Federazione di Bosnia ed Erzegovina

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Federazione di Bosnia ed Erzegovina
entità
(BSHR) Federacija Bosne i Hercegovine
(SR) Федерација Босне и Херцеговине
Federacija Bosne i Hercegovine
Federazione di Bosnia ed Erzegovina – Stemma
Federazione di Bosnia ed Erzegovina – Bandiera
Federazione di Bosnia ed Erzegovina – Veduta
Federazione di Bosnia ed Erzegovina – Veduta
Sarajevo
Localizzazione
StatoBandiera della Bosnia ed Erzegovina Bosnia ed Erzegovina
Amministrazione
Capoluogo Sarajevo
PresidenteLidija Bradara (HDZ)
Primo ministroNermin Nikšić (SDP)
Data di istituzione14 dicembre 1995
Territorio
Coordinate
del capoluogo
43°50′51.36″N 18°21′23.04″E / 43.8476°N 18.3564°E43.8476; 18.3564 (Federazione di Bosnia ed Erzegovina)
Altitudine1 126 m s.l.m.
Superficie26 110,5 km²
Abitanti2 500 000 (2013)
Densità95,75 ab./km²
Entità confinantiDistretto di Brčko, Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina
Altre informazioni
LingueBosniaco, croato, serbo[1]
Fuso orarioUTC+1
ISO 3166-2BA-BIH
Cartografia
Federazione di Bosnia ed Erzegovina – Localizzazione
Federazione di Bosnia ed Erzegovina – Localizzazione
Sito istituzionale

La Federazione di Bosnia ed Erzegovina (in bosniaco, croato e serbo: Federacija Bosne i Hercegovine (FBiH) / Федерација Босне и Херцеговине (ФБиХ), IPA: federǎːtsija bôsneː i xěrtseɡoʋineː), comunemente nota come federazione croato-musulmana,[2][3] è, insieme alla Repubblica Serba, una delle due entità che compongono lo Stato della Bosnia ed Erzegovina.

È abitata principalmente da bosgnacchi e croati bosniaci.

La Federazione di Bosnia ed Erzegovina è composta da 10 cantoni autonomi con i propri governi. Viene chiamata anche semplicemente "federazione" (federacija).

La Federazione fu creata dagli Accordi di Washington del 1994, che pose fine alla parte del conflitto in cui i croati bosniaci combattevano con i bosgnacchi. Ha istituito un'assemblea costituente che ha continuato il suo lavoro fino all'ottobre 1996. La Federazione ha una capitale, governo, presidente, parlamento, servizi doganali e di polizia, due sistemi postali e una compagnia aerea (BH Airlines). Aveva il suo esercito, l'esercito della Federazione di Bosnia ed Erzegovina, che è stato fuso con l'esercito della Republika Srpska per formare le forze armate della Bosnia ed Erzegovina. La capitale e la città più grande è Sarajevo con 438.443[4] abitanti e la popolazione totale di 688.354 nella sua area metropolitana.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Guerra bosniaca[modifica | modifica wikitesto]

L'esercito popolare jugoslavo (JNA) dominato dai serbi attaccò la Croazia dalla Bosnia ed Erzegovina.[5] Il loro primo obiettivo fu il villaggio di Ravno che fu attaccato il 2 novembre 1991 e completamente distrutto.[5] La Jugoslavia effettuò un blocco economico alla Bosnia ed Erzegovina, cercando così di mantenerla come parte della Jugoslavia.[6]

La leadership bosniaca era ancora indecisa nei riguardi di un conflitto importante, quindi i croati furono i primi a partecipare alla guerra. Organizzarono unità militari, le forze di difesa croate (HOS) nel novembre 1991 e il Consiglio di difesa croato nell'aprile del 1992. Queste unità erano in parte composte da bosniaci. La difesa territoriale della Bosnia ed Erzegovina, in seguito l'esercito della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina si organizzò efficacemente nell'autunno del 1992. Nelle zone controllate dai serbi, i serbi eseguirono omicidi di massa, pulizia etnica dei non serbi, principalmente bosniaci e croati, stabilirono campi di concentramento e distrussero l'eredità culturale bosniaca e croata. Nel novembre del 1992 i serbi avevano conquistato il 70% del territorio della Bosnia ed Erzegovina e tenuto Sarajevo in un limbo, terrorizzando la popolazione con bombardamenti e costante fuoco di cecchini.

La creazione di una repubblica croata di Herzeg-Bosnia era una questione controversa per i bosniaci. I croati accusarono i bosgnacchi di volere islamizzare del paese e di volere imporre il dominio bosgnacco in tutte le aree. Così ritirarono i rappresentanti etnici croati dal Parlamento, dal governo e dalla presidenza. A causa delle espulsioni dei serbi bosniaci, i bosgnacchi si trasferirono in altre zone, interrompendo così l'area dei croati e modificando il loro rapporto prebellico. Le dispute politiche e gli incidenti minori nella Bosnia centrale e settentrionale e nell'Erzegovina settentrionale e centrale portarono alla guerra croato-bosniaca nel novembre 1992.

Il piano Vance-Owen venne presentato nel gennaio 1993. Venne pianificato di creare 10 cantoni sul territorio di tutta la Bosnia ed Erzegovina. Questo piano aumentò il conflitto tra croati e bosgnacchi. L'esercito della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina (ARBiH) lanciò quattro offensive e conquistò una vasta area che era sotto il controllo dell'HVO; quasi tutta la Bosnia centrale (tranne Novi Travnik, Vitez, Busovača, Kiseljak, Kreševo e Žepče e le aree più vaste intorno a quelle città e Usora, parte del comune di Travnik, Zavidovići e parte del comune di Vareš) e parte dell'Erzegovina, Konjic, Jablanica e parti orientali e settentrionali di Mostar.

I crimini contro i civili vennero commessi da entrambe le parti. L'ostilità tra croati e bosniaci si concluse con la mediazione degli Stati Uniti e la firma dell'accordo di Washington il 18 marzo 1994. La cooperazione tra croati e bosniaci venne rinnovata e la Federazione di Bosnia ed Erzegovina, una zona controllata dai bosgnacchi e dai croati. Ci fu anche una proposta per creare una confederazione tra Federazione di Bosnia ed Erzegovina e Repubblica di Croazia.[senza fonte]

Il comando congiunto di ARBiH, HVO e dell'esercito croato (HV) venne istituito nel marzo 1995. La stretta cooperazione tra croati e bosniaci venne fatta attraverso l'accordo di Spalato: i capi musulmani della Bosnia ed Erzegovina permisero all'esercito croato di liberare la parte occidentale della Bosnia ed Erzegovina in collaborazione con l'ARBiH. Dopo l'Operazione Tempesta, il cerchio serbo attorno a Bihać fu rotto e gli eserciti croati e bosniaci continuarono a liberare la Bosnia occidentale. Le Nazioni Unite tentarono senza successo di stabilire la pace in Bosnia-Erzegovina cercando di creare una struttura di successo per la Bosnia ed Erzegovina. I serbi lanciarono un attacco contro la città di Bihać, protetta dall'ONU, ma vennero fermati dall'esercito croato durante l'operazione Tempesta. I successi militari congiunti croato-bosniaci hanno reso possibili i negoziati di pace.[senza fonte]

Creazione[modifica | modifica wikitesto]

Parti della Federazione controllate dai croati e dai bosgnacchi nel 1997

     Aree controllate dai bosgnacchi

     Repubblica Croata dell'Erzeg-Bosnia

Lo stesso argomento in dettaglio: Accordi di Washington.

Le basi per la creazione della Federazione di Bosnia ed Erzegovina furono stabilite dall'Accordo di Washington del marzo 1994.[7] In base all'accordo, il territorio combinato detenuto dall'esercito della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina e le forze del Consiglio di difesa croato dovevano essere divisi in dieci cantoni autonomi. Il sistema cantonale venne selezionato per prevenire il dominio di un gruppo etnico rispetto ad un altro.

L'accordo di Washington venne attuato durante la primavera del 1994, convocando l'Assemblea Costituente della Federazione di Bosnia ed Erzegovina. Il 24 giugno, l'Assemblea costituzionale adottò e proclamò la Costituzione della Federazione di Bosnia ed Erzegovina.[8]

Nel 1995, le forze governative bosniache e le forze bosniache croate della Federazione di Bosnia ed Erzegovina sconfissero le forze della Regione Autonoma della Bosnia Occidentale e questo territorio fu aggiunto alla federazione.

Confine geografico[modifica | modifica wikitesto]

La linea di Confine Inter-Entità (LCIE) che distingue le due entità della Bosnia ed Erzegovina corre essenzialmente lungo le linee militari come esistevano alla fine della guerra bosniaca, con aggiustamenti (soprattutto nella parte occidentale del paese e intorno a Sarajevo), come definito dall'accordo di Dayton. La lunghezza totale della LCIE è approssimativamente di 1.080 km. La LCIE è una demarcazione amministrativa e non controllata da militari o polizia e vi è libertà di movimento.[9]

Cinque dei cantoni (Una-Sana, Tuzla, Zenica-Doboj, Podrinje bosniaco e Sarajevo) sono cantoni a maggioranza bosniaca, tre (Posavina, Erzegovina occidentale e Cantone 10) sono cantoni a maggioranza croata e due (Bosnia centrale ed Erzegovina- Neretva) sono "etnicamente misti", nel senso che esistono procedure legislative speciali per la protezione dei gruppi etnici costituenti.[10]

Una parte significativa del distretto di Brčko faceva anche parte della Federazione; tuttavia, quando il distretto fu creato, divenne territorio condiviso di entrambe le entità, ma non fu posto sotto il controllo di nessuno dei due, ed è quindi sotto la diretta giurisdizione della Bosnia-Erzegovina.[11] Attualmente la Federazione di Bosnia ed Erzegovina ha 79 comuni.[9]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

La Federazione di Bosnia ed Erzegovina comprende il 51% del territorio bosniaco ed è abitata da circa il 62,85% della popolazione totale del paese.[12] Tutte le informazioni riguardanti la popolazione, comprese le composizioni etniche, sono soggette ad errori a causa della mancanza di censimenti ufficiali dopo la guerra (l'ultimo risale al 1991).
Nel 2002 la popolazione della Federazione fu stimata intorno ai 2,5 milioni di persone, di cui l'80% bosgnacchi, 14% croati, 4,4% serbi e 1% altri.
La popolazione serba è diminuita molto dopo il 1991 a causa della pulizia etnica avvenuta durante la guerra bosniaca; alcuni serbi hanno deciso di tornare dall'esilio nella Republika Srpska, andando a formare maggioranze etniche nelle municipalità di Drvar, Bosansko Grahovo, Glamoč e Bosanski Petrovac.

Anno Bosgnacchi % Croati % Serbi % Jugoslavi % Altro % Totale
1991 1.423.593 52,3% 594.362 21,9% 478.122 17,6% 161.938 5,9% 62.059 2,3% 2.720.074
2013 1.562.372 70,4% 497.883 22,44% 56.550 2,41% 79.838 3,6% 2.219.220
Composizione etnica nel 1991 (prima della guerra)
Composizione etnica nel 2013
Città principali della Bosnia ed Erzegovina
Censimento 2013[13]
Pos. Città Provincia Popolazione Pos. Città Provincia Popolazione
1 Sarajevo Federazione di Bosnia ed Erzegovina 356,454 11 Zvornik Republika Srpska 58,856
2 Banja Luka Republika Srpska 185,042 12 Živinice Federazione di Bosnia ed Erzegovina 57,765
3 Tuzla Federazione di Bosnia ed Erzegovina 110,979 13 Bihać Federazione di Bosnia ed Erzegovina 56,261
4 Zenica Federazione di Bosnia ed Erzegovina 110,663 14 Travnik Federazione di Bosnia ed Erzegovina 53,482
5 Bijeljina Republika Srpska 107,715 15 Gradiška Republika Srpska 51,727
6 Mostar Federazione di Bosnia ed Erzegovina 105,797 16 Gračanica Federazione di Bosnia ed Erzegovina 45,220
7 Prijedor Republika Srpska 89,397 17 Lukavac Federazione di Bosnia ed Erzegovina 44,520
8 Brčko Distretto di Brčko 83,516 18 Tešanj Federazione di Bosnia ed Erzegovina 43,063
9 Doboj Republika Srpska 71,441 19 Sanski Most Federazione di Bosnia ed Erzegovina 41,475
10 Cazin Federazione di Bosnia ed Erzegovina 66,149 20 Velika Kladuša Federazione di Bosnia ed Erzegovina 40,419


Politica[modifica | modifica wikitesto]

Il governo e la politica della Federazione sono dominati da due grandi partiti, il Partito di azione democratica (Stranka demokratske akcije, SDA) e l'Unione democratica croata di Bosnia ed Erzegovina (Hrvatska demokratska zajednica, HDZ).[14]

Le istituzioni a livello di entità includono:

Dato che i bosgnacchi compongono circa il 70,4% della popolazione della Federazione, i croati il 22,4% e i serbi solo il 2% circa, la Camera dei Popoli del Parlamento (con pari rappresentanza per tutte e tre le nazionalità) dovrebbe garantire che gli interessi di croati, serbi e minoranze nazionali siano rappresentati in modo equo durante la creazione del governo e nel processo legislativo. Dal 2001-02 e gli emendamenti imposti dall'estero alla costituzione e alle leggi elettorali, i croati bosniaci affermarono che il sistema elettorale per i deputati alla Camera dei popoli fosse truccato, privandoli dei loro diritti di rappresentanza e permettendo di fatto ai bosgnacchi di controllare la maggioranza anche nella camera superiore.[15] In particolare, dopo il 2002, i deputati di ciascuna nazione alla Camera dei Popoli vengono eletti da 10 assemblee cantonali, 6 delle quali con la chiara maggioranza bosgnacca. Questo smantellamento controlla che i croati e i serbi della Federazione hanno avuto parte sia nella legislatura federale che nell'esecutivo, in particolare nella costruzione del governo.[senza fonte] Nel 2010-14 il governo della Federazione venne formato dal SDP senza il consenso dei principali partiti politici croati. Dopo che il politico croato Božo Ljubić presentò ricorso, nel dicembre 2016 la Corte costituzionale della Bosnia ed Erzegovina trovò incostituzionale il sistema elettorale dei deputati alla Camera dei popoli e abrogò le regole controverse.[16]

La Federazione è anche divisa in dieci cantoni altamente autonomi, che sono di fatto unità federali. Ognuno ha i propri governi, assemblee e competenze esclusive. Dopo l'appello dei croati, la Corte costituzionale della Federazione stabilì nel 2010 che due ministeri della Federazione - Ministero della Pubblica Istruzione e della Scienza e Ministero della Cultura e dello Sport - sono incostituzionali poiché l'istruzione e la cultura sono una competenza esclusiva dei cantoni, non della federazione.[17]

Nel settembre 2010, l'International Crisis Group avvertì che "le dispute tra il capo bosgnacco e croato e un sistema amministrativo disfunzionale hanno paralizzato il processo decisionale, hanno messo l'entità sull'orlo della bancarotta e innescato disordini sociali".[14] Insoddisfatti della rappresentanza dei croati nella Federazione, i partiti politici croati insistono nel creare un'unità federale a maggioranza croata invece di diversi cantoni. La SDA e altri partiti bosgnacchi si oppongono fermamente a questo. Nel gennaio 2017, l'Assemblea nazionale croata affermò che "se la Bosnia ed Erzegovina vuole diventare autosufficiente, allora è necessario avere una riorganizzazione amministrativo-territoriale, che includa un'unità federale con una maggioranza croata. Rimane l'aspirazione permanente del popolo croato di Bosnia ed Erzegovina."[18]

Suddivisioni amministrative[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Cantoni della Federazione di Bosnia ed Erzegovina.



La Federazione di Bosnia ed Erzegovina comprende dieci cantoni (bosniaco: kantoni, croato: županije):

Cantone Centro

amministrativo

Cantone Centro

amministrativo

1 Una-Sana Bihać 6 Bosnia centrale Travnik
2 Posavina Orašje 7 Erzegovina-Narenta Mostar
3 Tuzla Tuzla 8 Erzegovina Occidentale Široki Brijeg
4 Zenica-Doboj Zenica 9 Sarajevo Sarajevo
5 Podrinje bosniaco Goražde 10 Cantone 10 Livno

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Prima bandiera della federazione di Bosnia ed Erzegovina

La bandiera della Federazione di Bosnia ed Erzegovina e lo stemma della Federazione di Bosnia ed Erzegovina vennero giudicati incostituzionali dalla Corte costituzionale della Bosnia ed Erzegovina e dovevano essere sostituiti entro settembre di quell'anno. Il 31 marzo 2007, la Corte costituzionale inserì la sua decisione nella "Gazzetta Ufficiale della Bosnia-Erzegovina", rimuovendoli ufficialmente.[19] La federazione non ha ancora adottato un nuovo inno o uno stemma, ma usa i simboli dello stato centrale come soluzione provvisoria.[20]

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Constitution of the Federation of Bosnia and Herzegovina (PDF), su advokat-prnjavorac.com. URL consultato l'11 settembre 2012.
  2. ^ Bosnia ed Erzegovina, su treccani.it.
  3. ^ Bosnia ed Erzegovina, su sapere.it.
  4. ^ Preliminary Results of the 2013 Census of Population, Households and Dwellings in Bosnia and Herzegovina (PDF), su Bhas.ba. URL consultato il 4 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 23 novembre 2018).
  5. ^ a b Human Rights Watch, 1999, p.17
  6. ^ Human Rights Watch, 1999, p.18
  7. ^ Washington Agreement (1994)
  8. ^ OHR: Constitution of the Federation of Bosnia and Herzegovina (1994) with Constitutional Amendments (1997)
  9. ^ a b Marcus Cox, Building Democracy from the Outside : the Dayton Agreement in Bosnia and Herzegovina, in Sunil Bastian e Robin Luckham (a cura di), Can Democracy be Designed? : the Politics of Institutional Choice in Conflict-torn Societies, London, Zed Books Ltd., 2003, pp. 253–276 [259], ISBN 1-84277-150-7.
    «These were required to withdraw to their respective territories, and a demilitarised Zone of Separation was created, extending for two kilometres on either side of the IEBL and heavily patrolled by international forces.»
  10. ^ Richard G. Johnson, Negotiating the Dayton Peace Accords through Digital Maps, su usip.org, U.S. Institute of Peace, 25 febbraio 1999. URL consultato il 23 gennaio 2007 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2007).
    «Digital technology had matured enough by late 1995 that Dayton marked the first significant appearance of "digital maps" in diplomatic negotiations.»
  11. ^ Constitutional Court of Bosnia and Herzegovina, U-5/98 (Partial Decision Part 1), p. 18, Sarajevo, 29 and 30 January 2000
  12. ^ Census of Population, Households and Dwellings in Bosnia and Herzegovina, 2013 Final Results (PDF), su popis2013.ba, Federal Office of Statistics. URL consultato il 18 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2016).
  13. ^ 2013 Census of Population, Households and Dwellings in Bosnia and Herzegovina – final results (PDF), su popis.gov.ba, Agency for Statistics of Bosnia and Herzegovina, 2013. URL consultato il 19 aprile 2017.
  14. ^ a b Federation of Bosnia And Herzegovina – A Parallel Crisis, in International Crisis Group, 28 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 13 ottobre 2010).
  15. ^ Bose, Sumantra: "Bosnia After Dayton: Nationalist Partition and International Intervention", Oxford University Press, 2002; p. 82
  16. ^ Rose, Eleanor: "Bosnian Court Ruling Lends Weight to Croat Agitation", Balkan Insight, 15 Dec 16
  17. ^ Odluka USBiH, Broj: U-29/09 28. septembra 2010. godine, su Ustavnisudfbih.ba. URL consultato il 4 gennaio 2018.
  18. ^ Rose, Eleanor: "Bosniaks Slap Down Calls for Bosnian Croat Entity", Balkan Insight, January 30th, 2017
  19. ^ 30th Plenary session, su ccbh.ba, Constitutional Court of Bosnia and Herzegovina (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2007).
  20. ^ Reuters, Muslim Outcry Over Bosnian Serbs `State` Symbols, in Dalje, 16 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2012).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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