Federico De Roberto

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Federico De Roberto

Federico De Roberto (Napoli, 16 gennaio 1861Catania, 26 luglio 1927) è stato uno scrittore italiano.

«"Chi vi ha detto che non sono socialista anch'io?"
"Come ogni persona di cuore, sì; e appunto di ciò si tratta: di dire al popolo fino a qual segno è giusto e santo parlargli dei suoi diritti, ma quanto è necessario e doveroso rammentargli anche i suoi doveri."»

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Federico De Roberto da giovane

Nacque a Napoli nel 1861, da Federico,[1] quarantenne ex ufficiale di stato maggiore del Regno delle Due Sicilie col grado di maggiore[1] e dalla nobildonna di origini catanesi, ma nata a Trapani, Marianna Asmundo;[2] gli vennero imposti i nomi di Federico, Maria, Francesco, Diego, Michele, Luigi, Vincenzo.[1]

Si trasferì con la famiglia a Catania nel 1870 (a nove anni) dopo la dolorosa perdita del padre, don Federico senior (non Ferdinando, come erroneamente riportato da più parti nei vecchi studi[3]), ufficiale di Stato Maggiore di re Francesco II (nel 1873) travolto da un treno sui binari della stazione di Piacenza. Da allora, salvo una lunga parentesi milanese e una più breve a Roma, Federico visse all'ombra gelosa della figura materna, donna Marianna Asmundo Ferrara, che con la sua personalità forte e possessiva esercitò un grande influsso sulla vita del figlio.

La prima formazione[modifica | modifica wikitesto]

A Catania, all'età di 13 anni (1874), frequentò l'istituto tecnico "Carlo Gemmellaro" e nel 1879 si iscrisse alla facoltà di scienze fisiche, matematiche e naturali dell'Università di Catania. Al terzo anno abbandonò la formazione scientifica perché sempre più incline a sviluppare gli interessi letterari e gli studi classici, allargando la sua cultura al latino. In questo periodo iniziò a collaborare con alcune riviste.

Rivista Scientifico-industriale datata 30 aprile 1880 con un saggio di Federico De Roberto e con il suo autografo.

L'esordio letterario[modifica | modifica wikitesto]

Strinse rapporti professionali con l'editore Giannotta di Catania.

Frontespizio della quinta edizione del saggio Polemica, Editore Giannotta, collezione del maestro Francesco Paolo Frontini

Nel 1881 avvenne il suo esordio letterario con il saggio Giosuè Carducci e Mario Rapisardi. Polemica, pubblicato da Giannotta.

Fu presto conosciuto negli ambienti intellettuali per la sua attività di consulente editoriale, critico e giornalista sulle pagine di due settimanali che uscivano a Catania e a Roma: il Don Chisciotte, del quale fu anche direttore dal 1881 al 1882, e il Fanfulla della domenica, sul quale scrisse dal 1882 al 1883 firmandosi con lo pseudonimo di Hamlet.

Per l'editore Giannotta fondò la collana di narrativa dei "Semprevivi" ed ebbe modo di conoscere Capuana e Verga con i quali strinse una salda e duratura amicizia.

Nel 1883 elaborò saggi sulla letteratura naturalista e verista, su Zola, Capuana, Flaubert e Matilde Serao, che raccolse in un volume per Giannotta, dal titolo Arabeschi.

La collaborazione con il Fanfulla della domenica avviata nel 1882 proseguì fino al 1900. I suoi scritti vertevano su arte e letteratura. Abbandonò lo pseudonimo e cominciò a firmarsi con il suo vero nome. Nello stesso periodo venne incaricato dal Comune di Catania di gestire la Biblioteca Civica ex benedettina di San Nicola all’Arena, luogo in cui De Roberto trascorrerà molto del suo tempo.

Un momento importante per la formazione dello scrittore fu l'incontro, durante un soggiorno in Sicilia, con il critico letterario e scrittore francese Paul Bourget (1852-1935), al tempo molto noto per i suoi studi psicologici e per i suoi romanzi che si contrapponevano al naturalismo di Émile Zola, e nei quali Bourget analizzava minuziosamente le coscienze tentando di giungere ad una "anatomia morale".

A Milano con Verga e Capuana[modifica | modifica wikitesto]

Decisivo fu per De Roberto il trasferimento a Milano nel 1888, dove fu introdotto da Verga nella cerchia degli Scapigliati e conobbe Arrigo Boito, Giuseppe Giacosa e Giovanni Camerana, consolidando sempre più la sua amicizia con lo stesso Verga e con Capuana. Nel periodo del suo soggiorno milanese collaborò al Corriere della Sera e pubblicò diverse raccolte di novelle. Nel 1888 iniziò a collaborare con il Giornale di Sicilia, di Palermo, e avviò una serie di carteggi con un giovane studente in giurisprudenza, il palermitano Ferdinando Di Giorgi, mentre a Milano pubblicò le novelle psicologiche Documenti umani, edite da Treves.

Nel 1889 un altro editore milanese, Libreria Editrice Galli, pubblicò il romanzo Ermanno Raeli. Sempre nel periodo milanese, De Roberto concepì la trilogia di romanzi sui Principi Uzeda di Francalanza. Tale trilogia comprende:

  • L'illusione, pubblicato nel 1891;
  • I Viceré, pubblicato nel 1894, considerato il suo capolavoro, ma molto discusso al tempo dai suoi contemporanei e pubblicato nell'anno dello scandalo della Banca romana e della repressione nel sangue dei fasci siciliani. L'autore scruta e registra ventisette anni, dal 1855 al 1882;
  • L'Imperio, incompiuto, pubblicato postumo nel 1929.

Il 29 maggio del 1897, nel salotto milanese di casa Borromeo, Federico conobbe Ernesta Valle, con la quale intrecciò una intesa amorosa descritta in un intensissimo carteggio (quasi ottocento pezzi tra lettere, cartoline, biglietti) custodito presso la Biblioteca regionale di Catania. Il salotto milanese era meta dei più acclamati scrittori, giornalisti ed editori dell'epoca: tra le personalità di rilievo che lo frequentavano vi erano Eugenio Torelli Viollier, Luigi Albertini, Domenico Oliva, Giuseppe Giacosa, Ugo Ojetti, Arrigo Boito, Emilio e Giuseppe Treves.

Il ritorno a Catania[modifica | modifica wikitesto]

La forte personalità possessiva della madre costrinse De Roberto a ritornare a Catania nel 1897. Il mancato successo dei Viceré lo segnò profondamente, tanto che si rinchiuse in se stesso e risiedette a Catania fino alla morte, salvo brevi viaggi nel continente. A Catania ebbe un incarico come bibliotecario e visse sostanzialmente appartato e deluso per l'insuccesso della sua opera narrativa. Indirizzò il suo lavoro intellettuale alla pubblicistica e alla critica; si ricordano gli studi su Giacomo Leopardi e soprattutto su Verga, che giudicò sempre suo maestro.
Nel 1898 il fratello Diego sposò la cugina Luisa Moncada, per la cui primogenita Nennella lo scrittore nutrì un affetto particolare. Nell'estate del 1903 si recò a Zafferana Etnea, dove villeggiò anche in seguito, per trovare rimedio ai suoi disturbi neurovegetativi e nel 1905, su consiglio di Arrigo Boito, andò in Svizzera, per consultare il dottor Paul Dubois, specialista in malattie nervose, ricavandone benefici quasi esclusivamente “morali”. Nel 1908 si stabilì per circa un anno a Roma, dove "fu resocontista parlamentare per un giornale siciliano"[4]. Per giustificare il suo allontanamento dalla madre possessiva, iniziò a scriverle assiduamente, spiegando e sostenendo che la scelta era stata dettata dalla necessità di poter approfondire alcuni aspetti del mondo giornalistico e politico. In questo periodo intrecciò una relazione sentimentale con Pia Vigada.[5]

Nel 1915, allo scoppio della prima guerra mondiale, fu interventista.

Nel luglio 1917, colpito da una flebite che gli impediva di camminare, ridusse i viaggi.

Nel 1919, in collaborazione con Verga, diede alle stampe un libretto d'opera. Alla morte del Verga, nel 1922, De Roberto riordinò in modo accurato le opere del grande scrittore suo conterraneo ed iniziò uno studio biografico e critico che però rimase interrotto per la sua prematura morte avvenuta a Catania per un attacco di flebite il 26 luglio 1927 nella casa di via Etnea 221, a pochi passi dal Giardino Bellini.

Perfino in punto di morte De Roberto non ebbe adeguata considerazione, poiché la sua scomparsa fu oscurata da quella immediatamente successiva (27 luglio) di Matilde Serao. È sepolto nel Cimitero monumentale di Catania.

Gli scritti[modifica | modifica wikitesto]

Le opere di carattere verghiano[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il volumetto di poesie Encelado, pubblicato a Catania dall'editore Galatola nel 1887, nacquero le raccolte di novelle La sorte del 1887 e Processi verbali del 1890, che muovono da una matrice verghiana, ma con personali e significative scelte.
In queste raccolte, infatti, non è assente la tematica paesana e rusticana, ma l'attenzione dello scrittore si concentra soprattutto sul mondo della nobiltà in disfacimento, sia socioeconomico sia fisiologico, e su quello dei nuovi borghesi che cercano di confondersi con l'ambiente dei nobili.

Le opere di analisi psicologica[modifica | modifica wikitesto]

Processi verbali, edizione Galli Milano 1890, con dedica di De Roberto a Frontini

Seguirono i romanzi di analisi psicologica Ermanno Raeli (1889) e L'illusione (1891), il primo del "ciclo" dedicato alla Famiglia Uzeda, la dinastia catanese discendente dai viceré spagnoli.

Nel 1894 i personaggi saranno ripresi ne I Viceré, considerato uno dei maggiori romanzi dell’Ottocento italiano, storia della Sicilia post-garibaldina delineata attraverso le vicende private degli Uzeda di Francalanza, la cui trama include, in ordine cronologico, gli avvenimenti de L'illusione (1891), in cui De Roberto racconta del personaggio di Teresa Uzeda Duffredi di Casaura, e che fa da premessa a quelli de L'Imperio, (1929, postumo), in cui viene seguita la carriera politica di Consalvo Uzeda.

In questi romanzi la tematica psicologica e intimistica gioca sull'interiorità dei personaggi e ruota intorno al contrasto tra illusione e realtà, con i conseguenti motivi della nevrosi e delle inibizioni.

La tematica psicologica è presente anche nella raccolta di novelle Documenti umani (1888) e ne L'albero della scienza (1890), nei quali verranno però anche ripresi i temi e i metodi veristici.

Pubblicazioni varie[modifica | modifica wikitesto]

Il busto nel Viale degli uomini illustri, lungo il Giardino Bellini di Catania.

Negli anni che vanno dal 1892 al 1900 la produzione di De Roberto sarà molto varia, esempio di un itinerario non lineare ma tormentato e complesso, tipico di quegli anni che avevano investito la cultura del positivismo.

Pubblicò infatti il saggio "La morte dell'amore" nel 1892, "L'amore. Fisiologia. Psicologia Morale" nel 1895 e nel 1897 il romanzo "Spasimo" che era apparso a puntate tra il novembre del 1896 e il gennaio del 1897 sul "Corriere" e una monografia su Leopardi del 1898, oltre alle "Lettere d'amore immaginarie", "Gli amori" nel 1898 e i saggi "Una pagina della storia sull'amore" dello stesso anno, "Il colore del tempo" nel 1900 e sempre nel 1900 "Come si ama".

Quando per condizioni di salute dovette trascorrere lunghi periodi a Zafferana Etnea, si dedicò alla compilazione di guide turistiche: Catania, con 152 illustrazioni, Muglia Editore, 1907; Pellicanolibri, 1985.

Nel 1908, dopo un viaggio a Roma, iniziò il romanzo "L'Imperio", rimasto incompiuto e pubblicato postumo da Mondadori nel 1929. Dopo la prima guerra mondiale scrisse una serie di racconti di guerra, tra cui "La paura", "Rifugio", "La retata", "L'ultimo voto"[6].

Le lettere d'amore a Ernesta Ribera[modifica | modifica wikitesto]

La storia di un amore segreto dello scrittore è interamente conservata in un epistolario, rimasto inedito per quasi un secolo,[7] fra De Roberto trentaseienne ed Ernesta Valle, gentildonna residente a Milano, assidua frequentatrice di elitari salotti (da Vittoria Cima a donna Virginia dei Borromeo, alla stessa Ernesta), moglie dell'avvocato siciliano Guido Ribera.

Fra sotterfugi, stratagemmi, astuzie, la corrispondenza si snoda dal 1897, periodo in cui iniziò la sua collaborazione al Corriere della Sera, fino al 1916: il prolifico carteggio permette di seguire passo passo le tappe dell'itinerario di De Roberto, negli anni più tormentati della stagione milanese, svelando progetti e successi da una parte e inquietudini e sconfitte dall'altra. Per non destare sospetti, sovente spediva ad Ernesta, ribattezzata Renata perché "rinata" all'amore, o Nuccia (diminutivo di "femminuccia"), un giornale che nascondeva la lettera; oppure De Roberto ricorreva al fermoposta.

Poetica[modifica | modifica wikitesto]

Biglietto da visita di De Roberto

Sostenitore convinto della poetica naturalista e verista, De Roberto ne applicò rigorosamente i termini, portando alle estreme conseguenze quegli aspetti di impersonalità del narratore e di osservazione rigorosa dei fatti.

Le tecniche narrative di De Roberto sono funzionali alla narrazione impersonale ma diverse da quelle di Verga. Innanzi tutto non è presente la regressione della voce narrante nella realtà rappresentata; è presente invece, come nel Mastro-don Gesualdo, il discorso indiretto libero, ma in larga misura la narrazione si fonda sul dialogo e sulla presenza di didascalie descrittive. La narrazione tende a far propria la tecnica teatrale; nella Prefazione ai Processi verbali De Roberto afferma: “L'impersonalità assoluta non può conseguirsi che nel puro dialogo, e l'ideale della rappresentazione obiettiva consiste nella scena come si scrive per il teatro”.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Monografie[modifica | modifica wikitesto]

  • Leopardi, Milano, Fratelli Treves, 1898. (saggi, Monografia critica).
  • Casa Verga e altri saggi verghiani, Firenze, Le Monnier, 1964. (pubblicata postuma).

Il ciclo narrativo della famiglia Uzeda[modifica | modifica wikitesto]

Raccolte di novelle[modifica | modifica wikitesto]

  • La sorte, Catania, Giannotta, 1887. II edizione: Milano, Libreria editrice Galli , 1892; III edizione: Milano, Treves, 1910; Milano, Treves, 1919.
  • Documenti umani, Milano, Fratelli Treves, 1888; II edizione: Milano, Fratelli Treves, 1890; IV edizione: Milano, Libreria ed. Galli, 1896; VII edizione: Milano, Galli, Baldini, Castoldi, 1898.
  • L'albero della scienza, Milano, Libreria editrice Galli , 1890.
  • Processi verbali, Milano, Libreria editrice Galli , 1890.
  • Ironie. Novelle, Milano, Fratelli Treves, 1920.

Epistolario[modifica | modifica wikitesto]

  • Lettere a donna Marianna degli Asmundo, a cura di Sarah Zappulla Muscarà, Catania, Tringale, 1978.
  • Federico De Roberto a Luigi Albertini. Lettere del critico al direttore del "Corriere della Sera", a cura di Sarah Zappulla Muscarà, Roma, Bulzoni, 1979.
  • Lettere a Pia[8], edizione critica a cura di Teresa Volpe, prefazione di Margherita Ganeri, Roma, Aracne Editrice, 2013.

Versi[modifica | modifica wikitesto]

  • Encelado, Maggio 1886. [versi], Catania, Galatola, 1887.

Opere teatrali[modifica | modifica wikitesto]

  • Il Rosario 1912
  • La tormenta - dramma tratto dal romanzo Spasimo del 1897, pubblicato nel 1918, mai messo in scena.
  • La strada maestra, - tratto da La messa di nozze del 1911, solamente pubblicato, nel 1913.

Altri scritti[modifica | modifica wikitesto]

  • Il passaggio del Nord-Est. Spedizione artica svedese; L'oceano artico ed i commerci della Siberia, Firenze, Gazzetta d'Italia, 1879.
  • Polemica Giosuè Carducci e Mario Rapisardi, Catania, edito da Niccolò Giannotta, 1881. (Esordio letterario).
  • Arabeschi, Catania, Niccolò Giannotta, 1883. (saggi e pagine critiche)
  • Ermanno Raeli. Racconto, Milano, Libreria editrice Galli , 1889; Milano: Baldini, Castoldi & C., 1902; Nuova edizione riveduta, con l'aggiunta di un avvertimento e di un'appendice, Milano; Roma: A. Mondadori, 1923.
  • La morte dell'amore, Napoli, Pierro, 1892.
  • L'amore. Fisiologia, psicologia, morale, Milano, Libreria editrice Galli , 1895. (saggio) [1]
  • Spasimo, Milano, Libreria editrice Galli , 1897. (giallo pubblicato a puntate sul Corriere della Sera).
  • Gli amori, Milano, Libreria editrice Galli , 1898.
  • Una pagina della storia dell'amore, Milano, Fratelli Treves, 1898.
  • Il colore del tempo, Milano-Palermo, Sandron, 1900.
  • Come si ama, Torino, Roux e Viarengo, 1900.
  • L'arte, Torino, Bocca, 1901.
  • Catania, Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche, 1907.
  • Esposizione di Catania, 1907. Albo illustrato redatto sotto la direzione di F. De Roberto, Catania, Galatola, 1908.
  • Randazzo e la Valle dell'Alcantara, Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche, 1909.
  • La messa di nozze; Un sogno; La bella morte, Milano, Fratelli Treves, 1911.
  • Le donne, i cavalier', Milano, Fratelli Treves, 1913.
  • Al rombo del cannone, Milano, Fratelli Treves, 1919.
  • La «Cocotte», racconti, Milano, Vitagliano, 1920.
  • All'ombra dell'olivo, Milano, Fratelli Treves, 1920.
  • La paura, del 1921, in cui fornì una rappresentazione tragicamente realistica della vita in trincea.
  • Ciuri di strata, Prefazione a Francesco Guglielmino, Catania, Battiato, 1922.
  • L'amante dell'amore. Novelle, prefazione a Ottavio Profeta, Milano, Corbaccio, 1928.
  • Come Malta divenne inglese, Roma, La nuova antologia, 1940.
  • Cronache per il Fanfulla, Milano, Quaderni dell'Osservatore, 1973.
  • Il trofeo di F. De Roberto. Inediti e rari, in "Le ragioni critiche", gennaio-marzo 1974.
  • Giustizia. Dramma in un atto, Catania, Società di storia patria per la Sicilia orientale, 1975.
  • La "Cocotte" e altre novelle di guerra, a cura di Sarah Zappulla Muscarà, Roma, Curcio, 1979.
  • Adriana. Un racconto inedito e altri studi di donna, Catania, Maimone, 1998.
  • Il tempo dello scontento universale. Articoli dispersi di critica culturale e letteraria, Torino, Aragno, 2012.
  • La paura e altri racconti della Grande Guerra, Roma, Edizioni E/O, 2014
  • Novelle della Grande Guerra, Bari, Edizioni Progedit, 2015
  • Romanzi novelle e saggi; a cura di Carlo A. Madrignani, Collezione I Meridiani, Milano: Arnoldo Mondadori Editore, 1984, ISBN 88-04-21988-2, LXXXII, 1797 p.
    Contiene: Romanzi: L'illusione; I Viceré; L'Imperio. Racconti: da La sorte: La disdetta; Nel cortile; La malanova. Da Documenti umani: Documenti umani; Donato Del Piano. Da Processi verbali: Il rosario; I vecchi. Da L'albero della scienza: La scoperta del peccato; Il gran rifiuto; Il paradiso perduto; La paura. Saggi e prefazioni: Leopardi e Flaubert; Carlo Baudelaire; Gustavo Flaubert. L'opera; Gustavo Flaubert. L'uomo; Prefazioni a Documenti umani; Processi verbali; L'albero della scienza; Come si ama; Leopardi. La misantropia; Capitolo XV da Una pagina della Storia dell'amore. Il matrimonio di Bismarck; Il volo di Icaro; Domenico Castorina e Giovanni Verga. Lettere: A Ferdinando Di Giorgi; Alla Madre; A Luigi Albertini.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Come da atto di nascita n. 63 del 17/01/1861 e firma nella pagina seguente.
  2. ^ Marianna Asmundo nacque il 6 febbraio del 1835 a Trapani, dove il padre era capitano del Genio: Salvatore Mugno, Federico De Roberto. L'influenza di mamma trapanese, «La Sicilia» (Catania, ed. di TP), 18 ottobre 2008, dove viene riportato un ampio stralcio dell'Atto di nascita della stessa.
  3. ^ Gli autori di studi critici derobertiani – da Gabriele Catalano (Riflessioni sul primo De Roberto: ("Arabeschi" - "La sorte"), Napoli, Loffredo, stampa 1965 [poi Napoli, Ferraro, 1975], p. 171) a Aurelio Navarria (Federico De Roberto: la vita e l'opera, Catania, N. Giannotta, 1974, p. 11), da Gaspare Giudice (I viceré, e altre opere, Torino, UTET, 1982, p. 45) a Giancarlo Borri (Invito alla lettura di Federico De Roberto, Milano, Mursia, 1987, p. 13), fino a Luigi Baldacci (scritto introduttivo, I Viceré, di Federico De Roberto, Bari-Roma, Einaudi, 2015), per citare soltanto alcuni esempi – avevano affermato all'unisono per decenni che il padre napoletano dello scrittore corrispondesse all'identità anagrafica di "don Ferdinando De Roberto". Soltanto, dopo le ricerche dell'atto di nascita, Antonio Di Grado con Rosario Castelli (Federico De Roberto uno e due: il “dormiente di Piacenza” e altri ragguagli biografici, «Annali della Fondazione Verga», Catania, vol.12, 1995 [ma 1997]), è stato restituito il vero nome al padre militare dell'esercito borbonico. Non sono pochi i testi moderni che continuano a riaffermare l'inasettezza delle fonti storiche desuete intorno alle vicende della famiglia De Roberto.
  4. ^ https://www.giappichelli.it/media/catalog/product/excerpt/9788892116221.pdf , p. XIX.
  5. ^ Le amanti di De Roberto. Ecco le lettere segrete, su ricerca.repubblica.it, La Repubblica. URL consultato il 21 marzo 2021.
  6. ^ Per un approfondimento, cfr. la librografica su De Roberto: Filippo Maria Battaglia, Federico De Roberto, La Paura e altri racconti, su tg24.sky.it. URL consultato il 17 luglio 2021 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017).
  7. ^ Federico De Roberto e Ernesta Valle, Si dubita sempre delle cose più belle. Parole d'amore e di letteratura, a cura di Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla, Milano, Bompiani, 2014. ISBN 978-88-587-6854-9
  8. ^ Pia Vigada, amante di Federico De Roberto, dal 1909 al 1914.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Graziella Pulce, DE ROBERTO, Federico, in Dizionario biografico degli italiani, XXXIX volume, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1991. URL consultato il 5 maggio 2013.
  • Vittorio Spinazzola, Federico De Roberto e il verismo, Milano, Feltrinelli, 1961
  • Carlo Alberto Madrignani, Illusione e realtà nell'opera di Federico De Roberto, Bari, De Donato editore, 1972.
  • Federico De Roberto, Lettere a Donna Marianna degli Asmundo, a cura di Sarah Zappulla Muscarà, Catania, Tringale, 1978.
  • Federico De Roberto a Luigi Albertini. Lettere del critico al direttore del «Corriere della Sera», a cura di Sarah Zappulla Muscarà, Roma, Bolzoni, 1979.
  • Ettore Catalano, Il rito nel «Rosario» di Federico De Roberto, «I Quaderni del Cut Bari», Bari, n. 24, giugno 1982 (anche on line Archiviato il 6 novembre 2014 in Internet Archive.)
  • Capuana e De Roberto, a cura di Sarah Zappulla Muscarà, Caltanissetta-Roma, Sciascia, 1984 (2ª ed. 1987).
  • Paolo M. Sipala, Introduzione a De Roberto , Roma-Bari, Laterza, 1988.
  • Vittorio Spinazzola, Il romanzo antistorico, Roma, Editori Riuniti, 1990. Edizione elettronica disponibile su Liber Liber
  • Antonio Carrannante, Federico De Roberto negli ultimi sviluppi della critica, in «Otto/Novecento», settembre-ottobre 1991, pp. 153–164.
  • Antonio Carrannante, Alcune proposte per rileggere De Roberto, in «Misure critiche», N.80-81, luglio-dicembre 1991, pp. 71–95.
  • M. Cantelmo, Silenzio d'autore: mito e modi dell'impersonalità narrativa nei Vicerè di Federico De Roberto, «Strumenti critici», Torino, a. XI, fasc.3, n. 82, sett. 1996 (poi in Gli inganni del romanzo, 1998) (anche on line)
  • Margherita Ganeri, Il romanzo storico in Italia, Lecce, Piero Manni, 1999.
  • Nunzio Zago, Racconto della letteratura siciliana, Catania, Maimone, 2000. ISBN 88-7751-155-9
  • Antonio Di Grado, Rosaria Sardo e Placido A. Sangiorgio, San Placido (novella tratta da La Sorte) con contributi critici e saggio storico, Nero su Bianco Edizioni, 2018. ISBN 978-88-85724-02-0
  • Antonio Di Grado, La vita, le carte, i turbamenti di Federico De Roberto, gentiluomo, Catania, Biblioteca della Fondazione Verga, 1998; Acireale-Roma, Bonanno, 2007. ISBN 88-7796-376-X
  • Giorgia Capozzi, La genesi di Spasimo di Federico De Roberto, Catania, C.R.E.S., 2009.
  • Rosario Castelli, Il punto su De Roberto. Per una storia delle opere e della critica, Acireale-Roma, Bonanno, 2010. ISBN 978-88-7796-546-2
  • Daniela De Liso, Percorsi derobertiani, Politica Donne Spazio, Napoli, Loffredo, 2012.
  • Arnaldo Di Benedetto, Edith Wharton e Bernard Berenson lettori «entusiasti» dei «Viceré», in «Giornale storico della letteratura italiana», CLXXXIX (2012), pp. 129-33.
  • Federico De Roberto e Ernesta Valle, Si dubita sempre delle cose più belle. Parole d'amore e di letteratura, a cura di Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla, Milano, Bompiani, 2014. ISBN 978-88-587-6854-9
  • Giorgio Pannunzio, “Sulle novelle belliche di Federico De Roberto”, in Studi Medioevali e Moderni, 2 (2000), pp. 119 – 150.

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