Dialogica

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La dialogica (dal greco διαλογικός, der. di διά “attraverso” λόγος “discorso”) è la scienza che analizza e studia le configurazioni discorsive generate nell'interazione tra esseri umani tramite l’uso del linguaggio naturale (o ordinario)[1][2].

L’oggetto di conoscenza della dialogica è inteso come dato osservativo di tipo testuale, ovvero ciò che si manifesta nell’impiego del linguaggio naturale, in ogni sua forma e codificazione (grafica, fonetica, gestuale), da parte degli esseri umani. Ogni produzione discorsiva rappresenta così del “testo” che, nell’intreccio delle possibilità discorsive, crea degli “eventi discorsivi” (le configurazioni discorsive[3]) dotati di statuto di realtà e passibili di rilevazione e di misurazione[4]. La dialogica si occupa dunque di come il linguaggio naturale configura discorsivamente ciò che per senso comune viene definito come “realtà”. Inoltre, consente non solo di descrivere il processo che porta alla genesi delle configurazioni discorsive, ma anche di misurarlo: questo a partire dalla formalizzazione degli elementi del linguaggio (definiti repertori discorsivi[3]), rilevandone l’impatto sugli assetti di realtà in cui sono immerse la comunità umana e i propri membri. Per queste specificità, la dialogica si distingue dalle discipline che si occupano dei segni e delle regole linguistiche intese come strumenti di comunicazione e veicolo di informazione, scegliendo di dotarsi di metodologie volte ad osservare le “architetture testuali” tramite cui gli elementi del linguaggio naturale, nel loro uso e interazione, configurano realtà discorsive; per senso comune, “realtà di fatto”[4].

In ambito di ricerca pura la dialogica si occupa dell’osservazione, dello studio e della definizione degli elementi che compongono le configurazioni discorsive. Il tutto facendo ricorso a specifiche metodologie, strumenti di indagine e software per mappare e misurare, ad esempio, variabilità, massività e flessibilità delle configurazioni discorsive oggetto di rilevazione[5].

Su un altro versante, il contributo della dialogica come scienza applicata la posiziona come scienza che, con i propri strumenti teorici e metodologici permette l’analisi e la misurazione delle interazioni discorsive tra esseri umani, e che con i propri strumenti operativi permette il cambiamento delle configurazioni discorsive create in tali interazioni. Viene dunque messa a disposizione una strumentazione operativa che, a seconda dell’obiettivo dell’intervento, promuove la genesi e la riconfigurazione di assetti di realtà prima non disponibili o non anticipabili.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La dialogica rappresenta il risultato di uno sforzo conoscitivo la cui visione è iniziata nei primi anni ottanta a partire dall’intersezione tra l’interesse filosofico per il linguaggio naturale (o ordinario)[6][7][8][9], la tradizione post-moderna nelle scienze umane e discorsive[10][11][12][3] e lo spazio epistemologico aperto dalla fisica quantistica all'inizio del secolo[13][14][15].

Sul versante della filosofia, gli autori centrali che hanno innescato la stesura delle fondamenta della dialogica sono Ludwig Wittgenstein, Hans Georg Gadamer e Michel Foucault. A partire dalla tradizione logico-formale di Gottlob Frege[16], gli studi sul linguaggio hanno fortemente caratterizzato lo scenario intellettuale dell’ultimo secolo, tanto da arrivare a considerare il problema del linguaggio come il problema filosofico-scientifico per eccellenza[17][18]. All’interno delle riflessioni dei più grandi pensatori del Novecento, il linguaggio, con le sue possibilità nella tessitura della realtà quotidiana, è arrivato a guadagnare una posizione teorica di prim’ordine. È proprio all’interno di questo scenario intellettuale che la dialogica ha trovato il proprio terreno di fondazione.

Per quanto riguarda la filosofia del linguaggio ordinario di Wittgenstein, la dialogica coglie e riformula il percorso e lo scarto che l’autore compie rispetto al considerare il linguaggio prima come “calcolo”, poi come “sistema” e infine come “forma di vita[19]. Secondo l’autore il linguaggio, attraverso una molteplicità di “usi” diversi e possibili, contribuisce a generare e mantenere differenti assetti di “realtà discorsive”. Ogni uso, ogni “gioco linguistico” ha delle proprie specifiche regole che lo rendono riconoscibile, condivisibile e, appunto, utilizzabile[20]. Cambiando la regola si modifica l’uso e dunque l’assetto di realtà discorsiva che si genera nell’uso del linguaggio naturale[6].

Per quanto riguarda l’ermeneutica di Gadamer, il tema più rilevante ai fini della dialogica sta nella centralità attribuita al testo e alla critica della pretesa neutralità dell’osservatore. Il testo vale come estrinsecazione del pensiero nella storia e l’accesso a questo non è un procedimento assimilabile alla scoperta scientifica. Qualsiasi atto conoscitivo si dà come atto ermeneutico dove il lettore, sulla base del contesto culturale cui appartiene e delle conoscenze che porta, cerca e trova significati differenti. Non si dà dunque conoscenza testuale come conoscenza di verità incontrovertibile, poiché l’interazione tra testo e lettore varia nel tempo e nella geografia culturale[21].

Altro contributo fondamentale per la dialogica è rappresentato dall’esegesi di Michel Foucault. Il filosofo francese, attraverso lo studio della follia[22], dello sguardo medico[23], dei fondamenti epistemici[24], delle istituzioni psichiatriche[25] e delle strutture penitenziarie[26] arriva a delineare una modalità storico-discorsiva per lo studio della conoscenza[7][8]. La storia della conoscenza umana non si dà in altro modo se non tramite archivi di testo. Nella lettura di questi è possibile scavare a fondo e far emergere quell’episteme, quelle “regole del discorso” su cui si fonda un intero periodo intellettuale[24]: queste regole si presentano come insiemi di “eventi discorsivi” tra loro discontinui, quindi definibili e distinguibili, nonché in interazione tra loro[7][8].

Per quanto riguarda il versante della tradizione post-moderna nelle scienze umane e discorsive, la dialogica fa proprie alcune nozioni centrali quali: la critica e l’abbandono del costrutto di psiche come elemento individuale-interiore[27][28], la concezione di realtà come costruzione sociale[29][30][31], l’interesse teorico-metodologico per il linguaggio[32][33] e l’approfondimento dei metodi di analisi discorsiva[34]. Con l’incedere della visione costruttivista[35][36][37] e interazionista[38][39][40], viene proposto di spostare il focus di studio di queste discipline dall’indagine sulla struttura della psiche all’indagine su come si costruiscono i significati che le persone utilizzano per muoversi nel mondo e orientarsi nei contesti di vita[41][42][43]. In questa prospettiva di ricerca aperta dalla riflessione post-moderna, la dialogica individua come oggetto d’indagine le “modalità discorsive” che possono essere impiegate dagli esseri umani nella configurazione di “realtà sociali”. Il passaggio, dunque, è ulteriore: si va oltre e si esce dal campo di tutte le scienze umane e discorsive facendo qualcosa di diverso. L'oggetto di indagine della dialogica non sono più solamente i “significati” e la loro costruzione, ma i modi d’uso del linguaggio naturale e il modo in cui configurano il “senso” per eventi discorsivi di realtà[1][4]; a tutto questo è conferito un valore numerico che consente la possibilità di misurare le proprietà delle configurazioni discorsive.

Altro aspetto centrale per la fondazione della dialogica è rappresentato dal contributo filosofico-scientifico della fisica quantistica e, in particolare, dal valore epistemologico del principio di indeterminazione di Werner Heisenberg[44][45]. In questi termini la visione della dialogica fa proprio lo scarto paradigmatico[46] inaugurato dalla formulazione del 1927 e dalla successiva interpretazione di Copenaghen[15]: nell’assumere la misurazione di due grandezze subatomiche, quali posizione e quantità di moto, come impossibile senza considerare una quota minima di incertezza, Heisenberg ha messo in discussione l’intera immagine scientifica del mondo[14]. Con la fisica quantistica viene introdotta e formalizzata per la prima volta la nozione di interazione, in quanto non si può prescindere dal considerare le modalità attraverso cui l’osservatore e l’osservato interagiscono nel generare la realtà misurata[13]. Da qui la dialogica, situandosi anch’essa in quelli che prendono il nome di paradigmi interazionistici, inserisce nei propri fondamenti, teorie e metodi un principio di incertezza intrinseca all’interazione tra gli elementi degli assetti discorsivi che, nell’uso da parte degli esseri umani, configurano “eventi discorsivi”, ovvero configurazioni considerate per senso comune realtà di fatto e stati di cose sussistenti.

A partire da tali riferimenti filosofici ed epistemologici, la dialogica germoglia dalla possibilità di studiare l’interazione tra le modalità discorsive utilizzate dagli esseri umani per generare realtà condivise, rappresentate da costrutti linguistico/semantici come “conflitto”, “malattia mentale”, “tossicodipendente”, “violenza” o “salute”, rendendole passibili di interventi in ottica trasformativa.

Dati questi presupposti, a partire dagli anni ottanta, il primo gruppo di ricerca sulla dialogica dell’Università degli Studi di Padova (avente come referente il Professor Gian Piero Turchi) si è occupato di definire e formalizzare le modalità d’uso (altresì dette regole dell’uso) del linguaggio naturale. Le prime ricerche hanno permesso di analizzare stralci di testo di diversa tipologia per poter identificare e definire alcuni “agglomerati” di regole che rappresentano dei modi attraverso cui il linguaggio naturale può manifestarsi e venire utilizzato: questi sono definiti repertori discorsivi[3]. È circa il 2005 quando la dialogica dispone di un primo glossario, ovvero un elenco contenente una mappatura iniziale delle prime forme di repertorio discorsivo. Nel 2007 la ricerca attraversa un momento di accelerazione, per cui i ricercatori ideano la Metodologia per l’Analisi dei Dati Informatizzati Testuali (M.A.D.I.T.): questa definisce i passaggi di metodo che permettono di osservare e analizzare gli elementi che compongono le configurazioni discorsive in modo ancora più dettagliato. Il numero dei repertori è circa settanta[47]. Nel 2009, sempre grazie alla possibilità dell’applicazione del metodo, i ricercatori proseguono con l’affinamento delle distinzioni e precisazioni di somiglianze e differenze tra repertori: queste vengono tradotte in classi d’ordine, rendendo possibile la sistematizzazione dei repertori in una tavola di tipo periodico contenente circa 40 “elementi”[1].Nel 2011, a seguito di ulteriori ricerche e sperimentazioni di analisi del testo, la tavola dei repertori discorsivi viene ulteriormente elaborata, dandone come risultato una seconda versione. Con tale passaggio il numero dei repertori diminuisce nuovamente e al contempo la precisione delle misurazioni aumenta; si rende possibile una descrizione sempre più specifica della regola del linguaggio naturale che i repertori rappresentano. Nel 2012 le ulteriori ricerche e l’utilizzo di nuovi software di analisi del testo hanno contribuito alla costruzione di una terza tavola dei repertori, questa volta di tipo semi-radiale[2]. In quest’ultima versione gli elementi delle configurazioni discorsive vengono organizzati tenendo conto anche del percorso di filogenesi che ha caratterizzato il manifestarsi di una certa modalità d’uso del linguaggio naturale a partire da repertori discorsivi “primitivi”[2].

Caratteristiche e concetti generali[modifica | modifica wikitesto]

La dialogica assume come proprio oggetto di studio il linguaggio naturale (o ordinario), le modalità discorsive tramite cui esso si manifesta nel suo uso e l’impatto pragmatico che queste hanno sulle configurazioni discorsive di realtà. Questa scienza definisce il linguaggio come un insieme di unità simboliche, regole di applicazione e regole d’uso[2]. Con “unità simbolica” si fa riferimento a un qualsiasi segno a cui viene attribuito un valore puramente convenzionale. Lettere, parole o ideogrammi di una lingua (così come i gesti, i segni in rilievo del braille, etc.) sono degli esempi di unità simboliche, in quanto sono segni fonetici, grafici o gestuali a cui viene assegnato un valore simbolico di significazione all’interno di un territorio di codificazione linguistica. Le “regole di applicazione” sono invece le modalità che governano la composizione, scomposizione o raggruppamento delle unità simboliche e come tali sono da intendersi le regole sintattiche e grammaticali che caratterizzano una lingua. Infine, per “regole d’uso” si fa riferimento a quelle regole che, in base all’uso di un termine, rendono possibile il conferimento di un valore al termine stesso. Nei fondamenti della dialogica sono intese come regole d’uso le valenze denotativa, connotativa e ostensiva del linguaggio[4].

All’interno della comunità scientifica il linguaggio è oggetto di una vasta gamma di saperi; tuttavia, tra le discipline che si occupano del “logos” la proposta della dialogica mira ad assumere una posizione particolare. Al di là della semiotica che si occupa di studiare segni e grammatica di un sistema simbolico[48], della linguistica che studia il linguaggio umano a livello di sintassi e grammatica[49], della cibernetica che si occupa di comunicazione e di trasmissione di informazioni[50] o della filologia che mira a studiare l’origine e il variare delle unità simboliche nella storia[51], la dialogica si propone di passare da una concezione di linguaggio come contenitore e veicolo di informazioni, dunque esclusivamente come strumento comunicativo e costruttore di significati, a una concezione di linguaggio che a partire da particolari architetture retorico-argomentative è anche strumento di tessitura e configurazione di senso di realtà.

Rappresentazione delle discipline che si occupano del linguaggio e delle sue componenti formali.

Pertanto, piuttosto che concentrarsi su ciò che il linguaggio è e sulle sue funzioni, la dialogica si propone di studiare anche ciò che il linguaggio fa, come lo fa e quali sono le implicazioni di un particolare uso del linguaggio sulle configurazioni discorsive di realtà. Questo andando a focalizzarsi non solamente su componenti di contenuto (che riguardano la lingua) ma anche su regole dell’uso[6][7] che, al livello sovraordinato di quello che prende il nome di processo dialogico, inglobano e contemplano anche dei contenuti linguistici. Ciò che propone la dialogica è dunque di posizionarsi sullo studio del diverso impatto e contributo che specifiche modalità dell’uso del linguaggio naturale (i repertori discorsivi) hanno nel configurare realtà discorsive dotate di effetti pragmatici, implicazioni, ricadute e conseguenze sulla vita degli esseri umani.

Il presupposto cardine considerato nella formalizzazione dei repertori discorsivi è il concetto di interazione, definita come:

«Processo diacronico mediante il quale si generano, a partire da due o più elementi a loro volta generati dal medesimo processo (precedentemente e contemporaneamente), assetti/configurazioni che possono essere descritti – e dunque appartenere a – o da linguaggi formali (dunque teorici) o dal linguaggio naturale-ordinario (Turchi & Orrù, 2014)».

L’interazione viene dunque definita come un processo dialogico, continuativo e perpetuo in cui almeno due elementi dello stesso, grazie alle possibilità generative dell’incertezza, danno vita ad assetti che tendono alla stabilità; ovvero, nel caso del processo formalizzato dalla dialogica, le configurazioni discorsive di senso di realtà. La disponibilità del processo interattivo genera di per sé, come proprio esito, una serie di prodotti di natura indeterminabile; ma, nel momento in cui una scienza riesce a identificare, definire e impiegare le regole che permettono la gestione del processo stesso, il margine di incertezza può essere ridotto e dunque gestito. In questo modo si rende possibile dare una direzione a quanto generato dagli elementi che compongono una configurazione discorsiva, promuovendone particolari assetti.

Esempi di “processi” e “interazioni” sono onnipresenti nell’alveo delle produzioni scientifiche. Si prenda ad esempio la biochimica, in cui l’interazione sta nel processo metabolico dove elementi interagenti, come gli acidi nucleici, generano assetti biologici a stabilità variabile quali cellule, tessuti, organi e organismi[52]. Si veda anche la fisica delle particelle, in cui l’interazione sta nel processo energetico entro cui particelle subatomiche generano configurazioni atomiche più o meno stabili quali elementi chimici, molecole, composti e sostanze[53][54]. Sulla scorta di questi pilastri concettuali, la dialogica posiziona la specie umana (in quanto fruitrice del linguaggio naturale) entro una visione teorico-epistemologica interattiva, dove il processo fondamentale da descrivere non è né quello metabolico in capo alla biochimica, né quello energetico in capo alla fisica quantistica. Il processo caratterizzante i membri della specie umana è quello che viene denominato “processo dialogico”[4]. Allo stesso modo dei processi metabolico ed energetico, il processo dialogico nell’interazione tra regole d’uso del linguaggio naturale (i repertori discorsivi e le proprietà processuali) genera anch’esso configurazioni discorsive di realtà più o meno stabili[2].

La Tavola dei Repertori Discorsivi[modifica | modifica wikitesto]

La dialogica, focalizzandosi sull’architettura retorico-argomentativa all’interno della quale i contenuti del testo vengono impiegati e sulle regole dell’uso che caratterizzano il linguaggio, trasforma il dato testuale in configurazione discorsiva di senso di ciò che nel quotidiano chiamiamo “realtà”[47][55].

Le configurazioni discorsive generano uno spazio teorico in continuo cambiamento, in quanto ciò che si genera interagisce a sua volta con tale spazio. Le partizioni dello “spazio discorsivo”, formalizzate secondo le concettualizzazioni della dialogica, sono denominate repertori discorsivi, definiti come:

«modalità finita di configurazione della realtà, linguisticamente intesa, con valenza pragmatica, che raggruppa anche più enunciati (denominati “arcipelaghi di significato”), articolata in frasi concatenate e diffusa con valenza di asserzione di verità, volta a generare (configurare)/mantenere una coerenza narrativa»[2].

A livello metodologico l’operazione conoscitiva si declina nella descrizione degli snodi del testo (inteso come produzione discorsiva) che rendono una particolare configurazione peculiare e tipica. Tale descrizione si traduce nella denominazione dei repertori discorsivi che generano il testo oggetto di indagine e che sono stati definiti e racchiusi in una tavola periodica semi-radiale. Questa tavola raccoglie un insieme finito di repertori (26) senza limitazioni nella loro possibilità di combinazione ed estensione.

Tavola che descrive le differenti forme d'uso del linguaggio ordinario (dette Repertori Discorsivi) oggetto di studio della Dialogica, nella loro ultima definizione disponibile.

La tavola viene definita periodica esattamente come avviene in chimica, dove le proprietà degli elementi variano in modo periodico. È organizzata in forma semi-radiale e descrive filogeneticamente la sintesi degli elementi in essa contenuti. A partire dall’interazione fra le proprietà processuali “primordiali” (nella tavola indicate dalle lettere “A” e “B”), si coniano via via tutte le ulteriori modalità d’uso del linguaggio. Le proprietà processuali di ogni repertorio discorsivo sono definite tramite proposizioni che descrivono i criteri conoscitivi che permettono di isolare le proprietà stesse nel momento della denominazione. Ciò implica che nel corso dell’analisi della produzione discorsiva uno stralcio di testo, considerato come modalità finita di configurazione della realtà, può essere denominato tale in base alla saturazione delle proprietà processuali descritte nella tavola periodica[2].

A seconda delle loro proprietà e caratteristiche, i repertori discorsivi sono suddivisi in tre classi d’ordine e in un gruppo teorico[4]. Le tre classi sono:

  • repertori discorsivi generativi, definiti come regole dell’uso del linguaggio naturale che si caratterizzano per conservare e promuovere una spinta verso la generazione di configurazioni discorsive inedite e la riconfigurazione di configurazioni già disponibili;
  • repertori discorsivi di mantenimento, definiti come regole dell’uso del linguaggio naturale che concorrono a mantenere le configurazioni discorsive “identiche a loro stesse” rispetto alle proprietà processuali;
  • repertori discorsivi ibridi, definiti come regole dell’uso del linguaggio naturale che possono assumere un orientamento sia di mantenimento sia generativo, non apportando singolarmente né la possibilità della generazione di configurazioni di senso diverse da quelle in corso (variabilità del processo discorsivo), né la possibilità del mantenimento di quanto si sta configurando (stabilità del processo discorsivo). Essi assumono e aggiungono un valore di generazione o di mantenimento a seconda della classe di appartenenza dei repertori con cui si trovano a interagire nella configurazione.

Il gruppo teorico dei repertori discorsivi artificiali denota regole d’uso del linguaggio naturale che generano/mantengono/configurano realtà per affermazione o per asserzione. Queste due modalità si differenziano in quanto la prima non esplicita i presupposti su cui essa si fonda, pertanto la realtà che viene configurata si pone come vera di per sé (modalità propria del senso comune), mentre la seconda trova il proprio fondamento nell'esplicitazione dei presupposti conoscitivi che adotta (modalità propria del senso scientifico).

Ogni repertorio discorsivo è caratterizzato da tre parametri che consentono di ripartire lo spazio discorsivo: la coerenza narrativa, la generatività e la dialogicità. A ciascuno di essi è stato attribuito un valore numerico in virtù dell’interazione fra le proprietà processuali disponibili[2]. È a partire da questi aspetti che, oltre a porsi come scienza pura, la dialogica trova anche traduzione operativa definendo una filiera della conoscenza che parte dalla denominazione dell’unità teorica, passa per la precisione della misura (dunque teoria e metodo) fino ad arrivare ad un modello operativo che permette di intervenire sulle configurazioni discorsive[47][55].

Le ricerche sui repertori discorsivi hanno reso possibile la rilevazione di due indici di grandezza propri delle configurazioni discorsive[2]:

  • la generatività, misurata tramite unità di peso dialogico, che rappresenta il contributo generativo di “realtà discorsive” potenziali che ogni repertorio apporta nelle genesi di una configurazione discorsiva rispetto al gruppo cui appartiene (repertori generativi, di mantenimento, ibridi). La formula che permette il calcolo del peso dialogico di una data configurazione discorsiva è la seguente (“Dw”, indica il peso dialogico del singolo repertorio, mentre “c” indica il parametro di correzione dato dalla classe di appartenenza del repertorio discorsivo).

  • la dialogicità, misurata tramite unità di momento dialogico, rappresentando la forza di legame tra le proprietà processuali che intelaiano i repertori, mette a disposizione la possibilità di rilevare quanto una configurazione discorsiva può essere “flessibile”, dunque modificabile. La formula che permette il calcolo del momento dialogico di una configurazione è la seguente (con “VL” si definisce il valore del legame e con “N” il numero di legami tra i repertori discorsivi rilevati).

La prima delle due grandezze esprime una caratteristica interna al repertorio discorsivo, in quanto indica un valore che proviene direttamente dalle proprietà processuali che danno assetto al repertorio stesso. La seconda rende conto invece della capacità propria dei repertori di legarsi fra loro nella tessitura delle produzioni discorsive, mantenendo narrativamente coesa e coerente la configurazione che si genera.

In ambito di ricerca e di intervento, una volta raccolta la configurazione discorsiva questa viene analizzata utilizzando la formalizzazione rappresentata dalla tavola semi-radiale, al fine di misurare il peso dialogico e il momento dialogico della stessa. Grazie a tali operazioni, partendo dal dato osservativo raccolto il ricercatore è in grado di disporre di una descrizione e di una misura dell’impatto di una configurazione sulla realtà del senso comune, di anticipare le possibili configurazioni discorsive che si andranno a generare, nonché di progettare e implementare anche un eventuale piano operativo dell’intervento[5].

La metodologia M.A.D.I.T.[modifica | modifica wikitesto]

Muovendo dai propri fondamenti e teorizzazioni di riferimento, la dialogica si è dotata di una metodologia specifica che prende il nome di M.A.D.I.T. (Metodologia per l’Analisi dei Dati Informatizzati Testuali)[4]. Questa metodologia rende disponibili due metodi, uno per l’analisi del testo, l’altro per la progettazione e implementazione dei progetti d’intervento che hanno come riferimento la dialogica e che a loro volta possono contemplare l’applicazione dell’analisi del testo (ad esempio per rendicontare, in termini di misura, la valutazione dell’efficacia di un intervento)[56].

L’obiettivo di M.A.D.I.T. per l’analisi del testo[1][4] è di offrire contezza del valore d’uso delle unità simboliche del linguaggio, ossia della loro appartenenza ai diversi repertori discorsivi. La denominazione dell’unità teorica “repertorio discorsivo” consiste nella trasformazione di un processo discorsivo “generico” in un processo dialogico, andando a conferire valore (la regola dell’uso) al processo discorsivo stesso. La precisione della misura è applicata mediante l’organizzazione logico-formale delle proprietà dei repertori discorsivi in una teoria della misura volta a quantificare e definire tali proprietà secondo valori numerici, logici e/o geometrici[2][5].

All’interno di M.A.D.I.T. i dati osservativi prendono il nome di “testo”[2] (tutte le produzioni discorsive scritte, orali e gestuali) e rappresentano quello che è possibile raccogliere e analizzare in termini di proprietà processuali e di repertori discorsivi del processo dialogico. Al fine di raccogliere il testo di analisi viene definita una particolare porzione dello spazio discorsivo che prende il nome di “domanda generativa”: in questo modo si ha a disposizione un “testo che genera altro testo”, ovvero una modalità d’uso del linguaggio naturale che promuove e innesca l’intessitura di una configurazione discorsiva e che rende quest’ultima passibile di misurazione. Una volta generato e raccolto il testo da analizzare, l'analista (colui che svolge il processo di denominazione) può applicare i sei passaggi della metodologia per la denominazione dei repertori discorsivi:

  1. porsi la domanda che ha generato la risposta;
  2. anticipare le configurazioni discorsive di realtà che generano le possibili risposte alla domanda;
  3. enucleare i passaggi argomentativi, gli “snodi” della risposta;
  4. leggere il testo raccolto a fronte di quanto anticipato (ossia confrontarlo);
  5. denominare i repertori discorsivi attraverso l’utilizzo della definizione di repertorio discorsivo e degli elementi anticipati al punto 3;
  6. individuare possibili elementi di contenuto che possono costruire il repertorio (arcipelaghi di significato).

L'analista del testo, attraverso l’applicazione di M.A.D.I.T., anche senza avere alcuna esperienza diretta dei contesti e delle argomentazioni riportate nei testi oggetto di analisi è in grado di tracciare la struttura argomentativa che sostiene la produzione discorsiva del testo, a partire dalle risposte alle domande poste[55]. Collocandosi in un’ottica di processo, risposte che possono sembrare identiche in virtù del contenuto che portano, non necessariamente lo sono rispetto al processo discorsivo che contribuiscono a generare. Viceversa, produzioni discorsive che sono caratterizzate da differenti elementi di contenuto, possono essere identificate attraverso una stessa denominazione, a fronte della medesima modalità argomentativa proposta[4][2].

L’altra linea della metodologia, ovvero M.A.D.I.T. per la progettazione e la ricerca[1][55], nasce con l’obiettivo di fornire a ricercatori e operatori delle linee guida che siano condivise e che possano essere trasversali ai vari contesti e situazioni. Ciò significa che lavorare con M.A.D.I.T. mette nella condizione di destreggiarsi a prescindere da uno specifico campo di applicazione (dalla mediazione alla promozione della salute, dalla coesione della comunità al social housing). M.A.D.I.T. è stata infatti resa applicabile a progetti di ricerca pura e di ricerca e intervento che possono avere come focus il disagio giovanile, la salute della comunità o del singolo individuo, la violenza, il conflitto o le controversie civili o penali.

Questo secondo metodo si sviluppa in cinque passaggi ordinati in una gerarchia specifica:

  1. definizione della premessa e dell’esigenza;
  2. definizione dell’obiettivo in riferimento al piano epistemologico adeguato all’oggetto di intervento;
  3. delineazione di strategie coerenti al perseguimento dell’obiettivo definito;
  4. utilizzo di strumenti idonei per declinare il piano operativo;
  5. pianificazione delle azioni da attuare.

La metodologia M.A.D.I.T., tanto per l’analisi del testo quanto per la progettazione, la ricerca e l’intervento si pone così come la via di riferimento per ogni ricercatore e operatore che si basa sui riferimenti della dialogica e del modello operativo che da essa si sviluppa.

La teoria dell'identità dialogica (TID)[modifica | modifica wikitesto]

All’interno della dialogica si considera come principale teoria di riferimento la “teoria dell’identità dialogica” (TID)[57][1][4]. La TID descrive il modo in cui gli elementi processuali del linguaggio ordinario (i repertori discorsivi e le proprietà processuali) interagiscono tra loro e danno assetto a configurazioni discorsive (che in questo caso prendono il nome di “identità dialogiche”). Questa teoria permette dunque di addentrarsi nella “materia” che compone lo spazio discorsivo. La TID trova applicazione tanto nella ricerca pura, laddove si pongono obiettivi di descrizione dei dati e di promozione di nuova conoscenza, quanto in ambito di intervento, in questo caso perseguendo obiettivi trasformativi delle configurazioni discorsive di cui gli esseri umani sono al contempo promotori e fruitori[55].

Il possibile valore di una specifica configurazione discorsiva viene attribuito a partire da ciò che scaturisce dall’interazione tra repertori discorsivi e le loro proprietà processuali. Gli esiti di tali intrecci interattivi danno sostanza a una configurazione discorsiva che è definita “identità dialogica”. L’identità dialogica oscilla tra modalità interattive di mantenimento e di generatività, caratterizzandosi dunque, nel momento della rilevazione, per precisi valori di generatività e dialogicità [2].

La configurazione di un’identità dialogica emerge a partire dagli intrecci possibili all’interno dello spazio discorsivo, il quale rappresenta uno spazio teorico a cinque dimensioni[2][55], composto di tre polarità e di due proprietà dimensionali del processo dialogico.

Interagendo tra di loro le prime tre dimensioni generano la configurazione discorsiva (e dunque quello specifico uso di “elementi” discorsivi che definiscono un’identità dialogica); queste sono rappresentate dalla polarità “personalis”, dalla polarità “alter” e dalla polarità del “propter omia/omnes”[2]. La polarità “personalis” (chiamata anche del “resoconto” o della “autoattribuzione”) genera e al contempo occupa lo spazio discorsivo in riferimento a produzioni discorsive che si caratterizzano per l’uso in prima persona singolare e plurale (es. “Io” e “Noi”; “Egli” ed “Essi”), muovendosi in una dimensione autoattributiva in termini attuali (es. “Io/Noi sono/siamo”), retrospettivi (es. “Io/Essi ero/erano”), e anticipatori (es. “Io/Essi sarò/saranno”). Il precipitato grammaticale che vede l’individuazione della prima e terza persona singolare e plurale (io, egli, noi e essi) in corrispondenza della polarità personalis, è peculiare della lingua italiana; laddove si prendesse a riferimento una lingua altra, come la lingua ad ideogrammi, le polarità risultano essere simili/analoghe ma rappresentate in riferimento ad altre unità simboliche proprie di tale codificazione. La polarità “alter” (chiamata anche della “narrazione” o della “eteroattribuzione”) definisce tutte quelle produzioni discorsive che, nella declinazione della lingua italiana, si riferiscono alla seconda persona singolare plurale (“Tu” e “Voi”) e che esprimono un senso che muove verso qualcosa, attribuendo all’esterno (esterno alla polarità) configurazioni di senso che si adagiano su qualcosa che è già presente (che si è già reso disponibile nel processo dialogico). La forma della narrazione organizza il discorso intorno alla dimensione eteroattributiva, ovvero attribuzioni “esterne” in termini attuali (es. “Tu sei”), retrospettivi (es. “Voi eravate”), e anticipatori (es. “Tu sarai”). La terza polarità viene denominata “propter omnia/omnes” (chiamata anche “matrice collettiva”) ed è costituita da tutte le produzioni discorsive che il senso comune, in un dato momento discorsivo, rende disponibili prima ancora che siano impiegate (cioè prima che trovino impiego in termini di forma “personalis” o “alter”). Questa polarità “serbatoio” è necessaria, in termini teorici, alla definizione delle altre due, in quanto il linguaggio naturale offre potenzialmente tutte quelle possibilità che possono essere poi declinate in personalis e in alter..

Le tre polarità risultano interconnesse e interdipendenti tra loro, ossia sono in rapporto dialogico (in quanto viene conferito loro un valore), e generano in maniera diacronica dimensioni processuali denominate “identità dialogiche”. L’identità dialogica va colta come un “costrutto teorico” (dunque non come “realtà di fatto”, per quanto abbia comunque delle ricadute pragmatiche) che definisce, in termini processuali, una configurazione discorsiva in costante trasformazione. Nascendo dall’interazione dialogica tra produzioni discorsive, non rimanda ad alcun contenuto e ad alcun “involucro” che la contenga. Nell’alveo di questa adozione teorica si assume che le “persone”, la "salute", le “comunità”, le “organizzazioni”, i “disturbi mentali”, il "lutto" etc., non siano entità fattualmente intese o realtà dettate da aspetti biologici, fisici o giuridici, ma siano considerate esse stesse identità dialogiche (ovvero configurazioni discorsive) che generano e appartengono allo spazio discorsivo[58].

L’identità è “dialogica” in virtù del fatto che è generata nelle intersezioni delle polarità discorsive come flusso diacronico; è costantemente “mutevole” in virtù del dialogo (l’interazione nel processo dialogico) incessante tra produzioni discorsive che afferiscono alle polarità personalis, alter, propter omnia. In ogni polarità sono inoltre configurabili infinite identità dialogiche che mettono in interazione ogni polarità con l’intero spazio discorsivo dato dalle infinite modalità d’uso del linguaggio naturale. Tenendo conto di questo, si specifica che il tempo narrativo in cui si esplica “personalis” è discorsivamente (ma non necessariamente cronologicamente) diverso dal tempo della polarità “alter”. Infatti, tempi discorsivi coincidenti comporterebbero una loro sovrapposizione. Questa proprietà del processo dialogico prende il nome di “tempo discorsivo” o “kairos”. In ambito operativo tale concettualizzazione permette ad esempio di raccogliere nello stesso tempo cronologico configurazioni discorsive che trovano assetto in tempi discorsivi differenti. Immaginiamo, ad esempio, di dover valutare l’impatto di un evento biografico, come un incidente o un lutto, sulla vita di una persona. Nel tempo cronologico “presente”, grazie al concetto di "tempo discorsivo", si possono raccogliere configurazioni discorsive in proiezione futura (o retrospettiva). Da qui, una volta analizzate le caratteristiche delle configurazioni, l’operatore ha a disposizione dei dati che descrivono l’impatto di un certo evento sulla vita futura della persona ed è nella condizione di progettare un intervento di promozione della salute volto al riassorbimento dell’evento biografico.

In aggiunta alle tre dimensioni e al tempo discorsivo, si aggiunge infine la quinta dimensione teorica che costituisce l’identità dialogica: la coerenza narrativa. Questa viene definita come «proprietà organizzatrice degli elementi che costituiscono le produzioni discorsive, atta a mantenere costante (temporaneamente) la congruenza e l’integrità delle stesse»[2]. Quando si genera un’identità dialogica, ogni polarità, in virtù della caratteristica intrinseca del processo dialogico, è caratterizzata dalla propria e specifica coerenza narrativa, una sorta di forza di legame tra elementi discorsivi che interagisce a sua volta con tutta l’identità dialogica. Ogni polarità è regolata dalla reciproca interazione tra il vertice dell’identità dialogica e i vertici di ciascuna polarità. In questo modo, facendo riferimento alla rappresentazione grafica della TID, i vertici risultano sospesi nello spazio discorsivo e dotati di una “curvatura” (data dalla coerenza narrativa) che tende verso il “cuore” della configurazione discorsiva[55]. Pertanto, tutta l’identità dialogica che si produce in un certo momento discorsivo genera uno spazio del processo dialogico che ha un assetto pentadimensionale.

Lo spazio discorsivo pertanto non è uno, ma plurimo e caratterizzato da cinque dimensioni, dato dalle singole polarità e dalle varie identità dialogiche che si pongono in essere. Tale rappresentazione mette nella condizione di asserire che generare e occupare lo spazio discorsivo in un punto implica per una configurazione discorsiva la possibilità di generarlo e occuparlo contemporaneamente in altri punti di configurazione. Ciò rende possibile che qualunque processo discorsivo appartenga al “tutto” e il “tutto” (lo spazio discorsivo) stia in qualunque processo discorsivo[5]. A livello metodologico ed operativo la possibilità di attuare un intervento è dunque data in ogni momento, in quanto agire in termini trasformativi su una configurazione discorsiva consente, in termini di possibilità, di avere accesso al “tutto”, e da qualsiasi punto di configurazione diviene possibile accedere, pervenire al tutto. Infine, a seconda della distanza tra le polarità discorsive (rilevata tramite misurazione dei valori di peso e di momento dialogico), si generano configurazioni che rendono possibili, in termini pragmatici, differenti gradienti di plasticità o staticità degli assetti interattivi.

Costrutti teorici di riferimento[modifica | modifica wikitesto]

In dialogica gli oggetti di ricerca, studio e intervento sono le configurazioni discorsive, un insieme di produzioni teoriche e di archivio di dati che trova applicazione in tutti quegli ambiti in cui gli esseri umani si trovano a interagire. Tra le varie “famiglie” di configurazioni, una in particolare si colloca come di particolare interesse per l’operatività di questa scienza: il costrutto di salute[47].

Il costrutto di salute e il concetto di sanità[modifica | modifica wikitesto]

All'interno dei riferimenti teorici propri della dialogica, le configurazioni di “salute” vengono definite come «l’insieme delle modalità discorsivamente intese di configurazione della realtà che contemplano in termini di anticipazione l’insorgenza di patologie e/o la generazione di teorie sulla malattia»[55].

Questa definizione non si concentra sulla domanda “che cosa è la salute?”, andandosi ad ancorare ad un’infinità di contenuti e connotazioni possibili, ma sulla domanda “come si configura la salute?”, ponendo l’accento su quell'insieme di processi e modalità interattive sui quali poi gli esseri umani creano l’esito “salute”. Tale definizione ambisce dunque ad essere massimamente inclusiva dei possibili contenuti e connotazioni che nel linguaggio naturale possono dare peso e forme a questo costrutto; ci si allontana perciò da una concezione di salute come attestazione di uno “stato” o di disponibilità di un “ente”, per direzionarsi verso una concezione di salute come modalità esprimibile nel processo dialogico, dunque nelle modalità interattive impiegate dagli esseri umani[47].

Definendo la salute come configurazione frutto dell’intreccio di processi discorsivi, si rende possibile, per la dialogica, porre una distinzione tra il costrutto di “salute” e il concetto di “sanità”. Laddove il primo riguarda l’insieme delle produzioni discorsive e delle loro ricadute pragmatiche sulla vita degli esseri umani, toccando così il piano della realtà configurata tramite l’uso del linguaggio naturale, il secondo, la sanità, riguarda un ambito di realtà completamente diverso, che è oggetto di intervento della medicina e delle scienze ad essa di supporto: ovvero, il piano del “corpo[55]. Ponendo tale cesura, in dialogica si parte dal presupposto che la salute sia in grado di inglobare e gestire il piano della sanità. Ciò implica che l’espressione di salute può configurarsi anche dove l’ambito sanitario sia fortemente compromesso; viceversa, se fosse la sanità ad inglobare e governare il piano della salute, laddove il corpo è compromesso, ovvero laddove non c’è sanità, non potrebbe nemmeno configurarsi salute.

Applicando tali presupposti, l’intervento dell’operatore dialogico può focalizzarsi nel promuovere l’espressione da parte delle persone di modalità interattive volte a gestire le contingenze della propria vita, sia a livello puramente dialogico che a livello organico. Riguardo al primo, si pensi ad esempio a ciò che riguarda le configurazioni di disagio giovanile, assetti di conflitto nei nuclei famigliari, la costruzione di un proprio progetto di vita o la risoluzione di un momento critico. Riguardo al secondo si pensi all’ingresso nella vita delle persone di ciò che vengono definiti “stati” organici patologici, come la perdita di alcune funzioni motorie, la diagnosi di patologie quali il diabete, l’HIV o sindromi tumorali.

Promuovendo le modalità che tendono verso un massimo grado di salute, gli esseri umani possono essere messi nella condizione di definire obiettivi e criteri, di dare forma a strategie e di implementare azioni e modalità interattive che permettono loro di gestire gli eventi critici della propria vita (anche sul piano organico, ovvero sanitario). Infatti, nel caso di patologie, è proprio tramite modalità di salute che le persone sono in grado di gestire l’ambito sanitario, in quanto poste nella condizione di poter anticipare le implicazioni (così come le conseguenze) delle proprie condotte anche sul piano organico.

Tenendo conto di tale riferimento si rende sempre possibile l’intervento in ottica di promozione della salute. Nei casi che riguardino il piano del corpo, quali diagnosi di patologie terminali, menomazioni o condizioni invalidanti, lavorando per fare in modo che la “malattia” sia solamente una delle porzioni della vita delle persone (es. “sono malato e dunque devo curare ciò che riguarda il mio corpo, ma sono anche padre e marito, dunque posso anche vestire questi ruoli”, “sono un giocatore di pallacanestro professionista e sono rimasto sulla sedia a rotelle. Però posso mettere a disposizione di una squadra la mia esperienza e dunque la posso allenare”). Nei casi che riguardino l’intera sfera biografica, lavorando per configurare gli eventi critici come occasione di cambiamento e non più esclusivamente come interruzione della propria biografia: si pensi al lavoro di riprogettazione biografica di un “imprenditore in crisi”, alla condizione di messa alla prova di un minore nell’ambito della giustizia riparativa, alla decisione di divorzio di una coppia, alle relazioni conflittuali tra condomini o abitanti di un quartiere e via dicendo.

Il Modello Operativo Dialogico (MOD)[modifica | modifica wikitesto]

A partire dai contributi della dialogica teorica, è stato possibile definire una filiera conoscitiva che come parte terminale ha definito una modalità specifica di intervento: il modello operativo dialogico (MOD)[47][55].

Il MOD si colloca all’interno della cornice fondativa del “paradigma narrativistico” (che appartiene ai paradigmi interazionistici), che delimita le modalità di conoscenza in virtù delle quali diviene possibile formalizzare le configurazioni discorsive, attestandola nel paradigma che pone gli elementi fondativi del linguaggio formale come strumento conoscitivo delle configurazioni discorsive[5].

Le produzioni discorsive che si sviluppano nel linguaggio ordinario si mostrano come dotate di una forza di legame che ne mantiene unitarietà e coerenza narrativa. Essendo l’incedere del processo dialogico incerto, ovvero l’interazione tra gli elementi di tale processo non è determinata, il livello metodologico in cui ci si colloca è quello del descrivere[2]. L’assenza di nessi di causalità non rende possibile spendere la nozione della previsione della realtà futura, bensì quella dell’anticipazione, che consente di evocare e gestire molteplici, differenti e incerte configurazioni discorsive che si possono verificare e che non si sono ancora verificate[4]. La previsione restituisce un'unica realtà “causale” già determinata, mentre l’anticipazione, a partire dagli elementi discorsivi disponibili e dalla coerenza narrativa di tali produzioni discorsive, offre un ventaglio di configurazioni di realtà incerte/possibili, ognuna delle quali potenzialmente “percorribile”[55].

A partire dal paradigma narrativistico, il MOD pone come proprio assunto teorico (l’oggetto d’intervento) le “produzioni discorsive”, ovvero l’insieme di dati messi a disposizione dalla teoria dell’identità dialogica (TID) e da quanto pertiene la formalizzazione degli elementi del processo dialogico (i repertori discorsivi e le proprietà processuali). Partendo da tali presupposti, il criterio conoscitivo per l’intervento è di tipo “dialogico”: questo mette l’operatore nella condizione di attivare un piano di intervento ovunque si mostri il linguaggio naturale. Ciò significa che per quanto la configurazione discorsiva oggetto di intervento si connoti per un’elevata densità e potenziale di assorbimento di altre configurazioni, dunque tenda a mantenersi come identica a sé stessa, intervenire per una sua riconfigurazione è sempre possibile proprio perché la materia discorsiva si pone come una processualità incerta nel proprio procedere. Proseguendo, l’obiettivo del MOD è la riconfigurazione e trasformazione delle configurazioni discorsive. Per il perseguimento di questo obiettivo il modello prevede due linee strategiche. La prima è la modifica della coerenza narrativa tramite l’inserimento di “elementi discorsivi discrasici” nella configurazione discorsiva (ovvero volti alla modifica dei legami della configurazione). La seconda è l’aderenza al testo, che permette di individuare, proprio a partire dal testo raccolto, l’elemento di discrasia più efficace, cogliendo quindi gli elementi discorsivi che consentono di modificare il valore dei legami retorico-argomentativi tra gli elementi già presenti e promuovendo la genesi di configurazioni discorsive che il testo offerto inizialmente non era in grado di contemplare e anticipare. Ultima porzione del MOD è rappresentata dalle prassi operative[59], che si pongono come artifizi retorico-argomentativi e prendono il nome di “stratagemmi”[47][55]. Essendo le configurazioni discorsive il focus del modello, gli stratagemmi si pongono anch’essi come configurazioni discorsive, ma costruite ad hoc dall’operatore dialogico a seconda del progetto d’intervento. Le prassi del MOD sono:

  1. la raccolta del testo,
  2. l'osservazione della configurazione discorsiva,
  3. l'anticipazione dei possibili scenari discorsivi che possono dipanarsi a partire da quanto raccolto e osservato,
  4. la promozione della riconfigurazione delle configurazioni discorsive oggetto d'intervento tramite "stratagemmi d'innesco",
  5. la valutazione dell'efficacia dell'intervento,
  6. la promozione del mantenimento/genesi di configurazioni discorsive orientate verso l'obiettivo d'intervento [60].

Gli ambiti applicativi della dialogica[modifica | modifica wikitesto]

La filiera conoscitiva descritta finora consente la costruzione e la pianificazione di interventi sociali con impatto sulla comunità. Questo è reso possibile a partire dalla formalizzazione del processo dialogico e delle modalità interattive a disposizione degli esseri umani: pertanto, ovunque viene impiegato il linguaggio naturale, la dialogica può offrire il proprio contributo.

Gli ambiti di applicazione maggiormente sperimentati sinora sono i seguenti.

La mediazione penale, civile e commerciale, familiare e di comunità[modifica | modifica wikitesto]

- Dal 2007 ad oggi (2021), promozione dello studio e dell'applicazione della Dialogica con enfasi sulla Mediazione e in generale in vari campi come Salute, Giustizia, Educazione, Organizzazioni, etc., in collaborazione con la Direzione di Mediazione del Ministero di Giustizia e Diritti Umani della Provincia di Cordoba, Argentina. Sviluppo di corsi e conferenze presso la Facoltà di Medicina dell'Università Nazionale di Cordoba, Consiglio dei Medici della Provincia di Cordoba, Istituto Italiano di Cultura di Cordoba, Università Siglo 21, Ministero dell'Educazione di Cordoba, Ministero dell'Azione Sociale di Cordoba, Accademia Nazionale delle Scienze, Università Provinciale di Cordoba, Università Nazionale di La Rioja, Delegazione del Forum Mondiale di Mediazione della Provincia di Tucumán, Ministero della Giustizia di Catamarca, Ufficio del Difensore Civico di Río Cuarto, Università Cervantes dell'Università Nazionale di Cuyo a Río Cuarto, Associazione dei Mediatori di Río Cuarto e Córdoba, Associazione degli Architetti di Córdoba, Ordine degli Avvocati di Córdoba, Università Blas Pascal, Facoltà di Psicologia dell'Università Nazionale di Córdoba e ODR America Latina - Rete Internazionale per la Risoluzione delle Dispute Online. Da parte argentina, questa collaborazione include la produzione e la traduzione di materiale in lingua spagnola e lo sviluppo di attività di formazione e capacity building.

- 2008-2009 Progetto “Dal conflitto alla mediazione di quartiere: la mediazione come risorsa di inclusione e di accesso di abilitazione”, Comune di Arzignano. Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali – Fondo Europeo per l’Integrazione.

- 2009, Progetto: “Lo stato dell’arte della mediazione in Italia: le prospettive professionali per lo Psicologo”.

- 2010, Progetto “La promozione della cittadinanza come responsabilità condivisa. L’esperienza pilota di mediazione civica sul territorio della Valle del Chiampo”.

- 2010-2012, Progetto "Le Olimpiadi della interculturalità: la mediazione come strumento di promozione di prassi condivise di integrazione scolastica e tra gli studenti" Fondo per l’integrazione dei cittadini dei Paesi Terzi- AP 2010.

- 2018, istituzione del Comitato Arlekin Centro/Nord Italia per la diffusione dell’uso della Mediazione come strumento primo per la gestione di criticità socio-comunitarie quali l’accoglienza di nuove popolazioni e la minaccia terroristica entro il Progetto Europeo CreE-A.

La promozione della salute e della coesione sociale[modifica | modifica wikitesto]

- Dal 1994, collaborazione Comunità di recupero per tossicodipendenti “L’angolo” di Modena Redazione del nuovo programma terapeutico per la Comunità di recupero, formazione e supervisione degli operatori nel trattamento di situazioni con implicazioni psicopatologiche.

- Dal 2000, collaborazione SerT di Pordenone - Associazione i ragazzi della panchina, Servizio sanitario con funzione di trattamento e riabilitazione della dipendenza da sostanze legali e illegali - Associazione Onlus.

- Dal 2006, Dialogica Cooperativa Sociale a. r. l., Realizzazione di progetti orientati alla coesione sociale e allo sviluppo di una comunità competente nella gestione della propria salute. Progettazione e gestione di servizi di consulenza e formazione per Organizzazioni pubbliche e private, professionisti e singoli cittadini, Dialogica si pone come “attivatore” di un processo di corresponsabilità dell’intera rete territoriale nel generare salute, Milano.

- 2007, Progetto di ricerca “Stranieri e droghe. Dalla cura del corpo alle pratiche discorsive nel sistema carcerario”, Carcere Due Palazzi di Padova.

- 2009, Progetto di ricerca “La promozione della salute nell’ambito del disagio giovanile: una ricerca-intervento nel territorio di Abano Terme”, Padova.

- 2011, Comitato regionale per le Comunicazioni Co.Re.Com Veneto Organismo istituito presso il Consiglio Regionale del Veneto con funzioni di consulenza, gestione e controllo in materia di comunicazioni, collaborazione progetto “Sport e media: come intervenire nella configurazione della violenza in ambito sportivo”.

- 2011, Progetto di ricerca “Lo Stigma: discriminazioni socialmente trasmissibili” - Ministero della Salute.

- Dal 2011 al 2013, Progetto “Kairòs” di promozione della salute sociale del territorio della Provincia di Padova - Assessorato ai Servizi Sociali e alle Politiche Familiari.

- 2015, Progetto “Configurazione della violenza in ambito ospedaliero”, in collaborazione con l’Azienda ospedaliera ULSS 15 di Caposampiero e Cittadella (Padova).

- 2017, Progetto di ricerca “Descrizione della configurazione discorsiva di ‘violenza di genere’ perpetrata dagli uomini nei confronti delle donne”, in collaborazione con il Centro Antiviolenza ed Antistalking “La Magnolia”, Fondazione Ferrioli, (Ve).

- Dal 2015 al 2017, “Progetto sull’efficacia della formazione in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro”, in collaborazione con Confindustria Veneto.

- 2017, progetto di ricerca “Nessuno Escluso” in collaborazione con AICS per la realizzazione di interventi per la promozione di una cultura antiviolenza in una comunità responsabile e solidale.

- 2018, progetto “Cohesion Chain” in collaborazione con i comuni di: Melzo, Cassano d'Adda, Inzago, Liscate, Melzo, Pozzuolo Martesana, Settala, Truccazzano, Vignate. Obiettivo del progetto è stato: promuovere competenze di gestione responsabile del proprio percorso biografico in ottica di coesione sociale.

- 2019-2021, progetto di ricerca “Salute e Lavoro in chirurgia Oncologica (SALVO)” in collaborazione tra Dipartimento FISPPA dell’Università degli Studi di Padova, Chirurgia Generale Esofago Gastrica Humanitas e Chirurgia Oncologica dell’Esofago e delle Vie Digestive IOV-IRCCS. Obiettivo del progetto è fornire un modello di intervento validato e replicabile per la gestione in Salute, considerata rispetto alle competenze in merito ad attività sociali e lavorative, delle criticità socio-economiche del post operatorio del paziente oncologico operato per neoplasia a stomaco, esofago e colon - retto.

- Dal 2020, Osservatorio Hyperion, è un progetto di ricerca in capo al Corso di Perfezionamento in “Gestione dell’emergenza in ambito di Salute e Comunità” dell’Università degli Studi di Padova che si occupa di analizzare le modalità con cui la Comunità interagisce nell’emergenza sanitaria SARS-COV-2. Nello specifico, si occupa di costruire un database di testi prodotti dai cittadini e dai ruoli istituzionali raccolti tramite social network e di articoli di giornale all'interno della Regione Veneto, i quali sono analizzati settimanalmente. Grazie ad uno strumento di calcolo delle analisi condotte, è possibile disporre del grado di coesione sociale che emerge dai dati/testi raccolti, per mettere a disposizione di tutti i visitatori dell’Osservatorio, l’indice numerico risultante, accompagnato da un bollettino descrittivo dei principali aspetti emersi.

- 2020-2021, Progetto di ricerca “Jump the gap - Oltrepassare le barriere dello sport di base per le donne” tra il Dipartimento FISPPA dell’Università degli Studi di Padova in collaborazione con ACSI-Associazione di Cultura sport e Tempo Libero, AICS-Associazione Italiana Cuiltura Sport, CSEN-Centro Sportivo Educativo nazionale, Centro Nazionale Sportivo Libertas e finanziato da Sport e Salute. Il progetto di ricerca si pone l’obiettivo di indagare come la comunità vede le sportive, giovani e adulte e le barriere che incontrano nel praticarlo, per poi promuovere politiche di indirizzo del movimento sportivo amatoriale finalizzate all’abbattimento di tali barriere e promuovere una responsabilità condivisa nella comunità.

Organizzazioni e aziende[modifica | modifica wikitesto]

- Dal 2009 Prâgmata Arkyreyma Srl, Società che si occupa di attività di ricerca, di misura e di intervento a supporto di imprese, enti pubblici, associazioni, cooperative, fondazioni e altre organizzazioni del terzo settore. Finalità di Prâgmata Arkyreyma è promuovere l’innovazione del Sistema Paese e la sua sostenibilità ambientale, economica e sociale. Alcune attività svolte dalla società sono state: consulente per il Progetto Europeo di Mediazione Familiare “Two Minds” programma europeo Daphne – capofila del Progetto: Centro Servizi per il Volontariato; Supervisore alla formazione e agli interventi di mediazione; Supervisore alla pianificazione, progettazione ed erogazione degli interventi partecipativi. Consulente per il Progetto Europeo “Eirene”.

- Dal 2015 al 2017, “Progetto sull’efficacia della formazione in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro”, in collaborazione con Confindustria Veneto.

- 2018, Progetto “Càndìdati per Vicenza!” in collaborazione con Associazione Civica Vicenza Capoluogo per le elezioni 2018 per la misurazione delle competenze relative all’esercizio del ruolo decisionale di “candidato politico”.

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

- Dal 2003, corsi di formazione rivolti alle Forze dell'Ordine (Carabinieri, Polizia, Polizia Municipale, Operatori Penitenziari) sulle tematiche inerenti alle segnalazioni di abuso/maltrattamento nei confronti di minori e sulla gestione della segnalazione di intervento in cui sono coinvolti minori.

Collaborazioni multidisciplinari[modifica | modifica wikitesto]

- Dal 2016, Progetto CIAO, “Valorizzazione funzionale ed energetica del patrimonio edilizio inutilizzato o sottoutilizzato attraverso gestioni comunitarie innovative autosostenibili”, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Industriale di Padova.

Emergenze sociali e comunitarie[modifica | modifica wikitesto]

- Dal 2009 al 2014, Progetto di valutazione dell’efficacia degli interventi messi in campo entro la comunità aquilana a seguito del sisma.

- Dal 2012, “InOltre, la salute dell’imprenditore”: servizio promosso della Regione Veneto per la promozione della salute di tutti i cittadini veneti, in questo momento di crisi economica. Servizio gratuito, operativo sul territorio regionale 24h/24, costantemente attivo.

- Dal 2015 al 2017, Progetto “Accoglienza Solidale”, progetto di accoglienza, ospitalità e integrazione dei cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale in collaborazione con AICS e AIG, Firenze.

- Dal 2017, "InOltre, la salute del risparmiatori coinvolti nella crisi bancaria”(Promozione della salute), in collaborazione con la Regione Veneto e l’Azienda ULSS4 Alto Vicentino.

Progetti internazionali[modifica | modifica wikitesto]

- 2017, Progetto CrEe_A – Création d’un Espace européen de la médiation pour l’inclusion sociale.

La dialogica applicata a Natural Language Processing, Intelligenza Artificiale e Quantum Computing[modifica | modifica wikitesto]

Negli ultimi 6 anni, la dialogica ha iniziato ad inserirsi nel campo del Natural Language Processing (NLP), il quale indaga l’interazione fra computer e linguaggio “umano”, ed in particolare come programmare un computer ad elaborare ed analizzare grandi quantità di dati generati attraverso l’impiego del linguaggio naturale. Lo sviluppo della linea di ricerca pura della dialogica ha visto infatti la trasposizione della metodologia M.A.D.I.T. per l’analisi del testo, e dunque dei sei passaggi di metodo che la contraddistinguono, in un algoritmo di Machine Learning costruito ad hoc per l’osservazione e la denominazione dei Repertori Discorsivi: tale passaggio è possibile proprio in virtù dell’organizzazione logico-formale delle proprietà processuali del linguaggio naturale nei Repertori Discorsivi, alle quali è attribuito un preciso valore numerico che può essere identificato e processato da un computer.

All’attuale stato di sviluppo della ricerca, grazie al costante incremento della mole di testi elaborati, l’accuratezza dell’analisi automatizzata è progressivamente aumentata, avvicinandosi alla precisione dell’operatore nel riconoscimento della classe di appartenenza dei Repertori Discorsivi (generativi, di mantenimento, ibridi). Il lavoro attualmente in corso e futuro è volto a raggiungere la medesima accuratezza anche nel riconoscimento e nella denominazione dei singoli Repertori Discorsivi. In tal senso, la linea di ricerca pura della dialogica nell’ambito del Natural Language Processing mira a sviluppare un apparato metodologico-tecnologico di analisi e misura del processo dialogico in grado di sostituirsi all’operatore umano, mantenendone - o superandone - la precisione e parallelamente incrementadone l’efficienza.

Tale progresso conoscitivo e tecnologico porta con sé un notevole valore per la Comunità in termini di risvolti pragmatici, in quanto consente di mettere a disposizione un dato, misurabile, relativo all’impatto che le configurazioni discorsive e gli assetti di realtà generati hanno sui membri della Comunità stessa in tempo - quasi - reale. Ciò permette quindi, laddove si osservino assetti e situazioni che, ad esempio, tendono a diminuire il livello di Salute o di coesione sociale della Comunità, di intervenire precisamente e rapidamente nella riconfigurazione e promozione di nuove configurazioni discorsive prima e/o ancora non contemplate. Applicativamente, il modello prodotto consente di proporre e contribuire a progetti di ricerca e/o intervento nel campo dell’Intelligenza Artificiale (IA), fornendo un apparato in grado di far interagire uomo e macchina tramite l’uso del linguaggio naturale (recommender system, digital twins, etc.).

In tal senso, infine, in un’ottica di ulteriore sviluppo della linea di ricerca finora condotta, oltre all’osservazione, analisi e misurazione dei processi discorsivi, la dialogica applicata al Natural Language Processing è orientata anche a raggiungere un livello di avanzamento tale per cui diventi possibile la generazione automatizzata di configurazioni discorsive, cosicché anche nella sua accezione operativa essa possa diventare strumento efficace ed efficiente per la promozione di nuovi assetti di realtà generativi di Salute e coesione sociale nella e per la Comunità. Quest’ultima frontiera si apre ulteriormente con l’apporto delle tecnologie quantistiche: infatti, l’impianto teorico di analisi dei dati testuali della Dialogica, di impostazione quantistica, fa sì che la disciplina possa transitare verso il QuantumNLP e all’uso di computer quantistici per l’elaborazione - e la futura generazione – automatizzata di linguaggio naturale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Turchi, Gianpiero., M.A.D.I.T. ; Manuale per la metodologia di analisi dei dati informatizzati testuali, Aracne, 2007, ISBN 9788854814530, OCLC 876560892.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q Turchi, Gianpiero., Metodologia per l'analisi dei dati informatizzati testuali : fondamenti di teoria della misura per la scienza dialogica, Edises, 2014, ISBN 9788879598071, OCLC 941937667.
  3. ^ a b c d Teo, Thomas, 1963-, Encyclopedia of critical psychology, ISBN 9781461455820, OCLC 874028818.
  4. ^ a b c d e f g h i j k Turchi, Gianpiero., Dati senza numeri : per una metodologia di analisi dei dati informatizzati testuali : M.A.D.I.T., Monduzzi, 2009, ISBN 9788832361469, OCLC 876582755.
  5. ^ a b c d e Turchi, Gian Piero. e Gherardini, valeria., Politiche pubbliche e governo delle interazioni della comunità : il contributo della metodologia Respons. In. City, Franco Angeli, 2014, ISBN 9788891709974, OCLC 915921182.
  6. ^ a b c Wittgenstein, Ludwig., Ricerche filosofiche, Einaudi, 2009, ISBN 9788806199036, OCLC 860625995.
  7. ^ a b c d Foucault, Michel., L'archeologia del sapere, Rizzoli, 1999, ISBN 9788817118583, OCLC 797379005.
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