Cosenza Calcio

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Cosenza Calcio
Calcio
Bruzi, Lupi della Sila, Rossoblù, Silani
Segni distintivi
Uniformi di gara
Manica sinistra
Manica sinistra
Maglietta
Maglietta
Manica destra
Manica destra
Pantaloncini
Calzettoni
Calzettoni
Casa
Manica sinistra
Manica sinistra
Maglietta
Maglietta
Manica destra
Manica destra
Pantaloncini
Calzettoni
Calzettoni
Trasferta
Manica sinistra
Maglietta
Maglietta
Manica destra
Pantaloncini
Calzettoni
Calzettoni
Terza divisa
Colori sociali Rosso, blu
Simboli Lupo
Inno Magico Cosenza
Mario Gualtieri
Dati societari
Città Cosenza
Nazione Bandiera dell'Italia Italia
Confederazione UEFA
Federazione FIGC
Campionato Serie B
Fondazione 1912
Rifondazione1982
Rifondazione2003
Rifondazione2007
Rifondazione2011
Presidente Bandiera dell'Italia Eugenio Guarascio
Allenatore Bandiera dell'Italia Piero Braglia
Stadio San Vito-Gigi Marulla
(24 209 posti)
Sito web www.ilcosenza.it
Palmarès
Coppa Italia Lega Pro
Trofei nazionali 1 Coppe Italia Serie C/Lega Pro
Trofei internazionali 1 Coppa Anglo-Italiana
Stagione in corso
Si invita a seguire il modello di voce

Il Cosenza Calcio S.r.l.[1] (meglio noto come Cosenza) è una società calcistica italiana con sede nella città di Cosenza. Milita in Serie B.

Il club venne fondato il 18 novembre 1912, iniziò l'attività agonistica il 23 febbraio 1914 e cominciò a partecipare al campionato italiano di calcio nel 1927.[2] Dal 1964 il Cosenza disputa le sue gare allo Stadio San Vito-Gigi Marulla, impianto capace di ospitare 24.209 spettatori.

Il Cosenza vanta 21 partecipazioni al campionato di Serie B, categoria nella quale ha colto il suo massimo risultato nel 1991-1992, piazzandosi al quinto posto in classifica. Nella sua storia il club si è aggiudicato un titolo di IV Serie nel 1958, il memorial Gigi Peronace nel 1983 ed una Coppa Italia Lega Pro nel 2015, divenendo la prima ed unica squadra calabrese ad aver vinto un trofeo nazionale.

Il Cosenza Calcio 1914, non iscrittosi ad alcun campionato nel luglio del 2003, fu sostituito, dopo una complicata vicenda legale, dal Cosenza Football Club sulla base delle NOIF della FIGC. Anche questa società venne poi sostituita nel 2007, tramite il cambiamento della ragione sociale del Rende Calcio. Il 30 maggio 2008 venne formalizzato il cambio del nome da Fortitudo Cosenza al più tradizionalista Cosenza Calcio, abbinandovi l'originale matricola del Cosenza Calcio 1914. Anche questa società ebbe breve vita e fu esclusa dai campionati professionistici nel luglio 2011.[3] L'attuale sodalizio fu costituito nell'estate del 2011 ed è presieduto da Eugenio Guarascio.

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Cosenza Calcio.

Le origini

Nel 1908, quando Arnaldo De Filippis portò il primo pallone dell'era moderna, cominciarono a formarsi le prime formazioni: la Virides Sport Club, La Brutium, la Liberta, il Milan Sport Club, la Meridionale, la Fratelli Bandiera, la Savoia e la Speranza.

Amedeo De Maria, "patron" della Virides, riuscì a fondere le squadre rionali ed a costituire la S.S. Cosentina nel 1912.

A causa di contrasti interni, il sodalizio è durato meno un anno. In una riunione tumultuosa, avvenuta il 11 novembre 1912, Luigi Giardini propose di fondare una nuova società polisportiva, chiamata Fortitudo.

La fondazione, gli anni dieci e gli anni venti

La nuova polisportiva (praticante scherma, danza, corsa a piedi, ciclismo, ginnastica e calcio) fu approvata dagli ex-dirigenti della Cosentina il 18 novembre 1912; i colori sociali erano il bianco e il nero. La squadra di calcio era allora limitata alle sole partite amichevoli ed a qualche torneo regionale: infatti, il primo incontro documentato della Fortitudo è proprio un Fortitudo-Catanzaro 1-1, disputatosi il 23 febbraio 1914 sul terreno di Piazza delle Armi, nel cuore della città bruzia.[2]

Sul finire del 1918 alcuni giovanissimi, con a capo Riccardo Maspoli, danno vita allo Sport Club Italia, in cui si formano elementi come De Cicco, Solbaro, Sconza, Vietri, Brunelli. Lo Sport Club, comunque, avrà vita breve. Si profila infatti la ricomparsa della Fortitudo. L'11 novembre 1920 si disputa il primo torneo di calcio denominato "campionato calabrese". Partecipano la Fortitudo, la Ercole Scalfaro di Catanzaro e l'Audax di Portapiana. Le gare si svolgono sul campo di Piazza d'armi in lungo Busento. La Fortitudo si aggiudica il torneo sconfiggendo i catanzaresi 3-0 e l'Audax 2-0 in seguito a rinuncia dell'avversario, venendo nominata campione regionale di calcio per il 1920.

Le prime partite contro i cugini catanzaresi sono appannaggio della compagine cosentina. Il 4 maggio 1924 la Fortitudo batte sul proprio campo la S.S. Braccini di Catanzaro, col punteggio di 3-1. Le reti sono segnate da Vietri, Guadagnoli e Sconza. Il 16 maggio 1926, nella prima sfida tra la neonata Cosenza Football Club e la S.S. Giulio Braccini di Catanzaro, i cosentini si impongono per 5-0. I catanzaresi, che abbandonano il campo dopo il terzo gol rossoblù, ritenuto irregolare, sono convinti a rientrare e subiscono altre due reti. I marcatori sono Antonio Sconza, che sigla una tripletta, Toscano e Politano.

Nei primi mesi del 1926, Riccardo Maspoli, per dissidi insanabili abbandona la direzione tecnica della Fortitudo e fonda Il Cosenza Football Club con colori rossoblù in onore a Genoa e Bologna che l'anno precedente hanno dato luogo ad una sfida infinita per lo scudetto. Il Cosenza FBC, protagonista nella regione, comincia a mettersi in evidenza anche contro squadre delle regioni limitrofe, ma Il 6 febbraio 1928 è costretto a trasformarsi, su direttiva politica del regime, non accettata da tutti, in Dopolavoro Sportivo Cosenza con maglia azzurra. Il DS Cosenza è primo nel Campionato di Terza Divisione 1927-1928, ma la mancata organizzazione al sud, da parte della FIGC, del campionato di Seconda Divisione del 1928-1929, ne impedisce la promozione. Intanto, nei primi mesi del 1929, le forze sportive cosentine, che non sopportano la sottomissione dello sport alla politica, fondano il Cosenza Sport Club, con maglia rossoblù.

Si hanno così due squadre a Cosenza ed entrambe partecipano al campionato di Terza Divisione 1928-1929 che si disputa nell'estate del 1929: prevale, a parità di punti, la squadra che rappresenta il regime che, nel frattempo, Il 6 giugno 1929, viene trasformata in Associazione Sportiva Fascista Cosenza con Presidente l'Avv. Franco Bambini. La ASF Cosenza ottiene il diritto alla promozione in Seconda Divisione, ma resta in vita solo 3 mesi; infatti l'ambiente sportivo cittadino, consapevole dei suoi limiti, in vista del nuovo impegnativo campionato, riesce a trovare un punto d'accordo e la ASF confluisce nel Cosenza Sport Club, con colori rossoblù.

Gli anni trenta

Dalla stagione 1929-30, con la novità della Serie A e Serie B a girone unico e della 1ª e 2ª divisione a carattere interregionale, il Cosenza Sport Club comincia la sua avventura nei Campionati Nazionali. I Lupi, guidati in difesa da Ireos Cava, allenatore-giocatore savonese, ed in avanti dallo sgusciante indigeno Giuseppe Pellicori, che nel dribblare l'avversario chiede educatamente "permesso", da cui il nomignolo, raggiungono il settimo posto che consente loro la promozione nella Prima Divisione meridionale allargata a due gironi.

Prima dell'esordio in campionato la politica, in cambio della promessa costruzione del nuovo campo sportivo, impone l'utilizzo del colore Azzurro Savoia che spicca nel gonfalone della città. La nuova maglia, tuttavia, non porta fortuna visto che dopo dieci giornate la squadra è fanalino di coda con quattro punti, frutto di una vittoria con il Catania e di due pareggi con Messina e Savoia, per il resto solo sconfitte, e per di più è attesa da una difficile sfida con gli azzurri salernitani, dominatori del campionato. Alla notizia che il Cosenza, per dovere di ospitalità, deve cambiare maglia nessuno ha dubbi, vengono riesumati i colori rossoblù; il Cosenza domina la capolista e la manda a casa battuta con un gol del centravanti Pietro Ferraris. Sulla scia dell'entusiasmo le rimanenti partite, giocate  in rossoblù, decretano poi una salvezza insperata a inizio torneo.  

Il Cosenza stagione 1931-1932.

L'anno successivo (1931-1932), il Presidente avv. Tommaso Corigliano allestì una formazione di primo piano, ingaggiando giocatori provenienti dal nord ed affidando la guida tecnica al romano Angelo Benincasa. La squadra esordì con un clamoroso 7-2 ai danni del Molfetta ed i cosentini gioirono delle prodezze dei vari Forotti, Vittorio Staccione, Masi, Gallina, Perazzi, Briano e Vaj.

Il 28 ottobre 1931 fu inaugurato il Campo Sportivo "Città di Cosenza" che, dopo vari anni, assunse il nome di "Emilio Morrone", un giovane cosentino caduto, per un incidente di gioco, durante una gara.

A partire dalla stagione 1937-1938 vi fu l'avvento del presidente Carlo Campagna e dei tecnici  ungheresi Krappan e Vanicsek.

Fu proprio Otto Krappan a rimpolpare la rosa attraverso la scoperta di tanti nuovi giovani talenti del calcio cosentino. Nel piazzale antistante la Prefettura di Cosenza – per esempio – l'ungherese reclutò tre giovani studenti del Telesio mentre due vennero reclutati dalla Ragioneria. I due ragionieri erano Pasquale Lorenzon e Cesare Pulci. Dal campetto della Parrocchia di Santa Teresa invece arrivarono nelle file del Cosenza l'ala sinistra Raffaele Bruno (che restò in rossoblù dal 1938 al 1950) ed i mediani Domenico Trombino, Antonio Gagliardi ed Ettore Torchiaro. Nel 1938 con tornò tra i pali anche Luciano Gisberti (dopo gli anni del servizio militare) mentre la società decise di acquistare sul mercato il centravanti Bacin e il mezzo destro Cattarin. La parte iniziale della stagione 1938/39 coincise anche con gli ultimi mesi dell'esperienza cosentina di Krappan. Il 3 dicembre del 1938, infatti, l'allenatore ungherese lasciò la città a causa di gravi motivi familiari. Gli succederà un altro ungherese, Giovanni Vanicsek, proveniente dal Verona.

A fine della stagione 38/39 il portiere cosentino Luciano Gisberti verrà ceduto alla Liguria, squadra genovese di serie A. Gisberti sarà il primo cosentino a militare in massima serie.

La stagione 1939/40 è quella della consacrazione per un altro portiere cosentino: Massimo Mari. Mari, infatti, ben presto convinse il tecnico tedesco Hansel (succeduto a Vanicsek) delle sue qualità tanto che l'8 ottobre del 1939 è già titolare in un rocambolesco Cosenza-Salernitana finito 5-4 per i campani. Sempre nel campionato 1939/40 trovano spazio (diventando titolari) anche altri ragazzi scoperti in città da Krappan. Si tratta di Pasquale Lorenzon che prende il posto in mediana di Francesco Del Morgine (trasferitosi alla Cremonese) e del sedicenne Raffaele Bruno (subito in gol nella gara con il Messina) ala sinistra velocissima e sostituto naturale del più esperto Surra.

Gli anni quaranta

Nel 1940 arriva a Cosenza Renato Vignolini, terzino di fama nazionale con alle spalle brillanti campionati nelle file della Fiorentina, Genoa e Modena. Nel 1940-41 il riconfermato allenatore Hansel ridà fiducia al blocco dei “cosentini” e più in particolare al portiere Mari, ai mediani Lorenzon, Pellicore e Laviola e agli attaccanti Gualtieri e Raffaele Bruno. Ubaldo Leonetti invece si trasferisce a Brindisi.

Il Cosenza di Hansel si salverà senza problemi chiudendo il campionato con una vittoria sul Bisceglie per 6-0.

Nel campionato 1942-1943 arrivano a rinforzare la squadra il portiere Galliani, i terzini Bassani e Colombo, l'ala Beolchi ed il centravanti Collimedaglia. La pattuglia dei cosentini purosangue è composta dal mediano Francesco Del Morgine, da Giuseppe Gualtieri, da Ubaldo Leonetti (tornato in città dopo l'esperienza brindisina) e dall'ala sinistra Raffaele Bruno. La squadra al termine del campionato raggiunge il terzo posto completando il girone di ritorno, senza sconfitte. Siamo ormai però alla vigilia della sospensione di tutti i campionati di calcio a causa dei primi avvenimenti connessi alla seconda guerra mondiale.

Nel dopoguerra la ripresa dell'attività agonistica per il Cosenza calcio sarà particolarmente laboriosa. Il periodo post bellico, infatti, è caratterizzato dall'indisponibilità dello stadio cosentino “Il Città di Cosenza”. L'impianto risulta di fatto completamente occupato dalle baracche costruite nel corso del tempo per ospitare gli sfollati ed i senza tetto della seconda guerra mondiale. I dirigenti solo dopo mille traversie riusciranno a far riprendere l'attività sportiva sul Campo Militare di Via Roma. Lo stadio "Città di Cosenza" invece tornerà alla sua originaria destinazione solo dopo alcuni anni.

La società assunse nel frattempo la denominazione di Associazione Sportiva Cosenza con allenatore/giocatore Renato Vignolini. Alla ripresa dell'attività agonistica una parte dei cosentini doc (tra i quali: Del Morgine, Gualtieri e Ubaldo Leonetti) decisero di lasciare Cosenza. Al fine di fronteggiare le numerose partenze, Vignolini reimpostò in mediana Antonio Gagliardi (al posto di Del Morgine) mentre per i ruoli di centrocampo e di attacco si convinse a dare fiducia a Domenico Trombino ed alla giovane ala sinistra Raffaele Bruno.

La squadra così ridisegnata da Vignolini si attesta stabilmente nei quartieri alti della classifica, venendo promossa per la prima volta in Serie B.

Nella prima storica promozione in serie B il Cosenza conquista il secondo posto dietro il Leone Palermo presentando come formazione base il seguente undici: Lombardi, Vignolini, Dedone, Gagliardi, Pompei, Busoni, Lischi, Trombino, Capone, Creziato, Raffaele Bruno. Tra i titolari nell'anno della promozione fanno capolino anche il portiere Biasi, il centrocampista Pierino Bruno, l'ala destra Florio ed i mediani Sesti e Pellicore.

In quella particolare fase storica è il dirigente Carlo Leonetti che riesce a convincere l'italo-argentino Attilio Demaria (ex campione del mondo nel 1934 con l'Italia di Vittorio Pozzo) ad accettare il ruolo di allenatore/giocatore della formazione silana impegnata nel primo campionato di serie B. Demaria è reduce dai campionati giocati nell'Internazionale (Ambrosiana Inter) dove ha per anni fatto coppia con Peppino Meazza. Il suo ingaggio di fatto rappresentò il vero “colpo grosso” del Cosenza neo promosso in serie B.

Sotto le direttive di Demaria venne allestita una squadra valida e competitiva per il traguardo della salvezza. Con Demaria giunsero a Cosenza il mediano Casartelli; il centravanti Pepe, l'ala Tapparello, i terzini Alberto Delfrati, del Legnano e Manni dal Siena, l'ala destra Pollak dal Siena (il cui nome venne successivamente “italianizzato” in Polacchi), il centromediano Pompei dal Livorno; l'interno Zaro dal Venezia; il mediano Crola pure dal Legnano. Tornò in rossoblù per il primo campionato di serie B anche Francesco Del Morgine.

Rispetto alla formazione che l'anno precedente vinse il campionato di serie C restarono nella squadra in serie B solo quattro giocatori: il centravanti Capone, il terzino Dedone, il centrocampista Domenico Trombino e l'ala sinistra Raffaele Bruno.

Il primo incontro del Cosenza in serie B (con la Salernitana di Gipo Viani) terminerà 1-1 con rete di Demaria su rigore. La prima vittoria in cadetteria arriverà invece in casa contro il Taranto (battuto per 3-2). Risulterà decisivo un gol segnato dall'ala sinistra Raffaele Bruno che riuscì a mandare la palla in rete direttamente dalla bandierina del calcio d'angolo.

Il primo campionato di serie B risultò subito molto complicato e difficile tanto che il bilancio dell'intero girone di andata sarà fortemente deficitario. Solo con l'avvio del girone di ritorno la squadra si sbloccherà fino al punto di conquistare i punti salvezza (ben venti punti nel solo girone discendente). Nell'ambito dello stesso girone di ritorno soltanto la Salernitana e la Ternana riuscirono a fare meglio. La stagione si chiuderà con la promozione della Salernitana in serie A e con il Cosenza salvo all'undicesimo posto in graduatoria.

Il Cosenza stagione 1946-1947.

Nella prima stagione in serie B le soddisfazioni più evidenti giunsero dai netti successi ottenuti sull'Alba Trastevere (5-0), sul Perugia (6-0) e sul Brindisi (4-1).

Il bilancio fortemente positivo della prima stagione in serie B trovò anche conferma nella crescita di una squadra giovanile (la seconda squadra) destinata, in quegli anni, a sorprendere per la bontà della sua impostazione. Parliamo dei Boys Demaria (con Presidente Carlo Leonetti e Vicepresidente Ettore Cozza) ammessi alle finali nazionali di categoria.

Nel secondo campionato di serie B nel 1947/48 la società (presieduta dall'avv. Adolfo Quintieri) provvederà a confermare in blocco sia l'allenatore (Demaria) che i giocatori della prima stagione (ad eccezione del portiere Caruso sostituito da Mari) provvedendo ad acquistare Guido Corbelli (con un passato in serie A con il Venezia) l'ala Loschi dell'Atalanta, Ragona del Bari e Scridel del Sant'Anna.

Purtroppo però nella stagione 1947/48, a causa della riforma del campionato di serie B, il Cosenza – nonostante il buon campionato ed il decimo posto conquistato con 33 punti in graduatoria – non riuscirà ad assicurarsi la permanenza nella serie cadetta (assicurata invece alle prime sette squadre in classifica).

Nel 1948/49 il Cosenza (di nuovo in serie C) viene inizialmente affidato alla guida tecnica di Guido Corbelli al quale, ben presto subentra l'ungherese Kutic. Questi appena qualche anno prima aveva allenato il Torino in serie A. Il Cosenza nel nuovo campionato presenta anche Lino Begnini che nel passato ha anche militato in serie A nel Vicenza e nel Venezia. Alla fine del torneo 48/49 il Cosenza si classificherà al quinto posto con 35 punti contro i 45 punti del Catania (squadra classificata al primo posto).

Nella stagione 1949-50 torna in rossoblù Luciano Gisberti. Arriva una nuova coppia di terzini formata da Martini e Campana. Indossano la casacca del Cosenza anche l'interno Confalonieri ceduto dal Seregno, i mediani Ferrara e Manfredini, gli attaccanti Musci e Radu. Restano nella rosa di prima squadra le bandiere Ciccio Del Morgine, Raffaele Bruno e Ubaldo Leonetti insieme a Bacillieri, Begnini, Pollak, Zaro. Alla guida tecnica arriva un allenatore di grande esperienza come Vittorio Mosele,.

I risultati non tardarono ad arrivare a conferma della bontà delle scelte operate dalla dirigenza. Il Cosenza infatti a seguito di ben dodici partite utili conquista anche il titolo di campione d'inverno della serie C girone D. La squadra base era composta da: Gisberti, Martini, Campana, Ferrara, Manfredini, Bacillieri; Begnini, Leonetti, Musci, Zaro, Pollak. Alla fine della stagione la squadra terminerà il campionato al primo posto in condominio con il Messina.

Nello spareggio disputato a Salerno il risultato, dopo i tempi supplementari, fu di 1-1. Per il Cosenza segnò Pollak al dodicesimo del primo tempo; per il Messina pareggiò Della Casa a soli sette minuti dal termine della partita. Al termine della partita di spareggio il portiere rossoblù Gisberti denunciò anche un tentativo di corruzione posto in essere dal Presidente del Messina. Nella ripetizione dello spareggio, giocato a Como, i biancoscudati del Messina si affermarono addirittura per 6-1, guadagnando così la cadetteria.

Gli anni cinquanta

Cominciò, così, una lunga via crucis alla ricerca della cadetteria. La presidenza fu assunta da Biagio Lecce e, successivamente da Carlo Leonetti. L'ingaggio del centravanti alessandrino Carlo Stradella assicurò una messa di reti, ma il campionato non si vinse e l'anno successivo, per la riforma dei campionati, il Cosenza fu retrocesso in IVª Serie.

Seguirono anni bui durante i quali si avvicendarono molti allenatori: Piccaluga, Kutik, Lamberti, Andreis, Piacentini, ma i successi stentarono ad arrivare. Frattanto alla presidenza silana tornò alla ribalta il compianto Salvatore Perugini, già segretario del sodalizio rossoblù negli anni trenta.

Il Cosenza stagione 1957-1958.

Nella stagione 1957-1958 il Cosenza, guidata dal bomber Mario Uxa (capocannoniere del campionato per 5 stagioni consecutive), ottenne la vittoria del girone dell'Interregionale Prima Categoria e conquistò il titolo di Campione d'Italia, ex aequo col Mantova e lo Spezia. Nella stagione successiva (1958-1959) il Cosenza fu bruciato, sul filo di lana, dal Catanzaro terminando al secondo posto e stessa sorte fu riservata nel campionato 1959-60 quando dopo un lungo dominio in vetta alla classifica, i rossoblù si arresero nelle ultime partite al Foggia e persero nuovamente la serie B.

Gli anni sessanta

Il Cosenza stagione 1960-1961.

Dopo la scomparsa del presidente Perugini, ritroviamo il comm. Biagio Lecce al vertice della società. La squadra, affidata a di Julius Zsengeller, fu potenziata con alcuni giovanissimi, come il cosentino Francesco Rizzo, il romano vissuto a Cosenza Ugo Rugiero e lo stabiese Giuseppe Gallo, che presto mobilitarano gli osservatori di tutta Italia (finendo, poi, entrambi al Milan per merito di Gipo Viani). Il campionato del Cosenza fu un'autentica cavalcata e solo il Trapani seppe tenere il passo dei lupi, cedendo in dirittura d'arrivo. Al termine della stagione 1960-61 il Cosenza è promosso in Serie B.

La formazione artefice dello storico successo era la seguente: Sartori, Follador, Orlando (Trocini), Dalla Pietra (Lugli), Delfino, Federici; Gallo, Rizzo, Lenzi, Ardit, Costa (Joan).

La permanenza in cadetteria si rivelò difficile: un arbitraggio infelice determinò incidenti nella gara contro il Modena, con conseguente pesante squalifica del campo, che era il vecchio "Emilio Morrone". A Zsengeller subentrò Todeschini e giunse una sofferta salvezza.

Nella stagione successiva (1962-1963), la squadra fu completata con l'ingaggio di Ravera, Baston, Fontana, Marmiroli e Thermes, ma riuscì ad evitare la retrocessione solo perché il Novara venne penalizzato di 10 punti e retrocesso all'ultimo posto della classifica per illecito sportivo. La retrocessione della stagione 1963-1964 segnò la fine di un ciclo e la squadra venne, quasi totalmente rifondata. Dal 1964-1965 il Cosenza, che intanto è divenuto Associazione Sportiva Cosenza, gioca nel nuovo stadio "San Vito", inaugurato il 4 ottobre 1964 in occasione di Cosenza-Pescara, terminata 2-1 con reti di Ciabattari e Campanini. Fallito l'immediato ritorno in Serie B nel 1965, ad opera di una Reggina corsara, che espugnò quell'anno Cosenza in una partita decisiva davanti a 20.000 spettatori rossoblù,[4] ed ancora nel 1966, beffata sul traguardo dalla Salernitana, la squadra rossoblù per alcuni decenni non riuscì più a riemergere.

Gli anni settanta

Il Cosenza stagione 1974-1975.

Fallito l'immediato ritorno in Serie B nel 1965, ad opera di una Reggina corsara, che espugnò quell'anno Cosenza in una partita decisiva ed ancora nel 1966, beffata sul traguardo dalla Salernitana, la squadra rossoblù per alcuni decenni non riuscì più a riemergere. Seguirono alcune stagioni nelle quali il Cosenza stazionò nelle posizioni intermedie della graduatoria.

Il Cosenza riparte da Giusto Lodi, capitano di lungo corso, autentico pilastro della formazione rossoblù, mentre presidente è Mario Guido. La crisi societaria diventa sempre più grave, il fallimento è alle porte e l'amara retrocessione in serie D della stagione 1973-74 sembra segnare l'epilogo della gloriosa storia rossoblù.

Il campionato 1974-75 inizia nel caos più assoluto. La panchina di Emilio Zanotti è precaria e instabile, ma la grande passione di un manipolo di sostenitori sapranno trasformare quel campionato in una stagione trionfale. Con l'incredibile record di 17 successi interni su altrettanti incontri disputati, il Cosenza sbaraglia la concorrenza stravincendo il campionato con 7 punti di vantaggio sull'accoppiata composta da Vittoria e Nuova Igea.

Il ritorno in Serie C non sarà fortunato. Gli umori della folla non sono più gli stessi e le continue disillusioni generano l'ennesimo episodio deprecabile. Il 27 marzo 1977 in occasione dell'incontro Cosenza-Paganese, il Signor Sancini di Bologna ed i suoi collaboratori sono letteralmente linciati ed i tifosi rossoblù saranno costretti a peregrinare lontani dal "San Vito" per un anno e mezzo.

Per la riforma dei campionati, la stagione 1978-1979 vede il Cosenza in Serie C2. La presidenza è assunta da Osvaldo Siciliano che ha propositi di rilancio, ma il campionato sarà vinto dai "cugini" del Rende.

Gli anni ottanta

File:Cosenza Calcio 1981-82.jpg
Il Cosenza stagione 1981-1982.
Il Cosenza stagione 1982-1983.

Nel campionato 1979-80, Nedo Sonetti riporta il Cosenza in Serie C1 lanciando Perrotta ed inventando l'impenetrabile coppia centrale Rocco-Reggiani. La formazione titolare era la seguente: Lattuada, Capiluongo (Tortelli), D'Astoli, Ranieri, Rocco, Reggiani; Rappa (Berardi), Missiroli (Liguori), Perrotta, Tucci, De Chiara (Labellarte).

Seguono la retrocessione targata Pietro Fontana e la successiva promozione firmata da Renzo Aldi. Ma la stagione 1981-82 sarà anno di grandi cambiamenti: dopo 37 anni di attività, con tanti successi e qualche delusione, l'A.S. Cosenza viene messa in liquidazione ed al suo posto prenderà vita il Cosenza Calcio 1914 S.p.A. con Presidente Vincenzo Morelli. Fu il risultato di un forte connubio tra imprenditori della città e l'Amministrazione Comunale tramite l'Assessore Mario Romano ed il Sindaco Ruggiero[5]. La formazione tipo che riconquisto la serie C/1 della stagione 1981-82 era la seguente: Ciaramitaro, Bagnato, Della Volpe (Tosi), Aita, Rizzo Armando, D'Astoli; Rizzo Roberto, Donetti, Crispino, Luperto, Renzetti (Palazzotto).

Sulla panchina del Cosenza si susseguono Mujesan, De Petrillo, Ghio e Montefusco. In questi anni si affaccia all'orizzonte Gigi Marulla, il più rappresentativo calciatore della storia del Cosenza, primatista di presenze e reti di tutti i tempi.

Vestono la maglia rossoblù calciatori dal passato glorioso e giovani promesse, ricordiamo: Silipo, Longobucco, Petrella, Morra, Tivelli, Tripepi, Truddaiu, Frigerio, Fucina, Aita, Lombardi, Marino e Nicolucci. L'esonero di Francesco Liguori, durante la stagione 1986-1987, segna l'arrivo a Cosenza del "seminatore d'oro" Gianni Di Marzio, che legherà il suo nome in modo indelebile alla storia del Cosenza Calcio.

Dopo aver conseguito il piazzamento utile per la disputa della Coppa Italia Professionisti (1986-1987), il vulcanico Gianni sarà il condottiero della promozione in Serie B, attesa per ben 24 anni. La formazione titolare era la seguente: Simoni, Marino, Lombardo, Castagnini, Giovannelli, Galeazzi, Bergamini, De Rosa, Lucchetti, Urban, Padovano. Altri calciatori che vennero utilizzati in quell'annata furuno Fantini, Schio, Montrone, Giansanti, Maniero, Del Nero, mentre il timone della presidenza era nelle mani dell'avvocato Giuseppe Carratelli.

Le partite decisive di quel campionato furono Cosenza-Nocerina (2-0, reti di Urban e Lucchetti) davanti a 24.000 spettatori[6], e Monopoli-Cosenza 0-0 del 5 giugno 1988 che decretò la promozione aritmetica dei lupi seguiti da 10.000 tifosi[6].

File:Cosenza1986-87.jpg
Il Cosenza stagione 1987-1988 promosso in serie B

Appena promossi in Serie B, Gianni Di Marzio abbandona la panchina rossoblù e viene ingaggiato Bruno Giorgi. Sull'intelaiatura della squadra appena promossa in Serie B vengono inseriti alcuni innesti: l'attaccante Alessio Brogi dal Montevarchi, Cozzella, i difensori Alberto Rivolta dell'Inter, Andrea Poggi del Torino e Ugo Napolitano dal Prato, e i centrocampisti Giorgio Venturin dal Torino e Bruno Caneo dal Pisa. Furono ceduti invece Montrone, Maniero, Del Nero, Schio, Ruvolo, Giovannelli e Giansanti.

Sarà la Juventus (che torna a Cosenza dopo 35 anni) di Dino Zoff, in cui militavano Rui Barros, Cabrini e Massimo Mauro, a tenere a battesimo il Cosenza nella gara d'esordio in Coppa Italia al San Vito. La partita terminerà 0-0 davanti a 25.000 spettatori[7].

In Coppa Italia, seguì la sconfitta casalinga contro l'Atalanta di Strömberg ed Evair (2-1), la sconfitta con il Verona di Caniggia e Galderisi (4-2), e le due vittorie contro Vicenza (3-2) e Taranto in trasferta (2-0), che non bastarono per la qualificazione al turno successivo.

Nel campionato, oltre alle numerose vittorie in trasferta, resterà indimenticabile la vittoria di Bari (3-0), contro i pugliesi che spinti da Maiellaro erano pronti a festeggiare la promozione in serie A in caso di vittoria. Due episodi negativi costarono carissimo: il derby col Catanzaro al San Vito (0-0) in cui l'arbitro Pierluigi Pairetto annullò un gol regolare all'ex di turno Vittorio Cozzella a due minuti dal termine[7] a cui seguirono incidenti nel dopo-partita con le forze dell'ordine di una parte dei 20.000 tifosi presenti al San Vito[7], e il palo colpito da Lombardo nello scontro diretto con l'Udinese di Marco Branca e Odoacre Chierico che costò la Serie A[7]. Tra i protagonisti si ricordano Michele Padovano, Maurizio Lucchetti, Luigi De Rosa e Alberto Urban.

Alla fine di quel campionato il Cosenza risultò la squadra con il maggior numero di vittorie, diciassette. Concluse al 6º posto in graduatoria con 44 punti, a un punto dal terzo e dietro la Reggina e la Cremonese, anch'esse a 44 punti ma con la classifica avulsa favorevole nei confronti dei silani. L'introduzione, avvenuta proprio quell'anno, della discriminante degli scontri diretti al posto della differenza reti impedì pertanto ai rossoblù di disputare gli spareggi per la Serie A.[6]. Il 1989 è l'anno anche della misteriosa morte del calciatore Donato Bergamini a cui oggi è intitolata la curva sud dello stadio San Vito.

Gli anni novanta

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Formazione del Cosenza nel campionato di Serie B 1990-1991.
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Formazione del Cosenza nel campionato di Serie B 1994-1995.

Dopo una salvezza tribolata nel campionato 1989-1990 (nato con altre ambizioni come confermano acquisti come quello di Ciro Muro prelevato dalla Lazio), ad opera di mister Gianni Di Marzio subentrato in corsa a mister Luigi Simoni, il campionato 1990-1991, è l'anno del vibrante spareggio salvezza del 26 giugno a Pescara firmato Edy Reja approdato sulla panchina silana a campionato in corso dopo l'esonero di Gianni Di Marzio avvenuto dopo lo 0-0 nel derby casalingo con la Reggina. La quarta retrocessa in C1 fu decisa dopo una grande bagarre in coda: si registrarono ben 9 squadre in due punti e addirittura 5 a 36. Il Cosenza e la rivale storica Salernitana furono costrette allo spareggio, mentre le altre tre squadre si salvarono in virtù della classifica avulsa. La partita venne disputata in un clima infernale in campo e sugli spalti allo stadio Adriatico di Pescara, e fu decisa dal gol di Marulla che spezzò l'equilibrio con un tiro di sinistro al sesto minuto del primo tempo supplementare scatenando la gioia di circa 7.000 sostenitori al seguito[6]. Il Cosenza dello spareggio scese in campo con questa formazione: Vettore; Catena, Napolitano; Aimo, Di Cintio, De Rosa L; Compagno, Mileti, Marulla, Biagioni (102' Tramezzani), Coppola (79' Bianchi Andrea)- Allenatore: Reja[8].

Dopo lo spareggio di Pescara nel campionato 1991-92 viene confermata l'ossatura della squadra ed arrivano solo tre titolari: il centrocampista Coppola dal Cagliari, Signorelli dal Barletta, il portiere Graziani dalla Juventus e in un secondo momento, su richiesta del confermato Edy Reja, il portiere Giacomo Zunico, reduce dalla Serie A a Lecce, l'ex milanista Walter Bianchi e il libero del Bari Angelo Deruggiero[6]. Dopo un grande campionato, il Cosenza arrivò all'ultima giornata (14 giugno 1992) a Lecce appaiato a 42 punti all'Udinese al quarto posto in classifica per giocarsi la Serie A. I tifosi del Cosenza diedero vita ad un grande esodo: furono oltre 15.000[6] i tifosi rossoblù che con ogni mezzo raggiunsero e colorarono lo Stadio Via del Mare di Lecce per spingere la squadra verso una storica promozione. A dieci minuti dal termine un gol di Giampiero Maini decise la partita in favore dei salentini, che così ottennero la certezza della salvezza. In caso di vittoria i rossoblù avrebbero disputato lo spareggio contro l'Udinese, che vinse nello stesso giorno vinse sul campo della già promossa Ancona, scavalcando di due punti i lupi, che terminarono al quinto posto tra le lacrime di calciatori, tifosi e di un'intera provincia addobbata da alcune settimane a festa. Di quell'annata i tifosi conservano soprattutto il ricordo dell'accoppiata spettacolare Biagioni-Compagno, che insieme a Marulla e all'intera compagine bruzia disputarono un grande campionato. Resta memorabile la partita disputata al Stadio Friuli di Udine: i lupi vanno in svantaggio dopo pochi minuti (1-0) e viene espulso anche De Rosa. Prima dell'intervallo i bianconeri raddoppiano e dopo 7 minuti del secondo tempo viene espulso anche Catena. La partita sembra ormai finita, ma il Cosenza riuscirà, sotto di due gol e in nove uomini, a pareggiare la partita con i gol di Marulla al 67º minuto e di Aimo a cinque minuti dal termine del match, raccogliendo gli applausi anche del pubblico di casa.[6]

Alberto Zaccheroni allenò il Cosenza nel campionato di Serie B 1994-1995.

Il 1º ottobre 1992 Cosenza sportiva ripiomba nel lutto per la morte del centrocampista Massimiliano Catena, che perde la vita a 23 anni in un incidente stradale[6], quattro giorni dopo aver realizzato il suo ultimo gol con la maglia del Cosenza. Oggi la Curva Nord dello Stadio San Vito porta il suo nome.

Dopo la partenza di mister Reja con destinazione Verona e di Biagioni e Compagno, che approdano in Serie A, giunge in riva al Crati l'allenatore Fausto Silipo. Il campionato 1992-93 verrà chiuso al settimo posto, a soli 5 punti dalla zona promozione. La Serie A sfumò al San Vito nelle decisive partite Cosenza-Cremonese 0-1 davanti a 20.000 spettatori e Cosenza-Ascoli 1-1 (reti di Oliver Bierhoff e Giovanni Bia). Nella prima i lupi andarono in svantaggio dopo quattro minuti ed ebbero almeno quattro limpide occasioni da rete non sfruttate da Marco Negri, oltre ad altre opportunità con tentativi bloccati dall'estremo difensore friulano Luigi Turci[6]. La formazione tipo di quel Cosenza, che ottenne una delle più belle vittorie al Bentegodi di Verona (2-0 con reti di Statuto e Fabris) era la seguente: Zunico; Balleri, Napoli, Napolitano, Bia; Signorelli, Monza, Statuto, De Rosa; Marulla, Negri. Importante fu anche l'apporto di Fabris, arrivato a novembre, e di Tarcisio Catanese[6].

Il secondo campionato della gestione Silipo, chiuso a metà classifica al decimo posto (con 37 punti), vide protagonista Pietro Maiellaro: memorabile il gol che l'attaccante pugliese realizzò il 12 settembre 1993 in Cosenza-Fiorentina 1-1, quando partì da centrocampo e, dopo aver scartato mezza squadra avversaria, depositò la palla in rete alle spalle di Francesco Toldo, per l'entusiasmo dei 15000 del San Vito[6][9]. Quel campionato segnò l'esordio con 11 presenze ed il primo gol in rossoblù (in Cosenza- Brescia 2-0) del centrocampista cosentino Stefano Fiore prodotto del vivaio rossoblù, che spiccò il volo verso i vertici del calcio italiano e della Nazionale[6].

Menzione particolare merita l'annata (1994-1995): il Cosenza del mister Alberto Zaccheroni, nonostante la penalizzazione di 9 punti in classifica, riuscì a salvarsi con largo anticipo, arrivando a toccare le soglie della promozione in Serie A a fine marzo[10][11] con protagonisti il portiere Zunico e Vanigli a dirigere la difesa, De Rosa, De Paola e Buonocore a centrocampo e il bomber Marco Negri, che "esplose" in quel torneo realizzando ben 19 reti.[6]

Aniello Parisi con la maglia del Cosenza ha vinto tre campionati: Serie C1 1997-1998, Serie D 2007-2008 e Lega Pro Seconda Divisione 2008-2009.

Nel campionato di Serie B 1995-1996 approdò sulla panchina silana l'allenatore bergamasco Bortolo Mutti, che disputò una buona stagione senza patemi, conducendo i suoi all'undicesimo posto finale. È l'anno dell'esplosione del bomber livornese Cristiano Lucarelli, prelevato dal Perugia, che realizza 15 gol piazzandosi al quinto posto nella classifica cannonieri dietro a Dario Hübner, Vincenzo Montella, Pasquale Luiso ed Alfredo Aglietti. La partita più importante dell'anno fu la vittoria al San Vito del 24 gennaio 1996 per 2-0 nel derby contro la Reggina, con reti di Lucarelli e Tomaso Tatti.

Più complicata fu la stagione 1996-97. Il Cosenza fu guidato dal trevigiano Gianni De Biasi, esonerato dopo 15 giornate con la squadra fuori dalla zona retrocessione per far spazio al messinese Franco Scoglio, a sua volta esonerato dopo altre 12 giornate (con la squadra all'ultimo posto) e sostituito con il rientrante De Biasi. La squadra retrocesse in Serie C1 negli ultimi minuti di gioco dell'ultima giornata di campionato, allo Stadio Euganeo contro il Padova. Alla fine della stagione lasciarono il Cosenza due storiche "bandiere" rossoblù: Luigi Marulla e Luigi De Rosa.

La retrocessione fu prontamente riscattata dall'immediata promozione nella stagione successiva (1997-98) sotto la guida di un altro tecnico bergamasco, Giuliano Sonzogni, grazie ad una lunga cavalcata che vide il Cosenza sempre in testa al campionato dalla prima giornata, nonostante l'agguerrita concorrenza della Ternana del tecnico Luigi Delneri, che contese il primato del campionato ai rossoblù fino all'ultima giornata e poi fu promosso insieme ai lupi dopo i play-off. Nelle ultime due partite di campionato il Cosenza supererà la Turris in casa con gol di Massimo Margiotta davanti a circa 23.000 spettatori, per poi conseguire la promozione aritmetica allo Stadio Giuseppe Capozza contro il Casarano (1-2) con reti di Domenico Toscano e Massimo Margiotta, in un tripudio di folla rossoblù giunta nel Salento.[6] Fra i protagonisti della stagione figura il bomber Massimo Margiotta, che con 19 reti fu il capocannoniere del girone.

Seguì una salvezza stentata nella Serie B 1998-1999, pervenuta nell'ultima giornata in Cosenza-Cesena 2-1 con doppietta di Tomaso Tatti davanti a 15.000 spettatori[6]. Eppure l'inizio di campionato aveva fatto sperare in qualcosa di grande, soprattutto dopo la vittoria del 6 settembre 1998 al San Paolo contro il Napoli candidato alla promozione (1-2 reti di Riccio e Tatti) e le ottime prestazioni in Coppa Italia ai sedicesimi di finale con i futuri vice-campioni d'Italia della Lazio di Sven-Göran Eriksson, pur vittoriosi per 2-1 allo Stadio Olimpico di Roma e per 2-0 al San Vito davanti a 30.000 spettatori. Durante il campionato fu ceduto alla Lazio, per 6 miliardi di lire, Stefano Morrone, e giunse l'esonero dello stesso Sonzogni, sostituito da Walter De Vecchi. Un colpo di coda nel finale, con il ritorno di Sonzogni, consentì ai rossoblù di chiudere con una sofferta salvezza gli anni novanta.

Gli anni duemila

Giuseppe Sannino allenò il Cosenza FC nel campionato di Serie D 2004-2005.

Il Cosenza disputa altri quattro campionati di serie B con alterne fortune in cui si sono avvicendati con la casacca rossoblù numerosi allenatori e calciatori importanti per la categoria. Bortolo Mutti ritorna a guidare i Lupi nelle stagioni 1999-2000 (salvezza) e nel 2000-2001 anno del Cosenza primo in classifica per nove settimane e mezzo, lanciato verso la Serie A, sfumata nella parte finale del girone di ritorno nello scontro diretto di Verona contro il Chievo di Delneri, con i lupi che a 12 minuti dal termine vincevano 1-0 (gol di Adriano Fiore) ma poi subirono la rimonta e il sorpasso dei veneti che conquistarono la Serie A.

Luca Altomare ha indossato la maglia del Cosenza in Serie B e in Serie D.

A seguire un pirotecnico 4-4 al San Vito contro la Sampdoria. In questi due anni comunque positivi arrivarono a Cosenza giocatori come Lentini, Strada, Zampagna, Altomare, Giandebiaggi, Savoldi, Silvestri, Maldonado e altri ancora. Gli ultimi due anni di cadetteria dei Lupi vedono alternarsi sulla panchina Gigi De Rosa, ex calciatore rossoblù anni ottanta e novanta, Emiliano Mondonico, Sala e Salvioni. La stagione 2001-2002, caratterizzata anche dai derby con la Reggina e il Crotone, si conclude con una salvezza conquistata ad Empoli nell'ultima giornata di campionato; segue l'anno nero del calcio cosentino (2003) con la cancellazione a fine torneo da tutti i campionati professionistici dopo quasi 90 anni di storia.

A seguito della radiazione del club dal panorama calcistico italiano, l'allora Sindaco di Cosenza Eva Catizone, diede vita a un progetto di rinascita del calcio rossoblù, assieme all'Assessore allo sport Vincenzo Gallo. Tutta la città si strinse attorno all'iniziativa e, così, il 5 agosto 2003 venne fondato il Cosenza Football Club S.r.l., successivamente ammesso in Serie D a seguito dell'acquisizione del titolo del Castrovillari.

La nuova società si presenta come erede dello storico Cosenza Calcio 1914, resistono le maglie rossoblù, sul nuovo logo societario trovano posto il glorioso Lupo della Sila ed i sette colli di Cosenza (stilizzati). Presidente, nel ruolo di traghettatore, è lo stesso Sindaco Eva Catizone affiancata dai vicepresidenti Francesco Sesso e Maria Carusi, consiglieri Dino Grazioso e Massimo Valentini. Il primo Sindaco donna nella storia della città si lancia in un'avventura insidiosa nell'attesa che imprenditori della città rilevino la società. Benché già dalla prima partita di campionato (Cosenza-Rossanese), giocata nello storico stadio San Vito, furono ben dodicimila gli spettatori che affollarono le gradinate, e nonostante fosse stato assemblato un buon gruppo di giocatori, tra i quali spiccava la figura di Gigi Lentini, fu un anno difficile con Gregorio Mauro in panchina sostituito da Mario Russo, dai fratelli Sanderra ed infine con la bandiera rossoblù Luigi Marulla. La squadra terminò il campionato in settima posizione.

Intanto, Nell'estate del 2004, il Cosenza Calcio 1914 S.p.A. fu riammesso in Serie D dopo una sequela di ricorsi alla giustizia ordinaria. Per la prima volta, quindi, la città di Cosenza avrebbe avuto due squadre cittadine nello stesso campionato, situazione che divise la tifoseria creando malumori e dissidi tra le due società. Inoltre il Cosenza F.C. e il Cosenza Calcio 1914 disputarono entrambe un campionato anonimo, chiudendo rispettivamente in ottava e nona posizione. Passarono per il San Vito numerosi giocatori e molti allenatori, Giuseppe Sannino, Giacomo Modica e infine Antonio Aloi per il Cosenza F.C. e le bandiere Luigi De Rosa e Marulla per il Cosenza Calcio 1914. Il punto più basso della storia del calcio cosentino si ebbe durante l'inedito derby, in cui la tifoseria tornò compatta allo Stadio per contestare lo svolgimento di un'umiliante stracittadina, interrompendo la partita con un'invasione. Tuttavia, tale imbarazzante situazione di "convivenza" durò appena un anno.

Il Cosenza Calcio 1914, infatti, fallì definitivamente nel 2005 ed il Cosenza F.C., assurto al ruolo di prima e unica squadra cittadina, cambiò denominazione in Associazione Sportiva Cosenza Calcio. Tuttavia il club mancò la promozione ai play-off per mano della Vibonese nel 2005-2006, con in panchina Giacomo Zunico che aveva sostituito precedentemente Luigi Marulla, e del Siracusa nel 2006-2007, con in panchina Pino Rigoli subentrato allo stesso Giacomo Zunico. Quest'ultima stagione fu una vera e propria agonia, segnata da problemi economici che asfissiarono la società, la quale nel luglio del 2007 annunciò di rinunciare all'iscrizione. Pertanto, anche l'A.S. Cosenza Calcio si avviò al fallimento e sparì dal panorama calcistico nazionale.

I calciatori in festa per la vittoria del campionato di Serie D 2007-2008.

Nella stagione 2007-2008 la società Rende F.C. cambiò la propria denominazione sociale in Fortitudo Cosenza s.r.l. e si iscrisse al campionato di serie D.

La curva del Cosenza Calcio 1914 in una gara della stagione 2008-2009.

Con un organico composto da alcune vecchie glorie del Cosenza Calcio 1914, Aniello Parisi e Luca Altomare, dal bomber Vincenzo Cosa, dall'esperto attaccante Alessandro Ambrosi, dal portiere Stefano Ambrosi e da un gruppo di cosiddetti “under” come Alessandro Bernardi, Domenico Danti e Francesco De Rose, la stagione fu trionfale. In testa alla classifica per gran parte del campionato, la Fortitudo Cosenza ottenne ampio spazio sui media nazionali che misero in risalto le gesta della squadra guidata da Mimmo Toscano, tecnico esordiente, ed i risultati maturati sul campo.Ottenne la matematica promozione nello scontro diretto, alla penultima giornata, contro il Bacoli Sibilla, di fronte a 18.000 spettatori. Il 30 maggio 2008 la Fortitudo Cosenza acquistò il marchio del vecchio Cosenza Calcio 1914[senza fonte] e assunse, conseguentemente, la medesima denominazione.

Una formazione del Cosenza stagione Lega Pro Seconda Divisione 2008-2009.

La stagione 2008-2009 vide un'altra cavalcata vincente. Potenziata la squadra con elementi del calibro di Enrico Polani, Raffaele Battisti e Francesco Mortelliti, il Cosenza Calcio 1914 vinse il girone C della Lega Pro Seconda Divisione, sbaragliando la concorrenza di Gela e Catanzaro. La aritmetica promozione fu conquistata nella partita contro il {{Calcio Melfi|N}} terminata sul punteggio di 1-1, con rete di Enrico Polani, davanti a circa 16.000 spettatori. Questa fu la seconda promozione consecutiva, un record per la città di Cosenza.

Nel campionato di Lega Pro Prima Divisione, stagione 2009-2010, la rosa Cosenza Calcio 1914 fu rafforzata con gli acquisti dell'azzurro Stefano Fiore e dell'esperto attaccante Raffaele Biancolino. La stagione si rivelò, però, altalenante: l'allenatore Domenico Toscano venne esonerato a sei giornate dal termine del campionato. Al suo posto fu chiamato Ezio Glerean che non riuscì nell'obiettivo di portare la squadra nella zona playoff posizionandosi solo al dodicesimo posto in classifica.

La stagione 2010-2011 (Lega Pro Prima Divisione) a causa di grossi problemi societari, che portarono una penalizzazione di 6 punti in classifica per inadempienze economiche, fu un'agonia. Vennero cambiati ben quattro tecnici (Domenico Toscano, Paolo Stringara, Mario Somma e Luigi De Rosa) ma la squadra non riuscì a evitare i play-out che perse contro il Viareggio, retrocedendo in Lega Pro Seconda Divisione.

La società, a causa dei gravi problemi economici, non venne iscritta al campionato di Lega Pro Seconda Divisione e si avviò verso il fallimento, dichiarato in data 11 settembre 2013 con la radiazione dalla FIGC per fallimento[12].

Gli anni duemiladieci

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La premiazione con la Coppa Italia di Lega Pro il 22 aprile 2015.

Nell'estate del 2011 fu costituita una nuova società: la Nuova Cosenza Calcio S.r.l., presieduta da Eugenio Guarascio. La società si presentò al pubblico con un nuovo logo, un autentico segno di rottura rispetto alla travagliata storia recente del Cosenza Calcio[13].

Iscritta al campionato di Serie D per la stagione 2011-2012 la Nuova Cosenza Calcio affidata all'allenatore Vincenzo Patania (sostituito nel corso del campionato da Tommaso Napoli) si piazzò seconda nel girone I, qualificandosi per la fase play-off. Il 10 giugno 2012 vinse la finale nazionale dei play-off di Serie D contro il SanDonà Jesolo sul campo neutro di Arezzo (risultato finale 3-2). Tuttavia non fu ripescato in Lega Pro Seconda Divisione a causa del blocco dei ripescaggi.

La curva sud in occasione del centenario della squadra il 23 febbraio 2014.

Nella stagione 2012-2013 la Nuova Cosenza Calcio, con alla guida Gianluca Gagliardi, tecnico esordiente, ottenne nuovamente il secondo posto nel girone I della Serie D, qualificandosi per la fase play-off. Vinse i play-off intergirone battendo allo stadio San Vito prima la Vibonese (1-0) e poi la Gelbison (3-0). Agli ottavi di finale della fase nazionale dei play-off la Nuova Cosenza Calcio si arrese alla Casertana ai tiri di rigore (2-5 – tempi regolamentari 1-1).

Il 5 agosto 2013, grazie al buon piazzamento nella graduatoria dei ripescaggi in quanto vincitrice dei play-off del girone I, il Cosenza ritornò nel campionato professionistico di Lega Pro, dopo due stagioni.

La stagione 2013-2014 iniziò con la presentazione del nuovo logo societario per festeggiare l'anno del centenario nel girone B della Lega Pro Seconda Divisione. Dopo un campionato che vide il club alternarsi con il Teramo in testa alla classifica e raggiungere per primo il traguardo dell'ammissione nella Lega Pro unica, nelle ultime quattro giornate di campionato collezionò ben tre sconfitte di fila, vedendo sfumare la prima posizione a favore del Messina ed attestandosi al quarto posto, ultima posizione utile per partecipare alla successiva Coppa Italia.

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La premiazione della promozione in B il 16 giugno 2018.

Nella stagione 2014-2015, dopo un avvio sottotono, culminato con l'esonero del tecnico Roberto Cappellacci, la formazione silana ritrovò continuità e risultati col nuovo mister Giorgio Roselli. Il Cosenza recuperò posizioni e raggiunse la salvezza con quattro giornate d'anticipo rispetto alla fine del campionato. Il 22 aprile 2015 si aggiudicò la prima Coppa Italia Lega Pro della sua storia, superando il Como sia nella finale di andata (1-4) che in quella di ritorno (1-0) al San Vito, davanti a circa diecimila spettatori in festa. La vittoria rappresenta un primato sia per il club che per la Calabria, in quanto primo trofeo nazionale ad comparire nella bacheca di un club calabrese.

Nella stagione 2015-2016 il Cosenza disputò un ottimo campionato, veleggiando sempre nelle prime posizioni della classifica. I play-off, però, sfumarono nelle ultime giornate: la squadra chiuse al quinto posto, con 60 punti, ad appena tre lunghezze dalla zona spareggi per la Serie B.

Nella stagione 2016-2017 il Cosenza disputò un campionato di alti e bassi. Iniziato con una vittoria per 0-3 allo Stadio Nicola Ceravolo contro il Catanzaro, il cammino proseguì con diversi pareggi e sconfitte consecutive, che portarono all'esonero del tecnico Roselli alla fine di dicembre 2016. Sulla panchina del Cosenza fu promosso l'allenatore in seconda, Stefano De Angelis. La stagione continuò in modo altalenante e si concluse con la qualificazione della squadra silana ai play-off per la promozione in Serie B. Qui, dopo aver superato Paganese e Matera, il Cosenza si arrese nel doppio confronto contro il Pordenone, ai quarti di finale. Decisivo fu il gol subito al 97º minuto di gioco della gara di andata in terra friulana, chiusa sull'1-0, punteggio che non fu poi ribaltato al San Vito-Marulla di Cosenza. Davanti a circa 12.000 spettatori, infatti, i rossoblù non andaronoo oltre lo 0-0, uscendo di scena.

Nella stagione seguente la squadra è affidata a Gaetano Fontana, che inizia il campionato di Serie C con soli due punti ottenuti in cinque giornate. Gli subentra, alla fine di settembre 2017, Piero Braglia. Sotto la gestione del tecnico toscano la squadra silana scala via via varie posizioni in classifica, sino a chiudere al quinto posto, valido per l'accesso ai play-off, ed è autrice di un ottimo percorso in Coppa Italia Serie C, dove si ferma in semifinale. Ai play-off il Cosenza supera dapprima Sicula Leonzio e Casertana, poi compagini che nei rispettivi gironi si erano piazzate meglio del Cosenza: Trapani, Sambenedettese (11.000 spettatori nella partita di andata in casa) ai quarti di finale e Südtirol in semifinale (20.000 spettatori nella partita di ritorno in casa). Approda così alla finale per la promozione in Serie B. Allo Stadio Adriatico di Pescara, spinto da 11.000 tifosi cosentini giunti in Abruzzo, la squadra silana sconfigge per 3-1 il Siena, ritornando così nella serie cadetta dopo 15 anni. Si tratta di un’impresa storica: ben 9 infatti le partite disputate in questi play off tra l'11 maggio, data di esordio contro la Sicula Leonzio, e il 16 giugno, giorno della finale contro il Siena a Pescara. Il Cosenza concluderà i play-off con 7 vittorie, un pareggio e una sola sconfitta.[14]

Nella stagione 2018-2019, quella del ritorno in serie B dopo tanti anni di assenza, il Cosenza parte malissimo perdendo a tavolino la gara di esordio in casa al San Vito-Marulla contro l’Hellas Verona e ottenendo un bottino di appena 8 punti dopo 12 giornate. Tuttavia la squadra ha una grossa reazione e, rinforzata pesantemente nel mercato di Gennaio, disputerà una seconda parte di stagione di alta classica, arrivando a sfiorare persino i play off per la promozione in A, che a fine campionato disteranno appena 4 punti. Il Cosenza chiude quindi al decimo posto questo campionato di serie B da neopromossa.

Cronistoria

Cronistoria del Cosenza Calcio
  • 18 novembre 1912 - Fondazione della Società Sportiva Fortitudo.
  • 23 febbraio 1914 - Il sodalizio, costituitosi due anni prima, inizia l'attività agonistica.[A 1]
  • 1915-1919 - Sospensione delle attività per cause belliche.
  • 1919-1927 - Attività in ambito locale.[A 2]
  • 1927-1928 - 1º nel girone calabro-lucano della Terza Divisione Sud. Non venne disputato la ripetizione dello spareggio per il salto di categoria, rendendo vano il primo posto in classifica.[A 3]
  • 1928-1929 - 1º nel girone calabrese della Terza Divisione Sud. Promosso in Seconda Divisione.
  • 1929-1930 - 7º nel girone A Sud della Seconda Divisione. Ammesso d'ufficio in Prima Divisione come rappresentante di capoluogo di provincia.

Primo turno di Coppa Italia.
Secondo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Qualificazioni di Coppa Italia.

Qualificazioni di Coppa Italia.

Primo turno di Coppa Italia.

Primo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.

Quarti di finale di Coppa Italia Semiprofessionisti.
  • 1973-1974 - 18º nel girone C della Serie C. Retrocesso in Serie D per peggior differenza reti.
Fase eliminatoria a gironi di Coppa Italia Semiprofessionisti.
Fase eliminatoria a gironi di Coppa Italia Semiprofessionisti.
? di Coppa Italia Semiprofessionisti.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Semiprofessionisti.
  • 1977-1978 - 5º nel girone I della Serie D. Ripescato in Serie C2 a completamento organici.
Fase eliminatoria a gironi di Coppa Italia Semiprofessionisti.
Fase eliminatoria a gironi di Coppa Italia Semiprofessionisti.

  • 1980-1981 - 15º nel girone B della Serie C1. Retrocesso in Serie C2 per classifica avulsa sfavorevole.
? di Coppa Italia Semiprofessionisti.
Fase eliminatoria di Coppa Italia Serie C.
  • 1982 - L'A.S. Cosenza viene messa in liquidazione e viene fondato il Cosenza Calcio 1914 che mantiene la categoria del vecchio sodalizio.
  • 1982-1983 - 6º nel girone B della Serie C1.
Qualificazioni per i sedicesimi di finale di Coppa Italia Serie C.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Serie C.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Serie C.
Fase eliminatoria di Coppa Italia Serie C.
? di Coppa Italia Serie C.
Ottavi di finale di Coppa Italia Serie C.
Primo turno di Coppa Italia.
Secondo turno eliminatorio di Coppa Italia.

Secondo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Secondo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Secondo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia.
Fase a gironi di Coppa Italia.

Secondo turno di Coppa Italia.
Fase a gironi di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
  • 2003 - Il Cosenza Calcio 1914 S.p.A. al termine della stagione viene radiato dai campionati professionistici per non aver presentato la fideiussione e viene fondata l'Associazione Sportiva Cosenza Football Club, ammessa al campionato di Serie D.
  • 2003-2004 - 7º nel girone I della Serie D.
  • 2004 - Il Cosenza Calcio 1914 S.p.A. riottiene l'affiliazione alla FIGC e viene iscritto in Serie D.
Cosenza Football Club: 8º nel girone I della Serie D.
Primo turno di Coppa Italia Serie D.
Cosenza Calcio 1914: 9º nel girone I della Serie D.
Primo turno di Coppa Italia Serie D.
  • 2005 - Il Cosenza Calcio 1914 S.p.A. fallisce e l'A.S. Cosenza F.C. cambia denominazione sociale in Associazione Sportiva Cosenza Calcio S.p.A.[15]
  • 2005-2006 - 3º nel girone I della Serie D. Perde il secondo turno dei play-off.
Secondo turno di Coppa Italia Serie D.
  • 2006-2007 - 4º nel girone I della Serie D. Perde la semifinale degli spareggi play-off.
Secondo turno di Coppa Italia Serie D.
  • 2007 - A causa del sopraggiunto fallimento societario, l'A.S. Cosenza Calcio S.p.A. non viene iscritta al campionato di Serie D. Il Rende Calcio assume la denominazione di Fortitudo Cosenza e cambia i propri colori sociali in rosso e blu.
  • 2007-2008 - 1º nel girone I della Serie D. Promosso in Lega Pro Seconda Divisione.
Secondo turno di Coppa Italia Serie D.
Finalista della Poule scudetto.
Primo turno di Coppa Italia Lega Pro.
Terzo posto in Supercoppa di Lega di Seconda Divisione.
Secondo turno di Coppa Italia.
Finalista di Coppa Italia Lega Pro.

Secondo turno di Coppa Italia.
Terzo turno di Coppa Italia Lega Pro.
  • 2011 - Il Cosenza Calcio 1914 s.r.l. viene escluso dai campionati professionistici. Conseguentemente, viene fondata la Nuova Cosenza Calcio s.r.l. che viene iscritta al campionato di Serie D.
  • 2011-2012 - 2º nel girone I della Serie D. Vince la finale dei play-off nazionali ma non viene ammesso in Lega Pro Seconda Divisione a causa del blocco dei ripescaggi.
Primo turno di Coppa Italia Serie D.
  • 2012-2013 - 2º nel girone I della Serie D. Perde la terza fase dei play-off, ma viene ripescato in Lega Pro Seconda Divisione a completamento organici.
Primo turno di Coppa Italia.
Trentaduesimi di finale di Coppa Italia Serie D.
Fase a gironi di Coppa Italia Lega Pro.
  • 2014 - Cambia denominazione in Cosenza Calcio s.r.l.
  • 2014-2015 - 10º nel girone C della Lega Pro.
Primo turno di Coppa Italia.
Vince la Coppa Italia Lega Pro (1º titolo).
Secondo turno di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Lega Pro.
Secondo turno di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Lega Pro.
  • 2017-2018 - 5º nel girone C della Serie C. Promosso in Serie B dopo aver vinto i play-off.
Primo turno di Coppa Italia.
Semifinalista di Coppa Italia Serie C.
Terzo turno di Coppa Italia.
Secondo turno di Coppa Italia.
  1. ^ L'occasione fu una partita contro una rappresentativa catanzarese, disputata il 23 febbraio sul terreno di Piazza delle Armi e finita con il risultato di 1-1.
  2. ^ Nel novembre 1926 venne fondato il Cosenza Foot-Ball Club, che nel 1928 assunse la denominazione di Dopolavoro FF.SS. Cosenza (o Dopolavoro Sportivo Cosenza).
    Nel 1929 la società fu denominata dapprima Associazione Sportiva Fascista Cosenza e poi Cosenza Sport Club e venne ammessa al campionato di Seconda Divisione.
  3. ^ Il Cosenza conquistò il primo posto a ex aequo con la Fortitudo Locrese. Lo spareggio per il primo posto in classifica venne disputato a Catanzaro e terminò a reti inviolate dopo i supplementari. Le due società successivamente non trovarono l'accordo sul terreno di gioco per la disputa della ripetizione.
  4. ^ Partito con 9 punti di penalizzazione.

Colori e simboli

Colori

I completi 2007-2008.

Agli albori del calcio cosentino, nel 1908, la Fortitudo indossava una maglia bianca con scritta nera sul petto con il nome della squadra, pantaloncini e calzettoni neri,[16] intervallata negli anni con una maglia verde (o verde e blu inquartata secondo altra tradizione).[16] Successivamente, le casacche passarono dal bianconero al verdeblu, fino all'azzurro.[16] L'odierno rossoblù in onore di Genoa e Bologna,[16] protagoniste di avvincenti campionato di Serie A, viene varato con il passaggio dalla Fortitudo al Cosenza Foot-Ball Club, nel 1923:[16] i colori sociali, mantenutisi fino ai giorni nostri, vengono scelti in onore del Genoa, la più antica squadra italiana e la prima a vincere uno scudetto.[16]

La maglia da gioco è storicamente a strisce larghe verticali rosse e blu, con pantaloncini solitamente blu bordati di rosso.[17] Solo molto raramente nel corso della sua storia il Cosenza ha mutato il disegno dei colori indossando maglie a strisce orizzontali,[17] inquartate o a tinta unita (blu bordato di rosso o viceversa).[17] Sotto il regime fascista, per un breve tempo la squadra giocò in divisa granata, ed in completo azzurro nell'immediato dopoguerra.[16]

Nella stagione 2010-2011 la maglia del Cosenza fu oggetto di curiosità per la sua ripartizione di colori mai vista nella storia delle maglie da calcio: la divisa era rossa sul davanti e blu sul retro. Una scelta fortemente innovativa che suscitò qualche polemica: secondo molti spettatori l'effetto visivo sul campo generava confusione, poiché dava l'idea che in campo "giocassero tre squadre".[17]

A cavallo fra gli anni duemila e duemiladieci, la cura e la progettazione delle divise del Cosenza furono affidate all'agenzia Vircillo&Succurro, che garantiva il design unico dei template. Per la stagione 2012-2013 fu progettata una divisa ispirata al passato e celebrativa della bandiera dei calabresi Donato Bergamini, deceduto prematuramente.[18] La divisa ispirandosi ad un template utilizzato negli anni ottanta, doveva essere interamente rossa con la parte superiore e le maniche blu; a causa della rottura dei rapporti fra la società e l'agenzia di marketing tale progetto non fu mai realizzato.[18] Altra controversia legata all'interruzione dei rapporti fra il Cosenza e l'agenzia Vircillo&Succurro fu la divisa celebrativa del centenario, che a causa di tale avvenimento fu realizzata artigianalmente, riscuotendo critiche da tutto l'ambiente.[19]

Simboli ufficiali

Stemma

Lo storico simbolo del Cosenza è il lupo della Sila che, nelle sue varie evoluzioni di natura grafica, ha caratterizzato nel corso dei decenni lo stemma societario.[20] A partire dagli anni ottanta il lupo, inizialmente raffigurato di profilo, viene rappresentato con le fauci ben aperte.[20] Dal 1994 al 2003 l'animale viene raffigurato con la bocca chiusa e sovrapposto ad un pallone all'interno di un cerchio blu contornato da strisce rosse.[20] Dal 2003 al 2013 il logo muta più volte ma in tutte le versioni è sempre presente la testa di lupo con le fauci aperte, già in uso negli anni ottanta.[20]

Nel brand adottato nel 2008 si cerca di richiamare sia il logo degli anni ottanta che quello degli anni novanta; a tal proposito il lupo è disegnato con le fauci aperte e viene sovrapposto ad un pallone di calcio inserito all'interno di un cerchio blu contornato da sette strisce rosse, rappresentanti i sette colli che circondano il territorio della città di Cosenza.[20] Nella stagione 2009-2010, in occasione del novantacinquesimo anno della storia del calcio cosentino, lo stemma viene circondato da una serie di allori dorati completati dalla dicitura "NOVANTACINQUE ANNI" e "2009".[20]

Nell'estate del 2011 il sodalizio fallisce e riparte dalla Serie D. Il logo viene dunque rivoluzionato. Inizialmente verrà abbracciato da una pergamena recante la frase in latina Brutia me genuit (Bruzia mi fece nascere), che richiama la leggendaria figura di "Donna Brettia" o "Brutia", condottiera dei primi Bruzi, e la stirpe Bruzia in sé.[20] Successivamente cambia totalmente, adottando una forma a scudo, classica, metà rosso e metà blu, sormontato da una pergamena con la dicitura "Cosenza Calcio";[20] più audace la modifica del lupo, che per la prima volta nella storia appare a figura intera: il disegno, stilizzato e moderno, lo ritrae semi accovacciato, mentre regge un pallone sotto una zampa.[20]

In occasione del centenario, festeggiato nel 2014, il logo cambia nuovamente: ne risulta uno scudo classico a strisce strette verticali ed alla testa di lupo stilizzata simile a quella utilizzata nel corso degli anni trenta;[20] la pergamena sormontante riporta la scritta "century" ed ha di lato una banda verdeblù a richiamare i colori della Fortitudo, prima società calcistica cosentina.[20]

Con il ritorno in Serie B, il 27 giugno 2018 la società annuncia un lieve restyling del logo, da cui vengono eliminati i riferimenti al centenario, senza però intaccare la filosofia di base del disegno del 2014[21].

Inno

Lo storico inno del Cosenza è Lupi alè, brano scritto nel 1988 ed interpretato dal cantante di musica popolare Tonino Lombardi.[22] Sebbene tale motivo fosse il più caro all'ambiente cosentino, alla squadra calabrese nel corso dei decenni sono state dedicate altre canzoni; lo stesso Lombardi scrisse negli anni ottanta L'inno degli ultrà. Dello stesso periodo è Magico Cosenza, interpretata da Mario Gualtieri. Altri brani degni di nota sono Inno rosso blu di Gino Scaglione e U suannu i l'ultrà di Mimmo Toscano.[23]

Mascotte

La mascotte del Cosenza Calcio è Denis, un lupo, simbolo della società, che indossa la classica divisa palata rossoblù.[24] Presentata nel dicembre del 2009 in occasione del 95º anniversario della nascita del club, l'idea è stata curata dall'agenzia di marketing Vircillo&Succurro.[25] Il nome fu scelto dai tifosi tramite un sondaggio online sul sito ufficiale e ricorda Donato Bergamini, il cui soprannome era Denis, calciatore del Cosenza e idolo della tifoseria rossoblù, deceduto prematuramente.[25] In occasione del match interno contro la Reggiana del 21 febbraio 2010, la mascotte ha fatto il suo "debutto" allo stadio San Vito.[26]

Nel 2013, per un breve periodo, prima delle partite casalinghe un lupo cecoslovacco, con sciarpa rossoblù al collo, faceva la sua comparsa sotto la curva Sud dello Stadio San Vito, occupata dai gruppi ultras. Tale gesto veniva considerato dalla società beneaugurante.[27]

Strutture

Stadio

Lo stesso argomento in dettaglio: Stadio Emilio Morrone e Stadio San Vito-Gigi Marulla.
Stadio San Vito-Marulla durante il campionato 2013-2014

Il Cosenza, per oltre vent'anni a partire dalla fondazione avvenuta nel 1912, non ebbe un vero e proprio campo da gioco.[28] I primi terreni sui quali veniva praticato il gioco del foot-ball vennero arrangiati nella vecchia piazza Prefettura, piazza d'Armi e largo Busento, attiguo all'omonimo fiume ove spesso vi finivano accidentalmente i palloni.[28] Con l'arrivo del Fascismo, la sede delle partite casalinghe del sodalizio bruzio si spostò in un terreno ubicato in contrada Muoio e successivamente al campo "Militare" di via Roma.[28] Tuttavia, l'esigenza di aver a disposizione uno stadio vero e proprio fece sì che, su iniziativa del podestà Tommaso Arnoni, un terreno attiguo al campo Militare fosse indirizzato alla costruzione dell'opera.[28] Sebbene incompleto, il nuovo impianto venne inaugurato il 28 ottobre 1931, con la denominazione di "Città di Cosenza".[28][29] Per l'occasione venne disputata un'amichevole una rappresentativa napoletana, vinta dai padroni di casa per 2-1.[28][29] Lo stadio subì ingenti opere di restyling nel 1936 e nel 1945, al termine della guerra.[28][29] nel 1953 venne intitolato a Emilio Morrone, portiere cosentino scomparso prematuramente in uno scontro di gioco.[29]

Agli albori della stagione sportiva 1964-1965, il "Morrone" venne abbandonato e il Cosenza si trasferì al nuovo Stadio San Vito, costruito nell'omonima contrada, sulla riva destra del torrente Campagnano.[29] Il progetto principale fu redatto dall'ufficio tecnico comunale, su relazione dell'ing. Terenzio Tavolaro a partire dal 7 ottobre 1958, ma l'inizio dei lavori è datato 19 gennaio 1961.[29] Il primo lotto delle opere, per un importo di 214 milioni, fu terminato dall'Impresa Vincenzo Gallo di Cosenza il 18 marzo 1963; mentre il secondo lotto, per un importo leggermente inferiore al primo, appaltato il 23 ottobre 1963, viene ultimato nel mese di luglio dell'anno successivo.[29] Il progetto iniziale prevedeva la presenza di due tribune e una curva, che conferiva all'impianto una caratteristica forma a "ferro di cavallo".[29] Le opere di restyling più ingenti avvennero nel 1983, con la dotazione dell'impianto di illuminazione, e nel 1993, con l'edificazione della curva nord che di fatto ne completò il perimetro.[29]

Nel 2015 lo stadio è stato intitolato all'ex calciatore Gigi Marulla, storica bandiera del calcio cosentino scomparso nel mese di luglio.[30]

Centro di allenamento

Società

Organigramma societario

Dal sito internet ufficiale della società.[31]

Staff dell'area amministrativa
  • Bandiera dell'Italia Eugenio Guarascio - Presidente
  • Bandiera dell'Italia Stefano Trinchera - Direttore sportivo
  • Bandiera dell'Italia Andrea De Poli - Segretario generale
  • Bandiera dell'Italia Roberta Anania - Dirigente Responsabile della Gestione
  • Bandiera dell'Italia Daniel Inderst - Responsabile Amministrativo
  • Bandiera dell'Italia Simona Di Carlo - Responsabile marketing e commerciale
  • Bandiera dell'Italia Carlo Federico - Responsabile delle Relazioni Istituzionali
  • Bandiera dell'Italia Kevin Marulla - Team manager
  • Bandiera dell'Italia Gianluca Pasqua - Responsabile Ufficio Stampa
  • Bandiera dell'Italia Luca Giordano - Delegato sicurezza
  • Bandiera dell'Italia Andrea Montanini - S.L.O. (Supporter liaison officer)
  • Bandiera dell'Italia Grazia Costantino - Contabilità
  • Bandiera dell'Italia Daniele Cianflone - Collaboratore Ufficio Stampa
  • Bandiera dell'Italia Michele De Marco - Fotografo Ufficiale
  • Bandiera dell'Italia Ilenia Caputo - Responsabile Comunicazione Creativa
  • Bandiera dell'Italia Davide Imbrogno - Responsabile Comunicazione Creativa
  • Bandiera dell'Italia Enzo Sirangelo - Responsabile Accessi
  • Bandiera dell'Italia Teodoro Gioia - Responsabile Biglietteria
  • Bandiera dell'Italia Maria Saverino - Responsabile Store

Di seguito l'elenco dei fornitori tecnici e degli sponsor ufficiali.[32]

Cronologia degli sponsor tecnici
Cronologia degli sponsor ufficiali

Settore giovanile

Il Cosenza dispone di tre squadre che prendono parte ai rispettivi campionati giovanili: Berretti,[38] Allievi (Under 17)[39] e Giovanissimi (Under 15).[40]

Il maggior successo del settore giovanile cosentino è stata la conquista del Campionato Berretti nella stagione 1992-1993. I giovani rossoblù conquistarono il torneo dedicato alle formazioni militanti in Serie A e Serie B; a differenza del format attuale infatti, allora il torneo era diviso in due rami (A-B e C1-C2).[41] Conta inoltre 5 partecipazioni al Torneo di Viareggio: nel 1993 fu eliminato al secondo turno,[42] nel 1994 alla fase a gironi,[43] nel 1996 al secondo turno,[44] nel 1997 e nel 2003 agli ottavi di finale.[45][46]

Negli anni quaranta il Cosenza disponeva di una formazione riserve chiamata "Boys Demaria", che fu propedeutica per la scoperta e la crescita di giovani calciatori cosentini che successivamente ebbero l'opportunità di giocare in prima squadra e nei campionati nazionali italiani. Tale formazione trasse il suo nome da Atilio Demaría, calciatore italo-argentino che vestì la maglia del Cosenza nel biennio 1946-1948.[47]

Impegno nel sociale

Il Cosenza Calcio, fin dalla sua costituzione, ha intrapreso un percorso di iniziative socialmente utili.[48] Nel marzo del 2010 le iniziative sono state volte ad indirizzare un messaggio antirazzista: il 7 marzo, in occasione del match casalingo contro il Potenza, sono stati ospitati al San Vito 11 studenti di nazionalità cinese, nell'ambito del progetto di scambi socio-culturali "Il milione che favorisce l'intercultura internazionale e l'integrazione tra popoli";[48] Il 21 marzo successivo sono stati ospitati 20 bambini di etnia Rom, in prospettiva dello sgombero del campo Rom di Cosenza;[48] Il 10 marzo si è invece svolta una partita tra il Cosenza e il Clandestino FC, una formazione composta da migranti cosentini, nell'ambito della manifestazione "Fiera Inmensa".[48]

Nel novembre del 2014 i calciatori del Cosenza hanno realizzato, sullo sfondo dello Stadio San Vito, un calendario con i bambini down della sezione di Cosenza dell'Associazione Italiana Persone Down. L'iniziativa è stata patrocinata dal Comune bruzio, in occasione della giornata mondiale sulla sindrome di Down, e il ricavato delle vendite del calendario devoluto in beneficenza.[49]

Nel febbraio del 2015 la società ha concesso l'ingresso gratuito ad un match casalingo ai ragazzi frequentanti il circolo del PSE "Placido Rizzotto" di via Popilia, distrutto nei giorni precedenti da un incendio.[50] Nell'agosto dello stesso anno, in seguito al violento alluvione abbattutosi sui comuni di Corigliano e Rossano, il Cosenza ha disputato un triangolare amichevole con le formazioni del Rende e della Paolana, nell'ambito dell'iniziativa "Dal Tirreno un assist per lo Jonio", allo scopo di devolvere l'incasso dello spettacolo alle popolazioni alluvionate.[51]

Allenatori e presidenti

Allenatori

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Allenatori del Cosenza Calcio.

Di seguito l'elenco degli allenatori dall'anno di fondazione a oggi.[52]

Allenatori
  1. ^ I dati sono inerenti al Cosenza FC. Il Cosenza Calcio 1914 è inattivo.
  2. ^ I dati sono inerenti al Cosenza FC. Sulla panchina del Cosenza Calcio 1914, riaffiliatosi alla federazione, si alternarono Luigi De Rosa, Luigi Marulla, Stefano Sanderra e nuovamente Marulla.

Presidenti

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Presidenti del Cosenza Calcio.

Di seguito l'elenco dei presidenti dall'anno di fondazione a oggi.[52]

Presidenti
  • 1912-1929 ...
  • 1929-1931 Bandiera dell'Italia Icilio Bolletti
  • 1931-1932 Bandiera dell'Italia Tommaso Corigliano
  • 1932-1933 Bandiera dell'Italia Tommaso Corigliano
    Bandiera dell'Italia Carlo Campagna
  • 1933-1935 Bandiera dell'Italia Carlo Campagna
  • 1935-1937 Bandiera dell'Italia Battista Santoro
  • 1937-1943 Bandiera dell'Italia Carlo Campagna
  • 1943-1945 Campionati sospesi
  • 1945-1947 Bandiera dell'Italia Mario Morelli
  • 1947-1948 Bandiera dell'Italia Ferdinando Ugenti
  • 1948-1949 Bandiera dell'Italia Mario Morelli
  • 1949-1950 Bandiera dell'Italia Mario Morelli
    Bandiera dell'Italia Giuseppe Carci
  • 1950-1951 Bandiera dell'Italia Ferdinando Ugenti e Bandiera dell'Italia Giuseppe Carci
  • 1951-1953 Bandiera dell'Italia Biagio Lecce
  • 1953-1955 Bandiera dell'Italia Arnaldo Clausi Schettini
  • 1955-1960 Bandiera dell'Italia Salvatore Perugini
  • 1960-1964 Bandiera dell'Italia Biagio Lecce
  • 1965-1968 Bandiera dell'Italia Francesco Guido
  • 1968-1969 Bandiera dell'Italia Francesco Guido
    Bandiera dell'Italia Francesco Coscarella
    Bandiera dell'Italia Giuseppe Carci
  • 1969-1971 Bandiera dell'Italia Giuseppe Carci
  • 1971-1973 Bandiera dell'Italia Mario Guido
  • 1973-1974 Bandiera dell'Italia Alberto Trotta
    Bandiera dell'Italia Francesco Vetere
  • 1974-1975 Bandiera dell'Italia Alberto Trotta
  • 1975-1976 Bandiera dell'Italia Mario Guido
    Bandiera dell'Italia Carmine Lepore
  • 1976-1977 Bandiera dell'Italia Mario Guido
    Bandiera dell'Italia Osvaldo Siciliano
  • 1977-1979 Bandiera dell'Italia Osvaldo Siciliano
  • 1979-1981 Bandiera dell'Italia Elio Spadafora
  • 1981-1982 Bandiera dell'Italia Attilio Spadafora
    Bandiera dell'Italia Biagio Aragona
  • 1982-1985 Bandiera dell'Italia Vincenzo Morelli, Bandiera dell'Italia Alessandro Lupinacci
  • 1985-1987 Bandiera dell'Italia Antonio Parise
  • 1987-1988 Bandiera dell'Italia Giuseppe Carratelli
  • 1988-1989 Bandiera dell'Italia Giuseppe Carratelli
    Bandiera dell'Italia Antonio Serra
  • 1989-1993 Bandiera dell'Italia Antonio Serra
  • 1993-1994 Bandiera dell'Italia Antonio Serra
    Bandiera dell'Italia Bonaventura Lamacchia
  • 1994-1995 Bandiera dell'Italia Bonaventura Lamacchia
    Bandiera dell'Italia Paolo Fabiano Pagliuso
  • 1995-2000 Bandiera dell'Italia Paolo Fabiano Pagliuso
  • 2000-2001 Bandiera dell'Italia Settimio Lorè - Paolo Fabiano Pagliuso
  • 2002-2004[N1 1] Bandiera dell'Italia Eva Catizone
    Bandiera dell'Italia Bruno Stella
    Bandiera dell'Italia Gaetano Intrieri
  • 2004-2005[N1 2] Bandiera dell'Italia Algieri
    Bandiera dell'Italia Falbo e Bandiera dell'Italia Cannella
    Bandiera dell'Italia Gaetano Intrieri
  • 2005-2006 Bandiera dell'Italia Gaetano Intrieri
  • 2006-2007 Bandiera dell'Italia Gaetano Intrieri
    Bandiera dell'Italia Mauro Nucaro
  • 2007-2009 Bandiera dell'Italia Damiano Paletta
  • 2009-2010 Bandiera dell'Italia Giuseppe Carnevale
  • 2010-2011 Bandiera dell'Italia Giuseppe Citrigno
    Bandiera dell'Italia Paolo Fabiano Pagliuso
    Bandiera dell'Italia Eugenio Funari
  • 2011-oggi Bandiera dell'Italia Eugenio Guarascio
  1. ^ I dati sono inerenti al Cosenza FC. Il presidente del Cosenza Calcio 1914 fu Giuseppe Mazzotta.
  2. ^ I dati sono inerenti al Cosenza FC. Il presidente del Cosenza Calcio 1914 fu Padre Fedele Bisceglia.

Calciatori

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Calciatori del Cosenza Calcio.

Hall of Fame

Di seguito la Hall of Fame ufficiale del club, inaugurata nell'ottobre del 2016 in seguito all'installazione dei pannelli contenenti le gigantografie dei sottostanti calciatori nel tunnel dello Stadio San Vito - Gigi Marulla.[53]

Gigi Marulla.
File:Donatobergamini.jpg
Denis Bergamini.

Palmarès

Competizioni nazionali

2014-2015
1957-1958

Competizioni interregionali

1960-1961 (girone C)
1987-1988, 1997-1998
1979-1980
2008-2009
1957-1958 (girone C)
1974-1975, 2007-2008 (girone I)

Competizioni internazionali

1983

Altri piazzamenti

Secondo posto: 1945-1946 (girone F), 1949-1950 (girone D), 1958-1959 (girone C), 1965-1966 (girone C)
Terzo posto: 1942-1943 (girone M), 1959-1960 (girone C)
Vittoria play-off: 2017-2018
Secondo posto: 1987-1988 (girone B)
Secondo posto: 1981-82
Promozione: 2013-2014
Secondo posto: 1954-1955 (girone I)
Terzo posto: 1955-1956 (girone I), 1956-1957 (girone I)
Secondo posto: 2011-2012 (girone I), 2012-2013 (girone I)
Terzo posto: 2005-2006 (girone I)
Promozione: 1977-1978
Semifinalista: 2017-2018

Statistiche e record

Partecipazioni ai campionati

Livello Categoria Partecipazioni Debutto Ultima stagione Totale
Serie B 21 1946-1947 2019-2020 21
Prima Divisione 5 1930-1931 1934-1935 47
Serie C 29 1935-1936 2017-2018
Serie C1 8 1980-1981 1997-1998
Lega Pro Prima Divisione 2 2009-2010 2010-2011
Lega Pro 3 2014-2015 2016-2017
Seconda Divisione 1 1929-1930 14
Campionato Interregionale - 1ª Cat. 1 1957-1958
IV Serie 5 1952-1953 1956-1957
Serie D 2 1974-1975 1977-1978
Serie C2 3 1978-1979 1981-1982
Lega Pro Seconda Divisione 2 2008-2009 2013-2014
Serie D 7 2003-2004 2012-2013 7

In 89 stagioni all'interno delle leghe calcistiche nazionali della FIGC sia attuali che passate: la Lega Calcio, la Lega Pro, la Lega di IV Serie, la Lega Sud, il DDS. Il Cosenza vanta l'appartenenza al gruppo di società calcistiche italiane che non sono mai state costrette a scendere nei campionati regionali. Sono considerate professionistiche, ai sensi delle NOIF della FIGC in tema di tradizione sportiva cittadina, le 63 annate trascorse in Serie B e in Serie C/C1/C2.[54]

Partecipazione alle coppe

Competizione Partecipazioni Debutto Ultima stagione Totale
Coppa Italia 33 1935-1936 2019-2020 33
Coppa Italia Semiprofessionisti 8 1972-1973 1980-1981 21
Coppa Italia Serie C 7 1981-1982 1987-1988
Coppa Italia Lega Pro 7 2008-2009 2016-2017
Supercoppa di Lega di Seconda Divisione 1 2008-2009 1
Coppa Italia Serie D 6 2004-2005 2012-2013 6
Scudetto Dilettanti 1 2007-2008 1

Statistiche di squadra

Statistiche individuali

Di seguito i primatisti di reti e presenze.[senza fonte]

Record di presenze
Record di reti

Tifoseria

Lo stesso argomento in dettaglio: Tifoseria del Cosenza Calcio.

Organico

Lo stesso argomento in dettaglio: Cosenza Calcio 2019-2020.

Rosa

Aggiornata al 12 settembre 2019[55][56]

N. Ruolo Calciatore
Bandiera dell'Italia D Angelo Corsi (capitano)
Bandiera del Marocco D Achraf Lazaar
Bandiera del Portogallo D Aníbal Capela
Bandiera dell'Italia D Riccardo Idda
Bandiera dell'Italia C Jérémie Broh
Bandiera dell'Italia A Nicholas Pierini
Bandiera dell'Italia A Gianluca Litteri
Bandiera dell'Italia A Mirko Carretta
Bandiera dell'Italia D Tommaso D'Orazio
Bandiera dell'Italia P Francesco Quintiero
Bandiera dell'Italia D Raffaele Schiavi
Bandiera dell'Italia C Daniele Sciaudone
Bandiera della Francia C Zinédine Machach
N. Ruolo Calciatore
Bandiera dell'Italia D Matteo Legittimo
Bandiera dell'Italia C Leandro Greco
Bandiera dell'Italia C Mattia Trovato
Bandiera dell'Italia C Mirko Bruccini
Bandiera dell'Italia P Umberto Saracco
Bandiera dell'Italia D Salvatore Monaco
Bandiera della Costa d'Avorio A Ben Lhassine Kone
Bandiera dell'Italia D Luca Bittante
Bandiera della Francia A Emmanuel Rivière
Bandiera del Senegal C Elimane Franck Kanouté
Bandiera dell'Uruguay A Jaime Báez
Bandiera dell'Italia P Pietro Perina

Staff tecnico

Dal sito internet ufficiale della società.[57]

Staff dell'area tecnica
  • Bandiera dell'Italia Piero Braglia - Allenatore
  • Bandiera dell'Italia Roberto Occhiuzzi - Allenatore in seconda
  • Bandiera dell'Italia Luigi Pincente - Collaboratore tecnico
  • Bandiera dell'Italia Stefano Di Cuonzo - Collaboratore tecnico
  • Bandiera dell'Italia Stefano Trinchera - Direttore Sportivo
  • Bandiera dell'Italia Antonio Fischetti - Preparatore dei portieri
  • Bandiera dell'Italia Ippolito Bonofiglio - Responsabile sanitario
  • Bandiera dell'Italia Enrico Costabile - Medico sociale
  • Bandiera dell'Italia Simone Arnone - Staff medico
  • Bandiera dell'Italia Francesco Pugliese - Staff medico
  • Bandiera dell'Italia Ercole Donato - Staff medico
  • Bandiera dell'Italia Umberto Vommaro - Magazziniere
  • Bandiera dell'Albania Destan Mata - Magazziniere

Note

  1. ^ Scheda Cosenza Calcio, su lega-pro.com, http://www.lega-pro.com/. URL consultato il 2 febbraio 2016.
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Bibliografia

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  • Vincenzo D'Atri, Cosenza storia in rossoblù 2° Volume, Luigi Pellegrini Editore, 1991.
  • Gabriele Carchidi, Profondo Rossoblù, Editoriale Progetto 2000, 2003, ISBN 88-8276-186-X.
  • Andrea Ferreri, Ultras. I ribelli del calcio. Quarant'anni di antagonismo e passione, Mimesis Edizioni, 2008, ISBN 978-88-96130-02-5.
  • Sandro Solinas, Stadi d'Italia, Pisa, Goal Book, 2012.
  • Gianluca Pasqua, Il mio Cosenza, Luigi Pellegrini Editore, 2014.

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