Dorotea (Sebastiano del Piombo)

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Dorotea
AutoreSebastiano del Piombo
Data1512 circa
Tecnicaolio su tavola
Dimensioni78×61 cm
UbicazioneGemäldegalerie di Berlino, Berlino

La Dorotea è un dipinto a olio su tavola (78x61 cm) di Sebastiano del Piombo, databile al 1512 circa e conservato nella Gemäldegalerie di Berlino.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Noto anche come Ritratto di giovane romana con cesto di frutta, il quadro è intitolato Dorotea per via del cesto che richiama gli attributi di Santa Dorotea, costituiti per l'appunto da un cesto di mele e rose secondo quanto narra la Leggenda Aurea[1].
Il quadro appartiene al periodo romano del pittore che è chiamato nella città papale nell'Agosto del 1511 per partecipare ai lavori di decorazione della Villa della Farnesina di Agostino Chigi.
A lungo considerata opera raffaellesca, l'attribuzione al pittore veneziano risale al 16 luglio 1835 ad opera dello storico dell'arte Gustav Friedrich Waagen[2], primo conservatore della Gemäldegalerie.

Descrizione e stile[modifica | modifica wikitesto]

La giovane, ritratta a mezzobusto, è posta di profilo con il volto girato a sinistra rivolto allo spettatore. La mano destra sorregge, con una delicata presa dell'indice e del medio il lembo sinistro di una mantella (o stola coprispalla) di tessuto rosso bordata di pelliccia di lince. La ragazza veste una camicia di color rosa o forse viola, orlata d'oro e con alcune perle e pietre incastonate d'oro che decorano l'omero disposti in doppia fascia nel mezzo della manica. La mano sinistra mantiene un cesto di frutta e fiori, tra cui possono distinguersi delle mele cotogne e delle rose [3]. La folta capigliatura sembra raccolta da una treccia trattenuta da un copricapo di tessuto bianco con lacci, ma sul ciglio sinistro della fronte alcuni capelli si liberano dall'ordito della capigliatura accentuando la naturalezza del ritratto.
Lo sfondo scuro della parete sostituisce un preesistente cespuglio di alloro identificato dal restauro del 1972 e dall'analisi radiografica del 2008, e si apre sul lato sinistro con una finestra che dà su di un paesaggio di campagna, da cui emerge una fattoria addossata a dei ruderi ed un picco montuoso all'orizzonte, il tutto immerso in una luce vespertina che si riflette sul volto della ragazza a partire dalla linea degli occhi, mentre dalla fronte in su, nonché su tutto il lato sinistro dalla spalla in giù, una luce chiara dà splendore alla figura in primo piano.
Il gioco delle luci è complicato dal cielo increspato di cirri nuvolosi che distribuisce la luce del tramonto in maniera diseguale sul paesaggio e sulla ragazza ritratta. Una nube più opaca pare oscurare la fattoria lasciando solo metà di un torrione sotto una luce bianca che richiama la lucentezza che pervade la figura femminile. La foggia delle dita della mano destra sembra disegnare una V alternativamente interpretata come cifra per voluptas oppure virtus [4] , ad indicare rispettivamente un'amante, ovvero una sposa, eventualmente chiamata Dorotea.
L'identità della modella rimane ignota. Ma è stato proposto il nome di Francesca Ordeaschi, moglie di Agostino Chigi[5]. Dal punto di vista stilistico, si potrebbe associare la posa della giovane donna ad una variante sul tema dello sguardo sopra la spalla introdotto da Leonardo colla figura dell'angelo nella Vergine delle Rocce del Louvre e riproposto in forma attenuata nella Belle Ferronnière.
La Dorotea è anche un esempio del modello pittorico del quadro come finestra diffusosi insieme all'uso della prospettiva lineare e che percorre la storia della pittura dal De Pictura di Leon Battista Alberti[6] fino ai giorni nostri[7].

Retaggio[modifica | modifica wikitesto]

La critica è pressoché unanime nel collegare questo ritratto romano di Sebastiano del Piombo alla Velata di Raffaello[8], di cui sarebbe l'archetipo in virtù di due elementi compositivi particolari: la posa della mano destra in prossimità del seno ed il movimento dei capelli ribelli sul lato sinistro. Questi medesimi elementi si possono ritrovare, in diversa disposizione, anche nella Flora (Tiziano).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cf. James Hall, Dizionario dei soggetti e dei simboli nell'arte, Milano, Longanesi, 2002 (1974), pag. 147 ad vocem
  2. ^ Cf. Roberto Contini, scheda dell'opera in: Claudio Strinati; Bernd W. Lindemannnel(dir.), cit., pag. 144
  3. ^ Il Contini conta tre cotogne e tre rose. Cf. loc.cit.
  4. ^ Alcuni preferiscono associare la V direttamente a Venus anziché a voluptas, anche se l'opposizione voluptas/virtus è associata per simmetria a Venus/Minerva
  5. ^ Cf. Kia Vahland, Sebastiano and Raphael in: Claudio Strinati; Bernd W. Lindemannnel (dir.), cit., pagg. 32-33. Si noti però che secondo alcuni critici la Ordeaschi sarebbe anche il modello della Fornarina (Sebastiano del Piombo) conservata negli Uffizi (Cf. Roberto Bartalini, Le occasioni del Sodoma. Dalla Milano di Leonardo alla Roma di Raffaello, Roma, Donzelli, 2006, pag 68). Seppur non troppo dissimili tra loro, i due ritratti di giovani donne sarebbero dello stesso anno all'incirca e dovrebbero essere collegati in qualche modo. In merito, in assenza di altri studi e di riscontri documentari è lecito mantenere sospeso il giudizio
  6. ^ Libro I, cap. 19: "dove io debbo dipingere scrivo uno quadrangolo di retti angoli quanto grande io voglio, el quale reputo essere una finestra aperta per donde io miri quello che quivi sarà dipinto"
  7. ^ Cf. Stephen J. Campbell; Michael W. Cole, A New History of Italian Renaissance Art, London, Thames & Hudson, 2012, pag. 12 et passim
  8. ^ Cf. Roberto Contini, loc.cit; Tom Henry; Paul Joannides (dir.), Raphaël. Les dernières années, Musée du Louvre (11.10.2012-14.01.2013), Paris, Hazan, 2012, pag. 290. Dal canto suo la Vahland insiste piuttosto su La Fornarina quale risposta di Raffaello alla Dorotea, riprendendo un'ipotesi del Wölfflin. Cfr. Arte classica, Cap. IV, §6

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • David Alan Brown e.a., Bellini, Giorgione, Titian, and the Renaissance of Venetian Painting, (catalogo della mostra della National Gallery of Art, Washington, 18.06-17.09.2006 e del Kunsthistorisches Museum, Vienna 17.10.2006-07.01.2007), New Haven, Yale University Press, 2006 ISBN 978-0300116779
  • Claudio Strinati; Bernd W. Lindemannnel (dir.), Sebastiano del Piombo (1485-1547).(Catalogo della mostra di Roma, 8 febbraio-18 maggio 2008 e Berlino, 28 giugno-28 settembre 2008), Milano, Federico Motta, 2008 ISBN 978-88-7179-576-8

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