Cunegonda (imperatrice)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Cunegonda di Lussemburgo
L’imperatrice Cunegonda in un dipinto del XVIII secolo
Imperatrice consorte dei Romani
In carica14 febbraio 1014 –
13 luglio 1024
IncoronazioneRoma, 14 febbraio 1014
Regina consorte dei Franchi Orientali
In carica6 giugno 1002 –
13 luglio 1024
IncoronazionePaderborn, 10 agosto 1002
PredecessoreTeofano di Bisanzio
SuccessoreGisella di Svevia
Altri titoliRegina consorte d'Italia
NascitaLussemburgo o Gießen, 978 circa
MorteKaufungen, 3 marzo 1039
Luogo di sepolturaDuomo di Bamberga
Casa realeCasato delle Ardenne
PadreSigfrido di Lussemburgo
MadreEdvige di Nordgau
Consorte diEnrico II il Santo
Figlinessuno
ReligioneCristianesimo niceno-calcedoniano
Firma
Santa Cunegonda
Enrico II e Cunegonda, tavola morava del XVI secolo
 

Imperatrice e vergine

 
NascitaLussemburgo o Gießen, 978 circa
MorteKaufungen, 3 marzo 1039
Venerata daChiesa cattolica
Canonizzazione1200
Santuario principaleCattedrale di Bamberga
Ricorrenza3 marzo
Patrona diBamberga, Lussemburgo, Lituania, Polonia

Cunegonda (Lussemburgo o castello di Gleiberg presso Gießen, 978 circa – Kaufungen, 3 marzo 1039) chiamata anche Cunegonda di Lussemburgo, fu imperatrice consorte dei Romani, regina consorte d'Italia e Regina consorte dei Franchi Orientali e fu proclamata beata e santa.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

il Duomo di Bamberga, il Kaisersdom
Il Roseto dell'abbazia di San Michele

Figlia di Sigfrido, primo conte di Lussemburgo e di Edvige di Nordgau, discendente in linea diretta da Carlo Magno, sposò nel 998 il duca di Baviera Enrico IV, che divenne imperatore come Enrico II, e fu anch'egli canonizzato. Alla morte di Ottone III, che non aveva eredi, Enrico, il 6 giugno 1002, fu incoronato re dei Franchi Orientali da Willigis, arcivescovo di Magonza. Cunegonda venne incoronata regina il 10 agosto a Paderborn. Secondo una certa tradizione, d'accordo col marito, fece voto di virginale continenza[1].

Secondo il cronista loro contemporaneo, Rodolfo il Glabro, Enrico, dopo aver constatato la sterilità della moglie, non volle ripudiarla, come gli consentiva il diritto matrimoniale germanico, e per il grande amore che nutriva per lei e per la comunanza di ideali di vita religiosa che li univa, preferì rinunciare ad avere degli eredi al trono pur di continuare a vivere insieme alla moglie. Questo, probabilmente, fece nascere intorno a loro la leggenda del cosiddetto “matrimonio virginale di San Giuseppe”.

Alla morte del papa Sergio IV, Enrico e Cunegonda scesero a Roma e diedero il loro sostegno all'elezione di Benedetto VIII contro la fazione dei Crescenzi; furono poi incoronati imperatori dal nuovo papa il 14 febbraio 1014. Nel 1007 avevano fatto costruire la cattedrale di Bamberga, che dedicarono a san Pietro e a san Giorgio e un'abbazia benedettina dedicata a san Michele, che poi furono consacrate da Benedetto VIII in persona. Cunegonda con la sua dote costruì poi un secondo monastero dedicato a santo Stefano ed un terzo nel 1021 a Kaufungen, vicino a Kassel, per religiose, dedicato alla Santa Croce, per adempiere ad un voto fatto durante una grave malattia da cui era guarita.

Come era tradizione dell'epoca, partecipò al governo dell'impero, sostituendo anche l'imperatore quando questi andò in guerra contro vari signori ribelli, come il cognato Federico conte di Lussemburgo, Enrico duca di Baviera o l'arcivescovo di Metz. Dopo la morte del marito, avvenuta il 13 luglio 1024, per quasi due mesi, governò come imperatrice consorte dei Romani, finché il 4 settembre non si insediò il nuovo imperatore Corrado II il Salico.

Nel primo anniversario della morte di Enrico II, avvenuta nel luglio del 1024, Cunegonda, con una solenne cerimonia nel monastero di Kaufungen, si spogliò degli abiti imperiali per vestire quelli monacali. Da quel momento, per quindici anni, si dedicò ad una vita di ascesi, di digiuni e di penitenze, dedicandosi anche a umili lavori manuali e assistendo le consorelle ammalate. Avvicinandosi il momento della sua morte, venne a sapere che le sue consorelle stavano preparando per lei dei sontuosi abiti funebri, vietò assolutamente che fossero utilizzati e volle essere seppellita con il suo saio di lana grezza.

Culto[modifica | modifica wikitesto]

Il Martirologio romano fissa la memoria liturgica il 3 marzo.

Cunegonda fu canonizzata il 29 marzo del 1200 da Innocenzo III. La festa si celebra il 3 marzo. A Bamberga si celebravano anche il 29 marzo (anniversario della canonizzazione), il 9 settembre (traslazione delle reliquie) ed il 1º agosto (commemorazione del primo miracolo).

Nella bolla pontificia di canonizzazione è scritto che Cunegonda fu accusata ingiustamente di infedeltà coniugale e che il marito, per provarne l'innocenza, le chiese di sottoporsi pubblicamente all'ordalia del fuoco. La santa accettò e passò a piedi nudi sopra dei vomeri infuocati, senza ustionarsi. L'imperatore, commosso, chiese allora perdono a Cunegonda per aver ascoltato i calunniatori. L'episodio rafforzò la stima e l'amore che univa i due santi coniugi. Nella bolla è riportato anche un episodio miracoloso, di una notte quando, addormentatasi mentre leggeva la Bibbia alla luce di una candela, fu avvolta completamente dalle fiamme, le consorelle accorsero e videro che le spense tracciando solo un segno di croce.

Durante la seconda guerra mondiale avrebbe salvato la città di Bamberga da un bombardamento alleato, suscitando un'improvvisa nebbia che avvolse rapidamente tutta la città.

Nelle raffigurazioni religiose Enrico e Cunegonda sono rappresentati con gli abiti imperiali, la corona sul capo e un giglio in mano, o con il modellino della cattedrale di Bamberga in mezzo a loro. Cunegonda viene anche rappresentata da sola, mentre cammina sui vomeri ardenti. Oppure mentre appende il suo mantello a un raggio di sole, oppure incoronata, con uno scettro nella destra e il modellino della chiesa di Kaufungen nella sinistra[2].

Fra il 1499 e il 1513, nella cattedrale di Bamberga, lo scultore Tilman Riemenschneider eseguì la celebre tomba di Enrico II e Cunegonda. Nei bassorilievi ai lati del sarcofago, Cunegonda è rappresentata mentre paga i costruttori della cattedrale, mentre distribuisce elemosine ai poveri e mentre si sottopone all'ordalia. Enrico II viene invece rappresentato mentre viene portato in cielo da san Lorenzo.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
 
 
 
Vigerico di Bidgau  
 
 
 
Sigfrido di Lussemburgo  
Ermentrude Luigi II di Francia  
 
Ansgarda di Borgogna  
Cunegonda  
 
 
 
Cunegonda di Lussemburgo  
 
 
 
Eberardo IV di Nordgau  
 
 
 
Edvige di Nordgau  
 
 
 
Liutgarda di Lotaringia  
 
 
 
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Paul Guérin (a cura di), Vie des Saints des Petits Bollandistes, Parigi, Bloud et Barral editori, 1876, tomo III, p. 138.
  2. ^ Maestro di Meßkirch, Santa Cunegonda imperatrice 1530-1538, Stoccarda, Staatsgalerie.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN804171 · ISNI (EN0000 0000 9323 9184 · BAV 495/128716 · CERL cnp01466868 · LCCN (ENn85075887 · GND (DE11856806X · WorldCat Identities (ENviaf-804171