Discussione:Capitanata

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San Severo capoluogo di provincia dal 1231 al 1579?[modifica wikitesto]

Da quanto mi risulta, la città di San Severo, in seguito all'assassinio del baiulo imperiale Paolo de Logotheta, nel 1229 si ribellò a Federico II, che al suo ritorno dalla crociata la punì con l'abbattimento delle mura, delle chiese e dei palazzi. San Severo iniziò ad acquistare importanza con gli angioini, nel XIV sec.; infatti, con Roberto d'Angiò e sua nipote Giovanna I fu dichiarata città regia. Nella prima metà del '500 divenne sede della Regia Udienza di Capitanata, e quindi del governatore, anche se non è ben nota la data precisa in cui la suddetta Udienza fu trasferita da Lucera, sua antica sede, a San Severo (nel 1523 Lucera risulta essere la sede del governatore provinciale Guido Fieramosca, fratello del più famoso Ettore)vedi qui[1] E' probabile che questo trasferimento sia avvenuto in seguito alla spedizione nel regno di Napoli del Lautrec intorno al 1528, in quanto nella sezione di Lucera dell'archivio di stato di Foggia, ci sono dei documenti dell'Udienza siglati in San Severo nei primi anni trenta del '500. Solo con l'infeudamento ai Di Sangro nel 1579, la Regia Udienza fece definitivo ritornò a Lucera. --Santajusta (msg) 13:28, 15 nov 2010 (CET)[rispondi]

  • La questione, forse non ancora adeguatamente analizzata, è stata fissata nelle linee attuali da studiosi esterni alla Capitanata (gli interni si sono mostrati spesso mossi da campanilismo), sulla scorta di documenti napoletani. È quanto fa, soprattutto, Galasso nella Storia d'Italia UTET, vol. XV, e poi nella sua monumentale Storia del Regno di Napoli (UTET) (una stringatissima sintesi, limitata al dato principale, si legge alla voce Regno di Napoli). Il citato Beccia, lucerino che nel 1941 tentò di negare l'effettiva presenza dell'Udienza a Sansevero e il suo ruolo di capoluogo, fu poi smentito - insieme con Gifuni, autore di un altro contributo 'lucerino' - dal sanseverese Nino Casiglio nel 1979, che pubblicò due nuove eloquenti testimonianze cinquecentesche. Pare, a quanto ho letto, che fino al 1522 l'Udienza fosse a Sansevero e da qui, a seguito del momentaneo infeudamento della città a Ferdinando di Capua, fosse momentaneamente trasferita a Lucera, giusta la testimonianza sul Fieramosca, per poi fare ritorno a Sansevero ben presto (Giulio Ferretti, ravennate, nel 1547 «essendo Preside della Puglia nella Città di S.Severo» morì e fu tumulato in questa città, dove viveva dagli anni trenta). Tuttavia, sul periodo precedente occorrerebbe probabilmente muoversi con maggiore cautela: i dati sono scarsissimi sia per il periodo angioino sia per quello aragonese, e la nostra logica non sempre può sopperire alla mancanza di informazioni certe. Non ho sottomano i libri di Galasso. Appena posso, rileggo e riporto. - Emanuele (msg) 14:36, 15 nov 2010 (CET)[rispondi]
  • Grazie Emanuele per le chiarificazioni. Conoscevo già le opere del Beccia, che era però originario di Troia e non di Lucera, come pure del Gifuni. Mi piacerebbe conoscere le due testimonianze cinquecentesche citate da Nino Casiglio nei suoi scritti, come pure la fonte sul Preside Giulio Ferretti. Sul web ho trovato quest'altra citazione sulla presenza della Regia Udienza a San Severo agli inizi del '500 (L'altro è citato dal La Cava[19] : trattasi di un deliberato della R. Udienza di San Severo indirizzato al decurionato di Lucera e porta questa data «Sansevero a 18 do fèbraro 1509». È firmato da Joan Alfonso Bisballe, uno spagnolo, che era allora governatore di Capitanata e del Molise.). --Santajusta (msg) 11:32, 17 nov 2010 (CET)[rispondi]
  • Sì, hai ragione, Beccia era di Troia (e, non a caso, Gifuni lo contesta perché mette in dubbio quelle che per lui sono certezze). -- Casiglio cita, nell'ordine: la clausola dello strumento di cessione di Sansevero alla casa di Sangro relativa all'Udienza ("che la Regia Udienza, la quale attualmente risiede in questa terra, si trasferisca da essa e non vi ritorni in futuro"); un passo dei Viaggi in Abbruzzo [sic] di padre Serafino Razzi (1531-1611), dal quale si apprende che nel marzo 1577 circa venti banditi, che infestavano la zona di Termoli, "furono all'improvviso soprarrivati dalla Corte di Sansevero, mandata dal viceRe di Puglia, co' indizio di certe spie"; per chiarire meglio questa citazione, fa riferimento alla Relazione del Regno di Napoli di Porzio (dopo il 1572) che spiega che i governatori regnicoli "hanno dal Re un avvocato fiscale, un avvocato per gli poveri, un secretario, e per la guardia alquanti alabardieri italiani e molte famiglie di Corte col bargello che vanno perseguitando e prendendo i malfattori et i banditi della provincia". Casiglio nota anche che l'anno in cui l'infeudamento di Sansevero divenne esecutivo è il 1584, e che fino a quella data l'Udienza dovette restare a Sansevero. Un altro documento citato da Casiglio è quello, pubblicato da La Cava, relativo a Bisballe, che però porta la data 18 febbraio 1569. -- La notizia su Ferretti si legge in varie cronache ravennati ma anche in testi contemporanei, non solo italiani (Ferretti fu importante giurista). Basta fare una ricerca con Google Libri. Fu nominato governatore di Puglia (=Capitanata) da Carlo V. Io ho citato dalla scheda su di lui presente in una silloge settecentesca di poeti ravennati. -- Ci sarebbero poi altri dati cinquecenteschi. Nei patti stabiliti tra la confraternita sanseverese del Sacro Monte della Pietà e il cappellano padre Stefano di Acquaviva il 21 settembre 1570 si legge: "Quando si farà la giustizia, esso Cappellano vada co' Confrati in Audienza ad agiutare a convertire li condannati, com'è solito". Il palazzo dell'Udienza sorgeva nel capo della Gran Piazza, presso il palazzo dei di Sangro: "Domo Palatiata cum Jardeno, puteo [...] juxta domos dicti Principis, quae fuerunt Regiae Audientiae Capitinatae" (doc. 24 ottobre 1639). Antonio Lucchino, celebre autore della cronaca del terremoto del 1627 (non sanseverese, benché residente a Sansevero: era di Montecalvo Irpino), scrive: "vi resideva [a Sansevero] la Regia Udienza come a capo della provincia di Capitanata con tutti i suoi Reggi ufficiali", e dopo l'infeudamento "l'Udienza regia con suo Tribunal ch'era quivi, si trasferì in Lucera" ("si trasferì", e non "fece ritorno"). Mons. Francesco Antonio Giannone, sanseverese e vescovo di Boiano, scrisse nel 1667 a Gian Francesco di Sangro: "Qui risedette sempre la regia Udienza infino a quel tempo [1522] che fu venduta al Sig. Duca di Termoli per 90.000 scudi, i quali furono immediatamente restituiti dai cittadini per non soggettarsi a' Baroni". Infine c'è il giurista Muscatello, che nella Praxis criminalis testimonia, per inciso, che era in servizio a Sansevero presso il Tribunale dell'Udienza nel 1557-59. Troverò qualcos'altro appena avrò tempo. Ciao! - Emanuele (msg) 18:08, 17 nov 2010 (CET)[rispondi]
  • Come è possibile che nel XIII secolo San Severo fosse "capoluogo" di un Giustizierato se questi non ne avevano? Come ben diceva Santajusta e come è riportato sia nell'Historia Diplomatica Friderici II, sia nella Cronica di Riccardo di San Germano, San Severo fu tra le città ribelli all'imperatore quando questi si recò in terrasanta per la tanto agognata crociata. Quindi è accertato che San Severo in quel periodo facesse parte del Giustizierato di Capitanata, ma non era assolutamente capoluogo.- Utente:Guglielmo de Parisio
  • Almeno su questo punto, Emanuele, dovresti rivedere quanto hai scritto, dato che non c'è alcuna fonte attestante la presenza del Giustiziere di Capitanata nella tua città, in età sveva. Sulla Regia Udienza, però, vorrei cercare di puntualizzare. Pur non volendo assolutamente misconoscere le fonti che ne certificano la residenza in San Severo, c'è da dire, però, fuor da ogni campanilismo, che ci sono anche fonti che parlano di uditori e di governatori provinciali a Lucera, sia prima che dopo il 1523.

1) Una lettera scritta dal re Federico I d'Aragona, e spedita da Agnano il 30 marzo del 1500, fu indirizzata ai "Nobiles et egregi viri fideles nostri dilecti Luceriae...". In essa si annuncia la nomina di Bernardo Gambacorta ad auditore, con l'incarico di far giustizia per servizio del re "et bon guverno de questa provintia" (tratto dal vol. XV del Collaterale Comune, Arch. di Stato di Napoli); lettera scoperta e pubblicata dal prof. Alfonso La Cava, studioso lucerino di storia moderna.

2) La lettera scritta dal vicerè di Napoli don Pietro di Toledo, datata 1° settembre 1534, in cui nomina Camillo Gagliardi auditore della provincia di Capitanata e Contado del Molise, con relativa attestazione notarile dell'ingresso in carica il 22 ottobre dello stesso anno, giorno in cui giunse a Lucera per il giuramento in cattedrale: "Die XXII. mensis 8bris VIII Indictionis 1534. In Civitate Luceriae etc. praesentes Commissariales licterae fuerunt publice praesentatae et exhibitae per infrascriptum Magnificum U. I. D. eximium Dominum Camillum Gagliardum de Cava Magnificis Nobilibus et Egregiis Viris Antonello de Curembumolo Magistro Iurato dictae Civitatis Luceriae, Electis dictae Civitatis pro praesenti bimestre et quampluribus aliis Civibus et personis Civitatis ejusdem ibidem astantibus in majori et Cathedrali Ecclesia Civitatis praedictae de more usu et consuetudine, quae fuerunt per ipsos Magistrum Iuratum et Electos et alios receptae supra caput eum omni qua decuit reverentia et congratulati fuerunt de electione optima tanti Viri cum praestatione tamen juramenti prout in ipsis litteris ordinatur. Unde ad certitudinem praemissorum praesentem relationem facio in dorso praesentium. Ego notarius Ioannes Bernardus Calvus de Luceria pro Cancellario de ordinatione ipsius Magistri lurati et Electorum." Nella 'Numerazione de' Fuochi' della città di Cava del 1564 si legge: "Camillo Gagliardo di anni 54 - Orsolina moglie anni 54 - Ioan Federico figlio anni 30 - Dicono abitare con tutta sua famiglia in la città de Lucera de Puglia de anni trenta (cioè dal 1534), et là essere morto et rimasta detta sua famiglia." Altra conferma del motivo che spinse i Gagliardi a stabilirsi a Lucera è la seguente: "Gagliardo de' Duchi di Montecalvo, famiglia oriunda dalla Cava, passata in Lucera l'anno 1536 (corrige: l'anno 1534) con Camillo Gagliardo, Uditore della Regia Udienza ove contrasse de' nobili parentadi colla famiglia Candida, Falcone, Prignano, Zunica, e Santa y de Vaglia; ed appresso colle nobilissime famiglie Napolitane Brancaccio e Pignatelli. Si estinse in Carlo Gagliardi, e passarono i feudi in dote d'Isabella Gagliardo a Giovan Battista Pignatelli, Marchese di Paglieta, oggi Duca di Montecalvo, facendo oggidì in Lucera onorata memoria di questa famiglia Gagliardo il Cenotafio gentilizio, eretto nella Chiesa Cattedrale." (tratto da 'Istoria Generale del Reame di Napoli' dell'Abate P. Troyli, tomo III, f. 398. Napoli, 1748).

3) Allo stesso anno 1534 risale il testamento del governatore Giovanni Berardino d'Azzìa, conte di Noja, residente in Lucera: "...Il conte di Noja ricoprì, tra l'altro, la carica di Governatore delle armi delle Province di Capitanata e di Contado di Molise, per cui risiedeva a Lucera quando il 1° aprile 1534 dettava il suo ultimo testamento pubblicato pochi giorni dopo dal notaio Bartolomeo (o Berardino) Sica di Gifone, abitante in Lucera..." (tratto da ‘I d’Azzìa: signori e marchesi di Laterza, 1497-1655’ di C. Dell’Aquila. Schena, 2006, p. 31).

4) In un'allegazione forense del '700, 'Per gli Uffizi delle Segreterie delle Regie Udienze', donata nel 1931 alla biblioteca R. Bonghi di Lucera dall'avv. Girolamo Prignano, si dice che: "...nel 1539 il Fiscale di Lucera fece formare uno scanno per uso del Tribunale in sentir la Predica, in cui non v'era luogo pe 'l Segretario" e che costui, vantando la prerogativa, già riconosciuta da una prammatica, ai segretari delle province, di sedere "a sedie eguali nel Tribunale" e d'intervenire "nelle pubbliche funzioni facendo corpo con esso", ne ricorse, e discussosi l'affare nel Collateral Consiglio, ottenne di rifarsi lo scanno col luogo pe 'l Segretario."

5) Una fonte non ben specificata, probabilmente un atto di battesimo, attesterebbe indirettamente la presenza a Lucera del governatore, prima del 1584, anno in cui divenne esecutivo l'infeudamento di San Severo ai di Sangro: "Nel 1581 nacque in Lucera Carlo Caraffa, figlio di Francesco che era Governatore della Provincia di Capitanata e di Giovanna de Cardines, di origine spagnola." (tratto da 'Antiche famiglie di Lucera' di A. Orsitto. Foggia, 2008, p.39).

6) Altra testimonianza da tener presente sull'antica sede dell'Udienza è quella del can. Carlo Corrado (1640-1725). In uno dei suoi ponderosi volumi manoscritti afferma che essendo stata San Severo: "sì poderosa ed abitata da cittadini così forti e risoluti, nel secolo del 500 sopra il millennio della nostra salute, la Regia Corte fu, necessitata di mandarvi da Lucera a dimorare la Regia Udienza, per frenare in qualche maniera l'alterigia di quei cittadini e l'imperio che usavano sopra le famiglie di minor condizione della loro. Ma passata poi sotto il dominio della Casa di Sangro, se ne tornò l'Udienza nella città nostra di Lucera."

7) Ugualmente importanti sono due deliberazioni del decurionato lucerino. La prima è del 24 giugno 1601: "per l'Università di San Siviero si va facendo forza di possere levare la Regia Audienza di questa città, sua antica residenza et ritirare in quella di San Siviero, et in ciò hanno indutto il Principe di detta città, con il favore del quale potria di facile accapare detto suo intento in gran prejudicio et poca reputazione di questa città..." L'altra deliberazione è del 27 febbraio 1621. Con essa si dava mandato al cittadino Cesare Bosis di: "oprare in modo", trovandosi a Napoli, "presso il Vicerè e il Collaterale Consiglio, che la Regia Audienza non si partisse" da Lucera per andare a risiedere, "come correva voce" a Manfredonia, "perchè la residenza antica di essa Regia Audienza sempre era stata in Lucera per comodità universale di tutte queste province di Capitanata e Contado di Molise, per stare nel mezzo di dette province." (dai 'Registri delle deliberazioni decurionali', vol.VII e XII, presso l'Arch. Com. di Lucera). Mettendo insieme tutte le fonti, senza escluderne alcuna, emerge come l'Udienza amministrasse la giustizia in forma itinerante. Lo stesso Muscatelli, da te citato, nella sua 'Practica Criminalis' (Venezia, 1606), afferma che il Preside "cum toto Tribunali", si trovasse in San Severo, "tunc temporis commorantem", per istruire un processo in seguito ad un crimine di lesa maestà divina. Questo accadeva nel 1590, dopo l'infeudamento di San Severo ai di Sangro! Quindi, se si tiene presente l'affermazione fatta dal can. Corrado ed anche le deliberazioni decurionali, specie quella del 1601, ciò che avvenne nel 1579, o dopo il 1584, fu un ritorno del tribunale alla sua sede storica, il che non escludeva eventuali trasferimenti dello stesso per necessità di giustizia (vedi nel 1590 a San Severo). Se così non fosse, che senso aveva affermare che Lucera era l'antica residenza dell'Udienza, quando tutti sapevano che era passato solo un ventennio dal 'trasferimento' del tribunale da San Severo ? --Santajusta (msg) 12:58 11 gen 2012 (CET)

Questo è un documento di fondamentale importanza per lo studio della storia della Capitanata, il più antico in assoluto. Ed è una fonte primaria riportata da fonti secondarie; cancellarla sarebbe un oltraggio alla storia. Non si può rimuovere soltanto perché non cita Lucera e San Severo, altrimenti cadremmo nel recentismo (poiché Lucera e San Severo erano importanti nel Cinquecento, allora dovevano esserlo anche nel Duecento; eh no: sono due fasi ben diverse). Altrimenti dovremmo cancellare anche i documenti del Duecento che attestano che il principe di Sicilia aveva sede a Salerno (e non a Napoli). --3knolls (msg) 18:56, 30 mag 2023 (CEST)[rispondi]

Innanzitutto bisogna fare molta chiarezza in merito a cosa sia quel documento e a quanti ce ne sono della Capitanata sveva, per non parlare di quella normanna. Uno dei documenti fondamentali è di epoca normanna, trascritto in epoca angioina: il Catalogus Baronum. Questa importantissima fonte (andata perduta con tutta la cancelleria angioina e aragonese dopo il rogo dell'archivio da parte dei nazisti) conteneva la lista del grosso dei feudatari del Regno. Ovviamente è specificata anche la Capitanata e, per nostra fortuna, anche una trascrizione del periodo svevo, relativa al periodo 1239-1240, come da edizione e commentario della prof. Jamison e del prof. Cuozzo [2]http://id.sbn.it/bid/PUV0557173
Ma ovviamente non è la più antica, perché ce ne sono tantissime altre. Allo stesso modo altra fonte primaria imprescindibile, anche questa andata perduta, è il registro del 1239-40, studiato dallo Sthamer e poi recentemente edito dalla Vendittelli [3]http://id.sbn.it/bid/UBO2159584 . Anche questa è una fonte piena di notizie sulla Capitanata e dove c'è la menzione del fatto che Federico II ebbe il tavoliere come luogo privilegiato. Il documento fu scritto per sua volontà. Nessuna menzione ovviamente delle sedi dei giustizieri né tantomeno di fumose capitali, concetti questi che ancora non entravano nel gergo e nelle usanze dell'epoca.
Ora, il famoso Quaternus, che per nostra fortuna esiste ancora negli archivi di Montecassino, è stato edito più volte e contiene una lista PARZIALE di alcuni insediamenti di capitanata e, come la Federiciana anche specifica, il ruolo di questo piccolo quaderno era solo quello di annotare ciò che la Curia stava cercando di incamerare beni che spettavano di diritto alla curia. Mi limito a citare la fridericiana: "Il registro, composto di undici fascicoli e certamente mutilo, è senza data: grazie ad alcuni elementi incontrovertibili (Pier della Vigna, possessore di beni revocati alla Curia perché caduto in disgrazia, non è ancora nominato con il quondam), è databile tra il 1249 e il 1250"[4]https://www.treccani.it/enciclopedia/excadencia_%28Federiciana%29/. Il voler utilizzare una fonte mutila, anche se indubbiamente preziosa,come strumento per dimostrare l'importanza o meno di alcuni insediamenti è un errore non solo metodologico ma che comporta una non corretta comprensione della documentazione superstite. Spero di aver chiarito la questione. --GuillelmiDeParisio (msg) 15:41, 31 mag 2023 (CEST)[rispondi]
Ma qui nessuno vuol "dimostrare l'importanza o meno di alcuni insediamenti"; infatti è scritto che erano riportati "trentatré insediamenti, dalle città principali (Foggia, Troia, Siponto) ai centri minori (Deliceto, Casale Sale); viceversa altre località, tra le quali San Severo e Lucera, non erano affatto citate". Quindi non c'è scritto che Lucera e San Severo non erano importanti, ma soltanto che non erano citate; così come è scritto che Deliceto e Casale Sale, quantunque citati, erano comunque centri minori. Naturalmente nessuno vieta di scrivere che il documento era mutilo, rimane però il fatto che si tratta di uno dei documenti più antichi (o forse del più antico in assoluto) che parla del giustizierato di Capitanata. Viceversa i documenti di epoca normanna c'entrano poco, visto che all'epoca il giustizierato non era stato ancora istituito, ed inoltre a quel tempo per Capitanata si intendeva una parte del ducato di Puglia non ben definita, ma comunque diversa dalla Capitanata sveva, visto che il Gargano era escluso mentre era compresa una parte cospicua del Molise. Se invece vuoi aggiungere altre fonti storiche di epoca sveva (o altre notizie riportate nella Federiciana), allora fai pure; l'importante è che non rimuovi il Quaternus (fermo restando è possibile aggiungere tutte le specificazioni del caso). In quanto alle sedi dei giustizierati sono perfettamente d'accordo, perciò è inutile tirare in ballo questa questione.--3knolls (msg) 16:10, 31 mag 2023 (CEST)[rispondi]
Il fatto di voler citare il Quaternus come fonte imprescindible credo sia fondamentale da mantenere, ma nel contesto delle fonti e degli insediamenti. A questo punto provo a riportare le diverse notizie in merito. La questione invece del giustizierato come "ufficializzazione" della Capitanata a mio modo di vedere potrebbe essere dibattibile, perché come già detto dai normanni in poi il "distretto amministrativo" era conosciuto e delimitato persino negli insediamenti (quale città ne faceva parte e quale no era noto). Anche per il giustiziere non erano chiari, ad esempio, i confini in cui avrebbe dovuto operare, e questo lo specifica anche la federiciana nella voce dedicata ai giustizieri: "Risulta, comunque, ipotizzabile che ogni giustizierato coincidesse, territorialmente, con una circoscrizione provinciale". Quindi dovremmo fare riferimento al concetto di "Provincia" e non di giustizierato, per parlare della Capitanata. Sicuramente questo è un discorso molto ampio che meriterebbe una lunga trattazione. Per ora direi di aggiungere più notizie possibili in merito al periodo normanno-svevo (e anche angioino), su ciò che si conosce sulla Capitanata. Vorrei anche suggerire questo interessantissimo volume, edito recentemente, in cui i più grandi storici e archeologi parlano delle orgini del concetto di Capitanata: [5]https://edipuglia.it/catalogo/art1659/ . Buona serata --GuillelmiDeParisio (msg) 16:29, 31 mag 2023 (CEST)[rispondi]
A me sinceramente non risulta che la Capitanata costituisse un "distretto amministrativo" ("giustizierato" o "provincia") prima di Federico II. Del resto sulla Federiciana è scritto molto chiaramente: "Il giustizierato ‒ e dunque la provincia ‒ di Capitanata è stato creato intorno al 1230, nell'ambito della riorganizzazione generale del Regno intrapresa da Federico II" ... Allora furono (...) create le ultime province del Regno (Basilicata e Capitanata). In età normanna l'honor Montis Sancti Angeli ‒ il Gargano ‒ costituiva un giustizierato, mentre la pianura del Tavoliere era collegata alla futura Terra Beneventana ... La parola Capitanata già designava la regione sita a ovest della pianura, nella quale il catepano Basilio Boioannes aveva edificato una serie di nuove città fortificate (la più importante era Troia) ... La nuova provincia federiciana comprende sia la Capitanata che l'honor Montis Sancti Angeli". Da tutto ciò sembra abbastanza chiaro che il termine "Capitanata" abbia cambiato radicalmente significato: se al tempo dei Normanni indicava soltanto una regione geografica del Ducato di Puglia e Calabria (corrispondente, mi sembra di capire, al Subappennino), al tempo degli Svevi indicava invece un distretto amministrativo (giustizierato o provincia) soggetto direttamente al re di Sicilia ed esteso dal Subappennino al Gargano. Buona serata anche a te.--3knolls (msg) 16:54, 31 mag 2023 (CEST)[rispondi]