Don't be evil

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Don't be evil ("Non essere malvagio"), talvolta riportato erroneamente come Do no evil[1][2] è stato il motto aziendale di Google[3].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Venne coniato per la prima volta da un ingegnere (Paul Buchheit), durante una riunione, e sta a significare l'intento della stessa azienda di non usare i dati per scopi malevoli, e comunque mantenere un codice di condotta leale e "dalla parte dei buoni", ovvero da quella degli utenti.

Dal 2015 la holding Alphabet di cui Google fa parte ha creato il suo motto Do the right thing ovvero "Fai la cosa giusta", ma lasciando comunque il vecchio motto nel codice di condotta dell'azienda[4].

Nell'aprile del 2018 la frase è stata posta in minor rilievo nel codice di condotta di Google (non più ad inizio documento) e venne lasciato solo un riferimento nelle ultime righe di questo[5].

Nel passato sono state formulate molte critiche in merito all'azienda, dato che per entrare nel mercato cinese si sarebbe assoggettata ad alcune richieste del Partito Comunista Cinese, censurando di conseguenza alcune pagine del suo archivio.

Nel 2010 però, l'accesso a Google in territorio cinese è stato vietato dal governo cinese poiché l'azienda ha deciso di non sottostare più al regime di censura. Successivamente la Cina ha permesso nuovamente l'accesso al motore di ricerca.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) James Gleick, How Google Dominates Us, su The New York Review of Books, NYREV, Inc., 18 agosto 2011. URL consultato il 04-08-2014.
  2. ^ (EN) ndouglas, Don’t be evil. Fact-check the company motto, su Gawker, Bustle Digital Group, 8 luglio 2012. URL consultato il 6 agosto 2021 (archiviato dall'url originale l'8 luglio 2012).
  3. ^ (EN) Code of Conduct, su Investor, Google. URL consultato il 04-08-2014 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2015).
  4. ^ Google cambia il motto aziendale: da“Don’t be evil” a “Do the right thing”, in La Stampa, GEDI Gruppo Editoriale, 5 ottobre 2015. URL consultato il 26 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 26 maggio 2019).
  5. ^ (EN) Kate Conger, Google Removes 'Don't Be Evil' Clause From Its Code of Conduct, su Gizmodo, G/O Media Inc., 18 maggio 2018. URL consultato il 26 maggio 2019.
  6. ^ Biagio Simonetta, Ricerche rintracciabili e censura preventiva: Google pronta a tutto pur di tornare in Cina, in Il Sole 24 Ore, Gruppo 24 ORE, 17 settembre 2018. URL consultato il 29 maggio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Cynthia Liu, Internet censorship as a trade barrier: a look at the WTO consistency of the great firewall in the wake of the China-Google dispute, in Georgetown Journal of international law, vol. 42, n. 4, Washington, Georgetown University Law Center, 2011, pp. 1199-1240.