Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Le elezioni presidenziali degli Stati Uniti d'America sono una procedura elettorale degli Stati Uniti d'America con la quale vengono eletti il presidente e il vicepresidente di tale repubblica federale, per un mandato di quattro anni che inizia il 20 gennaio (detto pertanto Inauguration Day) dell'anno successivo a quello delle elezioni, procedura che coinvolge il Collegio elettorale degli Stati Uniti d'America.

Le elezioni si svolgono nel cosiddetto "Giorno dell'Elezione" (Election Day), che ricorre il martedì successivo al primo lunedì di novembre di ogni quattro anni, questo per evitare che il giorno delle elezioni cada il 1º novembre, che è un giorno festivo.[1]

Concretamente, l'elezione viene effettuata con un metodo indiretto: i cittadini scelgono, con metodi stabiliti dai singoli stati federali, gli elettori (detti "grandi elettori") che formano il Collegio elettorale degli Stati Uniti (United States Electoral College). Gli elettori possono assegnare il proprio voto a chiunque, tuttavia, salvo rare eccezioni, votano i candidati in nome dei quali sono stati eletti ciascuno nel proprio stato e le loro preferenze vengono confermate dal Congresso agli inizi di gennaio.

La più recente elezione si è svolta il 3 novembre 2020, e il 7 novembre Joe Biden è stato annunciato presidente eletto[2].

Svolgimento delle elezioni[modifica | modifica wikitesto]

Le modalità di elezione del presidente sono fissate dalla Sezione I dell'Articolo 2 della Costituzione degli Stati Uniti, modificato secondo gli Emendamenti XII, XXII e XXIII. Presidente e vicepresidente appartengono alla medesima lista e vengono eletti dal Collegio Elettorale statunitense, i cui membri a loro volta sono eletti direttamente da ciascuno Stato dell'Unione. Il mandato del presidente e quello del vicepresidente durano quattro anni.

Come detto, le elezioni si svolgono ogni quattro anni, il martedì che segue il primo lunedì di novembre (anche se in molti Stati le elezioni si aprono con un anticipo di diverse settimane per permettere il voto anche agli assenti). Le procedure di voto sono gestite da consigli elettorali locali, col compito di garantire lo svolgimento equo ed imparziale della votazione ed impedire brogli e manomissioni dei risultati[senza fonte].

Candidatura[modifica | modifica wikitesto]

L'elezione avviene in due fasi: una prima, non prevista esplicitamente dalla Costituzione, in cui la popolazione partecipa attivamente alla designazione dei candidati dei due principali partiti e una seconda che invece è costituzionalmente regolata. La prima fase, o fase delle "elezioni primarie", consiste nella elezione dei candidati alle cariche di Presidente e di Vice Presidente e avviene nelle Convenzioni Nazionali dei due maggiori partiti, quello democratico e quello repubblicano. Può avvenire o attraverso elezioni primarie chiuse, o attraverso elezioni primarie aperte: in ogni caso sono così individuati i due maggiori candidati. La modalità di svolgimento delle elezioni primarie è diversa da partito a partito e ha anche alcune variazioni da Stato a Stato dell'Unione; il candidato alla presidenza può anche non passare attraverso le elezioni primarie (in genere viene ricandidato il presidente uscente se è al primo mandato, o il vicepresidente uscente). Il giorno in cui la maggior parte degli Stati dell'Unione è chiamata a votare per le primarie è anche detto "Supermartedì" (Super Tuesday). La seconda fase prevede innanzitutto l'elezione dei cosiddetti "Elettori Presidenziali" all'interno di ogni singolo Stato e in numero pari ai senatori e ai deputati attribuiti a quel medesimo Stato. Sono costoro coloro che voteranno a scrutinio segreto Vice Presidente e Presidente, e quest'ultimo, a seguito dello spoglio effettuato dal Presidente del Senato, verrà proclamato Presidente degli Stati Uniti d'America.

Ballottaggio[modifica | modifica wikitesto]

Tutti i cittadini con diritto di voto sono chiamati alle urne per scegliere il candidato che preferiscono. Il ballottaggio presidenziale di fatto è un voto per eleggere "gli elettori di un candidato", ovvero il cittadino votante non sceglie direttamente il candidato presidente, bensì il membro del Collegio Elettorale che a sua volta eleggerà il Presidente.

In numerose occasioni, il ballottaggio consente all'elettore o di votare globalmente la lista di un particolare partito politico, oppure di definire le sue preferenze per i singoli candidati. L'elenco dei candidati per le liste elettorali è stabilito attraverso un processo legale di selezione chiamato "accesso al ballottaggio". Solitamente, le liste per il ballottaggio presidenziale si costituiscono attraverso una procedura di pre-selezione su cui influiscono sia il peso numerico del partito politico dei singoli candidati, sia i risultati delle principali convenzioni per la loro nomina. In questo modo, la lista per le elezioni presidenziali non conterrà i nomi di tutti i concorrenti all'elezione, ma solamente quelli dei candidati che abbiano ottenuto una solida nomina da parte del loro partito durante le convenzioni elettorali o il cui partito sia numericamente abbastanza forte da garantirne per legge l'inserimento nella lista. La legge elettorale prevede la possibilità per altri candidati — al di fuori dei due partiti principali — di formare una propria lista raccogliendo un numero sufficiente di firme a loro sostegno. Tuttavia, nel corso dell'intera storia degli Stati Uniti, non si è mai dato il caso che un candidato presidenziale indipendente sia riuscito ad assicurarsi un posto sulla lista elettorale presidenziale secondo questa procedura.

Un ultimo sistema per potersi presentare alle elezioni presidenziali consiste nel fare iscrivere il proprio nome[3] nella lista al momento del voto elettorale. Questa opzione viene utilizzata dai votanti per esprimere il proprio dissenso verso i candidati ufficiali, scrivendo nomi ridicoli come Topolino o Dart Fener. In ogni caso, nessun candidato di tale fattispecie (indicato come write-in) ha mai vinto un'elezione presidenziale negli Stati Uniti.

Lo scenario 1824[modifica | modifica wikitesto]

Il cosiddetto "scenario 1824", che prende il nome dalle elezioni presidenziali del 1824, si presenta qualora nessuno dei candidati ottenga un numero di voti elettorali (grandi elettori) sufficiente per vincere le elezioni[4], che dal 2017 è di almeno 270. Questo può accadere in due modi: o nel caso in cui più di due candidati ottengano voti elettorali e nessuno raggiunga il 50%, o nel caso in cui i due candidati principali conseguano ciascuno esattamente la metà del plenum dei voti elettorali, che è attualmente 538. Se i concorrenti ottengono 269 voti ciascuno, significa che nessuno dei due ha raggiunto il "numero magico"; pertanto occorre procedere in un altro modo. Se nessun candidato raggiunge la maggioranza dei voti elettorali, presidente e vicepresidente vengono scelti in base ai dettami del XII emendamento. Il presidente è scelto dalla Camera dei Rappresentanti fra i tre candidati che hanno ricevuto più voti, ma in questa votazione si vota per Stati: i rappresentanti di uno stesso Stato dispongono, collettivamente, di un solo voto. Un secondo ballottaggio per la scelta del vicepresidente si tiene al Senato, con un voto per ogni senatore.

Nelle elezioni del 1824 ben quattro candidati ricevettero voti nel collegio elettorale: Andrew Jackson ricevette la maggioranza relativa dei voti elettorali espressi, ma non quella assoluta, e la Camera dei Rappresentanti scelse il suo sfidante John Quincy Adams in un ballottaggio a tre con anche William Harris Crawford. Il 1824 rappresenta l'unico esempio di applicazione del XII emendamento per le elezioni presidenziali. In tutte le altre elezioni presidenziali, vi è sempre stato un candidato che ha raggiunto la maggioranza assoluta dei voti elettorali espressi.

Tendenze elettorali[modifica | modifica wikitesto]

Negli ultimi decenni, uno dei candidati presidenziali nominati dai partiti democratico e repubblicano è quasi sempre stato un presidente in carica oppure un precedente o attuale vicepresidente. Di fatto, le elezioni del 2008 sono state una competizione aperta: per la prima volta dal 1952 e per la seconda volta soltanto dal 1928, né un vicepresidente né il presidente in carica sono stati i candidati nominati da uno dei due partiti principali.

Votanti per fascia di età alle elezioni del 2000

Negli anni in cui i candidati nominati dai tre partiti principali non rientravano nelle file dei presidenti o vicepresidenti, la scelta è ricaduta su governatori o membri del Senato. Questo almeno fino al 2016, quando venne designato come candidato ufficiale del Repubblicano Donald Trump, che non aveva mai ricoperto alcun incarico politico in precedenza. Prima di lui, l'ultimo candidato dei partiti a non avere ricoperto tale incarico fu il generale Dwight D. Eisenhower, che vinse la nomina per il Repubblicano e divenne presidente nel 1953.

Il successo elettorale degli anni più recenti ha favorito i governatori degli stati federali. Tra gli ultimi otto presidenti (Jimmy Carter, Ronald Reagan, George H. W. Bush, Bill Clinton, George W. Bush, Barack Obama, Donald Trump e Joe Biden), soltanto Bush sr., Obama, Trump e Biden non erano mai stati governatori. Geograficamente, tutti questi presidenti provenivano o da uno Stato molto grande (California, Texas), o da uno Stato a sud della linea Mason-Dixon[5] e a est del Texas.

Prima della vittoria di Barack Obama nel 2008, l'ultimo senatore in carica a essere eletto presidente degli Stati Uniti era stato John Fitzgerald Kennedy, del Massachusetts, nel 1960. Oltre a Obama e Kennedy, l'unico altro senatore in carica in grado di vincere un'elezione presidenziale è stato Warren G. Harding nel 1920, mentre i candidati del partito di maggioranza, senatori Andrew Jackson (1824), Lewis Cass (1848), Stephen A. Douglas (1860), Barry Goldwater (1964), George McGovern (1972), Walter Mondale (1984) e Bob Dole (1996) persero tutti quanti la competizione elettorale.

Elezioni[modifica | modifica wikitesto]

1788-1796[modifica | modifica wikitesto]

1ᵉ Elezioni presidenziali del 1788-1789
Partito Candidato presidente Voti Grandi elettori
Indipendente
George Washington
43 782
(100,0%)
138
(50,0%)
Federalista
John Adams
34
(24,6%)
Altri 35
(25,4%)
2ᵉ Elezioni presidenziali del 1792
Partito Candidato presidente Voti Grandi elettori
Indipendente
George Washington
(Presidente uscente)
28 579
(100,0%)
132
(50,0%)
Federalista
John Adams
77
(29,2%)
Altri 55
(20,8%)
3ᵉ Elezioni presidenziali del 1796
Partito Candidato presidente Voti Grandi elettori
Federalista
John Adams
35 726
(53,4%)
71
(25,7%)
Democratico-Repubblicano
Thomas Jefferson
31 115
(46,6%)
68
(24,6%)
Altri 137
(49,6%)

1800-1896[modifica | modifica wikitesto]

4ᵉ Elezioni presidenziali del 1800
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico-Repubblicano
Thomas Jefferson[6]
41 330
(61,4%)
73[7]
(26,4%)

Aaron Burr
(candidato vicepresidente)
73
(26,4%)
Federalista
John Adams
(Presidente uscente)
25 952
(38,6%)
65
(24,6%)

Charles Cotesworth Pinckney
(candidato vicepresidente)
64
(23,2%)

John Jay
1
(0,4%)
5ᵉ Elezioni presidenziali del 1804
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico-Repubblicano
Thomas Jefferson
(Presidente uscente)
104 110
(72,8%)
162
(92,0%)
Federalista
Charles Cotesworth Pinckney
38 919
(27,2%)
14
(8,0%)
6ᵉ Elezioni presidenziali del 1808
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico-Repubblicano
James Madison
124 732
(64,7%)
122
(69,7%)
Federalista
Charles Cotesworth Pinckney
62 431
(32,4%)
47
(26,9%)
Democratico-Repubblicano
George Clinton
- 6
(3,4%)
7ᵉ Elezioni presidenziali del 1812
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico-Repubblicano
James Madison
(Presidente uscente)
140 431
(50,4%)
128
(59,0%)
Democratico-Repubblicano/Federalista
DeWitt Clinton
132 781
(47,6%)
89
(41,0%)
8ᵉ Elezioni presidenziali del 1816
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico-Repubblicano
James Monroe
76 592
(68,2%)
183
(84,3%)
Federalista
Rufus King
34 740
(30,9%)
34
(15,7%)
9ᵉ Elezioni presidenziali del 1820
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico-Repubblicano
James Monroe
(Presidente uscente)
87 343
(80,6%)
228/231
(99,6%)

John Quincy Adams
1
(0,4%)
10ᵉ Elezioni presidenziali del 1824
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico-Repubblicano[8]
John Quincy Adams[9]
113 122
(30,9%)
84
(32,1%)
Democratico-Repubblicano[8]
Andrew Jackson
151 271
(41,4%)
99
(37,8%)
Democratico-Repubblicano[8]
William Harris Crawford
40 856
(11,2%)
39
(14,9%)
Democratico-Repubblicano[8]
Henry Clay
47 531
(13,0%)
37
(14,1%)
11ᵉ Elezioni presidenziali del 1828
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Andrew Jackson
642 553
(56,4%)
178
(68,2%)
Repubblicano Nazionale
John Quincy Adams
(Presidente uscente)
500 897
(43,6%)
83
(31,8%)
12ᵉ Elezioni presidenziali del 1832
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Andrew Jackson
(Presidente uscente)
701 780
(54,2%)
219
(76,6%)
Repubblicano Nazionale
Henry Clay
484 205
(37,4%)
49
(17,1%)
Nullificatore
John Floyd
- 11
(3,8%)
Anti-Massonico
William Wirt
100 715
(7,8%)
7
(2,4%)
13ᵉ Elezioni presidenziali del 1836)
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Martin Van Buren
764 176
(50,8%)
170
(57,8%)
Whig
William Henry Harrison
550 816
(36,6%)
73
(24,8%)

Hugh Lawson White
146 107
(9,7%)
26
(8,8%)

Daniel Webster
41 201
(2,7%)
14
(4,8%)

Willie Person Mangum
- 11
(3,7%)
14ᵉ Elezioni presidenziali del 1840
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Whig
William Henry Harrison
1 275 390
(52,9%)
234
(79,6%)
Democratico
Martin Van Buren
(Presidente uscente)
1 128 854
(46,8%)
60
(20,4%)
15ᵉ Elezioni presidenziali del 1844
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
James Knox Polk
1 339 494
(49,5%)
170
(61,8%)
Whig
Henry Clay
1 300 004
(48,1%)
105
(38,2%)
16ᵉ Elezioni presidenziali del 1848
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Whig
Zachary Taylor
1 361 393
(47,3%)
163
(56,2%)
Democratico
Lewis Cass
1 223 460
(42,5%)
127
(43,8%)
Partito del Suolo Libero
Martin Van Buren
291 501
(10,1%)
0
(0,0%)
17ᵉ Elezioni presidenziali del 1852
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Franklin Pierce
1 607 510
(50,8%)
254
(85,8%)
Whig
Winfield Scott
1 386 942
(43,9%)
42
(14,2%)
18ᵉ Elezioni presidenziali del 1856
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
James Buchanan
1 836 072
(45,3%)
174
(58,8%)
Repubblicano
John Charles Frémont
1 342 345
(33,1%)
114
(38,5%)
Nativo Americano
Millard Fillmore
873 053
(21,5%)
8
(2,7%)
19ᵉ Elezioni presidenziali del 1860
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Abraham Lincoln
1 865 908
(39,8%)
180
(59,4%)
Democratico Sudista
John C. Breckinridge
848 019
(18,1%)
72
(23,8%)
Partito dell'Unione Costituzionale
John Bell
590 901
(12,6%)
39
(12,9%)
Democratico
Stephen A. Douglas
1 380 202
(29,5%)
12
(4,0%)
20ᵉ Elezioni presidenziali del 1864
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Abraham Lincoln
(Presidente uscente)
2 218 388
(55,0%)
212+17 invalidati[10]
(90,6%)[11]
Democratico
George B. McClellan
1 812 807
(45,0%)
21
(9,0%)[12]
21ᵉ Elezioni presidenziali del 1868
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Ulysses S. Grant
3 013 421
(52,7%)
214
(72,8%)
Democratico
Horatio Seymour
2 706 829
(47,3%)
80
(27,2%)
22ᵉ Elezioni presidenziali del 1872
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Ulysses S. Grant
(Presidente uscente)
3 598 235
(55,6%)
286+14 invalidati
(81,2%)
Liberale-Repubblicano/Democratico
Horace Greeley
2 834 761
(43,8%)
3 invalidati[13]
(0,9%)
Altri 34 762
(0,6%)
63[13]
(17,9%)
23ᵉ Elezioni presidenziali del 1876
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Rutherford B. Hayes
4 034 311
(47,9%)
185
(50,1%)
Democratico
Samuel J. Tilden
4 288 546
(50,9%)
184
(49,9%)
24ᵉ Elezioni presidenziali del 1880
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
James A. Garfield
4 446 158
(48,3%)
214
(58,0%)
Democratico
Winfield Scott Hancock
4 444 260
(48,2%)
155
(42,0%)
25ᵉ Elezioni presidenziali del 1884
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Grover Cleveland
4 914 482
(48,9%)
219
(54,6%)
Repubblicano
James Blaine
4 856 905
(48,3%)
182
(45,4%)
26ᵉ Elezioni presidenziali del 1888
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Benjamin Harrison
5 443 892
(47,8%)
233
(58,1%)
Democratico
Grover Cleveland
(Presidente uscente)
5 534 488
(48,6%)
168
(41,9%)
27ᵉ Elezioni presidenziali del 1892
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Grover Cleveland
(2º mandato)
5 556 918
(46,0%)
277
(62,4%)
Repubblicano
Benjamin Harrison
(Presidente uscente)
5 176 108
(32,7%)
145
(43,0%)
Partito del Popolo
James Weaver
1 041 028
(8,5%)
22
(5,0%)
28ᵉ Elezioni presidenziali del 1896
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
William McKinley
7 112 138
(51,0%)
271
(60,6%)
Democratico
William Jennings Bryan
6 510 807
(46,7%)
176
(39,4%)

1900-1996[modifica | modifica wikitesto]

29ᵉ Elezioni presidenziali del 1900
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
William McKinley
(Presidente uscente)
7 228 864
(51,6%)
292
(65,3%)
Democratico
William Jennings Bryan
6 370 932
(45,5%)
155
(34,7%)
30ᵉ Elezioni presidenziali del 1904
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Theodore Roosevelt
7 630 457
(70,6%)
336
(65,3%)
Democratico
Alton Brooks Parker
5 083 880
(37,6%)
140
(29,4%)
31ᵉ Elezioni presidenziali del 1908
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
William Howard Taft
7 678 395
(51,6%)
321
(66,5%)
Democratico
William Jennings Bryan
6 408 984
(43,0%)
162
(33,5%)
32ᵉ Elezioni presidenziali del 1912
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Woodrow Wilson
6 296 284
(41,8%)
435
(81,9%)
Progressista
Theodore Roosevelt
4 122 721
(27,4%)
88
(16,6%)
Repubblicano
William Howard Taft
(Presidente uscente)
3 486 242
(23,2%)
8
(1,5%)
33ᵉ Elezioni presidenziali del 1916
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Woodrow Wilson
(Presidente uscente)
9 126 868
(49,2%)
277
(52,2%)
Repubblicano
Charles Evans Hughes
8 548 728
(46,1%)
254
(47,8%)
34ᵉ Elezioni presidenziali del 1920
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Warren G. Harding
16 144 093
(60,3%)
404
(76,1%)
Democratico
James M. Cox
9 139 661
(34,1%)
127
(23,9%)
35ᵉ Elezioni presidenziali del 1924
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Calvin Coolidge
15 723 789
(54,0%)
382
(71,9%)
Democratico
John W. Davis
8 386 242
(28,8%)
136
(25,6%)
Progressista
Robert M. La Follette
4 831 706
(16,6%)
13
(2,5%)
36ᵉ Elezioni presidenziali del 1928
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Herbert Hoover
21 427 123
(58,2%)
444
(83,6%)
Democratico
Al Smith
15 015 464
(40,8%)
87
(16,4%)
37ᵉ Elezioni presidenziali del 1932
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Franklin Delano Roosevelt
22 821 277
(57,4%)
472
(88,9%)
Repubblicano
Herbert Hoover
(Presidente uscente)
15 761 254
(39,7%)
59
(11,1%)
38ᵉ Elezioni presidenziali del 1936
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Franklin Delano Roosevelt
(Presidente uscente)
27 747 636
(60,8%)
523
(98,5%)
Repubblicano
Alf Landon
16 679 543
(36,5%)
8
(1,5%)
39ᵉ Elezioni presidenziali del 1940
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Franklin Delano Roosevelt
(Presidente uscente)
27 313 945
(54,7%)
449
(84,6%)
Repubblicano
Wendell Willkie
22 347 744
(44,8%)
82
(15,4%)
40ᵉ Elezioni presidenziali del 1944
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Franklin Delano Roosevelt
(Presidente uscente)
25 612 916
(55,3%)
432
(81,4%)
Repubblicano
Thomas E. Dewey
22 017 929
(45,9%)
99
(18,6%)
41ᵉ Elezioni presidenziali del 1948
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Harry S. Truman
(Presidente uscente)
24 179 347
(49,6%)
303
(57,1%)
Repubblicano
Thomas E. Dewey
21 991 292
(45,1%)
189
(35,6%)
Dixiecrat
Strom Thurmond
1 175 930
(2,4%)
39
(7,3%)
42ᵉ Elezioni presidenziali del 1952
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Dwight D. Eisenhower
34 075 529
(55,2%)
442
(83,2%)
Democratico
Adlai Stevenson
27 375 090
(44,3%)
89
(16,8%)
43ᵉ Elezioni presidenziali del 1956
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Dwight D. Eisenhower
(Presidente uscente)
35 579 180
(57,4%)
457
(86,1%)
Democratico
Adlai Stevenson
26 028 028
(42,0%)
73
(13,7%)
Altri 405 930
(0,6%)
1[14]
(0,2%)
44ᵉ Elezioni presidenziali del 1960
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
John Fitzgerald Kennedy
34 220 984
(49,7%)
303
(56,4%)
Repubblicano
Richard Nixon
34 108 157
(49,6%)
219
(40,8%)
Democratico
Harry Flood Byrd
- 15
(2,8%)
45ᵉ Elezioni presidenziali del 1964
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Lyndon B. Johnson
(Presidente uscente)
43 127 041
(61,0%)
486
(90,3%)
Repubblicano
Barry Goldwater
27 175 754
(38,5%)
52
(9,7%)
46ᵉ Elezioni presidenziali del 1968
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Richard Nixon
31 783 783
(43,4%)
301
(55,9%)
Democratico
Hubert Humphrey
31 271 839
(42,7%)
191
(35,5%)
Indipendente Americano
George Wallace
9 901 118
(13,5%)
46
(8,6%)
47ᵉ Elezioni presidenziali del 1972
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Richard Nixon
(Presidente uscente)
47 168 710
(60,7%)
520
(96,7%)
Democratico
George McGovern
29 173 222
(37,5%)
17
(3,2%)
Libertario
John Hospers
3 674
(<0,0%)
1[15]
(0,1%)
48ᵉ Elezioni presidenziali del 1976
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Jimmy Carter
40 831 881
(50,1%)
297
(55,2%)
Repubblicano
Gerald Ford
(Presidente uscente)
39 148 634
(48,0%)
240
(44,6%)
Altri 1 551 098
(1,9%)
1[16]
(0,2%)
49ᵉ Elezioni presidenziali del 1980
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Ronald Reagan
43 903 230
(50,7%)
489
(90,9%)
Democratico
Jimmy Carter
(Presidente uscente)
35 480 115
(41,0%)
49
(9,1%)
50ᵉ Elezioni presidenziali del 1984
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Ronald Reagan
(Presidente uscente)
54 455 472
(58,8%)
525
(97,6%)
Democratico
Walter Mondale
37 577 352
(40,6%)
13
(2,4%)
51ᵉ Elezioni presidenziali del 1988
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
George H. W. Bush
48 886 597
(53,4%)
426
(79,2%)
Democratico
Michael Dukakis
41 809 074
(45,6%)
111
(20,6%)
Altri 898 613
(1,0%)
1[17]
(0,2%)
52ᵉ Elezioni presidenziali del 1992
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Bill Clinton
44 909 889
(43,0%)
370
(68,8%)
Repubblicano
George H. W. Bush
(Presidente uscente)
39 104 550
(37,5%)
168
(31,2%)
Indipendente
Ross Perot
19 743 821
(18,9%)
0
(0,0%)
53ᵉ Elezioni presidenziali del 1996
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Bill Clinton
(Presidente uscente)
47 401 185
(49,2%)
379
(70,4%)
Repubblicano
Bob Dole
39 197 469
(40,7%)
159
(29,5%)
Partito della Riforma
Ross Perot
8 085 294
(8,4%)
0
(0,0%)

2000-presente[modifica | modifica wikitesto]

54ᵉ Elezioni presidenziali del 2000
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
George W. Bush
50 456 002
(47,9%)
271
(50,3%)
Democratico
Al Gore
50 999 897
(48,4%)
266[18]
(49,4%)
55ᵉ Elezioni presidenziali del 2004
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
George W. Bush
(Presidente uscente)
62 040 610
(50,7%)
286
(53,2%)
Democratico
John Kerry
59 028 444
(48,3%)
251
(46,7%)
Altri 1 221 576
(1,0%)
1[19]
(0,1%)
56ᵉ Elezioni presidenziali del 2008
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Barack Obama
69 498 516
(52,9%)
365
(67,8%)
Repubblicano
John McCain
59 948 323
(45,7%)
173
(32,2%)
57ᵉ Elezioni presidenziali del 2012
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Barack Obama
(Presidente uscente)
65 915 795
(51,1%)
332
(61,7%)
Repubblicano
Mitt Romney
60 933 504
(47,2%)
206
(38,3%)
58ᵉ Elezioni presidenziali del 2016
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Repubblicano
Donald Trump
62 984 828
(46,1%)
304
(56,5%)
Democratico
Hillary Clinton
65 853 514
(48,2%)
227
(42,2%)
Altri 7 830 934
(5,7%)
7[20]
(1,3%)
59ᵉ Elezioni presidenziali del 2020
Partito Candidato presidente Voti
(%)
Grandi elettori
(%)
Democratico
Joe Biden
81 283 501
(51,3%)
306
(56,9%)
Repubblicano
Donald Trump
(Presidente uscente)
76 223 975
(46,8%)
232
(43,1%)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ perché in america si vota sempre di martedì e a novembre? è una vecchia tradizione legata alle..., su m.dagospia.com, 21 gennaio 2024. URL consultato il 21 gennaio 2024.
  2. ^ Joe Biden eletto presidente degli Stati Uniti, su Adnkronos. URL consultato il 7 novembre 2020.
  3. ^ Si parla di candidato write-in, quando il suo nome non appare nella scheda elettorale, ma può essere ugualmente votato scrivendo il suo nominativo direttamente sulla scheda all'atto del voto. Alcuni Stati e giurisdizioni locali consentono agli elettori di incollare sulla scheda un adesivo con il nome del candidato invece di scriverlo a mano. I candidati write-in difficilmente vincono e spesso vengono inseriti nelle schede nomi fittizi o di persone non eleggibili. Numerose giurisdizioni richiedono ai candidati di farsi registrare come tali prima delle operazioni di voto per evitare casi di omonimia, frequenti nelle elezioni con un elevato numero di concorrenti.
  4. ^ Magic number, pari nel 1824 a 131 grandi elettori
  5. ^ La Linea Mason-Dixon è una linea di demarcazione tra quattro stati degli Stati Uniti. Rappresenta parte dei confini di Pennsylvania, Virginia Occidentale, Delaware e Maryland, il cui rilevamento topografico risale a quando questi territori erano ancora colonie inglesi. Quando la Pennsylvania iniziò ad abolire la schiavitù all'interno del Commonwealth, nel 1781, il versante ovest di questa linea e il fiume Ohio divennero il confine quasi completo tra gli stati abolizionisti e quelli schiavisti (il Delaware, tuttavia, sebbene a est della linea Mason-Dixon, rimase schiavista). Nel linguaggio popolare, soprattutto a partire dal Compromesso del Missouri nel 1820, la Linea Mason-Dixon è venuta a rappresentare simbolicamente lo spartiacque culturale tra gli Stati Uniti del nord e quelli del sud. I topografi che tracciarono il confine si chiamavano Charles Mason e Jeremiah Dixon.
  6. ^ Eletto con un voto alla Camera dei Rappresentanti.
  7. ^ 70 grandi elettori necessari.
  8. ^ a b c d Il partito Democratico-Repubblicano si era diviso sulle candidature.
  9. ^ Poiché nessun candidato raggiunse la soglia di 131 Grandi Elettori per poter essere eletto presidente, come previsto dal XII Emendamento della Costituzione, il nuovo presidente venne eletto dalla Camera dei Rappresentanti.
  10. ^ L'elezione si tenne durante la guerra di secessione americana. Negli Stati della Confederazione occupati dall'Unione si votò, ma i 17 grandi elettori corrispondenti furono invalidati. Un grande elettore del Nevada, si astenette.
  11. ^ 91,2% contando anche i 17 elettori invalidati.
  12. ^ 8,4% contando anche i 17 elettori invalidati.
  13. ^ a b Horace Greeley morì dopo l'elezione generale, ma prima che i grandi elettori votassero, perciò questi diedero il voto ad altri candidati. Il voto dei 3 grandi elettori che votarono comunque per Greeley furono invalidati.
  14. ^ Un grande elettore dell'Alabama, che avrebbe dovuto votare per Adlai Stevenson, votò per Walter Burgwyn Jones.
  15. ^ Hospers ricevette il voto di un grande elettore che avrebbe dovuto votare per Nixon.
  16. ^ Un grande elettore, che avrebbe dovuto votare per Ford, votò invece per un altro repubblicano, Ronald Reagan.
  17. ^ Un grande elettore della Virginia Occidentale non votò per Dukakis ma per il suo candidato vicepresidente, Lloyd Bentsen.
  18. ^ Un grande elettore si astenette invece di votare per Gore.
  19. ^ Un grande elettore del Minnesota, votò per il candidato vicepresidente di Kerry anche nella votazione per la presidenza.
  20. ^ Due grandi elettori del Texas, che avrebbero dovuto votare per Trump, diedero un voto a Ron Paul e uno a John Kasich. Cinque grandi elettori (quattro dello stato di Washington e uno delle Hawaii), che avrebbero dovuto votare per Clinton, diedero un voto a Bernie Sanders, uno all'attivista e politico nativoamericano Faith Spotted Eagle e tre a Colin Powell.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàLCCN (ENsh85106475 · BNF (FRcb12048100g (data) · J9U (ENHE987007533795005171