Tecnologia ellenistica

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Ricostruzione della macchina "fuori dal tempo" di Anticitera

Nell'ambito della cultura ellenistica la scienza rappresentò probabilmente il punto più alto raggiunto dal sapere nel mondo antico. Anche la figura dello scienziato risentì del clima spirituale dell'epoca, caratterizzato dall'allontanamento dalla politica e dai temi sociali, e si immedesimò nel ruolo del ricercatore di professione (concetto per noi moderno), dedito allo studio e alla ricerca.

Il centro di questo sviluppo scientifico fu ad Alessandria, che con le strutture culturali della Biblioteca e del Museo divenne un centro di attrazione per tutti gli intellettuali dell'epoca.

Rispetto al sapere scientifico del passato la scienza ellenistica presentò uno sviluppo considerevole della tecnologia[1] tale da essere paragonabile a quello europeo del XVII secolo, della prima rivoluzione industriale.[2]

La meraviglia del sapere[modifica | modifica wikitesto]

Per chiarire il significato che la tecnologia ebbe presso i greci nell'età ellenistica, occorre premettere che la stessa sapienza, secondo Aristotele, nasce dalla meraviglia:

«Infatti gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell'intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia [thaumazon] riconosce di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia. Cosicché, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall'ignoranza, è evidente che ricercarono il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica.[3]»

Contrariamente al passato in cui il filosofo era colui che possedeva l'abilità di fare un uso concreto, pratico del suo sapere[4][5], ovvero il sapere per il sapere che rappresentava per i greci antichi la risposta ai dubbi e alle domande nate dallo stupore; tutto ciò era la realizzazione dell'ideale di libertà del sapiente. Per Aristotele fare filosofia è l'inclinazione della natura razionale di tutti gli uomini che solo i filosofi realizzano a pieno mettendo in atto un sapere che non serve a nulla ma che, proprio per questo, non dovrà piegarsi a nessuna servitù: un sapere dunque assolutamente libero ma che presuppone la libertà da ogni bisogno materiale e che richiede sì una dedizione ad esso ma che rende liberi dall'ignoranza.

La scienza dopo Aristotele coincide dunque con il filosofare, non ricerca applicazioni pratiche del sapere e non s'interessa della tecnologia.[6]

La tecnologia "inutile"[modifica | modifica wikitesto]

La eolipila di Erone

Questo unico scopo di destare meraviglia senza nessun ulteriore fine pratico si ritrova a fondamento della tecnologia degli scienziati ellenisti come Erone di Alessandria, il più famoso degli ingegneri del Museo d'Alessandria, che presenta la sua opera sugli specchi (Catottrica)[7] in questo modo:

«È una scienza che procura un senso di meraviglia e di stupore nell'osservatore. Con il suo aiuto sono stati costruiti specchi che fanno apparire la destra e la sinistra di una figura dalla parte giusta. Con altri è possibile vedere ciò che accade alle nostre spalle, oppure osservarsi capovolti, con due nasi, con tre occhi, o con l'aspetto completamente alterato, come colti da grande dolore. E poi chi non ritiene interessante e divertente sbirciare tramite un apparecchio ottico quanta gente c'è in strada e che cosa stia facendo, standosene tranquillamente seduto a casa sua senza essere visto?[8]»

La creazione dunque di macchine per i tempi tecnologicamente avanzate, si giustificava per l'unica finalità quasi ludica di sorprendere e meravigliare l'osservatore. Il principio della inutilità pratica nel pensiero greco si estendeva a tutta la scienza antica. Valga come esempio lo studio difficile e protratto nel tempo che i greci condussero in geometria sulle sezioni coniche. Bisognerà attendere le osservazioni di Galilei sul moto parabolico dei proiettili d'artiglieria e sul movimento ellittico dei pianeti scoperto da Keplero affinché quegli antichi studi acquistassero efficacia pratica.[9]

Gli studi di Erone nella sua Meccanica compiuti sulla ruota dentata e i meccanismi connessi agli ingranaggi e alla puleggia trovano applicazione in macchine che vogliono dimostrare l'ingegnosità degli ingegneri che creano stupefacenti uccelli meccanici, organi ad aria compressa ecc. L'unica utilità pratica è nella costruzione di orologi ad acqua ma a nessuno viene in mente di applicare quegli studi ad una tecnologia che allievi le fatiche dell'uomo.

Il fallimento tecnologico[modifica | modifica wikitesto]

In base a queste considerazioni alcuni storici della scienza, come Eduard Jan Dijksterhuis[10] hanno parlato di fallimento tecnologico della scienza alessandrina che era arrivata con Erone a scoprire la macchina a vapore con la eolipila senza utilizzarne i principi sul piano pratico.

Lo storico della scienza Geoffrey Ernest Richard Lloyd ha però notato che «affermare che tutti gli elementi della macchina a vapore siano già potenzialmente presenti nella eolipila di Erone è assurdo. Il controllo di questa energia dipende dalla capacità di forgiare accuratamente grossi cilindri di metallo, di ottenere tra il pistone e il cilindro un gioco così sottile da evitare la fuga del vapore quando aumenta la pressione e di progettare un metodo efficiente per trasformare il moto rettilineo in moto rotatorio. I problemi da superare per costruire una vera macchina a vapore non erano solo di natura teorica, ma connessi anche con i necessari standard di qualità e precisione. Solo alla fine del secolo scorso si è raggiunta la capacità di forgiare i metalli in costruzioni nello stesso tempo colossali e sufficientemente precise, quali appunto erano le prime macchine a vapore moderne.»[11]

Secondo alcuni studiosi questo fallimento tecnologico è da ricondurre alla diffusione della schiavitù come sistema produttivo che si presentava come migliore dal punto di vista economico rispetto all'introduzione di macchine destinate ad alleviare e a rendere più efficace il lavoro umano. Nei settori infatti dove il lavoro servile non era essenziale, come nell'arte della guerra, si ebbero importanti sviluppi tecnologici.[12]

Invenzioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Antico Canale di Suez: Aperto da ingegneri greci sotto Tolomeo II (283-246) all'inizio del III secolo a.C., dopo iniziali tentativi, probabilmente solo in parte falliti.[13]
  • Chiusa: Costruita nell'antico Canale di Suez sotto Tolomeo II (283-246 a.C.), all'inizio del III secolo a.C.[14][15][16]
  • Vite di Archimede: Questo dispositivo, capace di spostare sostanze solide o liquide da un piano inferiore a uno elevato, è tradizionalmente attribuito al matematico greco Archimede di Siracusa (circa III secolo a.C.).[17][18]
  • Faro: L'esempio più illustre dei fari dell'antichità, fu il Faro di Alessandria, la città fondata in Egitto da Alessandro Magno. Opera di Sostrato di Cnido, fu costruito sotto la dinastia dei Tolomei attorno al 280 a.C. sull'isolotto di fronte alla città, dal cui nome Pharos “Φάρος” (faro) deriva la parola faro nelle lingue di origine greca e latina.[19]
  • Sveglia: L'inventore e ingegnere ellenistico Ctesibio (fl. 285-222 a.C.) montò sulla sua clessidra un quadrante e una lancetta per indicare il tempo, e aggiunse un elaborato «sistema di allarme che poteva essere realizzato facendo cadere ciottoli su un gong, o facendo soffiare delle trombe (facendo forza su delle campane di vetro nell'acqua e portando l'aria compressa attraverso un'ancia) a tempi preimpostati».[20]
  • Scappamento: Descritto dall'ingegnere greco Filone di Bisanzio nel suo trattato tecnico Pneumatica (capitolo 31) nel III secolo a.C.[21], come parte di un portacatino automatico per gli ospiti che si sarebbero lavati le mani. Il commento di Filone «la sua costruzione è simile a quella degli orologi» indica che tali scappamenti erano già integrati in antichi orologi ad acqua.
  • Ruota idraulica: Descritta per la prima volta da Filone di Bisanzio (circa 280-220 a.C.).[22]
  • Trasmissione a catena: Descritta per la prima volta da Filone di Bisanzio (III secolo a.C), questo dispositivo dava l'energia a una balestra a ripetizione, la prima del suo genere finora conosciuta.[23]
  • Sospensione cardanica: La sospensione cardanica (gimbal) fu descritta per la prima volta dall'inventore greco Filone di Bisanzio nel III secolo a.C.[24] Filone descrisse un vaso a otto lati con dell'inchiostro, con un'apertura su ciascun lato, che può essere girato in modo che, mentre qualsiasi faccia è in cima, una penna può essere immersa e inchiostrata - tuttavia l'inchiostro non scappa via attraverso i buchi sugli altri lati. Questo è possibile per la sospensione del calamaio al centro, che viene montato su una serie di anelli concentrici in modo che possa rimanere stazionario indipendentemente dal modo in cui il vaso stesso viene girato.
  • Odometro: L'odometro, un dispositivo usato nel periodo ellenistico tardo, dai Romani e nel Rinascimento per indicare la distanza percorsa da un veicolo. È stato inventato probabilmente da Eratostene nel III secolo a.C.[25]
  • Cannone: La potenza del vapore acqueo, ossia quello che anticamente veniva chiamato «fumo d'acqua», era conosciuta fin dai tempi antichi. Sembra infatti che lo scienziato greco Archimede (III secolo a.C.), abbia costruito una specie di "cannone a vapore", che riusciva a lanciare dei grossi proiettili.[26]
  • Principio della doppia azione: Principio meccanico universale che fu scoperto e per la prima volta applicato dall'ingegnere Ctesibio (III secolo a.C.) nella sua pompa a pistoni a doppia azione, che sarà dopo ulteriormente sviluppata da Erone nella sua manichetta.[27]
  • Astrolabio: Utilizzato per la prima volta attorno al 200 a.C. dagli astronomi in Grecia. Usato per determinare l'altitudine degli oggetti nel cielo.[28][29] La sua invenzione è spesso attribuita a Ipparco di Nicea, uno dei massimi astronomi della storia e che contribuì allo sviluppo della teoria degli epicicli, teoria abbozzata e proposta da Apollonio di Perga.[30]
  • Leva: Descritta per la prima volta circa nel 260 a.C. dall'antico matematico greco Archimede. Sebbene usata già in epoca preistorica, la leva fu messa in pratica per tecnologie più avanzate nell'antica Grecia.[31]
  • Mulino ad acqua: L'uso dell'energia idrica fu dovuto a pionieri greci: la primissima menzione a un mulino ad acqua nella storia si rileva nella Pneumatica di Filone di Bisanzio (circa 250 a.C.).[32]
  • Nave a tre alberi: Prima testimonianza di Syracusia, come di altre navi siracusane (mercantili) sotto Gerone II di Siracusa.[33]
  • Vele a prua e a poppa: Questo tipo di vele, apparve nel II secolo a.C. nel Mare Egeo su piccole navi greche.[34]
  • Pompe ad aria e acqua: Ctesibio e vari altri Greci di Alessandria del II secolo a.C. svilupparono e misero in pratica diverse pompe ad aria e acqua che servivano a una varietà di scopi,[35] come ad esempio l'organo idraulico e dal I secolo d.C., la fontana di Erone.
  • Ingranaggio di Sakia: Apparso per la prima volta nell'Egitto ellenistico del II secolo a.C., dove prove pittoriche lo mostrano già completamente sviluppato.[36]
  • Strumenti di misurazione: Sono state trovate varie testimonianze di strumenti di misurazione, per la maggior parte in fonti alessandrine, che aiutarono molto lo sviluppo della precisione nell'acquedotto romano.
  • Calcolatori analogici: Nel 1900-1901, fu trovato il meccanismo di Antikythera nel relitto di Antikythera. Si pensa che il dispositivo fosse un calcolatore analogico progettato per calcolare le posizioni astronomiche e che fosse usato per prevedere le eclissi lunari e solari secondo i cicli di progressioni aritmetiche babilonesi. Risale a circa il 150 a.C.[37]
  • Manichetta: Inventata da Erone nel I secolo a.C. sulla base della pompa a pistoni a doppia azione di Ctesibio.[27] Ha permesso un più efficiente spegnimento degli incendi.
  • Distributore automatico: Fu descritto per la prima volta da Erone di Alessandria nel I secolo a.C. La sua macchina accettava una moneta e dopo dispensava una quantità fissa di acqua sacra. Quando la moneta era depositata, cadeva su una vaschetta attaccata a una leva. La leva apriva una valvola, che lasciava fluire fuori un poco d'acqua. La vaschetta continuava a pendere con il peso della moneta fino alla caduta, fino al punto in cui un contro-peso avrebbe riportato la leva al proprio posto e spento la valvola.[27]
  • Differenziale: Il meccanismo di Antikythera, del relitto di Antikythera dell'epoca romana (circa 100-70 a.C.), impiegava un differenziale per determinare l'angolo fra le posizioni eclittiche del sole e della luna, e perciò le fasi della luna.[38][39]
  • Ventilazione: Le Torri del Vento nella agorà romana ad Atene, mostravano in cima un dispositivo di ventilazione nella forma di un Tritone di bronzo che stringeva nella propria mano protesa una bacchetta, che ruotava secondo il soffio del vento. Sotto, il suo fregio era ornato con le otto divinità del vento. L'alta struttura di 8 metri presentava all'interno anche meridiane e un orologio idraulico, il tutto risalente a circa il 50 a.C.[40]
  • Torre dell'orologio: Vedi torre dell'orologio.[41]
  • Porte automatiche: Erone di Alessandria, un inventore alessandrino del I secolo d.C., creò degli schemi per delle porte automatiche in modo che potessero essere usate in un tempio con l'aiuto dell'energia del vapore.[27]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dal greco tekhnologhìa (τεχνολογία), letteralmente "discorso sull'arte", dove con arte si intende il saper fare, la tecnica.
  2. ^ Russo, 2013, p. 1.
  3. ^ Aristotele, Metafisica, I, 2, 982b, trad. Giovanni Reale.
  4. ^ La filosofia come "stile di vita", saggezza intesa come "saper vivere", in una unità di teoria e prassi tipica delle necessità dell'epoca nella quale appunto nasce. Con l'uso della sapienza sarebbe facile arricchirsi: è ciò che sostiene Ieronimo di Rodi (Memorie sparse VI, 54) narrando di come si arricchisse Talete, il quale, prevedendo un'abbondante produzione di olive, affittò tutti i frantoi di un'ampia regione, monopolizzandone la molitura.
  5. ^ Il tema del rapporto tra il sapere e la sua utilità pratica è trattato approfonditamente da Pierre Hadot in una delle sue opere principali, Che cos'è la filosofia antica?, nella quale illustra quanto lontano fosse il pensiero greco dalla costruzione di sistemi ideali astratti ed avulsi dalla realtà. Questa sua tesi è stata ampiamente sviluppata dal filosofo ispano indiano Raimon Panikkar, il quale, pur senza citare Hadot esplicitamente, è in perfetta sintonia con la sua idea di filosofia come "stile di vita".
  6. ^ Battista Mondin, Epistemologia, cosmologia, Edizioni Studio Domenicano, 1999, p. 11.
  7. ^ Russo, 2013, p. 88.
  8. ^ Erone, Catottrica in Ubaldo Nicola, Atlante illustrato di filosofia, Firenze, Giunti Editore, 2000, p. 156.
  9. ^ U. Nicola, op. cit. ibidem.
  10. ^ E.J.DijKsterhuis, Il meccanicismo e l'immagine del mondo dai presocratici a Newton, ed. Feltrinelli, 1980
  11. ^ G.E.R. Lloyd, La scienza dei Greci, tr. it. ed. Laterza, Bari 1978, London 1970-73.
  12. ^ Giovanni Di Pasquale, Tecnologia e meccanica: trasmissione dei saperi tecnici dall'età ellenistica al mondo romano, ed. L.S. Olschki, 2004.
  13. ^ Schörner, Hadwiga (2000): "Künstliche Schiffahrtskanäle in der Antike. Der sogenannte antike Suez-Kanal", Skyllis, Vol. 3, No. 1, pp. 28–43 (29–36)
  14. ^ Moore, Frank Gardner, Three Canal Projects, Roman and Byzantine, in American Journal of Archaeology, vol. 54, n. 2, 1950, pp. 97–111 (99–101), DOI:10.2307/500198.
  15. ^ Froriep, Siegfried (1986): "Ein Wasserweg in Bithynien. Bemühungen der Römer, Byzantiner und Osmanen", Antike Welt, 2nd Special Edition, pp. 39–50 (46)
  16. ^ Schörner, Hadwiga (2000): "Künstliche Schiffahrtskanäle in der Antike. Der sogenannte antike Suez-Kanal", Skyllis, Vol. 3, No. 1, pp. 28–43 (33–35, 39)
  17. ^ John Peter Oleson, Water-Lifting, in Örjan Wikander (a cura di), Handbook of Ancient Water Technology, Technology and Change in History, vol. 2, Leiden, 2000, pp. 217–302 (242–251), ISBN 90-04-11123-9.
  18. ^ David Sacks (2005) [1995]. Oswin Murray and Lisa R. Brody (eds), Encyclopedia of the Ancient Greek World. Revised Edition. New York: Facts on File. ISBN 0-8160-5722-2, pp 303-304.
  19. ^ Elinor Dewire and Dolores Reyes-Pergioudakis (2010). The Lighthouses of Greece. Sarasota: Pineapple Press. ISBN 978-1-56164-452-0, pp 1-5.
  20. ^ John G. Landels, Water-Clocks and Time Measurement in Classical Antiquity, in Endeavour, vol. 3, n. 1, 1979, pp. 32–37 [35], DOI:10.1016/0160-9327(79)90007-3.
  21. ^ Michael Lewis, Theoretical Hydraulics, Automata, and Water Clocks, in Örjan Wikander (a cura di), Handbook of Ancient Water Technology, Technology and Change in History, vol. 2, Leiden, 2000, pp. 343–369 (356f.), ISBN 90-04-11123-9.
  22. ^ Oleson, John Peter (2000): "Water-Lifting", in: Wikander, Örjan: "Handbook of Ancient Water Technology", Technology and Change in History, Vol. 2, Brill, Leiden, ISBN 90-04-11123-9, pp. 217–302 (233)
  23. ^ Werner Soedel, Vernard Foley: Ancient Catapults, Scientific American, Vol. 240, No. 3 (March 1979), p.124-125
  24. ^ Sarton, G. (1970) A History of Science, The Norton Library, Vol. 2., pp. 343–350, ISBN 0393005267.
  25. ^ Conoscere. Grande enciclopedia di cultura generale documentata completamente con illustrazioni a colori, vol. 5, Fratelli Fabbri Editori, 1964.
  26. ^ Conoscere. Grande enciclopedia di cultura generale documentata completamente con illustrazioni a colori, vol. 2, Fratelli Fabbri Editori, 1964.
  27. ^ a b c d Jaffe, Eric (December 2006) Old World, High Tech: World's First Vending Machine Archiviato il 6 novembre 2013 in Internet Archive.. Smithsonian magazine.
  28. ^ Evans, James (1998), The History and Practice of Ancient Astronomy, Oxford University Press, ISBN 0-19-509539-1, p. 155.
  29. ^ Krebs, Robert E.; Krebs, Carolyn A. (2003), Groundbreaking Scientific Experiments, Inventions, and Discoveries of the Ancient World, Greenwood Press, p. 56.
  30. ^ Marcello Morelli, Dalle calcolatrici ai computer degli anni Cinquanta: i protagonisti e le macchine della storia dell'informatica., 2001.
  31. ^ Usher, A. P., A History of Mechanical Inventions, Harvard University Press (reprinted by Dover Publications 1988), 1929, p. 94, ISBN 978-0-486-14359-0, OCLC 514178. URL consultato il 7 aprile 2013.
  32. ^ Lewis, M. J. T. (1997) Millstone and Hammer: the origins of water power, University of Hull Press, pp. 1–73 especially 44–45 and 58–60, ISBN 085958657X.
  33. ^ Casson, Lionel (1995): "Ships and Seamanship in the Ancient World", Johns Hopkins University Press, pp. 242, fn. 75, ISBN 978-0-8018-5130-8.
  34. ^ Casson, Lionel (1995): "Ships and Seamanship in the Ancient World", Johns Hopkins University Press, pp. 243–245, ISBN 978-0-8018-5130-8.
  35. ^ David Sacks (2005) [1995]. Oswin Murray and Lisa R. Brody (eds), Encyclopedia of the Ancient Greek World. Revised Edition. New York: Facts on File. ISBN 0-8160-5722-2, p. 303.
  36. ^ Oleson, John Peter (2000): "Water-Lifting", in: Wikander, Örjan: "Handbook of Ancient Water Technology", Technology and Change in History, Vol. 2, Brill, Leiden, pp. 217–302 (234, 270), ISBN 90-04-11123-9.
  37. ^ Bernd Ulmann (2013). Analog Computing. Munich: Oldenbourg Verlag München. ISBN 978-3-486-72897-2, pp 5-6
  38. ^ M. T. Wright, The Antikythera Mechanism reconsidered (PDF), in Interdisciplinary science reviews, vol. 32, n. 1, 2007. URL consultato il 20 maggio 2014.
  39. ^ Bernd Ulmann (2013). Analog Computing. Munich: Oldenbourg Verlag München. ISBN 978-3-486-72897-2, p. 6.
  40. ^ Noble, Joseph V. and de Solla Price, Derek J., The Water Clock in the Tower of the Winds (PDF), in American Journal of Archaeology, vol. 72, n. 4, 1968, pp. 345–355 (353), DOI:10.2307/503828, JSTOR 503828.
  41. ^ Noble, Joseph V. and de Solla Price, Derek J., The Water Clock in the Tower of the Winds (PDF), in American Journal of Archaeology, vol. 72, n. 4, 1968, pp. 345–355 (349), JSTOR 503828.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luciano Canfora, Ellenismo, Roma, Bari etc. : Laterza, 1995.
  • Giovanni Di Pasquale, Tecnologia e meccanica: trasmissione dei saperi tecnici dall'età ellenistica al mondo romano, ed. L.S. Olschki, 2004.
  • E.J. DijKsterhuis, Il meccanicismo e l'immagine del mondo dai presocratici a Newton, ed. Feltrinelli, 1980.
  • G.E.R. Lloyd, La scienza dei Greci, tr. it. ed. Laterza, Bari 1978, London 1970-73.
  • Ubaldo Nicola, Atlante illustrato di filosofia, Firenze, Giunti Editore, 2000.
  • Lucio Russo, La rivoluzione dimenticata, VII edizione, Milano, Feltrinelli, 2013, p. 1, ISBN 9788807883231.
  • W. Tarn, La civiltà ellenistica, Firenze 1978.
  • F.W. Walbank, Il mondo ellenistico, Bologna 1983.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]