Epodo di Colonia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Scudo di un oplita spartano (425 a.C.) - Museo dell'antica agorà ad Atene.

Il celebre Epodo di Colonia è il più lungo componimento di Archiloco restituitoci dai papiri[1] e conservato, appunto, a Colonia.

Testo[modifica | modifica wikitesto]

(GRC)

«. . . . . . . . . . . . . . . . . . . πάμπαν ἀποσχόμενος·
ἶσον δὲ τολμ[ήσω ^ –
εἰ δ᾽ ὦν ἐπείγεαι καί σε θυμὸς ἰθύει,
ἔστιν ἐν ἡμετέρου
ἣ νῦν μέγ᾽ ἱμείρε[ι σέθεν
καλὴ τέρεινα παρθένος· δοκέω δέ μι[ν
εἶδος ἄμωμον ἔχειν·
τὴν δὴ σὺ ποιή[σαι φίλην.»
τοσαῦτ᾽ ἐφώνει· τὴν δ᾽ ἐγὼ ἀνταμει[βόμην·
«Ἀμφιμεδοῦς θύγατερ,
ἐσθλῆς τε καὶ [περίφρονος
γυναικός, ἣν νῦν γῆ κατ᾽ εὐρώεσσ᾽ ἔ[χει,
τ]έρψιές εἰσι θεῆς
πολλαὶ νέοισιν ἀνδ[ράσιν
παρὲξ τὸ θεῖον χρῆμα· τῶν τις ἀρκέσε[ι.
τ]αῦτα δ᾽ ἐφ᾽ ἡσυχίης
εὖτ᾽ ἂν μελανθη[ – ^ –
ἐ]γώ τε καὶ σὺ σὺν θεῶι βουλεύσομεν.
π]είσομαι ὥς με κέλεαι·
πολλὸν μ᾽ ε[ – x – ^ –
θρ]ιγκοῦ δ᾽ ἔνερθε καὶ πυλέων ὑποφ[λύσαι
μ]ή τι μέγαιρε φίλη·
σχήσω γὰρ ἐς ποη[φόρους
κ]ήπους· τὸ δὴ νῦν γνῶθι. Νεοβούλη[ν
ἄ]λλος ἀνὴρ ἐχέτω·
αἰαῖ, πέπειρα, δὶς τόση,
ἄν]θος δ᾽ ἀπερρύηκε παρθενήϊον
κ]αὶ χάρις ἣ πρὶν ἐπῆν·
κόρον γὰρ οὐ κ[ατέσχε πω,
ἥβ]ης δὲ μέτρ᾽ ἔφηνε μαινόλις γυνή.
ἐς] κόρακας ἄπεχε·
μὴ τοῦτ᾽ ἐφοῖτ᾽ ἀν[ – ^ –
ὅ]πως ἐγὼ γυναῖκα τ[ο]ιαύτην ἔχων
γεί]τοσι χάρμ᾽ ἔσομαι·
πολλὸν σὲ βούλο[μαι ^ –
σὺ] μὲν γὰρ οὔτ᾽ ἄπιστος οὔτε διπλόη,
ἡ δ]ὲ μάλ᾽ ὀξυτέρη,
πολλοὺς δὲ ποιεῖτα[ι φίλους·
δέ]δοιχ᾽ ὅπως μὴ τυφλὰ κἀλιτήμερα
σπ]ουδῆι ἐπειγόμενος
τὼς ὥσπερ ἡ κ[ύων τέκω.»
τοσ]αῦτ᾽ ἐφώνεον· παρθένον δ᾽ ἐν ἄνθε[σιν
τηλ]εθάεσσι λαβὼν
ἔκλινα· μαλθακῆι δ[έ μιν
χλαί]νηι καλύψας, αὐχέν᾽ ἀγκάληις ἔχω[ν,
δεί]ματι παυ[σ]αμένην
τὼς ὥστε νεβρ[ὸν – ^ –
μαζ]ῶν τε χερσὶν ἠπίως ἐφηψάμην
ἧι πα]ρέφηνε νέον
ἥβης ἐπήλυσιν χρόα
ἅπαν τ]ε σῶμα καλὸν ἀμφαφώμενος
θερμ]ὸν ἀφῆκα μένος
ξανθῆς ἐπιψαύ[ων τριχός.»

(IT)

«Affatto interrotto,
lo stesso sopporta e se
adesso hai fretta e il cuore ti pulsa
c’è dalle mie parti
una bella e molle fanciulla verginetta
che brama follemente: d’aspetto
niente male mi sembra.
Lei tu fattela tua”.
Queste parole modulava e io di contro rispondevo:
“Figlia d’Anfimedosa,
donna, sì donna, ma soprattutto
valorosa, che la terra umida ha con sé là sotto,
molti sono i piaceri della dea dati ai giovani
oltre al divino consumare: uno di questi può bastare.
E il resto io e te
negli antri con gli dei e il loro favorevole volere
decideremo tranquillamente.
Obbedirò io poi al tuo piacere.
Insistente
sotto il fregio o sotto le porte
ti chiedo di non resistermi, tesoro:
approderò allora al giardino di Era.
Questo sappi ora: Neobule
un altro eroe se la prenda!
Quella è matura e rinsecchita, senza esagerare:
il fiore verginale è andato a male,
andata a male è la sua antica grazia:
mai sazia
e senza misura
appare pazza questa donna pazza!
Mandala alla forca!
Ché prendendo per moglie quella porca
sarei la barzelletta del quartiere.
Su di te si è fermato invece il mio volere.
Tu né dubbia né infedele,
quella tanto acuta e pungente
se ne farà tanti
——————di amici.
Temo la ventura di figli prematuri
e ciechi – se spinto dalla fretta –
come quelli della gatta”.
Così blateravo. E la vergine in fiore
feci inchinare, coprendola del mio
mantello delicato, abbracciando il suo collo
ceduto di soppiatto –
[io cacciatore], lei cerbiatto! –
Mi attaccai con le mani dolcemente al suo petto:
Luceva lei di pelle fresca,
impeto straniero di giovinezza;
e strusciandomi su tutto quel bel corpo
finalmente spruzzai la mia potenza seminale
sul suo biondo pelo vaginale.»

Analisi[modifica | modifica wikitesto]

Il componimento, in strofe epodiche perfezionate appunto da Archiloco, è ambientato a Paro, nel tempio di Era[3], luogo d'incontro tra uomini e donne, come nella tradizione greca.

Si tratta di una scenetta con più personaggi. Al poeta si accosta una donna, figlia di Anfimedò, che, evidentemente, facendogli da mezzana, gli propone una ragazza in età da marito, mentre Archiloco preferisce averla la notte stessa. Si tratta, probabilmente, della sorella minore della già promessa del poeta, Neobule[4], alla quale Archiloco tributa lodi sperticate, denigrando la sorella maggiore e ottenendo lo scopo di sedurla.

Il tutto è descritto con toni piuttosto spinti e chiari, come di consueto in Archiloco.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ P. Köln (ed. R. Merkelbach/M. L. West, in "ZPE", n.14, 1974).
  2. ^ in Archiloco, Epodo di Colonia – fr. 196A, 17 West2, su poetarumsilva.com, traduzione di Luciano Mazziotta, 22 marzo 2013. URL consultato il 1º ottobre 2023.
  3. ^ Cfr. vv. 15-17.
  4. ^ Cfr. fr. 202 Lobel-Page.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]