Epidermolisi bollosa

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Epidermolisi bollosa
Bambino iracheno affetto da epidermolisi bollosa
Malattia rara
Cod. esenz. SSNRN0570
Specialitàgenetica clinica
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-9-CM757.39
MeSHD004820
MedlinePlus001457
eMedicine1062939
Sinonimi
EB

L'epidermolisi bollosa è un gruppo di rare malattie genetiche caratterizzate da fragilità della cute e delle mucose[1].

Epidemiologia[modifica | modifica wikitesto]

Attraverso studi è stato stimato che la sua incidenza complessiva risulta essere di 50 persone in un milione di nati. Attualmente in Italia colpisce un bambino su 82 000.

In molti paesi, i pazienti più giovani vengono descritti con il termine bambini farfalla, vista la fragilità della loro pelle, paragonabile alle ali di una farfalla; in Sud America sono definiti come bambini pelle di cristallo.

Sintomatologia[modifica | modifica wikitesto]

Le manifestazioni sono varie: tutte le forme presentano fragilità della cute e delle mucose a causa della quale compaiono delle piccole vescicole ma a volte possono essere più grandi bolle, disfagia in seguito alla rottura di esse. Inoltre a volte rimangono delle piccole cicatrici. Le sofferenze inflitte dalle piaghe da epidermolisi bollosa sono state paragonate a quelle da ustioni di terzo grado.

Eziopatogenesi[modifica | modifica wikitesto]

Esse riguardano deficit o alterazioni a carico di alcune proteine della pelle con funzione adesiva intercellulare: collagene, cheratina, laminina, desmocolina, desmoplachina, desmogleina, placoglobina, placofillina, integrine e altre che formano desmosomi ed emidesmosomi, strutture proteiche deputate alla adesività cellulare.

Fra le cause più comuni vi sono piccoli traumi che causano spazi intraepidermici in cui si depositerà siero.

Classificazione[modifica | modifica wikitesto]

Fra le forme più comuni ritroviamo:

La forma ereditaria si suddivide a sua volta in semplice, emidesmosomiale, giunzionale e distrofica.

Trattamento[modifica | modifica wikitesto]

È una patologia non contagiosa. Bisogna monitorare il rischio di sovrainfezioni, ad oggi non esistono terapie risolutive; comunque ricerche recenti si sono focalizzate sul cambiare la miscela di cheratine prodotte nella pelle. Ci sono 54 geni conosciuti – 28 dei quali appartengono al I gruppo dei filamenti intermedi e 26 al II – che operano come eterodimeri. Molti di questi geni condividono una notevole somiglianza strutturale e funzionale, ma sono specializzati per tipo di cellule e/o le condizioni in cui essi sono normalmente prodotti. Se si riuscisse a spostare la produzione del gene lontano dalla sua forma mutata, dal gene della cheratina disfunzionale verso un gene di cheratina intatto, i sintomi potrebbero essere ridotti. Per esempio si è scoperto che il sulforafano, un composto presente nei broccoli, è in grado di ridurre la formazione di bolle nei topi a tal punto da non riuscire più a identificare visivamente i cuccioli affetti da quelli sani, quando iniettato in topi in gravidanza (5 µmol/giorno = 0,9 mg) e applicato in maniera topica nei neonati (1 µmol/giorno = 0,2 mg di olio di jojoba).[2]

In Italia il Centro Holostem di Modena, in collaborazione con il Centro di Medicina Rigenerativa dell'UniMore e l'associazione non profit Le ali di Camilla, sono considerati un'eccellenza nel settore[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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