Discorsi dei Presidenti della Repubblica italiana in occasione del Giorno del ricordo


Il Giorno del ricordo, solennità civile nazionale italiana istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92[1], è celebrata il 10 febbraio di ogni anno.[2]
In molti casi, il Presidente della Repubblica, nel conferire le onorificenze alla memoria ai parenti delle vittime,[1] ha anche pronunciato un solenne discorso per «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».
Di seguito, sono riportati i contenuti principali dei discorsi presidenziali.
Dichiarazione del Presidente Carlo Azeglio Ciampi del 2005[modifica | modifica wikitesto]


Il primo anno in cui si celebrò il Giorno del ricordo fu il 2005. In quell'occasione l'allora presidente Carlo Azeglio Ciampi emise una semplice dichiarazione, con la quale espresse la propria soddisfazione per l'istituzione della solennità. Rivolgendo il proprio pensiero «a coloro che perirono in condizioni atroci nelle Foibe [...] alle sofferenze di quanti si videro costretti ad abbandonare per sempre le loro case in Istria e in Dalmazia», Ciampi sostenne che «Questi drammatici avvenimenti formano parte integrante della nostra vicenda nazionale; devono essere radicati nella nostra memoria; ricordati e spiegati alle nuove generazioni. Tanta efferatezza fu la tragica conseguenza delle ideologie nazionalistiche e razziste propagate dai regimi dittatoriali responsabili del secondo conflitto mondiale e dei drammi che ne seguirono». Contestualmente, Ciampi affermò che nel quadro di un'Europa unita «italiani, sloveni e croati possono guardare con fiducia ad un comune futuro, possono costruirlo insieme»[3].
Discorso del Presidente Carlo Azeglio Ciampi del 2006[modifica | modifica wikitesto]
Il Quirinale per la seconda celebrazione del Giorno del ricordo organizzò la prima delle cerimonie solenni che poi si succedettero di anno in anno. Ciampi ribadì - rispetto ai drammatici fatti delle foibe e dell'esodo - la «presa di coscienza dell'intera comunità nazionale. L'Italia non può e non vuole dimenticare: non perché ci anima il risentimento, ma perché vogliamo che le tragedie del passato non si ripetano in futuro. [...] L'odio e la pulizia etnica sono stati l'abominevole corollario dell'Europa tragica del Novecento, squassata da una lotta senza quartiere fra nazionalismi esasperati. La Seconda guerra mondiale, scatenata da regimi dittatoriali portatori di perverse ideologie razziste, ha distrutto la vita di milioni di persone nel nostro continente, ha dilaniato intere nazioni, ha rischiato di inghiottire la stessa civiltà europea. Questa civiltà [...] è fatta di umanità, rispetto per "l'altro", fede nella ragione e nel diritto, solidarietà. Le prevaricazioni dei totalitarismi non sono riuscite a distruggere questi principi: essi sono risorti, più forti che mai, sulle devastazioni della guerra [...]. L'Italia, riconciliata nel nome della democrazia, ricostruita dopo i disastri della Seconda Guerra Mondiale anche con il contributo di intelligenza e di lavoro degli esuli istriani, fiumani e dalmati, ha compiuto una scelta fondamentale. Ha identificato il proprio destino con quello di un'Europa che si è lasciata alle spalle odi e rancori, che ha deciso di costruire il proprio futuro sulla collaborazione fra i suoi popoli basata sulla fiducia, sulla libertà, sulla comprensione.»[4][5].
Discorso del Presidente Giorgio Napolitano del 2007[modifica | modifica wikitesto]

Il discorso di Ciampi venne ripreso nel 2007 da Giorgio Napolitano, che affermò: « [...] già nello scatenarsi della prima ondata di cieca violenza in quelle terre, nell'autunno del 1943, si intrecciarono "giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento"[6] della presenza italiana da quella che era, e cessò di essere, la Venezia Giulia».
Il presidente proseguì: «Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una "pulizia etnica"».
Napolitano affermò altresì che «quel che si può dire di certo è che si consumò - nel modo più evidente con la disumana ferocia delle foibe - una delle barbarie del secolo scorso» e ribadì la necessità di «consolidare i lineamenti di civiltà, di pace, di libertà, di tolleranza, di solidarietà della nuova Europa che stiamo costruendo da oltre 50 anni, e che è nata dal rifiuto dei nazionalismi aggressivi e oppressivi, da quello espresso nella guerra fascista a quello espresso nell'ondata di terrore jugoslavo in Venezia Giulia. La nuova Europa esclude naturalmente anche ogni revanscismo.»[7][8]
Il discorso di Napolitano innescò una forte polemica pubblica col presidente croato Stipe Mesić e una risentita lettera privata del presidente sloveno Janez Drnovšek (si veda l'approfondimento nel paragrafo relativo alle polemiche internazionali).
Discorso del Presidente Giorgio Napolitano del 2008[modifica | modifica wikitesto]

Nel suo discorso del 2008, Napolitano tornò rapidamente sulle tensioni dell'anno precedente: «Ho espresso con chiarezza il mio pensiero lo scorso anno. E qualche reazione inconsulta al mio discorso - che vi è stata fuori d'Italia - non ha scalfito la mia convinzione che fosse giusto esprimermi, a nome della Repubblica, con quelle parole e con quell'impegno [...] . Deve esserci di monito la coscienza che fu appunto la piaga dei nazionalismi, della gretta visione particolare, del disprezzo dell'"altro", dell'acritica esaltazione della propria identità etnica o storica, a precipitare il nostro continente nella barbarie della guerra. Oggi, le ferite lasciate da quei terribili anni si sono rimarginate in un'Europa pacifica, unita, dinamica [...]. Sia dunque questo il monito del Giorno del Ricordo: se le ragioni dell'unità non prevarranno su quelle della discordia, se il dialogo non prevarrà sul pregiudizio, niente di quello che abbiamo faticosamente costruito può essere considerato per sempre acquisito. E a subirne l'oltraggio sarebbe in primo luogo la memoria delle vittime delle tragedie che ricordiamo oggi e il cui sacrificio si rivelerebbe vano.»[9].
Discorso del Presidente Giorgio Napolitano del 2009[modifica | modifica wikitesto]
L'anno successivo Napolitano ribadì nuovamente quale fosse lo spirito della celebrazione: «Come Presidente della Repubblica italiana, risorta in quanto Stato alla vita democratica anche grazie al coraggio e al sacrificio dei civili e dei militari che si impegnarono nella Resistenza fino alla vittoria finale sul nazifascismo, ritengo non abbiano alcuna ragion d'essere polemiche dall'esterno nei nostri confronti. Con gli Stati di nuova democrazia e indipendenza sorti ai confini dell'Italia vogliamo vivere in pace e in collaborazione nella prospettiva della più larga unità europea. Il Giorno del Ricordo voluto dal Parlamento ha corrisposto all'esigenza di un riconoscimento umano e istituzionale già per troppo tempo mancato e giustamente sollecitato. Esso non ha nulla a che vedere col revisionismo storico, col revanscismo e col nazionalismo. Non dimentichiamo e cancelliamo nulla: nemmeno le sofferenze inflitte alla minoranza slovena negli anni del fascismo e della guerra. Ma non possiamo certo dimenticare le sofferenze, fino a un'orribile morte, inflitte a italiani assolutamente immuni da ogni colpa. E non possiamo non sentirci vicini a quanti hanno sofferto comunque di uno sradicamento a cui è giusto che si ponga riparo attraverso un'obbiettiva ricognizione storica e una valorizzazione di identità culturali, di lingua, di tradizioni, che non possono essere cancellate. Nessuna identità può essere sacrificata o tenuta ai margini nell'Europa unita che vogliamo far crescere anche insieme alla Slovenia e alla Croazia democratiche.»[10].
Discorso del Presidente Giorgio Napolitano del 2010[modifica | modifica wikitesto]
Anche nel 2010 Napolitano rimarcò quanto «spiacevoli e ingiustificate poi abbiano potuto essere alcune reazioni fuori d'Italia alle mie parole pur rispettose di tutti». «Condivido l'esigenza che un "capitolo così originale e specifico della cultura e della storia non solo italiana ma europea" sia non semplicemente riconosciuto ma acquisito come patrimonio comune nelle nuove Slovenia e Croazia che con l'Italia si incontrano oggi nell'Unione Europea [...] ]»[11].
Discorso del Presidente Giorgio Napolitano del 2011[modifica | modifica wikitesto]

Come l'anno precedente, Napolitano anche nel discorso del 2011 tornò sulle polemiche di quattro anni prima: «Il mio primo discorso del 10 febbraio, nel 2007 [...] volle porre fine a ogni residua "congiura del silenzio", a ogni forma di rimozione diplomatica o di ingiustificabile dimenticanza rispetto a così tragiche esperienze. È importante che quella nostra scelta, per legge dello Stato e per iniziativa istituzionale, sia stata via via compresa al di là dei nostri confini, che certe reazioni polemiche nei confronti anche di mie parole si siano dissolte. [...] L'essenziale è però "non restare ostaggi" - come ho avuto modo di dire incontrando il Presidente Türk - né in Italia, né in Slovenia, né in Croazia "degli eventi laceranti del passato". L'essenziale è, secondo le parole dello stesso Presidente Türk, non far nascere ancora "conflitti dai ricordi". Possiamo finalmente guardare avanti, costruire e far progredire una prospettiva di feconda collaborazione sulle diverse sponde dell'Adriatico.»[12].
Discorso del Presidente Giorgio Napolitano del 2012[modifica | modifica wikitesto]

La cerimonia per il 2012 si svolse eccezionalmente il 9 febbraio. Napolitano nel suo discorso riprese parte del comunicato congiunto emesso assieme al presidente croato Ivo Josipović, al termine di una recente visita di stato: «In ciascuno dei nostri Paesi coltiviamo come è giusto la memoria delle sofferenze vissute e delle vittime e siamo vicini al dolore dei sopravvissuti a quelle sanguinose vicende del passato. Nel perdonarci reciprocamente il male commesso, volgiamo il nostro sguardo all'avvenire che con il decisivo apporto delle generazioni più giovani vogliamo e possiamo edificare in un'Europa sempre più rappresentativa delle sue molteplici tradizioni e sempre più saldamente integrata dinanzi alle nuove sfide della globalizzazione».
Egli poi tratteggiò un percorso più ampio di recupero della memoria da parte della presidenza della Repubblica: «Tra i drammi di quel tormento storico ci furono perfino conflitti, che ebbero un costo atroce di vite umane, tra le formazioni partigiane che combatterono dalla stessa parte contro il nazifascismo. Si, serve ricordare anche per ripensare a tutti i fatali errori al fine di non ripeterli mai più. In questa prospettiva e con questi sentimenti è mia intenzione, in una prossima già programmata visita in Friuli, rendere omaggio alle vittime dell'eccidio di Porzûs.»[13].
Discorso del Presidente Giorgio Napolitano del 2013[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2013 il presidente Napolitano tornò ad usare in parte alcune espressioni del suo primo discorso del 2007, affermando che il Giorno del ricordo fosse stato istituito: «per rendere giustizia agli italiani che furono vittime innocenti - in forme barbariche raccapriccianti, quelle che si riassumono nell'incancellabile parola "foibe" - di un moto di odio, di cieca vendetta, di violenza prevaricatrice, che segnò la conclusione sanguinosa della seconda guerra mondiale lungo il confine orientale della nostra patria. E a cui si congiunse la tragica odissea dell'esodo di centinaia di migliaia di istriani, fiumani e dalmati dalle terre loro e dei loro avi. [...] E sulla base di un discorso di verità sulle sofferenze degli italiani e sulle brutalità delle più spietate fazioni titine - discorso che all'inizio, ricorderete, ci procurò qualche reazione polemica sull'altra sponda dell'Adriatico, ma poi si è imposto anche perché intrecciato con una nostra severa riflessione sulle colpe del fascismo - è stato quindi, sulla base di un discorso di verità, che si è potuto raggiungere il traguardo della riconciliazione, cioè del reciproco riconoscimento con le autorità e le opinioni pubbliche slovene e croate, e del comune impegno per un mare di pace in un'Europa di pace.».
Napolitano inserì poi la cerimonia in un quadro storico-politico più ampio: «Riconciliazione non significa rinuncia alla memoria e alla solidarietà. E ha senso perché quanto più i giovani, i ragazzi di oggi, si compenetrano con ogni passaggio importante, con ogni squarcio doloroso della nostra storia di italiani - e penso anche alle prossime celebrazioni della prima guerra mondiale - tanto più potrà rinsaldarsi la nostra coesione nazionale e insieme con essa rafforzarsi la nostra voce in Europa.»[14].
Comunicato del Presidente Sergio Mattarella del 2015[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2015 le cerimonie ufficiali del Giorno di ricordo non si tennero al Quirinale, ma alla Camera dei deputati: il presidente Sergio Mattarella non fece un discorso ufficiale, ma rilasciò un breve comunicato: «Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell'esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia. Il Parlamento con decisione largamente condivisa ha contribuito a sanare una ferita profonda nella memoria e nella coscienza nazionale. Oggi la comune casa europea permette a popoli diversi di sentirsi parte di un unico destino di fratellanza e di pace. Un orizzonte di speranza nel quale non c'è posto per l'estremismo nazionalista, gli odi razziali e le pulizie etniche.»[15].
Messaggio del Presidente Sergio Mattarella del 2016[modifica | modifica wikitesto]
Per le celebrazioni del 2016, il presidente Mattarella - in visita ufficiale negli Stati Uniti d'America - rilasciò un breve messaggio, al termine del quale osservò che «La storia e la memoria comune possono fornire un grande aiuto per guardare al futuro e per scacciare dal destino dei nostri figli ogni pulizia etnica e ogni odio razziale».
Dichiarazione del Presidente Sergio Mattarella del 2017[modifica | modifica wikitesto]
Anche l'anno successivo Mattarella rilasciò una dichiarazione nella quale deplorò i «feroci crimini nella Seconda Guerra Mondiale - che nel dopoguerra si tradussero anche in una strage di italiani, e che si accompagnarono alle sofferenze di decine di migliaia di famiglie costrette ad abbandonare case e lavoro nella zona di Trieste, in Istria, a Fiume e nelle coste dalmate»[16].
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b Legge 30 marzo 2004, n. 92 (testo ufficiale) Archiviato il 9 novembre 2013 in Internet Archive.: "Istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 86 del 13 aprile 2004.
- ^ La data prescelta è il giorno in cui, nel 1947, furono firmati i trattati di pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia l'Istria, il Quarnaro e la maggior parte della Venezia Giulia, in precedenza facenti parte dell'Italia.
- ^ Dichiarazione del Presidente Ciampi in occasione della Giornata Nazionale del Ricordo, 9 febbraio 2005. Dal sito del Quirinale.
- ^ Intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi durante la celebrazione del 'Giorno del Ricordo', 8 febbraio 2006. Dal sito del Quirinale.
- ^ Ciampi: «L'Italia non dimentichi le foibe», in Corriere della Sera, 9 febbraio 2006.
- ^ Il virgolettato è presumibilmente tratto da Raoul Pupo, Gli esodi e la realtà politica dal dopoguerra ad oggi, in Storia d'Italia. Le regioni: Friuli – Venezia Giulia, Einaudi, Torino 2002. Il passaggio completo è il seguente: "Il quadro che si offre dunque all'analisi storica è decisamente articolato, perché nei fatti dell'autunno del 1943 sembrano intrecciarsi più logiche: giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e faide paesane, ma anche un disegno di sradicamento del potere italiano – da ottenere attraverso la decimazione e l'intimidazione della classe dirigente – come precondizione per spianare la via a un contropotere partigiano impegnato a presentarsi in primo luogo come vendicatore dei torti, individuali e storici, subito dai Croati dell'Istria.".
- ^ Intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della celebrazione del "Giorno del Ricordo", 10 febbraio 2007. Dal sito del Quirinale.
- ^ Napolitano: «Foibe, ignorate per cecità», in Corriere della Sera, 11 febbraio 2007.
- ^ Saluto del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della commemorazione del Giorno del Ricordo, 10 febbraio 2009. Dal sito ufficiale del Quirinale.
- ^ Saluto del Presidente della Repubblica in occasione della cerimonia per il Giorno del Ricordo, 10 febbraio 2009. Dal sito del Quirinale.
- ^ Saluto del Presidente Napolitano in occasione della cerimonia per il Giorno del Ricordo, 10 febbraio 2010. Dal sito del Quirinale.
- ^ Saluto del Presidente Napolitano in occasione della cerimonia del Giorno del Ricordo, 10 febbraio 2011. Dal sito del Quirinale.
- ^ Saluto del Presidente Napolitano in occasione della celebrazione del Giorno del Ricordo, 9 febbraio 2012. Dal sito del Quirinale.
- ^ Saluto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla Celebrazione del Giorno del Ricordo, 11 febbraio 2013. Dal sito del Quirinale.
- ^ Comunicato del Presidente Mattarella in occasione del Giorno del Ricordo, 10 febbraio 2015. Dal sito del Quirinale.
- ^ Dichiarazione del Presidente Mattarella in occasione del Giorno del Ricordo, 10 febbraio 2017 dal sito ufficiale del Quirinale].
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Testo della legge sul Giorno del ricordo, su parlamento.it.
- Giorno del ricordo 2013. Video ufficiale della manifestazione al Quirinale, su YouTube, 11 febbraio 2013. URL consultato il 28 febbraio 2018.
- Giorno del ricordo 2015. Video ufficiale della manifestazione alla Camera dei deputati, su YouTube, 12 febbraio 2015. URL consultato il 28 febbraio 2018.