Eruzione del Vesuvio del 1631
Eruzione del Vesuvio del 1631 | |
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Micco Spadaro: Processione di S. Gennaro per l'eruzione del 1631 | |
Vulcano | Vesuvio |
Stato | ![]() |
Comuni interessati | Portici, Resina (l'antica Ercolano), Torre del Greco e Torre Annunziata, Pietrarsa. Ottajano (ora Ottaviano). |
Eventi correlati | terremoto, colata di lava e fango (lahar) |
Durata | 19 giorni |
Prima fase eruttiva | 16 dicembre 1631 |
Ultima fase eruttiva | 3 gennaio 1632 |
Metri cubi | 100 milioni |
Caratteristiche fisiche | eruzione esplosiva di pomici e lapilli |
VEI | 5 (pliniana) |
L'eruzione del Vesuvio del 1631 fu un evento eruttivo verificatosi sul Vesuvio nel corso della prima metà del XVII secolo e la cui fine avvenne, secondo la tradizione, solo dopo l'esposizione della statua di San Gennaro dinanzi al vulcano.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Dopo numerosi eventi premonitori quali rigonfiamento del suolo, piccoli terremoti che si manifestavano già da qualche mese e prosciugamento delle fonti, all'alba del 16 dicembre del 1631 avvenne l'eruzione che seguì un periodo di inattività di circa 130 anni: il fenomeno si manifestò con l'apertura di una bocca laterale sul versante Sud-Est con una iniziale fase di attività stromboliana e forse l'emissione di una colata di lava (per alcuni autori invece quest'ultima non avvenne). Una prima fase espulse ceneri frammiste all'acqua che scesero a valle a grandi velocità, oltre a colonne di vapore. Successivamente ebbe luogo una violenta attività esplosiva dal cratere centrale con un'alta colonna di ceneri, pomici e gas.
Nella seconda parte della giornata del 16 dicembre e nella successiva del 17 vi fu l'emissione di flussi piroclastici che mieterono le prime vittime a Portici, Torre del Greco e negli altri paesi ai piedi del vulcano e costrinsero gran parte della popolazione a cercar rifugio a Napoli. Nel corso dell'eruzione si ebbero violenti scrosci di pioggia che mobilizzarono le ceneri deposte sui pendii del vulcano e causarono valanghe di fango che coprirono la maggior parte dei paesi sulle sue pendici. Nel corso del secondo giorno dell'eruzione (17 dicembre), l'arcivescovo ordinò una nuova processione di intercessione con l'esposizione delle reliquie di san Gennaro e, secondo molti storici e letterati dell'epoca, l'eruzione cominciò a scemare proprio quando la statua del Santo fu rivolta al vulcano.

L'eruzione ebbe fine 17 giorni dopo aver eruttato un quantitativo di circa cento milioni di metri cubi di lava.
Nel 1633 sulla cappella del tesoro fu scolpita in sua riconoscenza la seguente dedica: Divo Jannuario - Patriae, regnique praesentissimo tutelari - grata Neapolis.
Danni e vittime[modifica | modifica wikitesto]
Portici, Resina (l'antica Ercolano), Torre del Greco e Torre Annunziata furono semidistrutte, mentre la frazione Pietra Bianca (Leucopetra) fu ridenominata, da allora, Pietrarsa. Le vittime accertate in quell'area furono tremila; molti di più furono gli animali (soprattutto bovini) uccisi dal torrente di lava.
Anche dalla parte del Monte Somma la distruzione fu quasi totale. Infatti gravissimi danni subirono Ottajano (oggi denominata Ottaviano) e la vicina Somma Vesuviana. A Ottajano morirono circa 1000 persone e circa 3000 trovarono scampo in località distanti come Sarno, Nola e Avellino e nella stessa Napoli.
Complessivamente le vittime accertate furono 4000, oltre a circa 6000 capi di bestiame, i senza tetto scappati verso Napoli furono circa 44000.
L'eruzione ebbe una vastissima eco e fu immortalata in numerose opere d'arte dell'epoca. Tra queste è famoso un quadro di Micco Spadaro che ritrae la processione di San Gennaro che si tenne a Napoli con la partecipazione della nobiltà napoletana e di una vasta massa di popolo.
Ricordo[modifica | modifica wikitesto]
A ricordo della minaccia diretta, a Portici una lapide fatta murare dal Viceré Emanuele Fonseca Zunica, ammonisce in latino il viandante a fuggire al minimo rumoreggiare del vulcano:
(LA)
«Posteri, Posteri! Vicies ab satv solis in fabvlatvr historia serivs ocyvs ignescet pelagoq inflvente pariet horrendvm immvgit boat tonat arcet finibvs accolas Ann Sal MDCXXXI XVI KAL JAN Repetita svperiorvm temporvm calamitate svbsidiisq calamitatis Antonio Svares Messia Marchione Vici |
(IT)
«Posteri, posteri Nell'anno di salute 1631, il 16 dicembre, regnando Filippo IV ed essendo viceré Emanuele Fonseca Zunica, conte di Monterey. Verificatasi nuovamente la calamità dei tempi passati |
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- A. Nazzaro - Il Vesuvio, storia eruttiva e teorie vulcanologiche, 1997
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
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