Equilibrio di bilancio (enti locali)
Nella legislazione italiana riguardante le amministrazioni comunali, l'equilibrio è rappresentato dal raggiungimento di un saldo finale (fondo di cassa) tra le entrate e le spese previste nel bilancio di previsione non negativo, a cui si aggiunge l'obbligo di coprire le spese correnti (ovvero di gestione) con le sole entrate correnti (Entrate tributarie, Entrate derivanti da trasferimenti, Entrate extratributarie)[1].
Equilibri del bilancio comunale[modifica | modifica wikitesto]
Oltre a stabilire la struttura e il sistema di rilevazione contabile del bilancio comunale, il T.U.E.L. prevede alcune regole circa gli equilibri di bilancio, ovvero il rapporto tra le voci di entrata e quelle di spesa.
Tutti gli equilibri devono essere garantiti sia in sede di approvazione del bilancio di previsione che nel caso di variazioni in corso d'esercizio. Inoltre, il Consiglio comunale prevede, con periodicità stabilita dal regolamento dell'ente, al controllo dello stato di attuazione del bilancio[2].
Pareggio di bilancio[modifica | modifica wikitesto]
Il Testo unico degli enti locali (TUEL) stabilisce che il bilancio di previsione debba sempre chiudersi con il pareggio tra le entrate e le spese previste.
L'obbligo di pareggio nel bilancio di previsione garantisce ai cittadini che l'ente comunale non spenda di più di quanto a sua disposizione (e che, quindi, le spese siano maggiori delle entrate), e allo stesso modo obbliga il Comune a programmare interamente come intende disporre delle risorse a sua disposizione a favore dei cittadini (la cosiddetta, capacità di spesa).[3]
Pareggio corrente[modifica | modifica wikitesto]
Il TUEL prevede inoltre l'obbligo di equilibrio di parte corrente. In questo caso le previsioni di competenza relative alle spese correnti sommate alle previsioni di competenza relative ai trasferimenti in c/capitale, al saldo negativo delle partite finanziarie e alle quote di capitale delle rate di ammortamento dei mutui e degli altri prestiti, con l'esclusione dei rimborsi anticipati, non possono essere complessivamente superiori alle previsioni di competenza dei primi tre titoli dell'entrata, ai contribuiti destinati al rimborso dei prestiti e all'utilizzo dell'avanzo di competenza di parte corrente e non possono avere altra forma di finanziamento, salvo le eccezioni tassativamente indicate nel principio applicato alla contabilità finanziaria necessarie a garantire elementi di flessibilità degli equilibri di bilancio ai fini del rispetto del principio dell'integrità[4]. In questo modo il legislatore ha voluto garantire che non si finanziassero con entrate non ricorrenti spese correnti, ovvero di carattere annuale ricorrente.
Fonti di finanziamento[modifica | modifica wikitesto]
Un altro aspetto importante riguarda le fonti di finanziamento che si possono usare per la copertura degli investimenti, ovvero di spese a lungo termine che il comune decide di sostenere per la realizzazione di opere nel proprio territorio[5]. In accordo con il T.U.E.L.. le spese di lungo termine possono essere coperte solamente da:
- avanzi di bilancio
- Entrate da trasferimenti in conto capitale da Stato, Regioni o altri enti pubblici (Titolo IV)
- mutui
- eventuali entrate correnti (Titolo I, Titolo II e Titolo III) in accordo con quanto previsto dalla legge.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, articolo 162
- ^ T.U.E.L., Parte II "Ordinamento finanziario e contabile", Titolo III “Gestione del bilancio”, Capo I "Entrate", art. 193 "Salvaguardia degli equilibri di bilancio
- ^ T.U.E.L., Parte II "Ordinamento finanziario e contabile", Titolo II "Programmazione e bilanci", Capo I “Programmazione”, art. 162 "Principi di bilancio"
- ^ T.U.E.L., Parte II "Ordinamento finanziario e contabile", Titolo II "Programmazione e bilanci", Capo I “Programmazione”, art. 162 “Principi del bilancio”
- ^ T.U.E.L., Parte II "Ordinamento finanziario e contabile", Titolo IV “Investimenti”, Capo I “Principi generali” art. 199 “Fonti di finanziamento”