Corydalis cava

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Colombina cava
Corydalis cava
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
Ordine Ranunculales
Famiglia Papaveraceae
Sottofamiglia Fumarioideae
Tribù Fumarieae
Sottotribù Corydalinae
Genere Corydalis
Specie C. cava
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Magnoliidae
Ordine Papaverales
Famiglia Fumariaceae
Genere Corydalis
Specie C. cava
Nomenclatura binomiale
Corydalis cava
(L.) Schweigger & Kōrte, 1811
Nomi comuni

Colombina maggiore
Giacinto selvatico

La Colombina cava (nome scientifico Corydalis cava (L.) Schweigger & Kōrte, 1811) è una piccola pianta erbacea, perenne e bulbosa appartenente alla famiglia delle Papaveraceae, diffusa nell'Europa continentale[1].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Il genere della “Colombina cava” è abbastanza numeroso con circa 300 specie, di queste meno di una decina sono spontanee della nostra flora. La posizione tassonomica rispetto alla famiglia è invece in via di definizione: secondo la classificazione del Sistema Cronquist (degli anni '80 e considerata ormai “classica”) la specie di questa scheda appartiene alla famiglia delle Fumariaceae e relativo ordine delle Papaverales; mentre secondo le ultime ricerche filogenetiche del gruppo APG II System è stata spostata alla famiglia delle Papaveraceae e all'ordine delle Ranunculales (vedi tabella a destra). La presente specie appartiene alla sezione Bulbocapnos (Bernh.) W.D.J.Koch[2] caratterizzata dall'avere un tubero nella parte ipogea, dei fusti semplici con poche foglie e un unico racemo terminale.

Variabilità[modifica | modifica wikitesto]

L'elemento più evidente di variabilità è il colore della corolla che nell'ambito della stessa popolazione può variare fino al violetto oppure al bianco. Di seguito sono indicate alcune varietà e sottospecie (l'elenco può non essere completo e alcuni nominativi sono considerati da altri autori dei sinonimi della specie principale o anche di altre specie):

  • Corydalis cava (L.) Schweigg. & Körte subsp. cava (sinonimo = C. cava (L.) Schweigg. & Körte subsp. blanda (Schott) Chater)
  • Corydalis cava (L.) Schweigg. & Körte subsp. blanda (Schott) Chater (sinonimo = C. cava (L.) Schweigg. & Körte subsp. cava)
  • Corydalis cava (L.) Schweigg. & Körte subsp. marschalliana (Pall.) Chater (1964) (sinonimo = C. marschalliana (Pall.) Pers.)

Ibridi[modifica | modifica wikitesto]

Nell'elenco che segue sono indicati alcuni ibridi interspecifici:

  • Corydalis ×campylochila Teyber (1910) – Ibrido fra: C. cava subsp. cava e C. solida subsp. solida
  • Corydalis ×moravica Smejkal – Ibrido fra: C. cava subsp. cava e C. pumila

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

La specie di questa scheda, in altri testi, può essere chiamata con nomi diversi. L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:

  • Corydalis albiflora Kit. in Kanitz (1863)
  • Corydalis bulbosa Pers.
  • Corydalis bulbosa auct., non DC.
  • Corydalis stummeri Pantocsek (1881)
  • Corydalis tuberosa DC. (1805)
  • Fumaria bulbosa var. cava L. (1753) (basionimo)
  • Pistolochia bulbosa Sojak

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

  • Corydalis solida (L.) Swartz – Colombina minore: si differenzia in quanto le brattee dei fiori sono divise all'apice in modo digitato, le foglie sono divise più profondamente e inoltre i fiori sono privi di sepali. La diffusione in Italia è lievemente più rara.
  • Corydalis intermedia (L.) Merat. - Colombina media: il bulbo in questa specie è pieno; le foglie cauline inferiori alla base presentano una grossa squama. Anche questa pianta è più rara della specie di riferimento.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'etimologia del nome generico (corydalis) deriva da un vocabolo greco (korydalis) che significa “allodola” e fa riferimento allo sperone terminale del fiore che ricorda il dito posteriore delle allodole. I primi ad usare tale termine per queste piante sono stati il medico greco antico ellenista Galeno (Pergamo, 129 – 216) e il naturalista belga Rembert Dodoens, vissuto fra il 1517 e il 1585. Nome ripreso dal botanico e micologo svizzero Augustin Pyrame de Candolle (Ginevra, 4 febbraio 1778 – 9 settembre 1841), ma introdotto definitivamente nella botanica sistematica dal botanico francese Étienne Pierre Ventenat (1757-1808)[2]. L'epiteto specifico (cava) deriva dal particolare bulbo cavo, organo ipogeo di questa pianta. I primi a studiare e quindi classificare questa specie sono stati i naturalisti e botanici tedeschi Heinrich Friedrich Franz Körte (17 marzo 1782 in Aschersleben - 30 gennaio 1845 Lüdersdorf a Möglin) e August Friedrich Schweigger (8 settembre 1783 a Erlangen - 28 giugno 1821 ad Agrigento, Sicilia) in una pubblicazione del 1811. Ma prima ancora questa pianta era stata catalogata dal biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 –Uppsala, 10 gennaio 1778).
I tedeschi chiamano questa pianta: Hohler Lerchensporn; i francesi la chiamano Corydale à tubercule creux; mentre gli inglesi la chiamano Hollow-root.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Descrizione delle parti della pianta
Il portamento

L'aspetto della pianta nell'insieme è glabro e glauco. L'altezza varia da 10 a 35 cm. È inoltre una pianta lattiginosa. La forma biologica è geofita bulbosa (G bulb), sono piante perenni erbacee che portano le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano nel bulbo sotterraneo, organo di riserva che annualmente produce nuovi fusti, foglie e fiori.

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Questa pianta possiede un apparato radicale perenne di tipo tuberoso (bulbo subsferico); la particolarità di questo tubero è quella di diventare precocemente cavo. Le radici vere e proprie sono di tipo fascicolato. Diametro del bulbo: 1,5 – 4 cm.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

Il fusto (eretto) è semplice e poco foglioso (2 foglie normalmente); è inoltre privo di squame.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie

Tutte le foglie sono glauche (un verde forte quasi bluastro) e più volte pennatosette con segmenti cuneiformi alla base.

  • Foglie basali: le foglie radicali sono 3 - 4 volte ternate con segmenti (o lobi) a forma oblanceolata con un grossolano dente per lato; l'apice è ottuso e mucronato.
  • Foglie cauline: generalmente sono 2 in posizione alterna o sub-opposta; la lamina è 3 volte pennatosetta. Le foglie sono prive di stipole.

Dimensione dei lobi delle foglie radicali: larghezza 8 – 16 mm, lunghezza 22 – 35 mm.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

Infiorescenza Località Valmorel, Limana (BL), 800 m s.l.m. - 28/04/2008

L'infiorescenza è composta da un racemo terminale, leggermente incurvato, multifiore (5 – 20 fiori) con fiori che variano dal bianco al roseo-porporino, al viola. Sono presenti inoltre delle brattee avvolgenti i fiori, intere e di forma ovale-oblunga. L'infiorescenza è lunga il doppio delle foglie cauline. Dimensioni delle brattee (quelle inferiori): larghezza 7 mm, lunghezza 20 mm.

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

Corolla a sperone Località Farra, Mel (BL), 330 m s.l.m. - 28/03/2007

I fiori sono ermafroditi, zigomorfi, ciclici e eteroclamidati. I fiori sono disposti per lo più orizzontalmente.

* K 2, C 2+2, A (6), G (2) (supero) [3]
  • Calice: il calice è formato da due piccoli sepali caduchi di tipo petaloide. Dimensione dei sepali: 0,5 mm.
  • Corolla: la corolla (bilabiata = due petali + due petali) è composta in totale da quattro petali saldati alla base; quello superiore, il più grande, si prolunga all'indietro con una forma che ricorda uno sperone (all'apice è ricurvo verso il basso). Lo sperone contiene del nettare. Dimensione dello sperone: 8 – 15 mm (la corolla in totale è lunga 20–25 mm). Orientamento dell'incurvatura dello sperone: da 40° a 90°.
  • Androceo: gli stami sono sei e di tipo diadelfo; il polline presenta una particolarità: è auto-sterile (è inibita l'autoimpollinazione).
  • Gineceo: lo stilo è unico di tipo filiforme e termina con un doppio stigma; mentre l'ovario (uniloculare) è supero (o libero) formato da 2 carpelli uniti.
  • Fioritura: da marzo a maggio
  • Impollinazione: tramite api.

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Il frutto è una capsula a forma lineare-fusiforme contenente diversi semi (frutto polispermo). Dimensione della capsula: larghezza 3 – 4 mm, lunghezza 15 – 20 mm.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

  • Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Europeo-Caucasico.
  • Diffusione: è comune al nord, un po' meno al sud. Sull'arco alpino è presente soprattutto al centro e ad oriente. Fuori dall'Italia si trova su tutti i rilievi europei continentali e centrali. Fuori dall'Europa si trova nel Caucaso orientale, nell'Iran e Turchia asiatica.
  • Habitat: è spontanea nei boschi di latifoglie (soprattutto carpino e robinia), e fra le siepi; ma anche fra i pioppeti, saliceti e faggete. Il substrato preferito è calcareo o calcare-siliceo con pH basico-neutro e alti valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
  • Diffusione altitudinale: dal piano fino a 1000 m s.l.m.; si trova quindi nei piani collinari e montani. Sugli Appennini può raggiungere quote attorno ai 1700 m s.l.m..

Fitosociologia[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale:

Formazione: comunità forestali
Classe: Carpino-Fagetea
Ordine: Fagetalia sylvaticae

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Farmacia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sostanze presenti: sono presenti degli alcaloidi tossici (contenuti nella parte ipogea – il bulbo) per cui è considerata una pianta velenosa (alcuni testi si riferiscono a morte per paralisi cardiaca). Altre sostanze presenti: gli enzimi berberina reduttasi e coridalina sintasi e tubocurarina.
  • Proprietà presenti: dal punto di vista farmacologico (secondo la medicina popolare) è una pianta sedativa (calma stati nervosi o dolorosi in eccesso), antispasmodica (attenua gli spasmi muscolari, e rilassa anche il sistema nervoso), antibiotica (blocca la generazione di microbi e batteri), cardiotonica (regola la frequenza cardiaca), vasocostrittrice (restringe i vasi sanguigni aumentandone la pressione); ma è considerata anche allucinogena. In particolare sembra documentata un'azione analgesica sul sistema nervoso somatico. Questa pianta è studiata per il trattamento della malattia di Parkinson.[4]
  • Parti usate: soprattutto il tubero.

Giardinaggio[modifica | modifica wikitesto]

Queste piante sono molto valide per i giardini alpini e rocciosi. Si usano come ornamentazione di rocce e muri. Sono piante che si riseminano spontaneamente per cui non hanno bisogno di molte cure. Vanno sistemate in zone aperte, un po' protette e mediamente ombreggiate.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Corydalis cava (L.) Schweigg. & Körte | Plants of the World Online | Kew Science, su Plants of the World Online. URL consultato il 17 febbraio 2021.
  2. ^ a b Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta, Milano, Federico Motta Editore, 1960.
  3. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 10 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2011).
  4. ^ Plants For A Future, su pfaf.org. URL consultato il 10 gennaio 2009.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Wolfgang Lippert Dieter Podlech, Fiori, TN Tuttonatura, 1980.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume primo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 742.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume primo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 360, ISBN 88-506-2449-2.
  • AA.VV., Flora Alpina. Volume primo, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 206.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.

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