Costantina
Costantina | |
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Augusta dell'Impero romano | |
In carica | 335 – 354 |
Nascita | 318 circa |
Morte | Caeni Gallicani, Bitinia, 354 |
Sepoltura | Mausoleo di Costantina, Roma |
Dinastia | Costantiniana |
Padre | Costantino I |
Madre | Fausta |
Coniugi | Annibaliano (335-337) Costanzo Gallo (350-354) |
Figli | una figlia |
Costantina o Costanza (in latino: Constantina, anche nota come Constantia, Constantiana; 318 circa – Bitinia, 354) è stata una nobildonna romana appartenente alla dinastia costantiniana, che governò sull'Impero romano nella prima metà del IV secolo. Costantina era la figlia dell'imperatore romano Costantino I e di Fausta, a sua volta figlia di Massimiano. Ebbe il titolo di augusta dal padre. Era sorella degli imperatori Costantino II, Costanzo II e Costante I, moglie del «re» Annibaliano e del cesare Costanzo Gallo.
È venerata come santa, con il nome di Costanza.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]


(LA)
«Megaera quaedam mortalis, inflammatrix saevientis adsidua humani cruoris avida nihil mitius quam maritus» |
(IT)
«Una sorta di mortale Megera, seduttrice assidua di uomini violenti, desiderosa di sangue umano, per nulla più mite del marito» |
(Ammiano Marcellino, Storie, xiv.1) |
Annibaliano e Vetranione[modifica | modifica wikitesto]
Nel 335 sposò il cugino Annibaliano, figlio di Flavio Dalmazio e «Re dei Re e delle Genti Pontiche» per volere di Costantino I; il titolo del marito faceva riferimento ad un regno, probabilmente da creare nella zona del Ponto o dell'Armenia a seguito di una campagna che però non fu mai iniziata; Costantina ricevette contemporaneamente il titolo di augusta dal padre. Rimase presto vedova, quando, nel 337, Annibaliano morì nelle purghe che seguirono la morte di Costantino I e volute, o quanto meno non ostacolate, dai fratelli di Costantina, Costantino II, Costanzo II e Costante I.[1]
A seguito della spartizione del potere fra i tre fratelli, Costantina andò a vivere in occidente, alla corte di Costante. Quando l'usurpatore Magnenzio si ribellò a Costante uccidendolo (350), Costantina convinse il magister militum Vetranione a nominarsi augusto e scrisse lei stessa al fratello (e ormai unico imperatore) Costanzo II per spiegargli le ragioni dell'atto di Vetranione, e anche in modo convincente, in quanto Costanzo riconobbe il nuovo augusto; è plausibile che fosse previsto un matrimonio tra Costantina e Vetranione. Quando poi Vetranione e Magnenzio si allearono, i loro ambasciatori offrirono a Costanzo una pace da suggellare con il matrimonio di Magnenzio e Costantina e quello di Costanzo con la figlia di Magnenzio, ma Costanzo rifiutò.
Costanzo Gallo[modifica | modifica wikitesto]
Costanzo depose Vetranione, ma doveva ancora affrontare la minaccia posta da Magnenzio. Per poter occuparsi dell'usurpatore in Occidente, decise di nominare il proprio cugino Costanzo Gallo (il cui padre e fratello erano morti nelle purghe del 337, ma la cui sorella era stata la prima moglie di Costanzo) cesare d'Oriente e di affidargli la cura della frontiera orientale, dove i Sasanidi erano pronti ad approfittare di ogni sintomo di debolezza romana per attaccare l'impero. Per rinsaldare il legame tra augusto e cesare, Costantina sposò Gallo, probabilmente nel 351: i due sposi erano divisi da diversi anni di età, in quanto Gallo aveva venticinque o ventisei anni all'epoca del matrimonio. Alcuni documenti suggeriscono che il matrimonio fu celebrato allo scopo di garantire la lealtà di Gallo a Costanzo,[2] ma è possibile che la decisione fu presa anche per allontanare Costantina dalla corte imperiale, a seguito del suo ruolo nella ribellione di Vetranione.[3] Non è da escludere che sia stata Costantina stessa a suggerire il matrimonio con Gallo, che le avrebbe permesso di controllare il cesare di Oriente.[4] Ad ogni modo, questo matrimonio vide la nascita di una figlia, il cui nome e destino sono ignoti.[5]
Giunti in Oriente, Gallo e Costantina si alienarono il sostegno dei propri sudditi con un governo dissoluto e arbitrario. Ad esempio, Costantina convinse Gallo a condannare a morte un certo Clemazio di Alessandria d'Egitto dietro il pagamento della di lui suocera.[6] Quando Gallo entrò in contrasto con il prefetto del pretorio Domiziano e con Monzio Magno, fu Costantina, secondo una versione, ad afferrare Monzio e trascinarlo via dalla sua sedia, gettandolo ai soldati che l'uccisero.[7]
Dopo la morte di due suoi funzionari, Costanzo fu costretto a richiamare Gallo a Milano: Costantina precedette il marito, partendo per la corte probabilmente per intercedere presso il fratello a favore di Gallo, ma non raggiunse mai Milano, in quanto morì a Caeni Gallicani,[8] in Bitinia. Fu seppellita a Roma, lungo la via Nomentana, in un mausoleo che ne conteneva il sarcofago in porfido rosso (oggi conservato ai Musei Vaticani) e un mosaico raffigurante Costantina e Annibaliano. In seguito il mausoleo di Costantina divenne la basilica di Santa Costanza, quando Costantina fu venerata come santa.
Agiografia[modifica | modifica wikitesto]
Santa Costanza | |
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Nascita | 318 |
Morte | 354 |
Venerata da | Chiesa cattolica |
Santuario principale | Basilica di Santa Costanza, Roma |
Ricorrenza | 25 febbraio |
(LA)
«Constantina Deum venerans Christoque dicata |
(IT)
«Io Costantina, venerando Dio e consacrata a Cristo, |
(Parte iniziale dell'iscrizione in acrostico attribuita a papa Damaso I - IV secolo) |
Costantina, con il nome di Costanza, è venerata come santa dalla Chiesa cattolica. La leggenda vuole che, ammalata incurabile, Costanza si sarebbe recata sulla tomba di sant'Agnese a Roma, dove sarebbe miracolosamente guarita; a seguito di questo miracolo, Costanza si sarebbe convertita al cristianesimo.
Promessa sposa di un ufficiale romano di nome Gallicano, gli avrebbe dato i propri due migliori servi, Giovanni e Paolo, quando Gallicano dovette partire per la guerra. Costanza avrebbe avuto due figlie dal primo matrimonio, Attica e Artemia, che avrebbe educato convertendole al cristianesimo; assieme a loro visse come delle vergini e costruì la prima basilica di Sant'Agnese fuori le mura, vivendo fino alla morte in una casa lì vicino.
Le reliquie di Costanza e delle due figlie sarebbero state poste da papa Alessandro IV sotto un nuovo altare a Santa Costanza; nel XVI secolo furono incluse per la prima volta nel Martirologio Romano.
È venerata da sola il 25 febbraio e assieme alle figlie il 19 settembre.[9]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Ammiano Marcellino, xiv.i.2.
- ^ Passio Artemii, 12.
- ^ DiMaio, Vetranio.
- ^ Passio Artemii, 11.
- ^ Giuliano, 272 D.
- ^ Potter, David Stone, The Roman Empire at Bay: Ad 180-395, Routledge, 2004, ISBN 0-415-10057-7, p. 475.
- ^ Filostorgio, iii.28.
- ^ Ammiano Marcellino, xiv.11.6.
- ^ J. E. Stadler, F. J. Heim e J. N. Ginal (ed.): "1SS. Constantia, Attica et Artemia, VV". In: Vollständiges Heiligen-Lexikon. Augsburg 1858–1882, vol. 1, p. 663.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Fonti primarie
- Passio Artemii
- Ammiano Marcellino, Res Gestae Libri XXXI.
- Filostorgio, Epitome della Storia ecclesiastica
- Giuliano, Lettera agli ateniesi
- Fonti secondarie
- John Morris, Arnold Hugh Martin Jones, and John Robert Martindale, The prosopography of the later Roman Empire, Cambridge University Press, 1992, pp. 696-697, ISBN 0-521-07233-6.
- DiMaio, Michael, "Constantina (daughter of Constantine I)", De Imperatoribus Romanis, su roman-emperors.org.
- DiMaio, Michael, "Vetranio (350 A.D.)", De Imperatoribus Romanis, 1996., su roman-emperors.org.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Gabriella Cetorelli Schivo, "Costantina. Storia di una Augusta, tra perdizione e santità", ImagoRomae
Controllo di autorità | VIAF (EN) 34843557 · CERL cnp00284042 · GND (DE) 102387141 · WorldCat Identities (EN) viaf-34843557 |
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