Dorilla in Tempe

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Dorilla in Tempe
Lingua originaleItaliano
GenereMelodramma eroico-pastorale
MusicaAntonio Vivaldi
LibrettoAntonio Maria Lucchini
Attitre
Epoca di composizione1726
Prima rappr.9 novembre 1726
TeatroTeatro Sant'Angelo di Venezia
Versioni successive
RV 709-B, RV 709-C, RV 709-D
Personaggi
  • Dorilla, figlia d'Admeto, amante d'Elmiro (contralto)
  • Elmiro, pastore di Tempe (contralto, poi soprano)
  • Admeto, re di Tessaglia, padre di Dorilla (basso)
  • Nomio, pastore, poi riconosciuto per Apollo (soprano, poi contralto)
  • Eudamia, ninfa, amante non corrisposta d'Elmiro (contralto)
  • Filindo, pastore, amante non corrisposto d'Eudamia (basso, poi soprano)
AutografoI-Tn, Foà, foglio 142-295 (iscrizioni autografe)

Dorilla in Tempe (RV 709) è un melodramma eroico-pastorale in tre atti di Antonio Vivaldi su libretto di Antonio Maria Lucchini. Peter Ryom suppone che la partitura giunta fino a noi, in forma di pasticcio, sia databile non molto tempo dopo il 1734[1].

Prima rappresentazione[modifica | modifica wikitesto]

Fu rappresentata per la prima volta il 9 novembre 1726 al Teatro Sant'Angelo di Venezia. In questa occasione i cantanti che si esibirono furono i contralti Maria Maddalena Pieri (Elmiro), Angela Capuano (Dorilla) e Anna Girò (Eudamia), i bassi Domenico Giuseppe Galletti (Filindo) e Lorenzo Moretti (Admeto), il soprano castrato Filippo Finazzi (Nomio). Il lavoro fu successivamente ripreso al Teatro Sporck di Praga per il carnevale del 1732 e per lo stesso palcoscenico il 2 febbraio 1734 con numerosi cambiamenti e inserzioni (pasticcio).

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Non ci è pervenuto alcun libretto che corrisponda alla partitura in questione, autografa solo parzialmente e ricca di arie non vivaldiane:

  • Mi lusinga il dolce affetto (da Catone in Utica di Johann Adolf Hasse).
  • Non ha più pace il cor amante (da Cajo Fabricio di Johann Adolf Hasse).
  • Saprò ben con petto forte (testo originale: Non è ver benché si dica, da Issipile di Johann Adolf Hasse).
  • Rete, lacci o strali adopra (testo originale: Forte lume esposto al vento, da Alessandro Severo di Geminiano Giacomelli).
  • Non vuo' che un infedele (da Alessandro Severo di Geminiano Giacomelli).
  • Bel piacer saria d'un core (testo originale: Se penar per un bel volto, da Semiramide riconosciuta di Geminiano Giacomelli)[2].
  • Se ostinata a me resisti (testo originale: Se si perde il buon nocchiero, da Valdemaro di Domenico Sarro).
  • Vorrei da lacci scogliere (da Demetrio di Leonardo Leo).

Sinfonia d'apertura[modifica | modifica wikitesto]

La sinfonia che apre la Dorilla in Tempe venne catalogata RV709-A da Peter Ryom. Gli strumenti musicali che prendono parte a questa esecuzione sono gli archi, sostenuti dal basso continuo (formato da fagotto o violoncello in unione con il clavicembalo).

Primo movimento[modifica | modifica wikitesto]

Il primo movimento della sinfonia d'apertura è un "Allegro" in tre quarti, che ha come protagonisti i violini. La fine del movimento prende parecchio spunto da quella del Concerto Ripieno in Do maggiore RV114.

Secondo movimento[modifica | modifica wikitesto]

Il secondo movimento della sinfonia d'apertura è un delicato "Andante", il quale ripete varie volte alcune brevi frasi musicali, eseguite ancora dai violini, su un basso che cambia accordo a ogni ripetizione.

Terzo movimento[modifica | modifica wikitesto]

Il terzo movimento della sinfonia d'apertura non è assolutamente una novità: essa è una rielaborazione per più strumenti delle prime battute de La Primavera, primo concerto de Le Quattro Stagioni (da Il cimento dell'armonia e dell'inventione, concerto op. 8 n. 1), una composizione pubblicata nel 1725 ad Amsterdam. Questo celebre "Allegro" ha uno schema esecutivo A-A-B-B, ossia è suddiviso in due parti ognuna con un ritornello alla fine. La prima volta ogni parte viene eseguita in "forte", mentre la seconda volta in "piano".

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Peter Ryom, Antonio Vivaldi. Thematisch-systematisches Verzeichnis seiner Werke (RV). Verlag Breitkopf & Härtel, Wiesbaden, 2007 - pp. 390 e sgg.
  2. ^ Non esiste alcuna partitura della Semiramide riconosciuta di Giacomelli, ma la scansione metrica tra le due arie è identica, e stilisticamente la musica è più vicina a Giacomelli che a Vivaldi - cfr. Reinhard Strohm, The operas of Antonio Vivaldi, Olschki, Firenze, 2008 - pp. 692-693

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