Discussione:Agesilao Milano

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Articolo male informato, che bisognarebbe rifare sulla base di fonti più ricenti come Michelangelo Mendella, Agesilao Milano e la cospirazione antiborbonica del 1865, Rassegna storica del Risorgimento 61 (1974), pp. 37-73, pp. 226-265, vedi p. 250: "L'attentato di Agesilao Milano non fu dunque il gesto di un pazzo, che agisce all'improvviso, né l'opera di un isolato; ma fu l'atto terminale cui tendeva una vera e propria cospirazione politica contro lo Stato borbonico." --88.78.137.189 (msg) 12:14, 11 nov 2011 (CET)[rispondi]

Mah...nelle 36 pagine, leggibili sul sito http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=52214&ricerca_inizio=0&ricerca_query=&ricerca_ordine=DESC&ricerca_libera= si legge quasi di tutto, fra cui: "Dalla narrazione del Lazzaro si evince, altresì, che durante la crudele impiccagione dell'attentatore e dopo di essa, gran parte del popolo presente pianse, e molti svennero, molti guardavano il cielo, ove già vedevano elevata quell'anima eletta, sulla scia di due colombe bianche che, posatesi sul patibolo, allora ne partirono (secondo la leggenda) quando l'eroe fu spento". IMO il Mendella quasi lo pone al pari degli attentatori anarchici che diverranno famosi nella seconda meta' del secolo XIX. La cospirazione politica nient'altro e' che l'attivita' dei vari movimenti patriottici italiani che scompostamente brigavano da un lato per l'unita' d'Italia e dall'altra parte per forme di governo piu' liberali, con Costituzione, (magari repubblicane), liberta' di stampa, di pensiero, ecc., ecc., se agivano nel napoletano ovviamente erano anche antiborbonici, nello stato della Chiesa erano antipapalini, nel lombardo-veneto antiaustriaci e cosi' via (Ricordimoci che Mazzini era bandito/ricercato anche nel regno Sabaudo).--Bramfab Discorriamo 16:53, 11 nov 2011 (CET)[rispondi]

Cosa significa: "Agesilao Milano e la cospirazione antiborbonica del 1865"???? Se nel '65 i Borboni mancavano da Napoli da ben cinque anni?????... Forse, sono state invertite le cifre 5 e 6?

Presunto perdono[modifica wikitesto]

«Non si deve dir male del prossimo; io ti ho chiamato per osservare la ferita e non per giudicare il misfatto; Iddio lo ha giudicato, io l'ho perdonato. E basta così». Tale citazione è stata solo riportata da Michele Topa (autore di incerta affidabilità e di cui non si sa da dove abbia tratto questa frase) ed è propagata sui siti filoborbonici ma non esiste (perlomeno non ho trovato) un altro testo che riporti tale dichiarazione. De Cesare (direi più attendibile) riporta invece che Ferdinando II non concesse alcun perdono ed anzi respinse la domanda di grazia dell'avvocato di Milano, basta consultare il testo qui a pag.171. A mio avviso questa frase è da cancellare. --Generale Lee (posta) 16:21, 23 ago 2012 (CEST)[rispondi]

Anch'io quando mi occupai a suo tempo della voce non trovai nulla che accennasse ad una sorta di perdono reale. Mi sembra una delle frasi "scritte" a posteriori.--Bramfab Discorriamo 16:45, 23 ago 2012 (CEST)[rispondi]
Errore mio, la frase è anche riportata da De Cesare (a pag. 434) ma non ha nulla a che vedere con il titolo che dà l'impressione di una grazia sovrana, il periodo andrebbe rivisto. --Generale Lee (posta) 18:00, 23 ago 2012 (CEST)[rispondi]
Ovvero frase detta a posteriori. --Bramfab Discorriamo 18:14, 23 ago 2012 (CEST)[rispondi]
Esatto però bisogna chiarire il passaggio --Generale Lee (posta) 18:20, 23 ago 2012 (CEST)[rispondi]