Dasyatidae

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Dasiatidi
Taeniura lymma
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Ittiopsidi
Classe Chondrichthyes
Sottoclasse Elasmobranchii
Infraclasse Euselachii
Superordine Batoidea
Ordine Rajiformes
Famiglia Dasyatidae
Jordan & Gilbert, 1879
Generi

I Dasiatidi (Dasyatidae Jordan & Gilbert, 1879) sono una famiglia di pesci cartilaginei dell'ordine Rajiformes[1] che comprende specie d'acqua salata e d'acqua dolce comunemente conosciute come pastinache o trigoni.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Sono caratterizzati dal corpo piatto romboidale, con margine laterale del capo che si continua con il margine anteriore delle grandi pinne pettorali a forma di ali. Le specie più grandi raggiungono i 4 m di lunghezza. Gli occhi sono posti sul dorso, la bocca è ventrale. La pinna dorsale è assente o appena abbozzata. La coda è sottile e lunga, ed è dotata di un aculeo velenoso; negli esemplari di maggiori dimensioni, l'aculeo può arrivare fino a 35-40 centimetri di lunghezza, ha un profilo dentellato ed è rivestito da una guaina epiteliale.[2]

Alla radice dell'aculeo si trovano due ghiandole velenifere che secernono una sostanza composta dagli enzimi 5-nucleotidasi e fosfodiesterasi, che distruggono le cellule, e da serotonina, che provoca contrazioni muscolari.[3] L'azione di tale complesso enzimatico è necrotizzante e a questo si unisce la possibilità di infezioni batteriche anche gravi.[4][5]

Se la parte interessata è un organo vitale, il decorso può arrivare a essere mortale (si veda l'esempio del conduttore televisivo Steve Irwin, morto in Australia in seguito a una puntura di trigone in pieno petto il 4 settembre 2006).

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Sono animali bentonici che trascorrono gran parte del tempo poggiati sul fondo, coperti dalla sabbia o dal fango.[6]

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

La dieta dei dasiatidi include molluschi, vermi, crostacei e pesci.[6]

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Sono animali ovovivipari, in cui le uova sono incubate e si schiudono nell'organismo materno.[2]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

I Dasiatidi sono presenti nelle acque dell'oceano Atlantico, dell'oceano Indiano e del Pacifico.[2] Nel mar Mediterraneo la famiglia è presente con 6 specie: Dasyatis centroura, Dasyatis marmorata, Dasyatis pastinaca, Himantura uarnak (migrante lessepsiana), Pteroplatytrygon violacea e Taeniura grabata.[7]

La maggior parte delle specie vive nell'acqua salata ma esistono anche specie d'acqua dolce e salmastra.[2]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Dasyatis americana
Dasyatis pastinaca
Fossile di Heliobatis radians
Himantura jenkinsii
Neotrygon kuhlii
Pastinachus sephen
Pteroplatytrygon violacea
Taeniura meyeni
Urogymnus asperrimus

La famiglia comprende i seguenti generi e specie:[1]

Pesca[modifica | modifica wikitesto]

Hanno in genere carni commestibili, non particolarmente pregiate.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Bailly, N. (2015), Dasyatidae, in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 12 gennaio 2016.
  2. ^ a b c d (EN) Dasyatidae, su FishBase.
  3. ^ Sofia Perrucci e Lilia Gigliarelli, Tossicologia 2. Metalli pesanti, Solventi, Tossine animali. Approfondimenti., Youcanprint, 2019, ISBN 9788831643733.
  4. ^ (EN) Barss P., Wound necrosis caused by the venom of stingrays. Pathological findings and surgical management, in Med J Austral, vol. 141, n. 12-13, 1984, pp. 854-855.
  5. ^ (EN) Barber G.R., Swygert J.S., Necrotizing Fasciitis Due to Photobacterium damsela in a Man Lashed by a Stingray, in N Engl J Med, vol. 342, 2000, p. 824.
  6. ^ a b (EN) Dasyatidae, su Animal Diversity Web. URL consultato il 13 gennaio 2016.
  7. ^ (EN) Fabrizio Serena, Field Identification Guide to the Sharks and Rays of the Mediterranean and Black Sea (PDF)[collegamento interrotto], FAO Species Identification Guide for Fisheries Purposes, Roma, Food and Agriculture Organization (FAO), 2005.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Tortonese E. Leptocardia, Ciclostomata, Selachii, Calderini, 1956

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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