Dialetto monregalese
Monregalese Monregalèis | |
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Parlato in | ![]() |
Parlato in | Provincia di Cuneo |
Locutori | |
Classifica | Non in top 100 |
Tassonomia | |
Filogenesi | Indoeuropee Italiche Romanze Italo-occidentali Occidentali Galloiberiche Galloromanze Galloitaliche Piemontese Dialetto monregalese |
Statuto ufficiale | |
Ufficiale in | - |
Regolato da | nessuna regolazione ufficiale |
Codici di classificazione | |
ISO 639-2 | roa
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Il monregalese è un dialetto della lingua piemontese parlato nella città di Mondovì e nel suo circondario (il monregalese, appunto). L'area di diffusione di questo dialetto risale la valle del Tanaro fino al confine della Liguria[1] dove si possono trovare varietà particolari di transizione tra il ligure ed il piemontese, ovvero i dialetti di Briga Alta, Garessio e Ormea. A nord il limite è rappresentato dal fiume Stura di Demonte. In effetti, per gli abitanti di Mondovì il "parlé d’ëd là dë Stura" indica, il cuneese o l'alto piemontese.
Questa varietà per molto tempo è stata ritenuta parte del dialetto monferrino o langarolo.
Nicola Duberti[2] al contrario ritiene che il monregalese sia una varietà indipendente e diversa da quelle del Monferrato o delle Langhe. Il monregalese viene pertanto collocato nella categoria dei dialetti piemontesi sud-orientali, insieme all'alessandrino, al langarolo e al monferrino[3][4][5].
Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]
- L'uso dell' aprossimante alveolare /ɹ/ che può derivare da /l/ o dalla vibrante /r/.[6]
- La conservazione della metafonia di -i, che viene aperta per distinguere singolare e plurale, come gȓòss /ɡɹɔs/ e gȓeuss /ɡɹøs/ o matòt /maˈtɔt/ e mateucc /maˈtøʧ/, dove abbiamo la palatizzazione della consonante finale della parola.[7]
- Evoluzione palatale del nesso latino -CT- come in piemontese orientale, e quindi al contrario del cuneese o torinese latte è lacc e non lait; tuttavia questo tratto è andato perduto nel dialetto cittadino per via dell'influenza cuneese e torinese.[8]
- L'uso distinto dei pronomi clitici soggetto tra maschile (o) e femminile (a): ad esempio, "chiel/chial o r'è" (egli è), "chila a r'è" (ella è).
- La prima persona singolare viene coniugata senza la vocale -o finale (es: mi i ven invece di mi i ven-o; mi i fass invece di mi i faso), mentre la terza persona viene coniugata con l'aggiunta della -a finale, in maniera identica al congiuntivo (chiel o vena invece di chiel a ven; chila a disa invece di chila a dis).
Varietà[modifica | modifica wikitesto]
Il monregalese si divide in quattro varietà minori:
- Monregalese della città
- Monregalese della campagna
- Alto monregalese
- Monregalese alpino (o Kje)
Monregalese della città[modifica | modifica wikitesto]
Il monregalese della città è molto simile al torinese e al cuneese e presenta molte innovazioni della pianura. Questa varietà ha perduto l'evoluzione palatale di -CT- latino.
Monregalese della campagna[modifica | modifica wikitesto]
Raccoglie i dialetti conservativi, viene parlato nelle frazioni di Mondovì e nei comuni limitrofi ovvero: Rocca de' Baldi, Magliano, Morozzo, Margarita, Pianfei, Roburent, Vicoforte, Villanova Mondovì e Roccaforte Mondovì.[9] Nelle varieta della campagna si conserva il contrasto tra il maschile doi e il numerale femminile doe. Questa distinzione è tipica del torinese: in effetti nella grammatica piemontese Brero/Bertodatti si dice che doi/doe sia un numerale che varia in base al genere. Il numerale femminile doe in una gran parte della provincia di Cuneo non è presente. Questo tratto è sparito infatti a Cuneo e in tutte le principali località della pianura come Borgo San Dalmazzo, Boves, Peveragno, Fossano, Villafalletto, Centallo e Saluzzo.[10] La distinzione tra doi maschile e doe femminile si conserva solo nei territori alpini e langaroli come Entracque, Frabosa Soprana e Alba.[11] [12]
Alto monregalese[modifica | modifica wikitesto]
L'alto monregalese è parlato in Val Casotto (Pamparato e Monasterolo Casotto), nell'alta val Mongia (Viola e Scagnello) e in Valle Belbo (Montezemolo e Mombarcaro).
In alcune varietà, è ampia la presenza di arcaismi nel lessico e nei suoni; la negazione tende a essere declinata in alcune varietà in nent (Viola) o naint (Monasterolo Casotto) (esempio: "mi i seu nent/naint", io non so) e si manifesta, in maniera simile al monferrino, la trasformazione delle finali in "-in", che si aprono fino a diventare "-én" (sigilin>sigilén), e delle finali in "-on", che si trasformano in "-òn" (dabon>dabòn): in entrambi i casi, la pronuncia dell'ultima sillaba è secca e marcata e la 'n' finale è tagliata (oppure molto leggera e palatale, non faucale (-ŋ): sigilé-(n), dabò-(n)), in maniera del tutto peculiare e specifica a talune di queste varietà (in particolare quella di Monasterolo Casotto) e affine alla parlata di Garessio, la quale, tuttavia, presenta maggiori influssi delle parlate della zona confinante di Albenga.
Si manifesta talvolta, come nel vicino alto langarolo, il tratto ligure di palatizzare i nessi PL-, BL- e FL- del latino: a Viola, Scagnello e Bagnasco per esempio si ha ciù (più, che in monregalese e piemontese standard è pi) o sciu (ovvero fiore, in monregalese e koinè fior, in alto-monregalese e monregalese della campagna fio)[13].
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Nicola Duberti, Appunti di piemontese, p. 7.
- ^ Nicola Duberti, I costrutti causativi in una varietà galloitalica pedemontana: il dialetto di Rocca de’ Baldi (Cuneo), Muenchen, Lincom Europa, 2014. p. 7.
- ^ Bernardino Biondelli, Saggio sui dialetti gallo-italici, Milano, Bernardoni, 1853, p. 474.
- ^ Tullio Telmon, Areallinguistik II. Piemont / Aree linguistiche II. Piemonte, in Lexikon der Romanistischen Linguistik (LRL), vol. IV, Tübingen, Max Niemeyer Verlag, 1988, pp. 469-485.
- ^ Giovanni Ronco, La situazione linguistica del Piemonte, in Anna Cornagliotti (dir.), Repertorio Etimologico Piemontese, Torino, Centro Studi Piemontesi, 2015, p. XXXI.
- ^ Gaetano Berruto, Piemonte e Valle d’Aosta, Pisa, Pacini, 1974, p. 33.
- ^ Nicola Duberti, I costrutti causativi in una varietà galloitalica pedemontana: il dialetto di Rocca de’ Baldi (Cuneo), Muenchen, Lincom Europa, 2014. p. 237.
- ^ Riccardo Regis, Centro/periferia, Torino/Mondovì, in Nicola Duberti e Emanuele Miola (a cura di), Alpi del mare tra lingue e letterature. Pluralità storica e ricerca di unità, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2012, p. 86.
- ^ Nicola Duberti, Appunti di piemontese, p. 5.
- ^ Mattia Ravera, Metafonia e vocalismo dell'area linguistica cuneese, Università degli Studi di Torino, Tesi inedita, 2018/19.
- ^ Camillo Brero e Remo Bertodatti, Grammatica della lingua piemontese, Torino, Edizione "Piemont/Europa", 1988, p. 67.
- ^ Silvia Dal Negro, Variazione dialettale e tipologia. La flessione dei numerali cardinali nell’Italia settentrionale, in Vox Romanica, 72 (2013) p. 144-147.
- ^ Riccardo Regis e Nicola Duberti, Tra Alta Langa e Alpi monregalesi: percorsi, limiti e prospettive di varietà marginali, in Giannino Balbis e Fiorenzo Toso (a cura di), L’alta Val Bormida linguistica. Una terra di incontri e di confronti, Boves, Tipolitografia Bovesana, 2014, p. 87
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Viaggio a Babele: le lingue locali del Monregalese su Viaggio nel Monte Regale