Dialetto senigalliese
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Dialetto senigalliese | |
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Parlato in | ![]() |
Regioni | ![]() ![]() ![]() |
Locutori | |
Totale | 60.000 |
Classifica | Non nelle prime 100 |
Altre informazioni | |
Scrittura | Alfabeto latino |
Tassonomia | |
Filogenesi | indoeuropee romanze italiche italo-occidentali occidentali italodalmate italoromanze galloitaliche gallo-piceno Senigalliese |
Statuto ufficiale | |
Ufficiale in | - |
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Il dialetto di Senigallia (e delle località limitrofe come Monterado, Castel Colonna e Ripe) differisce dai dialetti del resto della provincia di Ancona: possiede, infatti, molteplici caratteristiche che lo riconducono ai dialetti gallo-piceni parlati nella vicina provincia di Pesaro e Urbino, avendo infatti fatto parte di quest'ultima fino all'Unità d'Italia. Il dialetto senigalliese appartiene, perciò, al gruppo di dialetti gallo-italici del Nord Italia.
Localizzazione[modifica | modifica wikitesto]
Il dialetto di Senigallia è limitato a Senigallia e a centri limitrofi, i cui dialetti non hanno collocazione precisa per via del meticciamento tra forme gallo-italiche e mediane: vi sono infatti influssi pesaresi-urbinati, anconetani, nonché dei dialetti di derivazione umbra della zona di Pergola, che si fanno ancor più marcati nelle aree limitrofe di Corinaldo, Ripe, Monterado, Castel Colonna, San Lorenzo in Campo, Castelleone di Suasa, mentre i centri di Ostra, Ostra Vetere, Belvedere Ostrense e Barbara presentano una base dialettale jesina, ma hanno subito recentemente influssi senigalliesi e più in generale galloitalici. A nord l'area senigalliese si spinge fino a Marotta-Mondolfo.
Grammatica[modifica | modifica wikitesto]
Nel senigalliese, come negli altri dialetti gallici, cadono tutte le vocali finali tranne la -a, e tale fenomeno è riscontrabile fino a Montemarciano, al confine tra le aree anconetana e jesina. Qui è usata (come nella bassa Romagna, nell'urbinate, nel pesarese, nell'isola gallica del Conero, fino ad Osimo e Castelfidardo) la preposizione "sa", che significa "con" e che richiama addirittura il sanscrito "sam" e che si trova anche nelle lingue slave ("s sa" in serbo-croato, per cui può essere un prestito trans-adriatico relativamente recente e non un relitto arcaico, quantunque la parola esista anche nella lingua etrusca). Si sono conservate tracce di influenze marinare settentrionali alto-adriatiche, specialmente venete, come dise per "dice", ma sono ormai quasi del tutto scomparse. Al giorno d'oggi invece, specie lungo la costa, sono avvertibili "echi" dell'anconetano cittadino: a Senigallia è infatti di tanto in tanto riscontrabile la forma el polz in luogo dell'originaria el pols, e a Montemarciano sono ormai in uso le forme apocopate mà e pà al posto delle originarie nasalizzate mañ e pañ. Per capire la situazione dialettale della zona in esame, bisogna sottolineare che essa fu sottoposta nel corso dei secoli alternatamente all'influsso italico e a quello gallico. Inizialmente era terra picena, poi, dopo che i Galli senoni si insediarono nella parte del loro territorio piceno, situata a nord dell'Esino, vi attecchì il substrato celtico (come mostra lo stesso nome Sena gallica). In età augustea il vicino fiume Esino segnava il confine fra il Piceno e l'Ager Gallicus. Nel Rinascimento Senigallia fece parte del Ducato di Urbino, poi della Delegazione apostolica di Urbino e Pesaro (che corrispondeva grossomodo all'odierna Provincia di Pesaro e Urbino) e infine, solo dopo l'Unità d'Italia, passò alla Provincia di Ancona.