Faida delle Preserre

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La faida delle Preserre Vibonesi è il conflitto di 'ndrangheta scoppiato nel 1988 e ad oggi non ancora concluso nella zona pedemontana delle Preserre in provincia di Vibo Valentia e comprende i comuni di Soriano Calabro, Sorianello, Gerocarne, Ariola (frazione di Gerocarne), Pizzoni e Vazzano. Le 'ndrine che si contendono il territorio e che hanno dato vita a questo conflitto trentennale sono quelle dei Loielo contro i Maiolo nella prima fase e contro gli Emanuele nella seconda, staccatisi dai Loielo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La faida mette le sue radici nel 1988 quando buona parte del territorio delle Preserre era sotto il controllo della 'ndrina Loielo-Maiolo strutturati nel locale di 'ndrangheta di Ariola, detto anche "Società di Ariola" con a capo Vincenzo e Giovanni Loielo, Rocco Maiolo e Antonio Altamura.

Antefatto - L'arresto dei fratelli Loielo[modifica | modifica wikitesto]

La fine del sodalizio criminale fra le famiglie Loielo-Maiolo venne sancita dall'arresto nel 1988 dei fratelli Loielo accusati di vari reati e Rocco Maiolo ne approfittò per cercare di prendere il totale controllo della locale. I fratelli però un anno dopo il loro arresto avendo ottenuto un permesso temporaneo per lasciare il carcere decidono di sferrare l'offensiva ai rivali e di vendicarsi soprattutto di un agguato teso proprio da Rocco Maiolo ai danni di un uomo dei Loielo, che però non andò a buon fine. La 'ndrina dei Loielo mette quindi i Maiolo con le spalle al muro con una serie di omicidi prendendo pieno controllo della zona e delle attività illecite. Uno degli omicidi più efferati e macabri di quel periodo fu quello del parrucchiere Placido Scaramozzino[1] ritenuto affiliato dei Maiolo, fu denudato, legato e preso a colpi di zappa e successivamente sepolto vivo nei boschi vicino al paese di Ariola.

1994 - Cambio al vertice[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1991 al 1994 quando i due fratelli vengono riconsegnati alla giustizia, alla guida della famiglia c'è il cugino Francesco Loielo ma anche quest'ultimo viene arrestato e accusato insieme al cugino Vincenzo del sequestro di persona di Cataldo Albanese. Dal 1994 fino al 2002 a prendere le redini della 'ndrina sono i fratelli Giuseppe e Vincenzo Loielo, cugini dei sopracitati Vincenzo, Giovanni e Francesco, insieme al giovane boss emergente Vincenzo Taverniti detto Cenzo D'Ariola. I due fratelli e Taverniti espandono le attività della famiglia su tutto il territorio anche su comuni che fino a quel momento non erano sotto il completo controllo della consorteria criminale.

2002 - Gli Emanuele contro i Loielo[modifica | modifica wikitesto]

Questo periodo di assoluto dominio dura fino al 2002 quando il capo dell'ala militare del clan Emanuele Bruno, forte dell'alleanza con la vecchia famiglia dei Maiolo e con il boss di Cassano allo Ionio Antonino Forastefano detto Tonino il Diavolo, decide di sferrare l'offensiva ai suoi capi e acquisire il potere totale della zona. Proprio nel mese di aprile del 2002[2] in un agguato Emanuele Bruno con l'aiuto di affiliati e di Forastefano elimina i fratelli Loielo[3] e successivamente elimina anche i fratelli Gallace affiliati e parenti dei Loielo e in un agguato tenta di uccidere anche Vincenzo Taverniti, mettendo così fine al potere della famiglia Loielo e conquistando la supremazia della consorteria criminale stringendo l'alleanza anche con il capo indiscusso della società di 'ndrangheta di Ariola, il boss Antonio Altamura.

2012 - I Loielo contro gli Emanuele[modifica | modifica wikitesto]

Il controllo resta tutt'oggi in mano alla 'ndrina degli Emanuele con a capo Bruno e il fratello Gaetano ma ciò nonostante la ferita della faida si riapre. Ricomincia tutto nel mese di aprile del 2012 con il tentato omicidio di un giovane affiliato del clan Emanuele, a cui segue l'omicidio del giovane di 26 anni Nicola Rimedio, due mesi dopo. La scia di sangue continua e si porta dietro altre vittime, prima Antonino Zupo braccio destro e parente del boss Bruno Emanuele nel mese di settembre del 2012 e una settimana dopo Domenico Ciconte impresario boschivo già noto alle forze dell'ordine, entrambi uccisi nelle loro abitazioni. La cruenta faida miete purtroppo anche una vittima innocente, Filippo Ceravolo[4], ucciso per sbaglio dai killer nell'ottobre del 2012 mentre si trovava dopo aver chiesto un passaggio a bordo della vettura di Domenico Tassone affiliato del clan Emanuele e ritenuto vero obiettivo dell'agguato. L'ultimo omicidio avviene nell'aprile del 2013, a perdere la vita è il giovane di 21 anni Salvatore Lazzaro, ucciso anche lui nella sua abitazione mentre si trova agli arresti domiciliari e successivamente l'attività tempestiva della Polizia e dell'Antimafia nel mese di ottobre del 2013 riesce a sventare il peggiore degli attentati[5] della faida facendo luce anche sugli schieramenti che si combattono, arrestando Rinaldo Loielo ritenuto nuovo capo della sua 'ndrina, Filippo Pagano e il boss della potente cosca di Limbadi Pantaleone Mancuso. Loielo e Pagano furono trovati in possesso di un ordigno esplosivo di 2 kg per esterni da azionare con un comando a distanza capace di radere al suolo un palazzo intero.

2014 - Gli Emanuele riprendono la faida[modifica | modifica wikitesto]

La faida si riapre con il tentato omicidio di Valerio Loielo[6], fratello di Rinaldo che fu trovato in possesso dell'esplosivo per interni, nell'estate del 2014, mentre a cavallo del mese di ottobre e novembre 2015 seguono altri due agguati contro la famiglia Loielo, il primo il 22 ottobre nei pressi di Ariola di Gerocarne, dove i killer sparano senza uccidere con un fucile calibro 12 contro la macchina in corsa di Antonino Loielo che si trovava in compagnia della moglie in gravidanza, delle due figlie piccole e del primogenito maschio Alex, tutti cugini dei sopracitati Rinaldo e Valerio; il secondo avviene il 5 novembre nella medesima località, questa volta bersaglio dei killer sono Valerio Loielo, Walter Loielo (fratello di Alex) e Rinaldo Loielo, figlio dell'ex boss Vincenzo Loielo ucciso nell'agguato dell'aprile 2002. La Fiat 500 su cui viaggiavano i tre cugini viene presa di mira da un fucile mitragliatore che ferisce al volto Walter e alla spalla Valerio, lasciando illeso il cugino Rinaldo. Due giorni dopo l'agguato i carabinieri fanno irruzione con un mandato di perquisizione nell'abitazione di Rinaldo Loielo, ritenuto capo dell'omonimo clan, ritrovando un fucile calibro 12 e una pistola 357 magnum e diverse cartucce di ambedue le armi[7], arrestando Rinaldo e il fratello Valerio che si trovava in sua compagnia. Passa circa un anno e mezzo dall'ultimo atto della faida, con l'arresto dei fratelli Loielo pronti a rispondere al fuoco dei due agguati, quando la mano pesante della ndrangheta si muove di nuovo nelle preserre vibonesi.

Il 5 marzo del 2017 nella frazione di Sant'Angelo del comune di Gerocarne viene ucciso davanti alla sua abitazione Domenico Stambè[8], di 55 anni, commerciante ritenuto vicino alla 'ndrangheta e ai locali della stessa proprio nei territori delle Preserre, la sua famiglia viene considerata vicina ai Loielo. Gli inquirenti e le autorità non hanno nemmeno il tempo di indagare che subito si trovano a dover tenere al vaglio nuove situazioni, la prima è un agguato fallito nel comune di Sorianello ai danni di Alessandro Nesci, di 27 anni[9], ritenuto vicino ai Loielo, la seconda invece è un agguato teso sempre nel comune di Sorianello, il 21 giugno 2017, in pieno giorno, un killer entra in azione sparando e uccidendo con 4 colpi di fucile il quarantaseienne Salvatore Inzillo[10], uomo facente parte della cosca degli Emanuele che era riuscito a scampare già ad un agguato nel 2009 a bordo della sua vettura sempre nel comune di Sorianello. Circa un mese dopo arriva la risposta, almeno secondo gli inquirenti, della cosca Emanuele. La sera del 28 luglio 2017 i killer tendono un agguato[11], senza successo, ai danni di Alex Nesci di 27 anni, sopravvissuto quindi a ben tre agguati, mentre era in compagnia del fratellino minorenne affetto dalla sindrome di down[12]. I killer esplodono contro di loro numerosi colpi di pistola, ferendoli non in maniera grave. Ultimo apparente episodio di questa terribile guerra di 'ndrangheta è il tentato omicidio ai danni di Nicola Ciconte[13], 28 anni, ritenuto come Alex Nesci uomo della cosca dei Loielo. L'agguato questa volta è avvenuto tramite una bomba di basso potenziale, posizionata sotto l'abitacolo della vettura di Ciconte e azionata secondo gli inquirenti con un comando a distanza. Ciconte, salvato per tempo da un paramedico che si trovava in zona, è stato dichiarato fuori pericolo ma non si esclude che possa perdere l'utilizzo della gamba destra. Il 4 marzo 2018 avviene un agguato con coltello contro il nipote di Salvatore Inzillo, ucciso un anno prima, Bruno Lazzaro, il quale morirà in ospedale in seguito alle ferite[14]. La guerra che sta insanguinando il territorio delle Preserre vibonesi sembra per il momento non arrestarsi.

Collegamenti con altre faide[modifica | modifica wikitesto]

La faida delle Preserre nella seconda fase che va dal 2002 ad oggi secondo la magistratura è collegata ad altre faide in Calabria. Bruno Emanuele è ritenuto infatti responsabile di due omicidi avvenuti a Cassano all'Ionio per conto del boss Antonino Forastefano (omonima 'ndrina)[15] che in cambio avrebbe aiutato lo stesso Emanuele a prendere il controllo delle Preserre fornendogli appoggio militare, come confermato dallo stesso Forastefano dopo essere diventato collaboratore di giustizia. Rinaldo Loielo, a cui viene attribuito il ruolo di capo clan dell'omonima famiglia, è invece legato alla potente cosca dei Mancuso di Limbadi che secondo la magistratura gestisce la regia occulta[16] delle faide nella provincia di Vibo Valentia per mantenere il controllo egemone sul territorio prestando favori alle famiglie dei Loielo impegnati nella faida delle Preserre e alla famiglia dei Patania di Stefanaconi impegnata contro l'emergente clan dei Piscopisani. Il boss Pantaleone Mancuso è difatti ritenuto responsabile di aver procurato l'ordigno esplosivo al giovane Loielo (1990).[17]

Operazioni e arresti[modifica | modifica wikitesto]

La prima operazione che fa chiarezza sulla storia trentennale della faida è denominata Light in the woods[18] scattata nel gennaio del 2012 grazie al lavoro svolto dalle autorità competenti e dalle collaborazioni dei boss Forastefano e Vincenzo Taverniti. L'operazione porta ai mandati di cattura di dieci persone tutte legate al clan Emanuele e alcune al clan Loielo. La seconda operazione è il prosieguo della prima denominata per l'appunto "Light in the woods 2"[19] che porta all'arresto di 30 persone e che fa luce anche sulle attività criminali delle diverse fazioni, dagli appalti pubblici specie nel comune di Gerocarne, alle elezioni amministrative e provinciali del 2008/2009, al traffico di droga e ai reati di omicidio ed estorsione.

Il 15 giugno 2016 viene arrestato Francesco Maiolo, figlio del boss ucciso nel 1990, e vertice dell'omonima cosca[17].

Processo[modifica | modifica wikitesto]

Il 14 giugno 2013 il processo Luce dei boschi condanna 12 persone e ne assolve 4 per i reati commessi nella faida delle Pre serre vibonesi[20].

Il 21 gennaio 2017 la corte d'appello di Catanzaro condanna 14 persone nel processo Luce nei boschi e per la prima volta viene riconosciuto il vincolo mafioso nell'area delle preserre vibonesi e l'esistenza del locale di Ariola[21].

A luglio del 2018, la Corte di cassazione conferma l'esistenza del Locale di Ariola condannando definitivamente 14 persone, nel processo come parte civile partecipavano i comuni di Pizzoni e Vazzano[22].

Cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

  • Il 31 ottobre 2017 va in onda il servizio "Ucciso per sbaglio dalla 'ndrangheta" del programma Mediaset Le Iene che racconta l'omicidio di Filippo Ceravolo ucciso inavvertitamente durante la faida delle Preserre.[23]
  • Il 12 luglio 2018 va in onda il terzo episodio dal titolo "La mafia del pane" del programma di RAI 1 Cose Nostre.[24]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ VIBO.Ammazzato a colpi di zappa per la guerra tra i Loielo e i Maiolo. I colpevoli, 17 anni dopo, su zoomsud.it. URL consultato il 28 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 30 giugno 2015).
  2. ^ 'Ndrangheta: duplice omicidio Loielo svelato dal pentito Antonio Forastefano - Ultim'ora - Libero Quotidiano, su liberoquotidiano.it. URL consultato il 26 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 27 giugno 2015).
  3. ^ http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2002/04/22/Cronaca/CRIMINALITA-DUPLICE-OMICIDIO-IN-PROVINCIA-DI-VIBO-VALENTIA_222800.php
  4. ^ Marco Imarisio, Filippo, vittima per caso a 19 anni Una fine dimenticata da tutti, su corriere.it. URL consultato il 26 giugno 2015.
  5. ^ Bomba pronta per faida di 'ndrangheta. Tre arresti, in manette presunto boss di Limbadi, su CN24. URL consultato il 26 giugno 2015.
  6. ^ Vibo Valentia, agguato fallito al figlio di un boss | Ferito Valerio Loielo, salve la madre e la sorella | Si24 - Il vostro sito quotidiano - Giornale di cronaca, politica, costume, società. Notizie dall'Italia e dal Mondo, su si24.it. URL consultato il 26 giugno 2015.
  7. ^ Copia archiviata, su corrieredellacalabria.it. URL consultato il 19 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  8. ^ Giuseppe Baglivo, 'Ndrangheta: Gerocarne, la faida delle Preserre vibonesi ed il ruolo degli Stambè (VIDEO), in Il Vibonese, 5 marzo 2017. URL consultato il 27 giugno 2017.
  9. ^ Corriere della Calabria - Agguato nelle Preserre vibonesi, ferito un 27enne, su corrieredellacalabria.it. URL consultato il 27 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2017).
  10. ^ Redazione, Omicidio a Sorianello: disoccupato 46enne raggiunto da 4 colpi di fucile (VIDEO), in Il Vibonese, 21 giugno 2017. URL consultato il 27 giugno 2017.
  11. ^ G.B., Nuovo agguato nelle Preserre vibonesi: due fratelli feriti a Sorianello, in Il Vibonese, 29 luglio 2017. URL consultato il 4 ottobre 2017.
  12. ^ https://www.zoom24.it/2018/04/09/ndrangheta-faida-boschi-arresti-67963/
  13. ^ Redazione, Bomba sotto un’auto a Sorianello, un ferito grave (NOME), in Il Vibonese, 25 settembre 2017. URL consultato il 4 ottobre 2017.
  14. ^ Nel vibonese 27enne ucciso con coltello, su ansa.it. URL consultato il 18 ottobre 2021.
  15. ^ S'è pentito il boss Antonio Forastefano, su newscalabria.com. URL consultato il 26 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2015).
  16. ^ Corriere della Calabria - Una bomba da 3 chili per le faide delle Preserre, su corrieredellacalabria.it. URL consultato il 26 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  17. ^ a b Catturato il latitante Maiolo, si nascondeva ad Acquaro, in corrieredellacalabria.it. URL consultato il 16 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 28 giugno 2018).
  18. ^ Altri 10 arresti nell'operazione "Light in the woods", su poliziadistato.it. URL consultato il 26 giugno 2015.
  19. ^ 'Ndrangheta e appalti pubblici: i dettagli dell'operazione "Light in the woods", su Crimeblog.it. URL consultato il 26 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2015).
  20. ^ "Ndrangheta: “Luce dei boschi”, 12 condanne e 4 assoluzioni", in "CN24".
  21. ^ Operazione "Luce nei boschi" contro clan vibonesi, in quotidianodelsud.it, 21 luglio 2016. URL consultato il 25 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017).
  22. ^ 'Ndrangheta: per la Cassazione nelle Preserre vibonesi domina il “locale di Ariola”, in ilvibonese.it, 17 novembre 2018. URL consultato il 19 novembre 2018.
  23. ^ Ucciso per sbaglio dalla 'ndrangheta, in iene.mediaset.it, 31 ottobre 2017. URL consultato il 12 luglio 2018.
  24. ^ La "mafia dei boschi" vibonese sbarca su Rai Uno. A "Cose Nostre" la faida tra i clan delle Preserre, in quotidianodelsud.it, 11 luglio 2018. URL consultato il 12 luglio 2018 (archiviato dall'url originale l'11 luglio 2018).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]