Crinopteryx familiella

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Crinopteryx familiella
Immagine di Crinopteryx familiella mancante
Stato di conservazione
Specie non valutata[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Incurvariina
Superfamiglia Adeloidea
Famiglia Incurvariidae
Sottofamiglia Crinopteryginae
Spuler, 1898
Genere Crinopteryx
Peyerimhoff, 1871
Specie C. familiella
Nomenclatura binomiale
Crinopteryx familiella
Peyerimhoff, 1871
Sinonimi

Crynopteryx familiella
Nolcken, 1882

Crinopteryx familiella Peyerimhoff, 1871[2] è un lepidottero appartenente alla famiglia Incurvariidae, diffuso in Europa; è l'unico membro del genere Crinopteryx Peyerimhoff, 1871[2] e della sottofamiglia Crinopteryginae Spuler, 1898,[3] in passato ritenuta una famiglia a sé stante.[4][5][6][7][8]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome del genere si ricava dalla combinazione del verbo greco κρίνω (krino) = separo, con il sostantivo πτερυξ (pteryx) = ala.[2][9]
L'epiteto specifico deriva invece dal sostantivo latino familia = famiglia, con l'aggiunta del suffisso -ella, frequente nei nomi dei lepidotteri, dovuto al fatto che in cattività queste falene sono solite deporre diverse uova ravvicinate su una singola foglia, come a formare una "famigliola", anziché distribuirle su più foglie diverse.[2][10]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Adulto[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di una piccola falena diurna, piuttosto primitiva, con nervatura alare di tipo eteroneuro e apparato riproduttore femminile provvisto di un'unica apertura per l'accoppiamento e per l'ovodeposizione;[5][6][7] per quest'ultima caratteristica anatomica, la specie veniva in passato collocata all'interno della divisione Monotrysia, oggi considerata obsoleta in quanto polifiletica.[4][5][7][8][11][12][13][14][15]
Le ali sono aculeate, lanceolate (con lunghezza circa tripla rispetto alla larghezza) e traslucide, con tornus non individuabile. Il termen è convesso e manca una macchia discale. Sono assenti le nervature trasversali. L'ala anteriore ha un rapporto larghezza/lunghezza di 0,27; R è ripartita in cinque rami distinti, mentre M soltanto in tre; si osserva una cellula accessoria; 1A+2A è fusa per tutta la propria lunghezza, senza biforcazione basale.[8]
L'ala posteriore presenta apice più arrotondato, ed è più stretta e più corta dell'anteriore, con un rapporto larghezza/lunghezza pari a 0,25. Anche qui M è tripartita.[8]
L'accoppiamento alare è di tipo frenato; nel maschio si osserva un retinaculum abbastanza allungato e triangolare, ed una plica costale che si estende fin sotto la base di Sc, mentre il frenulum è rappresentato da una singola e robusta seta, accompagnata da setae costali più ridotte; nella femmina si osserva invece una serie basale di piccolissime setae costali poco differenziate. L'apparato di connessione tra ala anteriore e metatorace è presente, e si può inoltre distinguere un ponte precoxale.[5][8][14][16][17][18][19]
Il capo è ricoperto di fitte scaglie, che appaiono addossate alla capsula cefalica particolarmente in prossimità del vertice, così come si osserva ad esempio nella famiglia Heliozelidae. Gli occhi sono relativamente ridotti. Gli ocelli sono assenti, come pure i chaetosemata.[5][8][20]
Le antenne hanno lunghezza pari ai tre quinti di quella della costa dell'ala anteriore; sono moniliformi e ricoperte di fini scaglie, con pecten presente e flagello filiforme; lo scapo non è conformato a formare una "visiera". Le antenne del maschio, costituite da 45-46 antennomeri sono un po' più lunghe di quelle della femmina, costituite da 39-42 articoli.[5][8][11][20]
Il labrum ed i pilifer sono ridotti, così come le mandibole e l'haustellum, privo di scaglie; i palpi mascellari sono ben sviluppati e genicolati, con cinque segmenti, di cui il quarto più sviluppato in lunghezza rispetto agli altri; i palpi labiali sono essi pure ben sviluppati, ma con soli tre segmenti, il secondo dei quali è munito di setole erette.[5][8][11]
Nelle zampe, l'epifisi è presente, mentre gli speroni tibiali hanno formula 0-2-4.[5][14]
Nell'apparato genitale maschile non si nota, su ogni valva, la struttura a pettine definita pectinifer, ma al contrario si osserva una robusta spina. L'uncus è poco distinguibile, con un ampio margine caudale bilobato; il vinculum assume la forma di una larga "V"; le valvae presentano ciascuna una grossa spina subapicale; la juxta si mostra chiaramente angolata; l'edeago appare corto e tozzo, munito di parecchi corti cornuti.[5][8][11][14][21]
Nel genitale femminile, l'ovopositore è ben sviluppato e di tipo perforante, come nelle Incurvariinae, tale da consentire l'inserimento delle uova all'interno dei tessuti fogliari della pianta ospite; la bursa copulatrix è completamente membranacea ed i signa sono assenti.[5][8][11][14][21]
L'apertura alare è compresa tra 7 e 8 mm.[2][8]

Uovo[modifica | modifica wikitesto]

Le uova sono sferoidali, di diametro compreso tra 0,22 e 0,30 mm; sono state poco studiate; vengono inserite singolarmente nei tessuti della pianta ospite, cosicché assumono la forma della "tasca" che le ospita.[5][8][11][21]

Larva[modifica | modifica wikitesto]

Il bruco è simile per struttura e comportamento a quelli degli Adelidae; il corpo è cilindrico, con una lunghezza compresa tra 3.4 e 4 mm. Il capo è nero e prognato e rivela sei paia di stemmata. Le zampe sono ben sviluppate e complete, con coxe chiaramente distinguibili. Le pseudozampe sono quasi sempre vestigiali e, come si osserva in alcuni Incurvariinae, gli uncini sono disposti su singole file e solo nei segmenti addominali da III a VI, ma assenti nel X segmento addominale.[5][8][11][14][21][22]

Pupa[modifica | modifica wikitesto]

La pupa, exarata e relativamente mobile, con appendici libere e ben distinte (pupa dectica), è simile a quella delle Incurvariinae; appare fragile e traslucida, lunga al massimo 3,5 – 4 mm e larga 0,66 mm; essa rivela, dal II all'VIII segmento addominale, un'ampia fascia di piccolissime spine tergali; nella femmina, i segmenti addominali da VII a X sono uniti, mentre nel maschio soltanto quelli da VIII a X lo sono.[5][8][11][14][21][22]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

Le uova vengono deposte una per volta, solitamente all'interno dell'epidermide di una foglia della pianta ospite. Già nelle prime fasi di sviluppo, la larva si fa strada all'interno della lamina fogliare, producendo una piccola mina; in seguito, dopo aver espulso gli escrementi attraverso una stretta apertura, ritaglia le pareti della mina per costruirsi un fodero di 3,5 - 4,0 mm di lunghezza e 1,5 - 2,0 mm di larghezza, che si trascina dietro per poi fissarlo alla pagina inferiore della foglia; da questo momento in poi, il bruco si comporta in modo molto simile a quanto osservabile nei Coleophoridae, utilizzando questo astuccio per penetrare all'interno della foglia di cui si nutre; ad accrescimento completato, la larva si ritira nel fodero ed inizia l'impupamento. Le modalità sopra descritte, anomale rispetto al resto degli Incurvariidae, sono all'origine di alcune perplessità che hanno avanzato diversi autori (e. g. Nielsen & Davis, 1985) nel far rientrare la specie all'interno di questa famiglia.[5][8][11][23][24]

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Le larve di C. familiella si accrescono fondamentalmente su foglie di Cistaceae, tra cui:[5][8][11][25]

Parassitoidismo[modifica | modifica wikitesto]

Il bruco di C. familiella può cadere vittima di parassitoidismo da parte di Chrysocharis gemma Walker, 1839 (Hymenoptera, Eulophidae).[26]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La specie occupa un areale alquanto ristretto, limitato esclusivamente a Portogallo, Spagna, Francia meridionale (Locus typicus: Midi) e Italia (Sicilia).[2][27][28]

L'habitat è rappresentato da boschi e foreste a latifoglie.[5]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Il genere Crinopteryx venne incluso all'interno della famiglia Crinopterygidae da Davis, in Kristensen (1998).[8]
Si è tuttavia deciso in questa sede di seguire l'impostazione tassonomica proposta da Van Nieukerken et al. (2011), che inserisce le Crinopteryginae all'interno delle Incurvariidae, anziché considerarle come una famiglia a sé stante.[4]

Sottospecie[modifica | modifica wikitesto]

Non sono state descritte sottospecie.[27][29]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

È stato riportato un solo sinonimo:[30]

  • Crynopteryx familiella Nolcken, 1882 - Stett. ent. Ztg 43: 188.[23] (err. pro Crino- Peyerimhoff, 1871)

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie non è stata inserita nella Lista rossa IUCN.[31]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ The IUCN Red List of Threatened Species, su iucnredlist.org. URL consultato il 5 luglio 2013.
  2. ^ a b c d e f (FR) Henri De Peyerimhoff, Mittheilungen der Schweizerischen Entomologischen Gesellschaft - Bulletin de la Société Suisse d'Entomologie, vol. 3, n. 1, Sciaffusa, Gustav Stierling, 1871, pp. 410-411.
  3. ^ Arnold Spuler, Übersicht über die Lepidopterenfauna des Großherzogtums Baden und der anstoßenden Länder, Karlsruhe, 1898, pp. 361 pp..
  4. ^ a b c (EN) Nieukerken, E. J. van, Kaila, L., Kitching, I. J., Kristensen, N. P., Lees, D. C., Minet, J., Mitter, C., Mutanen, M., Regier, J. C., Simonsen, T. J., Wahlberg, N., Yen, S.-H., Zahiri, R., Adamski, D., Baixeras, J., Bartsch, D., Bengtsson, B. Å., Brown, J. W., Bucheli, S. R., Davis, D. R., De Prins, J., De Prins, W., Epstein, M. E., Gentili-Poole, P., Gielis, C., Hättenschwiler, P., Hausmann, A., Holloway, J. D., Kallies, A., Karsholt, O., Kawahara, A. Y., Koster, S. (J. C.), Kozlov, M. V., Lafontaine, J. D., Lamas, G., Landry, J.-F., Lee, S., Nuss, M., Park, K.-T., Penz, C., Rota, J., Schintlmeister, A., Schmidt, B. C., Sohn, J.-C., Solis, M. A., Tarmann, G. M., Warren, A. D., Weller, S., Yakovlev, R. V., Zolotuhin, V. V., Zwick, A., Order Lepidoptera Linnaeus, 1758. In: Zhang, Z.-Q. (Ed.) Animal biodiversity: An outline of higher-level classification and survey of taxonomic richness (PDF), in Zootaxa, vol. 3148, Auckland, Nuova Zelanda, Magnolia Press, 23 dicembre 2011, pp. 212-221, ISSN 1175-5334 (WC · ACNP), OCLC 971985940. URL consultato l'11 dicembre 2014.
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p (EN) Scoble, M. J., Early Heteroneura, in The Lepidoptera: Form, Function and Diversity, seconda edizione, London, Oxford University Press & Natural History Museum, 2011 [1992], pp. 213-219, ISBN 978-0-19-854952-9, LCCN 92004297, OCLC 25282932.
  6. ^ a b (EN) Kristensen, N. P., Morphology and phylogeny of the lowest Lepidoptera-Glossata: Recent progress and unforeseen problems (PDF), in Bulletin of the Sugadaira Montane Research Centre, vol. 11, University of Tsukuba, 1991, pp. 105-106, ISSN 09136800 (WC · ACNP), OCLC 747190906. URL consultato il 1º dicembre 2014.
  7. ^ a b c (EN) Davis, D. R. and Gentili, P., Andesianidae, a new family of monotrysian moths (Lepidoptera:Andesianoidea) from austral South America (PDF), in Invertebrate Systematics, vol. 17, n. 1, Collingwood, Victoria, CSIRO Publishing, 24 marzo 2003, pp. 15-26, DOI:10.1071/IS02006, ISSN 1445-5226 (WC · ACNP), OCLC 441542380. URL consultato il 12 dicembre 2014.
  8. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q (EN) Davis, D. R., The Monotrysian Heteroneura, in Kristensen, N. P. (Ed.) - Handbuch der Zoologie / Handbook of Zoology, Band 4: Arthropoda - 2. Hälfte: Insecta - Lepidoptera, moths and butterflies, Kükenthal, W. (Ed.), Fischer, M. (Scientific Ed.), Teilband/Part 35: Volume 1: Evolution, systematics, and biogeography, ristampa 2013, Berlino, New York, Walter de Gruyter, 1999 [1998], pp. 65 - 90, ISBN 978-3-11-015704-8, OCLC 174380917. URL consultato il 16 dicembre 2014.
  9. ^ Schenkl, F.; Brunetti, F., Dizionario Greco-Italiano/Italiano-Greco, a cura di Meldi D., collana La creatività dello spirito, Berrettoni G. (nota bibliografica), La Spezia, Casa del Libro - Fratelli Melita Editori, dicembre 1991 [1990], pp. xviii, 972, 14 tavv.,  538, ISBN 978-88-403-6693-7, OCLC 797548053.
  10. ^ Castiglioni, L. & Mariotti, S., IL - Vocabolario della lingua latina, Brambilla, A. & Campagna, G., 30ª ristampa, Torino, Loescher, 1983 [1966], p. 2493, ISBN 978-88-201-6657-1, LCCN 76485030, OCLC 848632390.
  11. ^ a b c d e f g h i j (EN) Thomas Algernon Chapman, On Crinopteryx familiella de Peyerimhoff, in The Entomologist's monthly magazine, vol. 38, Londra, aprile 1902, pp. 93-102. URL consultato il 5 luglio 2013.
  12. ^ (EN) Dugdale, J. S., Female Genital Configuration in the Classification of Lepidoptera (PDF), in New Zealand Journal of Zoology, vol. 1, n. 2, Wellington, 1974, pp. 127-146, DOI:10.1080/03014223.1974.9517821, ISSN 1175-8821 (WC · ACNP), OCLC 60524666. URL consultato il 15 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2019).
  13. ^ (DE) Weidner, H., Beiträge zur Morphologie und Physiologie des Genital-apparates der Weiblichen Lepidopteren, in Zeitschrift für Angewandte Entomologie, vol. 21, 1935, pp. 239-290, ISSN 0044-2240 (WC · ACNP), OCLC 1770418.
  14. ^ a b c d e f g (PL) Becker, V. O., The taxonomic position of the Cecidosidae. Brèthes (Lepidoptera), in Polskie pismo entomologiczne. Seria B: Entomologia stosowana, vol. 47, Wrocław, Państowowe Wydawn. Naukowe, 1977, pp. 79-86, ISSN 0554-6060 (WC · ACNP), OCLC 5453738.
  15. ^ (EN) Kyrki, J., Adult abdominal sternum II in ditrysian tineoid superfamities - morphology and phylogenetic significance (Lepidoptera) (abstract), in Annales entomologici Fennici / Suomen hyönteistieteellinen aikakauskirja, vol. 49, Helsinki, Suomen Hyönteistieteellinen Seura, 1983, pp. 89-94, ISSN 0003-4428 (WC · ACNP), LCCN 91649455, OCLC 2734663. URL consultato il 7 aprile 2015.
  16. ^ (EN) Nielsen, E. S. & Kristensen, N. P., The Australian moth family Lophocoronidae and the basal phylogeny of the Lepidoptera-Glossata (abstract), in Invertebrate Taxonomy, vol. 10, n. 6, Melbourne, CSIRO, 1996, pp. 1199-1302, DOI:10.1071/IT9961199, ISSN 0818-0164 (WC · ACNP), OCLC 842755705. URL consultato il 22 marzo 2015.
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  18. ^ (EN) Kristensen, N. P., Studies on the morphology and systematics of primitive Lepidoptera (Insecta) (abstract), in Steenstrupia, vol. 10, n. 5, Copenaghen, Zoologisk Museum, 1984, pp. 141-191, ISSN 0375-2909 (WC · ACNP), LCCN 78641716, OCLC 35420370. URL consultato il 30 marzo 2015.
  19. ^ (EN) Davis, D. R., A New Family of Monotrysian Moths from Austral South America (Lepidoptera: Palaephatidae), with a Phylogenetic Review of the Monotrysia (PDF), in Smithsonian Contributions to Zoology, vol. 434, Washington D.C., Smithsonian Institution Press, 1986, pp. iv, 202, DOI:10.5479/si.00810282.434, ISSN 0081-0282 (WC · ACNP), LCCN 85600307, OCLC 12974725. URL consultato il 2 aprile 2015.
  20. ^ a b Watson, L., and Dallwitz, M.J. 2003 onwards. British insects: the families of Lepidoptera. Version: 29th December 2011, su delta-intkey.com. URL consultato il 5 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2007).
  21. ^ a b c d e (DE) G. Petersen, Zur systematischen Stellung der Gattung Crinopteryx Peyerimhoff, 1871 (Lepidoptera:Incervariidae), in Beiträge zur Entomologie, vol. 28, 1978, pp. 217-220.
  22. ^ a b (EN) Davis, R. D. & Frack, D. C., Micropterigidae, Eriocraniidae, Acanthopteroctetidae, Nepticulidae, Opostegidae, Tischeriidae, Heliozelidae, Adelidae, Incurvariidae, Prodoxidae, Tineidae, Psychidae, Ochsenheimeriidae, Lyonetiidae, Gracillariidae, Epipyropidae, in Stehr, F. W. (Ed.). Immature Insects, vol. 1, seconda edizione, Dubuque, Iowa, Kendall/Hunt Pub. Co., 1991 [1987], pp. 341- 378, 456, 459, 460, ISBN 978-0-8403-3702-3, LCCN 85081922, OCLC 13784377.
  23. ^ a b (DE) J. H. W. Nolcken, Lepidopterologische Notizen, in Entomologische Zeitung, vol. 43, Stettino, R. Grassmann, 1882, pp. 188. URL consultato il 5 luglio 2013.
  24. ^ (EN) Needham, J. O., Frost, S. W. & Tothill, B., Cap. IV (Suborder Frenatae), in Leaf-mining Insects, Baltimora, The Williams & Wilkins Company, 1928, pp. viii, 351 (79-84), DOI:10.5962/bhl.title.6488, ISBN non esistente, LCCN 28013104, OCLC 1533611. URL consultato il 10 aprile 2015.
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  27. ^ a b Fauna Europaea, su faunaeur.org. URL consultato il 5 luglio 2013.
  28. ^ Fauna Italia, su faunaitalia.it. URL consultato il 5 luglio 2013.
  29. ^ NHM Natural History Museum - The Global Lepidoptera Names Index, su nhm.ac.uk. URL consultato il 5 luglio 2013.
  30. ^ NHM - Butterflies and Moths of the World, su nhm.ac.uk. URL consultato il 5 luglio 2013.
  31. ^ IUCN 2013. IUCN Red List of Threatened Species. Version 2013.1., su iucnredlist.org. URL consultato il 5 luglio 2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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