Diamante Medaglia Faini

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Diamante Medaglia Faini

Diamante Medaglia Faini (Savallo, 28 agosto 1724Salò, 13 giugno 1770[1]) è stata una poetessa italiana facente parte dell'Accademia degli Agiati (1751), dell'Accademia degli Orditi di Padova sotto il nome di Nisea Corcirense, dell'Accademia dell'Arcadia a Roma (1757).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Era nota per i suoi componimenti di argomento amoroso e per aver scritto madrigali e sonetti, l'ultimo dei quali è Protesta di non voler più componere in Poesìa, ma che vuol attendere con Euclide a studj più serj, tramite il quale, amareggiata, annuncia, suo malgrado, di volersi dedicare ad altri argomenti. Convinta sostenitrice dell'educazione femminile, avversò la scelta operata dal saggista Francesco Algarotti, il quale, nel suo Newtonianismo per le dame (1737, che avrebbe poi ispirato Voltaire a scrivere Elementi della filosofia di Newton)[2], aveva volutamente tralasciato l'insegnamento matematico in quanto, a suo dire, questo non era compatibile con il cervello di una donna.

Nel 1761 Diamante Medaglia Faini e Antonia Lanfranchi - autrice di un saggio Sopra l’origine e il progresso della lingua italiana - insieme ad altre donne crearono a Salò l'Accademia dei Discordi, in chiara contrapposizione agli Unanimi (attuale Ateneo di Salò), nella quale era permesso l'accesso anche alle donne. Il 5 marzo 1763 Diamante Medaglia Faini tenne il Discorso intorno agli studi convenienti alle donne, dinanzi al pubblico interamente maschile dell’Accademia degli Unanimi di Salò. Citando Cicerone, Aristotele, Platone, Socrate e alcuni noti teologi, si fece promotrice della loro istruzione anche in logica, filosofia, religione e soprattutto in matematica e fisica - «alle matematiche prestino l’opera loro le donne, onde non cadano in falsi paralogismi» -, reclamando così la piena autorità intellettuale per le donne.


Protesta di non voler più componere in Poesìa ma che vuol attendere con Euclide a studj più serj

Io che finor tanti ad altrui richiesta

fatti ho sonetti, stanze e madrigali

Per medici, per sposi, per legali,

E per chi vinse velo, o sagra vesta

No più non voglio rompermi la testa

Senza profitto, e dietro a cose tali

Gettar il tempo, che di mover l'ali

A più alto segno in me desìo si desta.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Maria Bandini Buti (a cura di), Poetesse e scrittrici, in Enciclopedia biografica e bibliografica italiana, vol. 6, Roma, Istituto editoriale Tosi, 1941.
  • (EN) Paula Findlen, Becoming a scientist: Gender and knowledge in eighteenth-century Italy, in Science in Context, n. 16, 2003, pp. 59-87. URL consultato il 29 settembre 2011.
  • Rebecca Messbarger, Palliated resistance: Diamante Medaglia Faini on ‘Which studies are fitting fon women, in The century of women: representations of women in eighteenth-century Italian public discourse, Toronto, University of Toronto Press, 2002, pp. 69-86.
  • Giuseppe Pontara, Versi e prose di Diamante Medaglia Faini: con altri componimenti di diversi autori e colla vita dell'autrice, il tutto insieme raccolto, e dato alla luce da Giuseppe Pontara, Salò, Bartolomeo Righetti, 1774, X-XXI.
  • Marina Boscaino, MEDAGLIA, Diamante, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 73, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Modifica su Wikidata

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Controllo di autoritàVIAF (EN42895552 · ISNI (EN0000 0000 1649 1626 · SBN PUVV292681 · CERL cnp00503849 · Europeana agent/base/42662 · GND (DE12866746X · WorldCat Identities (ENviaf-42895552