Enea Picchio

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Enea Picchio
NascitaOleggio, 21 settembre 1906
MorteMar Mediterraneo, 3 febbraio 1943
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
Anni di servizio1928 - 1943
GradoCapitano di corvetta
GuerreSeconda guerra mondiale
Comandante dicacciatorpediniere Saetta
Decorazionivedi qui
Studi militariAccademia navale di Livorno
dati tratti da Enea Picchio 70º anniversario (1943-2013)[1]
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Enea Picchio (Oleggio, 21 settembre 1906Mar Mediterraneo, 3 febbraio 1943) è stato un militare italiano, che con il grado di capitano di corvetta della Regia Marina, fu comandante della torpediniera Andromeda e poi del cacciatorpediniere Saetta durante l'ultima missione eseguita dall'unità il 3 febbraio 1943. Decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria, e di tre Medaglie di bronzo al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque ad Oleggio (provincia di Novara) il 21 settembre 1906, figlio di Annibale e Giuseppina Montà.[1] Frequentò il Ginnasio di Novara prima di entrare nel 1922 alla Regia Accademia Navale di Livorno, da cui uscì con il grado di guardiamarina nel 1928.[1] L'anno successivo fu promosso sottotenente di vascello, e nel 1933 tenente di vascello.[1] Ricoprì vari incarichi imbarcati e presso Comandi a terra, e all'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 10 giugno 1940, ricopriva l'incarico di comandante della torpediniera Andromeda,[1] a bordo della quale compì numerose missioni di scorta ai convogli.[N 1] Nel gennaio 1941 fu trasferito presso la base navale di Saseno (Albania) dove assunse il comando dei servizi Marina Militare di Capo Papas. Nel dicembre dello stesso anno ricevette il comando del cacciatorpediniere Strale. Promosso capitano di corvetta nell'aprile 1942, passò al comando del cacciatorpediniere Saetta[2] con il quale, il 3 febbraio 1943 salpò da Biserta per scortare a Napoli la nave cisterna Thorsheimer. Facevano parte della scorta le torpediniere Sirio, Monsone, Clio e Uragano. Alle ore 09:38 la torpediniera Uragano urtò di poppa una mina (posata dal posamine britannico Abdiel), ed affondò dopo circa quattro ore per i danni subiti.[3] Il Saetta si fermò subito per soccorrere la torpediniera quando alle 9:48 urtò una mina che lo spezzò in due provocando il rapido affondamento[N 2] dell'unità.[2] All'atto dell'esplosione, resosi subito conto della gravità dei danni, diede ordine all'equipaggio di abbandonare la nave rimanendo però a bordo ed affondando[N 3] con la sua unità. Per onorarne la memoria sua,[2] e del comandante della torpediniera Uragano Luigi Zamboni, fu decretata la concessione della medaglia d'oro al valor militare.[3] Gli sono state intitolate vie a Oleggio e Roma.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
« Comandante di Silurante, eseguiva numerose e rischiose missioni di guerra in acque fortemente controllate da aerei e sommergibili avversari, distinguendosi particolarmente in lunga, difficile e contrastata operazione di rimorchio e di trasporto combustibile ad un porto avanzato d'oltremare. Nella sua ultima missione di scorta, irrimediabilmente colpita l'unità da offesa subacquea ed in condizioni atmosferiche avverse, si preoccupava della salvezza del suo equipaggio dando con calma e serenità le disposizioni del caso. Benché sollecitato dai suoi dipendenti, rifiutava di portarsi in salvo e, irrigidito nella posizione di "saluto alla bandiera", si inabissava con la sua nave, lasciando ai posteri luminoso esempio di eroica abnegazione e di sublime attaccamento al dovere. Canale di Sicilia, 3 febbraio 1943
— Decreto Presidenziale 3 giugno 1948
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
« Comandante di torpediniera nel primo anno della guerra 1940-1943 effettuava numerose missioni di guerra e scorte a convogli in acque contrastate dal nemico. In ogni circostanza dimostrava sereno coraggio, abnegazione ed elevato sentimento del dovere. 10 giugno 1940-5 gennaio 1941
— Determinazione del 20 luglio 1944[4]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
« Comandante di un cacciatorpediniere di scorta a convoglio, colpito con due siluri un piroscafo da sommergibile nemico, provvedeva con prontezza ed elevata perizia marinaresca alle operazioni di salvataggio dell'unità sinistrata e, nonostante la perdurante insidia avversaria e le difficili condizioni atmosferiche, ne effettuava audacemente il rimorchio fino ad una nostra base. Mediterraneo centrale, 17-18 agosto 1942
— Determinazione del 14 gennaio 1943[5]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Imbarcato su caccia torpediniere, quale comandante, durante il terzo anno della guerra 1940-1943 compiva numerose missioni e scorte ad importanti convogli diretti oltremare. In ogni circostanza dimostrava sereno coraggio, sprezzo del pericolo ed elevato amor di Patria. Mediterraneo, 20 luglio 1942-3 febbraio 1943
— Determinazione del 20 luglio 1944[4]
Croce al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Mediterraneo, 6 dicembre 1941-24 aprile 1942
— Determinazione del 20 luglio 1944.
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Durante tale comando fu decorato con tre medaglie di bronzo al valor militare.
  2. ^ Spezzato in due dall’esplosione il cacciatorpediniere s’inabissò in meno di un minuto in posizione 37°35’ N e 10°37’ E (a 27 miglia per 60° dall’Isola dei Cani)
  3. ^ Alcuni dei superstiti della torpediniera Uragano riferirono di averlo visto in plancia mentre la sua unità affondava nell'atto di fare il saluto alla bandiera d'Italia. Il Sgt. M.A. Egisto Ceppatelli, imbarcato sul Saetta, riferì che durante l'affondamento egli, per cause non precisate, rimase a galla e fu visto allontanarsi dagli altri naufraghi aggrappato a un relitto galleggiante insieme al suo fido cane lupo che portava a bordo con sé. Nessuno dei due fu mai ritrovato.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Oleggio Diari n.19, maggio 2013, p. 18.
  2. ^ a b c Oleggio Diari n.19, maggio 2013, p. 19.
  3. ^ a b Zamboni 2012, p. 20.
  4. ^ a b Decreto Presidenziale 29 luglio 1949.
  5. ^ Regio Decreto 11 febbraio 1943.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2015, ISBN 978-8-89848-595-6.
  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, Milano, A. Mondadori Editore, 2002, ISBN 978-88-04-50150-3.
  • Vero Roberti, Con la pelle appesa al a un chiodo. La guerra sul mare 1940-1943, Milano, Ugo Mursia Editore, 1966.
  • Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli, Milano, A. Mondadori Editore, 1987.
  • Ufficio Storico della Marina Militare, Le Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Stato Maggiore della Marina Militare, 1992.
Periodici
  • Enea Picchio, in Oleggio Diari, n. 19, Oleggio, Amministrazione Comunale di Oleggio, maggio 2013, pp. 18-19.
  • Enrico Ricciardi, La rotta della morte, in Il Nastro Azzurro, n. 2, Roma, Istituto Nazionale del Nastro Azzurro, marzo-aprile 2009, pp. 24-29.
  • Adolfo Zamboni, Quando i comandanti morivano in plancia, in Il Nastro Azzurro, n. 2, Roma, Istituto Nazionale del Nastro Azzurro, marzo-aprile 2012, pp. 18-20.