Enrico Calamai
Enrico Calamai (Roma, 24 giugno 1945) è un diplomatico italiano, detto “lo Schindler di Buenos Aires”, per esser riuscito a mettere in salvo più di trecento perseguitati dal regime militare argentino, ufficialmente documentati o in base a testimonianze di sopravvissuti..
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Dopo gli studi in Economia e commercio, entra nella carriera diplomatica e presta servizio in Spagna e in Italia[1].
Nel 1972 è destinato a Buenos Aires, come vice-console italiano. L'anno seguente è in missione in Cile, dove si era verificato il golpe del generale Pinochet, e riuscì a ottenere il trasferimento in Italia di 412 rifugiati nell'ambasciata italiana (tra i quali cinquanta bambini), che hanno chiesto asilo politico[1].
Nel 1976, Calamai è nuovamente a Buenos Aires dove, con l'aiuto del giornalista del Corriere della Sera Giangiacomo Foà e del sindacalista Filippo Di Benedetto, riesce a mettere in salvo e a far espatriare centinaia di oppositori politici del regime[1], mettendo a repentaglio la propria vita. Infatti, ai tempi della dittatura militare argentina, la maggior parte di coloro che si opponevano alla politica di Jorge Rafael Videla e della sua giunta entravano a far parte della lunga schiera dei sequestrati, torturati e assassinati, in molti casi lanciati vivi nell'Oceano Atlantico o nel Río de la Plata con i cosiddetti voli della morte[2], rimase in Argentina fino al 1978. Promosso console, è quindi destinato dal 1982 al 1987 in Nepal e poi in Afghanistan, prima di essere collocato a riposo[1].
Enrico Calamai ha dichiarato di aver sempre e solo fatto ciò che riteneva opportuno, spesso scontrandosi con le logiche burocratiche del consolato e con la mancata presa di posizione da parte del governo italiano di allora, che preferiva una politica di comodo con le istituzioni argentine, lasciandolo solo a salvare centinaia di innocenti. Contribuì a condannare militari argentini, testimoniando contro di loro al processo. Nel 2000, in Italia, testimoniò nei procedimenti penali contro otto militari argentini responsabili della morte di cittadini italiani durante il regime[3].
Ha portato a conoscenza dei giovani la propria testimonianza, girando per scuole, università e manifestazioni e presentando più volte il proprio libro Niente asilo politico.
Calamai è stato tra i fondatori del Comitato per la promozione e la protezione dei diritti umani. È stato decorato con l'Orden del Libertador General San Martín, il 10 dicembre 2004[4], nell'ambasciata della Repubblica Argentina in Italia. A lui è stata dedicata una puntata di La storia siamo noi intitolata: Enrico Calamai. Un eroe scomodo.
Dal 2010 è onorato al Giardino dei Giusti di Milano.[5]
Durante le elezioni politiche in Italia del 2022 viene candidato da Unione Popolare al Senato,[6] senza risultare eletto in quanto la lista non supera la soglia di sbarramento. A dicembre 2024 viene annunciata la sua adesione al Partito della Rifondazione Comunista.[7]
Opere
[modifica | modifica wikitesto]Enrico Calamai ha descritto la sua esperienza della dittatura militare argentina in due pubblicazioni: Faremo l'America e Niente asilo politico. La prima opera è una raccolta di impressioni, scritte dal punto di vista di un funzionario del Consolato italiano che ogni giorno ascolta le richieste, i drammi, le problematiche, le speranze di cittadini italiani che tutti i giorni si presentano in consolato, ognuno con la propria storia. È scritto con una tecnica di scrittura creativa. Il pensiero dell'ascoltatore (il Console) si fonde con le parole dell'interlocutore (il cittadino), in una dimensione spazio temporale che cerca un significato e una via di fuga.
Niente asilo politico è un diario dell'esperienza di Calamai in America meridionale. Ha inizio nel 1972, anno in cui arriva a Buenos Aires, presso il consolato italiano. Giovane funzionario, di lì a poco è inviato in Cile, dove ha modo di conoscere e vivere il regime totalitario di Augusto Pinochet, a fianco dei rifugiati presso l'ambasciata italiana. Richiamato in Argentina, descrive l'attività svolta tra salvati e sommersi, l'omertà del governo italiano e del consolato, l'assurda barbarie dei militari, i desaparecidos, la tenacia e l'eroismo delle madri di Plaza de Mayo.
Nella cultura di massa
[modifica | modifica wikitesto]Le vicende personali di Calamai hanno ispirato una miniserie televisiva in due puntate, Tango per la libertà, andata in onda su Rai 1 nel 2016 e diretta da Alberto Negrin.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Enrico Calamai, su Gariwo la foresta dei Giusti. URL consultato il 1º gennaio 2025.
- ^ Quiosco | El Mundo en ORBYT
- ^ clandestinaMENTE: LO SCHINDLER DI BUENOS AIRES, su ludojona.blogspot.com, 21 agosto 2009.
- ^ Argentina: Enrico Calamai insignito per aver fatto il suo lavoro da console italiano nell'Argentina di Videla
- ^ Un albero per Enrico Calamai al Giardino dei Giusti, su Gariwo la foresta dei Giusti, 12 aprile 2010.
- ^ “Candidato con Unione popolare perché è come negli anni Settanta”, intervista all’ex diplomatico Enrico Calamai, su ilriformista.it, 27 agosto 2022. URL consultato il 29 agosto 2022.
- ^ Enrico Calamai, lo “Schindler di Buenos Aires”, si è iscritto a Rifondazione, su rifondazione.it, 2 dicembre 2024.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Enrico Calamai, su IMDb, IMDb.com.
- Niente asilo politico il libro di Enrico Calamai, su feltrinellieditore.it.
- Lo Schindler di Buenos Aires, su ludojona.blogspot.it.
- Enrico Calamai insignito con l'Orden del Libertador General San Martín, su peacelink.it.
- Dossier desaparecidos del centro italiano studi per la pace, su studiperlapace.it.
- Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani, su comitatodirittiumani.net.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 309736157 · SBN TO0V464622 · GND (DE) 1056190574 |
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