Ente pubblico di cooperazione intercomunale
In Francia, un ente pubblico di cooperazione intercomunale (abbreviato in EPCI, in francese etablissement public de coopération intercommunale) è una struttura amministrativa che riunisce diversi comuni al fine di esercitare in comune alcune delle loro competenze. Si tratta della forma più avanzata di intercomunalità. È regolata dalla quinta parte del Codice generale delle collettività territoriali.
Discendenti dei distretti, delle comunità di città e dei sindacati d'agglomerazione nuova — che rappresentano forme più antiche di collaborazione intercomunale — gli EPCI contemporanei si sono sviluppati in particolare dopo la legge Chevènement del 1999.
Gli EPCI possono a loro volta collaborare all’interno di poli metropolitani e poli di equilibrio territoriale e rurale, che sono altre forme di intercomunalità dotate dello status di sindacato misto.
Oggi, in linea di principio, ogni comune deve appartenere a un EPCI con fiscalità propria, in virtù della riforma territoriale del 16 dicembre 2010 e della legge NOTRe del 2015; fanno eccezione le isole con un solo comune, che beneficiano di una deroga legislativa: L'Île-d'Yeu, Île-de-Bréhat, Île-de-Sein e Ouessant.[1]
Tipologie di EPCI
[modifica | modifica wikitesto]È possibile distinguere due categorie di EPCI.
EPCI con fiscalità propria
[modifica | modifica wikitesto]Queste strutture intercomunali hanno il diritto di riscuotere imposte, sotto forma di una tassa aggiunta a quella dei comuni, oppure, in certi casi, al posto dei comuni (per esempio: la tassa unica professionale). Questo significa che l’EPCI vota sull’aliquota fiscale che desidera applicare, nel rispetto delle disposizioni legali.
A partire dalla riforma delle collettività territoriali del 2010, le categorie di EPCI con fiscalità propria sono:
- Le comunità di comuni (communautés de communes);
- Le comunità d'agglomerazione (communautés d’agglomération), se comprendono almeno 50 000 abitanti, con almeno un comune con più di 15 000 abitanti;
- Le comunità urbane (communautés urbaines), per agglomerati con più di 450 000 abitanti;
- Le metropoli (métropoles), create con la legge del 16 dicembre 2010, per agglomerati con oltre 500 000 abitanti che desiderano gestire più competenze rispetto alle comunità urbane.
EPCI senza fiscalità propria
[modifica | modifica wikitesto]Tra questi troviamo:
- I sindacati intercomunali, divisi in due categorie:
- I sindacati misti.
Le risorse dei sindacati intercomunali provengono principalmente dai contributi versati dai comuni membri.
Un sindacato può essere fiscalizzato: in tal caso, percepisce un'imposizione aggiuntiva rispetto a quella dei comuni, riferita ai quattro tributi locali principali. Tuttavia, non può decidere le aliquote fiscali (come fanno le comunità con fiscalità propria), ma vota solo l'importo fiscale desiderato, e l'amministrazione fiscale calcola poi le aliquote necessarie per raggiungere quella somma.
I SIVU e SIVOM sono gradualmente sciolti e integrati negli EPCI a fiscalità propria, per ottenere economie di scala.
In passato, questi sindacati intercomunali esistevano soprattutto tra comuni che non appartenevano allo stesso EPCI, per svolgere servizi che il loro EPCI non poteva gestire (come lo smaltimento rifiuti o il trasporto scolastico). Tuttavia, non includevano sempre tutti i comuni degli EPCI coinvolti.
Oggi si promuove una maggiore solidarietà tra i comuni dello stesso EPCI, e se l’EPCI non può gestire un servizio da solo, partecipa a un sindacato misto, dove tutti i comuni coinvolti cooperano. Questi sindacati misti (e i nuovi poli metropolitani) gestiscono servizi e infrastrutture su scale molto più ampie, come:
- Parchi naturali regionali
- Porti o aeroporti
- Trasporti pubblici a lunga distanza
- Università
- Impianti di riciclaggio specializzati
- Edilizia sociale condivisa
I sindacati intercomunali rimasti all’interno degli EPCI servono oggi solo per servizi non obbligatori che non coinvolgono tutti i comuni, e che non richiedono cooperazione esterna. Spesso sono SIVU nati per gestire un singolo impianto o servizio (come uno stadio, un centro culturale, una mensa scolastica o una stazione di depurazione). Rimangono in vita finché questa funzione non viene trasferita all’EPCI, previa approvazione delle altre municipalità.
Competenze
[modifica | modifica wikitesto]Gli EPCI esercitano competenze che sono loro delegate dai comuni membri; alcune di queste competenze possono essere obbligatorie, a seconda della categoria di EPCI considerata. Questi tipi di strutture scelgono competenze obbligatorie e competenze facoltative. Per una stessa competenza, gli EPCI possono inglobare strutture preesistenti (ad esempio, i sindacati per la fornitura di acqua potabile). In particolare, possono adottare schemi di coerenza territoriale (SCOT), a partire dalla Legge sulla solidarietà e il rinnovamento urbano del 13 dicembre 2000.
Il trasferimento delle competenze è deciso tramite delibere concordi dell’organo deliberante dell’EPCI e dei consigli municipali, che devono pronunciarsi secondo le maggioranze richieste per la creazione dell’EPCI. Il consiglio comunale di ogni comune membro ha un termine di tre mesi, a partire dalla notifica al sindaco della delibera dell’EPCI, per esprimersi sul trasferimento proposto. In assenza di delibera entro tale termine, la decisione è considerata favorevole. Il trasferimento di competenze è poi formalizzato da un decreto prefettizio.
Dal punto di vista finanziario, il trasferimento di competenze dà luogo a una valutazione degli oneri trasferiti dai comuni all’EPCI, effettuata dalla CLECT (Commissione locale di valutazione degli oneri trasferiti). Questa commissione calcola un importo di compensazione (che può essere positivo o negativo), il quale viene versato ogni anno dall’EPCI ai comuni membri.[2]
Fino al 15 agosto 2015, data della promulgazione della legge che stabilisce la nuova organizzazione territoriale della Repubblica (Legge NOTRe), le competenze obbligatorie e opzionali erano suddivise per tipo di intercomunalità.
Intercommunalità | Competenze obbligatorie prima della Legge NOTRe | Competenze facoltative dopo la Legge NOTRe |
---|---|---|
Sindicati intercomunali a vocazione unica (SIVU) | Una sola competenza | |
Sindacati intercomunali a scopi multipli (SIVOM) | Molteplici competenze | |
Sindicato di agglomerazione nuova (SAN) |
| |
Comunità di comuni |
|
Almeno 4 tra :
Tutte o parte delle azioni sociali, in seguito a un accordo con il dipartemento |
Comunità d'agglomerazione |
|
Almeno 3 dei seguenti argomenti:
|
Comunità urbana |
|
Tutta o parte dell'azione sociale, in seguito a un accordo con il dipartemento |
Metropoli |
Competenze precedentemente devolute ai comuni:
Competenze precedentemente devolute al dipartimento:
Compiti precedentemente affidati alla regione:
|
In seguito a un accordo con il dipartemento:
A seguito di un accordo con la regione:
Delega dello Stato, su richiesta dell'autorità metropolitana:
|
Situazione al 1º gennaio 2024
[modifica | modifica wikitesto]Al 1º gennaio 2024, il numero totale di strutture intercomunali in Francia è di 9 883, suddivise come segue:[1]
Categoria | Numero | Tipo | Numero | Comuni raggruppati |
---|---|---|---|---|
EPCI con fiscalità propria | 1 254 | Metropoli | 21[3] | 912 |
Comunità urbane | 14 | 659 | ||
Comunità d'agglomerazione | 229 | 7 586 | ||
Comunità di comuni | 990 | 25 716 | ||
Sindacati e altri raggruppamenti | 8 629 | Sindacati intercomunali a scopo unico (SIVU) | 4 533 | |
Sindacati intercomunali a scopi multipli (SIVOM) | 1 199 | |||
Enti pubblici territoriali | 11 | |||
Sindacati misti | 2 739 | |||
Poli metropolitani | 25 | |||
Poli di equilibrio territoriale e rurale (PETR) | 122 |
Dei 34 935 comuni esistenti al 1º gennaio 2024, solo quattro non sono inclusi in alcun EPCI: L'Île-d'Yeu, Île-de-Bréhat, Île-de-Sein e Ouessant.[1][4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Le collettività territoriali in cifre 2024, su collectivites-locales.gouv.fr, agosto 2024. URL consultato il 9 novembre 2024.
- ^ Les reversements de fiscalité des EPCI à leurs communes membres ou à d'autres EPCI (Guide 2006), su collectivites-locales.gouv.fr. URL consultato il 24 ottobre 2016.
- ^ Esclusa la Métropole de Lyon, che è una collettività territoriale con status particolare.
- ^ Insee, Suddivisione comunale - Tabella di appartenenza geografica dei comuni al 1º gennaio 2024, su insee.fr, 26 marzo 2024. URL consultato il 9 novembre 2024.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (FR) Loi n° 99-586 du 12 juillet 1999 relative au renforcement et à la simplification de la coopération intercommunale, su legifrance.gouv.fr. URL consultato il 24 aprile 2025.
- (FR) Documents et cartographie de la Base nationale sur l'intercommunalité
- (FR) Carte de France des intercommunalités