti artistiche italiane quali Novecento e Valori plastici.[1]

«Ritornando alla grafica pubblicitaria, ecco un altro perfetto creatore, Seneca, che lavora soprattutto per la Perugina, proponendo manichini densi, compatti, perfettamente chiaroscurati, fasciati cioè da zone d'ombra che sembrano impastarli, reggerli, aiutandoli quasi a balzar fuori dalla superficie per acquisire un rilievo statuario autonomo. Davvero in quegli anni arti maggiori e «minori» (del mobilio, dell'arredo, del soprammobile) lavorano gomito a gomito, o meglio, ignorano gli steccati, dando luogo a un'unica grande officina ciclopica, compiaciuta dei suoi gonfiori.»

Principali manifesti

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Federico Seneca, immagine pubblicitaria dei Baci Cioccolato Perugina, 1923.
  • 1920 - La Perugina - Cioccolato
  • 1922 - Ramazzotti
  • 1922 - Cacao Perugina
  • 1925 - Pastina Glutinata Buitoni
  • 1929 - Buitoni
  • 1930 - Modiano
  • 1930 - Cacao Perugina
  • 1951 - Pibigas
  • 1951 - Cinzano Soda

Opere in collezioni pubbliche

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Alcune suo opere sono conservate al Museo Civico “Luigi Bailo” di Treviso, nella Civica Raccolta “A. Bertarelli”[4] al Castello Sforzesco di Milano[5] e nella raccolta privata di Casa Seneca a Cucciago.[6]

Gli sono state dedicate mostre a Fano (1998), Chiasso, Perugia e Treviso.[7]

1929 - 1º premio della Mostra Internazionale del Manifesto, Monaco di Baviera.

  1. ^ a b c d e f g h i j Tiziana Trippetta, SENECA, Federico, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 92, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2018. URL consultato il 19 ottobre 2025.
  2. ^ a b c d Sito ufficiale, su federicoseneca.it. URL consultato il 19 ottobre 2025.
  3. ^ a b c Processo creativo, su www.federicoseneca.it. URL consultato il 21 ottobre 2025.
  4. ^ Refuso Civica Raccolta “A. Bertalli” in Opere su www.federicoseneca.it.
  5. ^ ”Cerca immagini” per “Federico Seneca”, su graficheincomune.comune.milano.it. URL consultato il 23 ottobre 2025.
  6. ^ Opere, su www.federicoseneca.it. URL consultato il 21 ottobre 2025.
  7. ^ Mostre, su www.federicoseneca.it. URL consultato il 19 ottobre 2025.
  • Federico Seneca in: AA.VV., Le Garzantine. Arte, Milano, Garzanti, 2005.
  • Alberto Casella, Paola Morelli e Marco Cicolini, Catalogo Bolaffi del manifesto italiano. Dizionario degli illustratori, Torino, G. Bolaffi, 1995.
  • Edigeo (a cura di), Enciclopedia dell'arte Zanichelli, Bologna, Zanichelli, 2004, ISBN 88-08-22390-6.
  • Giorgio Fioravanti, Il dizionario del grafico, Bologna, Zanichelli, 1993, ISBN 88-08-14116-0.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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