Elezioni generali nell'Impero ottomano del 1908

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Elezioni generali ottomane del 1908
Stato Bandiera dell'Impero ottomano Impero ottomano
Data
Novembre - dicembre 1908
Gran Visir
Kamil Pascià
1877 1912
Composizione etnica del Parlamento:

     Turchi: 147 seggi

     Arabi: 60 seggi

     Albanesi: 27 seggi

     Greci: 26 seggi

     Armeni: 14 seggi

     Slavi: 10 seggi

     Ebrei: 4 seggi

Le elezioni generali nell'Impero ottomano del 1908 si tennero nei mesi di novembre e dicembre per il rinnovo di tutti i 288 seggi della Camera dei Deputati[1]; indette dopo la Rivoluzione dei Giovani Turchi, in seguito alla quale si aprì la Seconda era costituzionale, si trattò delle prime elezioni cui presero parte forze politiche organizzate.

Contesto storico[modifica | modifica wikitesto]

La Rivoluzione dei Giovani Turchi di luglio portò al ripristino della costituzione del 1876, inaugurando la Seconda era costituzionale e la riconvocazione del parlamento del 1878, riportando molti dei membri sopravvissuti di quel parlamento. L'unica legge introdotta dal parlamento fu la delibera di scioglimento del Parlamento stesso e la convocazione di nuove elezioni.

Il Comitato dell'Unione e del Progresso (CUP), la forza trainante della rivoluzione, era in una posizione vantaggiosa per le elezioni. Poiché era ancora un'organizzazione segreta, il CUP si organizzò in un partito solo dopo le elezioni del Congresso del 1909 a Selanik (Salonicco).

In vista delle elezioni, la Comitato per l'iniziativa privata e il decentramento[2] del principe Sabahattin affermato come il Partito Liberale (Ahrar). Il Partito aveva una prospettiva liberale, portava una forte impronta britannica ed era più vicino al Palazzo. Ebbe appena il tempo di organizzarsi per le elezioni.

Sistema elettorale[modifica | modifica wikitesto]

Durante la Seconda era costituzionale solo gli uomini potevano votare.

Le elezioni si svolsero in due fasi. Nella prima fase, gli elettori eleggevano gli elettori secondari (uno per i primi 750 elettori in una circoscrizione, poi uno ogni 500 elettori aggiuntivi). Nella seconda fase gli elettori secondari eleggevano i membri della Camera dei Deputati.[1] Il CUP riuscì ad abolire le quote per le popolazioni non musulmane, modificando le elezioni per prevedere invece un deputato ogni 50.000 maschi.[3]

Risultati[modifica | modifica wikitesto]

Il Comitato di Unione e Progresso, principale forza motrice della rivoluzione, poté contare sull'appoggio di circa 60 deputati,[4] prendendo il sopravvento sul Partito Liberale. Molti indipendenti furono eletti al parlamento, per lo più dalle province arabe. Il nuovo parlamento era composto da 147 turchi, 60 arabi, 27 albanesi, 26 greci, 14 armeni, 10 slavi e quattro ebrei.[1]

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la vittoria elettorale, il CUP si trasformò da organizzazione clandestina a forza più partigiana, cosa che sarebbe stata confermata nel suo Congresso l'anno successivo. Prima che ciò accadesse, però, Abdul Hamid II avrebbe tentato di riconquistare la sua autocrazia in quello che sarebbe stato conosciuto come l'incidente del 31 marzo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Professor of Political Science Myron Weiner, Myron Weiner e Ergun Özbudun, Competitive Elections in Developing Countries, Duke University Press, 1987, p. 334, ISBN 978-0-8223-0766-2. URL consultato il 6 agosto 2021.
  2. ^ Erik J. Zürcher, Porta d'Oriente: Storia della Turchia dal Settecento a oggi, Donzelli Editore, 5 dicembre 2016, ISBN 978-88-6843-597-4. URL consultato il 6 agosto 2021.
  3. ^ Hasan Kayalı (1995) Elections and the Electoral Process in the Ottoman Empire, 1876–1919, Cambridge University Press, p276
  4. ^ Philip Mansel, "Constantinople City of the Worlds Desire" quoted in Straits: The origins of the Dardanelles campaign