Dione (astronomia)
Dione (Saturno IV) | |
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Satellite di | Saturno |
Scoperta | 21 marzo 1684 |
Scopritore | Gian Domenico Cassini |
Parametri orbitali | |
(all'epoca J2000.0) | |
Semiasse maggiore | 377396 km[1] |
Periodo orbitale | 2,736915 giorni (65h 41m 5s)[1] |
Inclinazione rispetto all'equat. di Saturno | 0,02°[1] |
Eccentricità | 0,0022[1] |
Dati fisici | |
Diametro medio | 1123,2 km |
Massa | 1,096×1021 kg
|
Densità media | 1,48×103 kg/m³[2] |
Acceleraz. di gravità in superficie | 0,24 m/s² |
Velocità di fuga | 510 m/s |
Periodo di rotazione | Rotazione sincrona |
Inclinazione assiale | 0,000−0,006° |
Temperatura superficiale | 87 K (media) |
Pressione atm. | molto bassa |
Albedo | 0,7[1] |
Dati osservativi | |
Magnitudine app. | 10,4 |
Dione (pron. [diˈone][3]) è un satellite naturale del pianeta Saturno, il quarto per dimensioni, dopo Titano, Rea e Giapeto. Scoperto dall'astronomo italiano Giovanni Domenico Cassini nel 1684, deve il suo nome a Dione, una ninfa sorella di Crono secondo la mitologia greca; è anche designato Saturno IV.
Storia delle osservazioni[modifica | modifica wikitesto]
Cassini, che oltre a Dione aveva scoperto Teti, Rea e Giapeto, chiamò i nuovi corpi celesti Sidera Lodoicea ("le stelle di Luigi"), in onore di Luigi XIV, senza specificare alcun nome per ognuno di essi; gli astronomi presero così l'abitudine di riferirsi a loro e a Titano, già noto in precedenza, come Saturno I, II, ..., fino a Saturno V. Quando nel 1789 vennero scoperti Mimante ed Encelado lo schema di numerazione fu esteso fino a Saturno VII[4].
I nomi attuali dei satelliti naturali di Saturno furono suggeriti da John Herschel (figlio di William Herschel, scopritore di Mimante ed Encelado) in una sua pubblicazione del 1847, dove suggerì di adottare i nomi dei titani e delle titanidi, i fratelli e le sorelle di Crono secondo la mitologia greca (nella quale Crono corrisponde alla divinità romana Saturno)[5].
Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]
Parametri orbitali[modifica | modifica wikitesto]
Dione orbita attorno a Saturno in 2,74 giorni; il semiasse maggiore della sua orbita, di 377396 km, è circa il 2% inferiore a quello della Luna attorno alla Terra. Data la maggior massa di Saturno, il periodo orbitale di Dione è comunque solo un decimo di quello della Luna[1]. Dione è in risonanza orbitale 1:2 con Encelado, ossia completa un'orbita attorno a Saturno mentre Encelado ne completa due[6]. Questa risonanza contribuisce a mantenere l'eccentricità orbitale di Encelado (0,0047), fornendo una fonte di calore per una vasta attività geologica di quest'ultimo, che presenta una rilevante attività criovulcanica sulla sua superficie[7].
Dione ha due satelliti co-orbitali, o troiani, Elena e Polluce. Essi si trovano all'interno dei punti lagrangiani L4 e L5 di Dione, rispettivamente 60 gradi davanti e dietro a Dione.[8]
Come gli altri maggiori satelliti di Saturno, Dione è in rotazione sincrona e volge sempre la stessa faccia al pianeta.
Struttura interna[modifica | modifica wikitesto]
Dione è composto principalmente di ghiaccio d'acqua.Infatti nasconde un oceano di acqua a una profondità di circa 100 km. Ma trattandosi del più denso fra i satelliti naturali di Saturno (a parte Titano) si ritiene comunemente che al suo interno sia presente una quantità considerevole di materiale più denso, come ad esempio silicati, che costituiscono circa un terzo della massa del satellite.[2]
Superficie[modifica | modifica wikitesto]

Sebbene più piccola di Rea, Dione è per certi aspetti molto simile a tale oggetto. Entrambi i corpi presentano composizioni simili, distribuzioni di albedo analoghe (che denunciano una grande varietà di terreni), e sono caratterizzati da una chiara divisione fra l'emisfero anteriore e quello posteriore.[9] L'emisfero anteriore di Dione è pesantemente craterizzato ed uniformemente brillante; l'emisfero posteriore, al contrario, presenta un aspetto peculiare, essendo caratterizzato da una rete di brillanti e sottili striature su sfondo scuro che si sovrappone ai crateri, indicando che si tratta di una formazione geologica più recente. Si tratta in verità di dirupi di ghiaccio.[2]
Striature[modifica | modifica wikitesto]


Prima del fly-by effettuato dalla sonda spaziale Cassini il 13 dicembre 2004 l'origine del sottile materiale brillante che caratterizza la superficie di Dione era ignota, anche perché le uniche fotografie disponibili erano state scattate da grande distanza. Tutto ciò che si sapeva era che il materiale presentava un'elevata albedo, e consisteva di uno strato abbastanza sottile da non oscurare la superficie sottostante. Una teoria comunemente accettata prevedeva che poco dopo la sua formazione Dione fosse geologicamente attivo, e che tramite qualche processo, forse di natura criovulcanica, del materiale proveniente dall'interno potesse essere riemerso in superficie; le strisce si sarebbero dunque formate in seguito ad eruzioni lungo le fessure che precipitarono sulla superficie sotto forma di neve o cenere. Più tardi, quando l'attività interna cessò, la formazione dei crateri si concentrò principalmente sull'emisfero anteriore, cancellandone le striature.[9]
Le immagini inviate dalla Cassini, tuttavia, mostrano che le strisce non sono depositi di ghiaccio, ma piuttosto rupi scoscese ricoperte di materiale ghiacciato, create da fratture tettoniche; Dione si è rivelato un corpo lacerato da enormi fratture sull'emisfero posteriore.[9]
La sonda Cassini ha compiuto un ulteriore e più ravvicinato fly-by del satellite l'11 ottobre 2005, ad una distanza record di appena 500 km dalla sua superficie.[10]
Crateri[modifica | modifica wikitesto]
In passato l'emisfero posteriore di Dione è stato oggetto di un pesante bombardamento meteorico, che ha generato numerosi crateri più grandi di 100 km di diametro; al contrario, l'emisfero anteriore presenta crateri nell'ordine dei 30 km di diametro. Il dato contrasta con le previsioni dei planetologi; Eugene Shoemaker e Wolfe avevano avanzato un modello di craterizzazione per un satellite in rotazione sincrona che indicava un maggior tasso di craterizzazione per l'emisfero anteriore. La peculiarità della distribuzione dei crateri su Dione potrebbe suggerire che, durante il periodo di maggior bombardamento, l'oggetto presentasse un diverso emisfero anteriore; trattandosi di un corpo di dimensioni ridotte, qualsiasi impatto in grado di provocare un cratere di 35 chilometri avrebbe potuto causarne una rotazione, e dato l'alto numero di crateri di dimensioni simili Dione potrebbe essere stato soggetto più volte a rotazioni cataclismatiche nel corso delle prime fasi di vita del sistema solare. La struttura dei crateri e l'elevata albedo del lato anteriore suggeriscono che Dione è rimasto nell'orientamento attuale per diversi miliardi di anni.[2]
Come su Callisto, anche su Dione mancano le strutture rilevate che circondano solitamente i crateri sulla Luna e su Mercurio, probabilmente a causa del cedimento della debole crosta ghiacciata nel tempo.
Atmosfera[modifica | modifica wikitesto]
All'inizio del marzo 2012 la sonda Cassini ha scoperto una tenue atmosfera composta da ossigeno molecolare ionizzato[11].
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b c d e f Saturnian Satellite Fact Sheet, su nssdc.gsfc.nasa.gov, NASA.
- ^ a b c d Moons - Dione, su saturn.jpl.nasa.gov, NASA (archiviato dall'url originale il 20 agosto 2015).
- ^ Luciano Canepari, Dione, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-10511-0.
"Tollerata" ma meno consigliabile la pronuncia [ˈdjone]. - ^ Fred W. Price, The Planet Observer's Handbook, Cambridge University Press, 2000, ISBN 0-521-78981-8.
- ^ W. Lassell, Observations of satellites of Saturn (PDF), vol. 8, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 1848, p. 42.
- ^ (EN) Resonances in the solar system, su history.nasa.gov, Nasa. URL consultato il 17 agosto 2014.
- ^ C. C. Porco et al., Cassini Observes the Active South Pole of Enceladus, vol. 311, n. 5766, Science, 10 marzo 2006, pp. 1393–1401, DOI:10.1126/science.1123013.
- ^ (EN) Dione's Companion, su saturn.jpl.nasa.gov, Cassini Solstice Mission, maggio 2005. URL consultato il 17 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2014).
- ^ a b c I dirupi di ghiaccio di Dione, su media.inaf.it, INAF, 11 marzo 2013.
- ^ (EN) Cassini's First Flyby of Dione, su universetoday.com, Universe Today.
- ^ Roberto Somma, Cassini: continua con successo la missione estesa della sonda interplanetaria nel sistema di Saturno, in Le Stelle, vol. 106, n. 106, maggio 2012, p. 43.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Dione
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) Dione su Solarviews.com
- (EN) La pagina della NASA che mostra le foto del flyby della sonda Cassini dell'11 ottobre 2005, su saturn.jpl.nasa.gov (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2005).
- (EN) Altre immagini di Dione acquisite dalla sonda Cassini, su saturn.jpl.nasa.gov (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2006).
- Scoperta dell'ossigeno su Dione., su cubiform.org. URL consultato il 14 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
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