Cordovado

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Cordovado
comune
(IT) Cordovado
(FUR) }} [1]
Cordovado – Stemma
Cordovado – Bandiera
Cordovado – Veduta
Cordovado – Veduta
Corte interna del borgo medioevale
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Friuli-Venezia Giulia
Provincia Pordenone
Amministrazione
SindacoLucia Brunettin (lista civica) dal 27-5-2019
Territorio
Coordinate45°51′N 12°53′E / 45.85°N 12.883333°E45.85; 12.883333 (Cordovado)
Altitudine15 m s.l.m.
Superficie12,02 km²
Abitanti2 718[2] (30-4-2022)
Densità226,12 ab./km²
FrazioniSuzzolins
Comuni confinantiGruaro (VE), Morsano al Tagliamento, Sesto al Reghena, Teglio Veneto (VE)
Altre informazioni
Lingueitaliano, friulano
Cod. postale33075
Prefisso0434
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT093018
Cod. catastaleC993
TargaPN
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[3]
Cl. climaticazona E, 2 664 GG[4]
Nome abitanticordovadesi
Patronosant'Andrea Apostolo
Giorno festivo30 novembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Cordovado
Cordovado
Cordovado – Mappa
Cordovado – Mappa
Posizione del comune di Cordovado nella ex provincia di Pordenone
Sito istituzionale

Cordovado (Cordovât in friulano[5]) è un comune italiano di 2 718 abitanti del Friuli-Venezia Giulia.

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1126 è attestato un «Martinus de cort de Vat», mentre nel 1186 è citata la «villam de Cordovado»[6]. Il toponimo significa chiaramente "corte del guado" (vadum in latino) e in effetti nei dintorni scorreva un ramo del fiume Tagliamento, oggi scomparso[7][6].

Una tradizione, invece, interpreta il toponimo come corde vadum ("nel cuore del guado")[8]. Benché si tratti di un'ipotesi priva di fondamento, essa ha ispirato la raffigurazione dello stemma comunale[9][6].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Torre dell'Orologio (vista da nord)

La prima nomina ufficiale di Cordovado avviene in un documento del 1186, dove è indicato come possedimento concesso da papa Urbano III al Vescovo di Concordia Sagittaria, ma il borgo antico è nato probabilmente sulle vestigia di un castrum romano, che venne posto a difesa di un guado della via Iulia Augusta, la via che dalla romana Concordia Sagittaria portava al "Norico", su un ramo ("Tilaventum maius") ora prosciugato del fiume Tagliamento[10].

Fu da sempre possedimento dei vescovi di Concordia (tanto da diventarne residenza estiva e sede sussidiaria), che lo governarono tramite un gastaldo, carica questa attribuita alla famiglia dei Ridolfi che aveva il compito di risiedervi stabilmente, di custodirlo, di difenderlo, di amministrarlo e amministrarvi la giustizia (venne concessa alla comunità ampia autonomia, come la giurisdizione penale e lo Statuto del 1337).

Tutto il complesso fortificato subì nel 1387 l'assedio delle truppe dei Carraresi e nel 1412 quello delle truppe veneziane contro gli ungheresi asserragliativisi. Nel 1420 passò alla Repubblica di Venezia, che confermò al Vescovo il diritto di possesso e la giurisdizione su Cordovado, che fu elevato a rango di marchesato.

Seguì poi tutte le vicende dei Comuni della Patria del Friuli, fino all'unione al Regno d'Italia nel 1866.

L'attuale area fortificata è il risultato di modifiche e stratificazioni che si sono succedute nel tempo, quelle più significative tra Seicento e Ottocento.

La cerchia esterna di mura, con terrapieno, fossato, due torri portaie ancor oggi presenti per l'accesso da nord (oggi nota come "Torre dell'Orologio") e da sud, nel basso medioevo racchiudeva uno spazio interno costituito dal castello vescovile, a sua volta munito di mura e fossato con ponte levatoio, mastio e altri edifici; accanto sorgeva il borgo.

Bastione sud-ovest e mura verso la torre portaia sud

L'ultima descrizione a noi giunta del Castello appartenuto ai vescovi di Concordia risale al 1856, poco prima del suo abbattimento definitivo. Lungo il tratto delle mura meridionali si notano il bastione sud-ovest, i resti del fossato e, vicino alla torre portaia sud, le case costruite all'interno del recinto nel XIX secolo.

Delle due torri portaie, la meridionale conserva la postierla, invece la settentrionale (Torre dell'Orologio), le scale e i camminamenti in legno al suo interno.

A sud del borgo medioevale, di notevole interesse è l'elegante "antico Duomo di S. Andrea" in stile romanico (il portale reca la data del 1477), con affreschi dell'abside realizzati agli inizi del Cinquecento da Gianfrancesco da Tolmezzo.

A nord del borgo si trova un'altra perla, il Santuario della Madonna delle Grazie (1603), che è un gioiello d'arte barocca, a pianta ottagonale, con un soffitto splendidamente intagliato e dorato da Cataldo Ferrara (1656-58), gli ovali dipinti da Antonio Carneo con figure di Sibille e Profeti, le statue a stucco di Andrea dell'Aquila e i dipinti di Antonio Moretto.

Torre portaia sud

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Nelle vicinanze dell'abitato è stato aperto al pubblico un parco tematico dedicato al celebre romanziere Ippolito Nievo, che a Cordovado e dintorni ha ambientato parti iniziali del suo celebre Le confessioni d'un italiano.

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Duomo antico (a sinistra il campanile)
  • Antica Pieve di Sant'Andrea o duomo antico (XV secolo). È l'antica pieve legata alla nascita al Capitolo della cattedrale di Concordia, dal 1966 sostituita dalla chiesa di Sant'Andrea (nuova parrocchiale) come principale luogo di culto. Sorse dopo la devastazione della peste del 1454; sul portale troviamo indicato l'anno 1477, che attesta probabilmente la data di ultimazione dei lavori, ma in realtà potrebbe essere stato ricostruito sullo stesso posto dove sorgeva l'antica pieve menzionata nella bolla concessa nel 1186 da papa Urbano III al vescovo Gionata di Concordia Sagittaria. Titolare è S.Andrea Apostolo, un pescatore, in quanto il luogo era posto lungo un corso d'acqua (lo scomparso Tilaventum Maius). La collocazione geografica in un luogo strategico, lungo la strada che portava verso il Norico in corrispondenza con il guado del ramo tilaventino, e la dedicazione delle cappelle dipendenti da quella pieve (Morsano a San Martino e Cintello a San Giovanni Battista, culti riconducibili all'età longobarda) fanno pensare ad una fondazione molto antica, forse addirittura IV-V secolo. Originariamente ad aula unica, con presbiterio quadrato voltato a crociera, sul finire del XVI secolo vennero addossate le due navate laterali. L'interno è suddiviso da ampie arcate sorrette da pilastri ottagonali, con copertura lignea sorretta da capriate. Sopra il portale c'è una lunetta ogivale con l'affresco, quasi illeggibile, di Madonna col Bambino seduta su trono di foggia quattrocentesca, di non facile attribuzione. Sul primo pilastro di destra c'è un affresco della SS.Trinità attribuibile a pittore anonimo del XVI secolo seguace del Bellunello e di Pietro da San Vito. Sul muro orientale della navata meridionale si trova l'affresco di San Martino a cavallo di pittore anonimo del XVI secolo avanzato. Gli affreschi del presbiterio raffigurano i Dottori della Chiesa in cattedra con Evangelisti, Profeti e Angeli musicanti. Nella parete dell'abside (autore Gianfrancesco da Tolmezzo) tracce dell'affresco Martirio di S.Andrea. Nel primo altare di sinistra c'è la pala della Purificazione di Maria di Giuseppe De Gobbis (1769), nel secondo altare di sinistra, invece vi è la pala di San Rocco di Baldassar D'Anna. Nel pavimento sono presenti otto lastre tombali riferite a sepolture nobiliari. Sono inoltre rimasti l'antico pulpito e il coro ligneo. Il campanile sorge sul lato settentrionale ed è stato realizzato anch'esso verso la fine del XV secolo.
  • Oratorio di Santa Caterina d'Alessandria (XIV secolo). Sorto come oratorio campestre nel IV secolo, fu in seguito inglobato nell'abitato con l'espansione edilizia a nord del castello che raggiunse la sua connotazione nel Seicento. La chiesa fu probabilmente di proprietà privata, forse di una confraternita, e si arricchì di affreschi dal trecento fino al Cinquecento, con una numerosa produzione di raffigurazione di Santi che testimonia l'evoluzione pittorica in area veneta. La pala d'altare è ottocentesca e raffigura Santa Caterina con Maria, Gesù e alcune vergini.
Santuario Madonna delle Grazie
  • Santuario Madonna delle Grazie (XVII secolo). La sua costruzione risale al 1603 e fu eretta a seguito di una apparizione della Madonna. È un gioiello dell'arte barocca veneziana, a pianta ottagonale, unico del suo genere in Friuli. Oltre ad essere il più antico Santuario mariano della diocesi, conquistò una fama notevole per il grande afflusso di pellegrini provenienti da luoghi anche molto lontani. L'edificio è a pianta ottagonale ed è ricco di ornamenti in stucco oltre che di bassorilievi, statue, affreschi e quadri. L'aula principale presenta un soffitto splendidamente intagliato da due artisti di Motta di Livenza e con dorature di Cataldo Ferrara; gli ovali raffigurano Sibille e Profeti e vengono attribuiti ad Antonio Carneo. Troviamo ancora le statue attribuite ad Antonio dell'Aquila e dipinti di Giuseppe Moretto: Vergine Annunciata. Di Baldassarre D'Anna sono il S. Valentino con Crocifissione, mentre di Sante Peranda Natività di Maria. Nel soffitto del presbiterio affreschi di Filippo Zamberti con scene della Nascita, Assunzione della Vergine, Apparizione e Fondazione del Santuario gli ottimi stucchi sono di Andrea dell'Aquila il tutto è databile 1613. Nel coro opere di Domenico Soldi: Annunciazione e di ignoti pittori settecenteschi. L'immagine della Madonna, traslata nell'altare maggiore, oggetto di venerazione è precedente alla costruzione. Al Santuario venne affiancato nel 1711 un convento dei Padri domenicani, che vi risiedettero fino al 1806.
  • Chiesa di San Girolamo in Castello (XIV secolo)
  • Antico convento francescano di Santa Maria di Campagna (XVI secolo)
  • Chiesa di Sant'Antonio abate (fine XVII secolo)
  • Chiesa di Sant'Urbano (XVII secolo) - nella frazione di Suzzolins
  • Chiesa di Sant'Andrea (Nuova Parrocchiale - XX secolo). Iniziata nel 1950, la chiesa fu terminata nel 1966 diventando il principale luogo di culto. Vi sono riunite parecchie opere di arte contemporanea, plastiche, pittoriche e vetrarie dell'artista veronese Pino Cesarini, che vi produsse il rosone in facciata, i bronzi del tabernacolo e del portale, i grandi affreschi dell'interno. La parrocchiale non è però solo modernità; al suo interno sono state trasferite infatti le opere che si trovavano nel duomo antico: un Madonna del Rosario tardo cinquecentesca di Giuseppe Moretto e i settecenteschi Madonna del Carmine di autore ignoto di scuola veneta; Il nome di Gesù di Nicola Grassi; la Purificazione di Maria di Giuseppe de Gobbis.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

  • Palazzo Freschi - Piccolomini - XVII secolo, all'interno del Borgo medioevale. Ricavato nella seconda metà del Seicento da strutture preesistenti a fianco dell'antico castello, il palazzo fu eretto dai nobili Attimis. A tre piani, ha un'elegante facciata con un ampio portone d'ingresso e una trifora che lo sormonta, ad illuminare il grande salone di ricevimento. La scalinata che conduce al portone d'ingresso è stata costruita dove esisteva un ponte levatoio del castello. Il palazzo ha un grande parco che si sviluppa verso la campagna.
  • Palazzo del Capitano (noto anche come "Palazzo Bozza-Marrubini") e Palazzo Agricola, all'interno del Borgo medioevale. Un nucleo di edifici di fronte al castello era adibito ad abitazioni del personale amministrativo. Due di questi edifici si svilupparono poi, a partire dal tardo medioevo, come abitazioni signorili: il Palazzo Bozza-Marrubini vicino alla Torre dell'Orologio (torre di accesso da nord), il Palazzo Agricola più spostato a sud. Hanno aspetto architettonico rinascimentale, con ampie arcate al piano terra e trifore di ampio respiro e sono dotati di giardino sul retro. Il Palazzo Bozza-Marrubini conserva internamente cicli di affreschi settecenteschi di Giovanni Francesco Zamolo che rivestono una notevole importanza per la storia locale poiché riproducono scorci urbani dell'epoca, con il castello e i palazzi dell'antico paese.
  • Palazzo Beccaris-Nonis, sorto nel nuovo borgo. Spicca al centro del borgo che si è sviluppato a nord del castello; la sua mole massiccia, di origine cinquecentesca, è caratterizzata da un porticato a tre ampi fornici e da linee sobrie ma armoniose. Prende nome dalle famiglie dei Beccaris e dei Nonis che lo abitarono e che furono notai, religiosi, possidenti, amministratori ed incisero notevolmente nella società del paese nei secoli passati.
  • Palazzi Cecchini, Mainardi e Marzin: sono tutte abitazioni signorili ricavate dal complesso conventuale dei Domenicani venduto a privati nell'Ottocento. Palazzo Cecchini ha una facciata rifatta in gusto medievaleggiante, è l'attuale sede della Biblioteca comunale, ed è un lascito dell'ingegnere ferroviario e filantropo Francesco Cecchini (1819-97). Le altre due residenze hanno mantenuto il porticato che caratterizza tutta la facciata. Hanno affreschi nelle sale interne con grottesche e paesaggi pompeiani, neogotici e allegorie patriottiche.
  • Palazzo Municipale (antico ospizio dei Nobili, per i pellegrini in visita al Santuario). Risulta già edificato nel 1606 come “hospitio per persone nobili con letti, et in somma con tutte le comodità” (Pia Casa) al servizio dei pellegrini dell'adiacente Santuario. Nel 1740 un documento della Pia Casa regolamentava l'ospitalità per il custode, un medico condotto, una scuola (due maestri: uno elementare e l'altro di latino), ma anche per il luogotenente d'Udine che trascorreva due mesi all'anno di villeggiatura e per il vescovo Gabrieli che “la magior parte del anno dimorava a Cordovado”. Per quasi tutto l'Ottocento risultava ancora di proprietà del “Luogo Pio Elemosiniere”, poi, il 27 giugno 1884, fu ceduto al Comune come sede municipale e scuola. Vi si conserva un interessante affresco di Madonna allattante di Giuseppe Moretto.
Spaccafumo (scultura ferrea a fianco del campanile del duomo antico)
  • Casa Provedoni. Abitazione dell'uomo di Comune Antonio Provedoni, viene invece riconosciuta in una modesta casetta di piazza Duomo che ai tempi del Nievo era l'ultima del paese verso Teglio (cap. IV). Qui si recava l'allegro fornaio-contrabbandiere Spaccafumo ... era un fornaio di Cordovado, pittoresca terriciola tra Teglio e Venchieredo, il quale, messosi in guerra aperta colle autorità circonvicine, dal prodigioso correre che faceva quando lo inseguivano, avea conquistato la gloria d'un tal soprannome... dopo che aveva assistito alla messa festiva nella vicina chiesa parrocchiale (cap.IV). Carlino e Aquilina... La dimora di Venezia ci diventava ogni giorno più odiosa e insopportabile, sicché di comune accordo ci trapiantammo in Friuli, nel paesello di Cordovado, in quella vecchia casa Provedoni, piena per noi di tante memorie... (cap. XXII). In ricordo di questo personaggio, accanto al campanile dell'antica parrocchiale è stata installata una statua in ferro che lo rappresenta.
  • Palazzo Aliprandi (fraz. Suzzolins). Il palazzo, che risale probabilmente al XVIII secolo, fa parte di un complesso di edifici adibiti ad abitazione e magazzini, nei quali risulta difficile leggere i caratteri architettonici e tipologici originari, perché l'insieme è stato profondamente trasformato a causa della divisione in singole proprietà. La residenza dominicale, ormai slegata dal resto del complesso, si sviluppa su tre piani, ritmati dalla disposizione regolare e simmetrica delle finestre rettangolari, arricchite al primo piano da balconcini leggermente aggettanti. Sulla parte sinistra della facciata è evidente un ampliamento successivo.
  • Villa Segalotti. L'edificio residenziale, costruito nel XVIII secolo (1795-1796), presenta un corpo centrale, che si sviluppa su due piani più sottotetto, al quale si raccordano le ali leggermente più basse. La facciata anteriore, rivolta sulla pubblica via, è ritmata da numerose aperture rettangolari disposte in modo simmetrico rispetto all'ingresso principale, costituito da un portale arcuato, preceduto da scala a doppia rampa. Il fronte posteriore, rivolto verso il giardino, è caratterizzato da un portone arcuato, sormontato da una porta finestra con piccolo poggiolo e semplici aperture rettangolari. Le adiacenze rustiche, più antiche della casa dominicale (anteriori al 1737), constano di tre corpi che ospitano la residenza colonica, le stalle, il granaio e il follador. Alcuni interventi hanno modificato gli interni originari, ma è ancora leggibile la disposizione degli spazi con salone passante centrale e vani disposti lateralmente. Nella prima metà dell'Ottocento la villa divenne la “casa di villeggiatura” dell'illustre filosofo e letterato Girolamo Venanzio (1791-1871). Nel 1855 è stata venduta al sacerdote Giacomo Lovisoni e nel 1878 è stata acquistata dalla famiglia Segalotti, poi passata per successione alla famiglia Iseppi. La famiglia dei Segalotti è stata proprietaria del mulino industriale sorto sul sito dell'antico molinetto di Cordovado. Nell'incrocio stradale di fronte (tra via Roma e via al Tiglio) in un mappale del 1730 era rappresentato un capitello.
  • Palazzo Soppelsa (località Belvedere-Puoi). La struttura porta i segni di un insediamento rurale in località Belvedere-Puoi a sud-est del centro di Cordovado. Il Palazzo Soppelsa, una costruzione padronale ottocentesca che conserva alcune pertinenze un tempo destinate alla servitù, ai coltivatori, agli attrezzi, alle macchine e ai prodotti immagazzinati.

Altri luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Piazzale dei Prati della Madonna: è un vasto prato situato di fronte al Santuario della Madonna delle Grazie, tra la statale e la ferrovia. È il brandello verde di un antico territorio prativo e pascolivo che fu di proprietà della contessa Giulia Mainardi-Marzin, dalla stessa reso inalienabile per decreto, al fine di assicurare all'antistante santuario un luogo silenzioso di pace e preghiera.

Attualmente di proprietà dei Comuni di Cordovado, Sesto al Reghena e Provincia di Pordenone è al centro di un progetto di conservazione e riqualificazione ambientale, denominato Prati della Madonna.

Anche questo è un luogo di nieviana memoria; infatti lo troviamo citato nel Cap. XXIII di Le confessioni di un italiano, nel delirio dell'agonia del cordovadese Bruto Provedoni:

“...Li trovai giacere su due lettucci l'uno accanto all'altro, e parlavano dei loro anni giovanili, delle loro guerre d'una volta, delle comuni speranze come due amici in procinto di addormentarsi... - Là è curiosa! – bisbigliava Alessandro – mi par d'essere nel Brasile!. – E a me a Cordovado sul piazzale della Madonna! – rispose Bruto. ...”

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[11]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Al 31 dicembre 2018 gli stranieri residenti nel comune sono 143, ovvero il 5,23% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[12]:

Lingue e dialetti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1929 un'inchiesta di Ugo Pellis riportava come i contadini di Cordovado si esprimessero unicamente in lingua friulana, anche se il veneto era comunque diffuso. Ma negli anni sessanta Francescato e Giacomini constatavano la netta prevalenza del veneto sul friulano, relegato ormai al ruolo di parlata "volgare"[13]. Ciononostante, la Regione ha incluso Cordovado tra i Comuni di ambito friulanofono[14].

Nella stessa inchiesta Pellis definì quella di Cordovado una "friulanità anemica", mancando in particolare delle vocali lunghe tipiche della parlata standard. Questa caratteristica fu confermata più tardi da Francescato[13].

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Frazioni
  • Suzzolins.

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Turismo[modifica | modifica wikitesto]

Il comune è associato a I borghi più belli d'Italia.

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Ferrovie[modifica | modifica wikitesto]

Il comune è attraversato dalla Ferrovia Casarsa-Portogruaro e dispone di una stazione denominata "Cordovado Sesto" (nel comune di Sesto al Reghena ma vicino all'abitato di Cordovado), per rappresentare la vicinanza della stazione a Sesto al Reghena.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Toponimo ufficiale in lingua friulana, sancito dal DPReg 016/2014, vedi Toponomastica ufficiale, su arlef.it.
  2. ^ Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  5. ^ toponomastica ufficiale (DPReg 016/2014), su arlef.it.
  6. ^ a b c Carla Marcato, Cordovado, in Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, Garzanti, 1996, p. 228, ISBN 88-11-30500-4.
  7. ^ Pier Carlo Begotti su "Cordovât" (SFF 2002), p. 19-20.
  8. ^ Cordovado, su araldicacivica.it. URL consultato il 18 giugno 2023.
  9. ^ Il cuore di Cordovado:lo stemma, su curtisvadi.org. URL consultato il 18 giugno 2023.
  10. ^ Alberto Grilli, Sulle strade augustee del Friuli (PDF), su antiqva.org, pp. 12(323)-13(324). URL consultato il 9 gennaio 2022.
  11. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012..
    Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
  12. ^ Bilancio demografico e popolazione residente straniera al 31 dicembre 2018 per sesso e cittadinanza, su demo.istat.it, ISTAT. URL consultato il 31 luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2017).
  13. ^ a b Giovan Battista Pellegrini, Introduzione all'Atlante storico-linguistico-etnografico friulano (ASLEF), Padova-Udine, Istituto di glottologia dell'Università di Padova-Istituto di filologia romanza della Facoltà di lingue e letterature straniere di Trieste, 1972, p. 200.
  14. ^ Elenco dei comuni delimitati in ambito friulanofono (PDF), su arlef.it. URL consultato il 5 maggio 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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