Eusebio di Vercelli

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Sant'Eusebio di Vercelli
 

Vescovo

 
NascitaSardegna, 283
MorteVercelli, 1º agosto 371
Venerato daChiesa cattolica
Santuario principaleDuomo di Vercelli
Ricorrenza2 agosto
AttributiBastone pastorale, mitria
Patrono diCamagna Monferrato, Ottiglio, Piemonte, Vercelli, Regione ecclesiastica Piemonte
Eusebio
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiVescovo di Vercelli
 
Nato283 in Sardegna
Ordinato presbitero?
Consacrato vescovo15 dicembre 345 da papa Giulio I
Deceduto1º agosto 371 a Vercelli
 

Sant'Eusebio di Vercelli (Sardegna, 283Vercelli, 1º agosto 371) fu il primo vescovo dell'allora appena sorta diocesi di Vercelli e fu un esponente di spicco della lotta contro l'arianesimo.

È venerato come santo dalla Chiesa cattolica ed è patrono di Vercelli, oltre che primo vescovo e patrono dell'intero Piemonte,[1] fu anche fondatore del sito dove sorgerà il futuro santuario di Oropa (vicino a Biella) e del culto mariano della Madonna nera in Piemonte.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la tradizione agiografica, Eusebio nacque in Sardegna, quindi si sarebbe trasferito con la madre e la sorella minore a Roma, subito dopo il martirio di suo padre: nell'Urbe, egli fu prima lettore, ordinato sacerdote da papa Marco e consacrato vescovo da Giulio I (15 dicembre 345).

Non si hanno notizie del suo episcopato prima del 354, tuttavia egli viene menzionato ufficialmente in una lettera da Ambrogio da Milano, che lo elogia per aver imposto agli ecclesiastici della sua diocesi la vita comune, come per i monaci, secondo il modello delle chiese orientali.

Nel primo cristianesimo piemontese, Eusebio divenne uno strenuo oppositore dell'Arianesimo, nonché sostenitore del simbolo niceno. Fu inviato da papa Liberio, insieme al vescovo Lucifero di Cagliari in missione dall'imperatore Costanzo II, per chiedergli la convocazione di un concilio che mettesse fine alla controversia tra ariani (peraltro sostenuti dallo stesso imperatore) e gli ortodossi orientali, al quale Eusebio fu teologicamente più affine. Tale concilio si celebrò a Milano nel 355 ma, essendo i vescovi ariani in maggioranza, Eusebio si rifiutò di sottoscriverne gli stessi editti conclusivi. Ne nacque quindi un conflitto con Costanzo II, che fu costretto a esiliarlo in Terra santa, e precisamente a Scitopoli, in Palestina, dove rimase sotto la custodia del locale vescovo Patrofilo.

Qualche anno dopo fu poi trasferito in Cappadocia, quindi nella Tebaide egizia, fino al 361, anno della morte di Costanzo II. Il suo successore, l'imperatore Giuliano, mise fine al suo esilio, e gli consentì, quindi, di riprendere possesso della sua sede vescovile.

Sant'Eusebio di Vercelli, illustrazione tratta dalle Cronache di Norimberga

Tornato in Piemonte, Eusebio si portò dietro il culto orientale dell'allora appena sorta iconografia della venerazione mariana della Madonna Nera, il cui volto scuro ha varie ipotesi di origine. Secondo questa tradizione[2], lo stesso si portò dietro dalla Terra santa una di queste raffigurazioni, probabilmente una statua, durante una delle fughe dalle persecuzioni ariane; sempre secondo la tradizione, tale statua fu inizialmente nascosta presso la cittadina valdostana di Fontainemore, località ancor oggi devota a tale culto, e quindi custodita sui monti biellesi presso quello che, in futuro, si svilupperà come il noto sito del Santuario di Oropa. Eusebio fu un vescovo molto stimato, tanto che diventerà noto non solo come santo, ma addirittura come patrono della stessa regione Piemonte. Oltre Oropa, grazie alle sue opere di capillare evangelizzazione del nord-ovest Italia, si svilupparono altri siti di antica tradizione mariana legati al santo, come, ad esempio, lo stesso Duomo di Vercelli, la chiesa di San'Eusebio di Pavia, il Sacro Monte di Crea nel Monferrato, il santuario Madonna del Palazzo di Crescentino.

L'ultima sua comparsa documentata fu al concilio episcopale di Alessandria, dove decise di perdonare i vescovi ariani che lo attaccarono, purché ritornassero allo stato laicale. Eusebio morì a Vercelli nel 371, ma le sue reliquie furono rinvenute soltanto durante la ricostruzione del duomo della città intorno al XVI secolo[3].

Culto[modifica | modifica wikitesto]

La Chiesa cattolica e la Sardegna ne celebrano la memoria liturgica il 16 dicembre (giorno della sua consacrazione episcopale, come per Ambrogio di Milano il 7 dicembre - messa tridentina); con la riforma liturgica di papa Paolo VI, nel 1969, fu spostata al 2 agosto (memoria facoltativa) per il rito romano, mentre memoria obbligatoria per il rito ambrosiano. È il patrono principale della regione ecclesiastica del Piemonte e di Vercelli, che lo ricorda il giorno della nascita al Cielo il 1º agosto[4].

È titolare della congregazione delle Figlie di Sant'Eusebio, fondata a Vercelli nel 1899.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Oggi si festeggia il patrono del Piemonte: Sant'Eusebio, su piemontetopnews.it.
  2. ^ Storia del santuario
  3. ^ Cattedrale di Sant'Eusebio - Vercelli, su imonumenti.it. URL consultato il 22 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2012).
  4. ^ Vercelli in festa per Sant'Eusebio, in ANSA.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Vercelli Successore
- 345-371 San Limenio di Vercelli
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